Sto per coronare uno dei grandi sogni subacquei della mia vita, Tubbataha Reef, un atollo sperduto nel Mar di Sulu delle Filippine, a sud-est dell'isola di Palawan, assai difficile da raggiungere ed accessibile solo in un breve periodo dell'anno. Ma prima di immergermi in quelle strepitose barriere coralline tra mante giganti, squali balena e pesci di ogni genere e dimensione, mi aspettano tre giorni in Cina perché il volo per Manila, davvero super economico, prevede soltanto all'andata un lunghissimo stop a Pechino. Se non fosse stato per questo lungo scalo aereo, credo che in Cina nella mia vita non sarei mai andato visto che non è uno Stato che ha mai attirato il mio interesse, a livello culturale, storico, politico, paesaggistico o naturalistico. Anzi, devo esser sincero, a me la Cina, oggi, non piace proprio per niente. Non mi piace il suo modello di sviluppo, il suo “comunismo” che a mio avviso è tutto tranne che comunismo. Non mi piace il suo imperialismo militare nelle regioni autonome controllate ed il suo imperialismo economico nei paesi poveri del secondo e del terzo mondo. Non mi piace la sua pena di morte e la censura dell'informazione, non mi piace l'impossibilità di comunicazione alcuna col suo popolo, che mi è sembrato anche piuttosto freddo e disinteressato. Non mi è piaciuta storicamente la connivenza e la protezione fornita allo spietato regime dei Khmer rossi di Pol Pot: sul genocidio cambogiano la Cina ha innegabili gravissime responsabilità. E non mi piace oggi l'eccessiva ed ossessiva sorveglianza di massa digitale della popolazione, verso la quale sta tendendo evidentemente sempre di più anche l'Occidente.
Però, prima del paradiso di Palawan, due giorni pieni nell'inferno di Pechino, me li faccio molto volentieri: sarà l'occasione per vedere la storica Piazza Tien'anmen con il mausoleo di Mao Zedong e l'adiacente Città Proibita, i monumenti religiosi più importanti come il Tempio del Cielo e soprattutto visitare una delle “nuove sette meraviglie del mondo”, la Grande Muraglia.