Kathmandu... il solo nome evoca magia, stupore, mistero e spiritualità; mette i brividi a qualsiasi viaggiatore incallito perché è associato alle vette imbiancate dell'Himalaya, ai portatori sherpa, a monasteri e monaci tibetani, a stupa e monumenti buddhisti... L'arrivo nella capitale politica, economica e culturale nepalese invece è davvero un bruttissimo shock, soprattutto per me che vengo da 12 giorni di trekking spaccagambe nel Khumbu tra paesaggi montani di inimmaginabile bellezza: se si vuole visitare il paradiso dell'Himalaya, è infatti necessario ed inevitabile transitare per quest'inferno.
Situata in una zona collinare a 1350 metri d'altitudine alla confluenza dei fiumi Bagmati e Bishnumati, Kathmandu è la città con meno di un milione di abitanti più inquinata del mondo. Lo scenario è tutt'altro che bucolico: cumuli d'immondizia, mendicanti ed accattoni, fiumiciattoli quasi privi di acqua ma pieni di spazzatura, cani randagi e vacche che vagano, edifici fatiscenti con i cavi dell'energia elettrica aggrovigliati sopra ai pali di legno a formare matasse nere inestricabili... un generale senso di degrado, sporcizia ed abbandono presente ovunque, ma soprattutto un'aria irrespirabile a causa del puzzo di vecchissimi veicoli a motore.
Tornare qui dopo 12 giorni di emozioni estreme nell'incontaminato Parco Nazionale Sagarmatha, mi fa riflettere sul significato dell’ovvio: l'invenzione della ruota ed il fascino della solitudine e del silenzio. Da Lukla al Campo Base dell'Everest non esistono macchine e moto, autobus e camion, bici e risciò, carriole e carretti, trattori e ruspe, anche semplici trolley... tutto viene trasportato a mano dagli sherpa e gli unici suoni che si sentono sono il vento ed i campanacci degli yak. Nella rumorosissima Kathmandu al contrario tutto è ruota e tutto rotola, con i motorini strombazzanti che fanno la parte da leone del trasporto su gomma, come del resto in tutte le città asiatiche. Il traffico ed il frastuono sono insopportabili e guastano totalmente l'atmosfera ed il piacere della visita.
Il posto in sé, in realtà sarebbe davvero bello ed affascinante perché i monumenti sono magnifici e la città conserva ancora zone che sembrano appena uscite dal medioevo, anche se meno rispetto a Bhacktapur o Changu Narayan. Purtroppo però non è mai stata intrapresa una vera politica di limitazione del traffico e dell'inquinamento, tanto meno di salvaguardia del suo sconfinato patrimonio artistico, per la quale ad onor del vero, non basterebbe l'intero budget nazionale del Nepal.