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Gorano con luna nuova

Non torno mai un'altra volta nello stesso posto, a meno che questo non sia davvero unico ed eccezionale. Mi piace cambiare, la mia sete di conoscenza, di nuovi luoghi e culture è infinita ed inarrestabile. Non c'è spazio e tempo per tornare dove sono già stato. Ma in Indonesia, paradiso della subacquea mondiale e paese del sud-est asiatico a cui sono più legato, è accaduto due volte. A Batu Bolong nell'arcipelago di Komodo perché volevo ripetere l'immersione più bella della mia vita ed in una brutta, sporca e puzzolente cittadina della papua indonesiana, difficilissima da raggiungere, mal collegata, non turistica, in culo al mondo. Nabire.

Perché? Un solo motivo, gli squali balena della Cenderawasih Bay. Nuotare a giugno insieme a gorano con luna piena era stata un'esperienza folle, inenarrabile, unica. Una fortuna pazzesca perché le cose si stavano mettendo davvero male. Mi era rimasto però un po' di amaro in bocca per non aver potuto fotografare e riprendere in acqua l'incredibile amplesso col gigante del mare a causa di una fotocamera di merda che decise di morire proprio prima di buttarsi in acqua.

Se la prima esperienza a Nabire è stata follemente adrenalinica, la seconda sarà semplicemente, assolutamente... psichedelica. Un viaggio nel viaggio, un trip di acido.

Di nuovo a Nabire dopo solo 6 mesi!

Viaggiare nel sud-est asiatico nel 2016 costava molto poco: andavi e tornavi da Roma a Jakarta con la Qatar o la Emirates a 350 euro, ed i voli interni con le compagnie indonesiane, tutte rigorosamente in black-list, sono sempre stati molto economici. Decidiamo così con Gaby ed i bambini, o meglio, ad onor del vero, decido, a Natale 2016 di coronare il sogno subacqueo di una vita, Raja Ampat, luogo con la maggior biodiversità marina mondiale, l'equivalente subacqueo dell'Everest o del K2 per un alpinista professionista. L'arcipelago di Raja Ampat è nella West Papua, nella parte più orientale dell'Indonesia, meno di 600 km in linea d'aria dalla Cenderawasih Bay: praticamente ad un tiro di schioppo dalla baia magica dei giganti del mare, nulla per le distanze assurde di un paese esteso migliaia di km come l'Indonesia. Impensabile non approfittare e tornare nuovamente da gorano. Ma stavolta, memore degli errori fatti in passato, con una nuova fotocamera subacquea e facendo estrema attenzione alle fasi lunari.

Due cari amici, Ilaria e Pier, vicini di casa ed anche loro con due bambini, mi sentono parlare entusiasta di Raja Ampat e chiedono di aggiungersi al viaggio subacqueo in programma. Anche loro saranno in Indonesia a Natale, ma a Bali. Da lì potrebbero volare a Sorong nella West Papua e raggiungerci nell'arcipelago dei “Quattro Re”. Illustro a Pier ed Illy i miei piani un po' particolari, della deviazione che vorrei fare per tornare nuovamente a Nabire dagli squali balena... Non me la sento di farli venire, ho un po' paura perché so che il viaggio non è per tutti. Ci saranno tante scomodità ed imprevisti da metter in conto, comfort limitatissimo, se non nullo. E poi quel tragitto in barca fino alle bagan! Un vero incubo. La mia famiglia la conosco, i miei bambini sono abituati a tutto oramai, possono dormire dovunque nelle peggiori condizioni. Ed al cazziatone di mia moglie sono abituato. Ma io non so come altre persone reagiscono in condizioni di stress, senso di pericolo, lontananza dalla civiltà. Gli faccio capire che andare a Nabire è un'esperienza da “once in a lifetime”, ma lontanissima dagli standard di sicurezza occidentali. Che prima di andar in paradiso, bisogna passare per l'inferno, vedranno un posto brutto, sporco e squallido, oltretutto facendo un viaggio massacrante di due giorni per arrivarci. Per nuotare con gli squali balena in tutta sicurezza e comodità ci sono ben altri posti al mondo, in Australia, ad Holbox in Messico, a Donsol ed Oslob nelle Filippine... E poi anche a Raja Ampat non si va in resort ecochic ma in capanne sul mare senza elettricità, ospiti di locali.

Entrambi accettano ben entusiasti le condizioni spartane ed avventurose del viaggio e mi delegano ad organizzare tutto. Il che significa per me non organizzare niente. Solo i voli, acquistati sempre con largo anticipo per pagare il meno possibile. Anche perché ce ne saranno tanti. Loro partono prima, intorno alla metà di dicembre, una settimana di relax nell'isola degli dei, prima dell'avventura. Io invece per lavoro non potrò muovermi prima della vigilia. Ci incontriamo la mattina prestissimo alle 5 del 26 dicembre 2016 all'aeroporto di Timika, nel territorio dei temibili Asmat, popolazione forse ancora oggi cannibale. Ben 4 voli per arrivare fin lì: Roma-Doha, Doha-Jakarta, Jakarta-Ambon, Ambon-Timika. Massacrante. Incontriamo Illy e Pier provenienti da Bali Denpasar. Festa ed incredulità. Ci siamo salutati in Italia, ora ci rivediamo nella Papua indonesiana, proprio sopra l'Australia. Un breve volo di circa un'ora e solo sei mesi dopo, sono nuovamente a Nabire. Sapevo che sarei tornato qui, lo sentivo. Ma mai avrei potuto immaginare così presto...

Leonardo all'aeroporto di Nabire, con dietro l'aeroplano del nostro volo da Timika

Stavolta è tutto più facile e vado a colpo sicuro. Direttamente all'Hotel Nusantara, vicino all'aeroporto. Ci si arriva a piedi. Un minimo d'ansia comunque la ho, perché dall'Italia non sono riuscito a mettermi in contatto con Kris. Al numero di telefono che avevo non era più raggiungibile. Al Nusantara mi accoglie sempre la solita signora, più larga che alta, che ovviamente si ricordava di me e soprattutto dei miei bambini. Tutti a Nabire si ricordavano dei miei bambini! Kris ha un nuovo numero, ecco perché non rispondeva via Skype. Fortunatamente riuscirò ancora una volta ad organizzare il giro, la sera prima per il giorno dopo. Sospiro di sollievo, perché 6 mesi dopo, a parte la scritta "Pantai Nabire" nel lungomare "monnezzaio" che è stata pitturata di rosso da celeste qual era, qui è tutto come prima. Nel senso che nessuno sa un cazzo di niente degli squali balena ed è difficilissimo reperire informazioni su come e con chi è possibile raggiungere le piattaforme di legno dei pescatori. Questo comunque mi fa un enorme piacere perché vuol dire che il turismo non è ancora arrivato ed il luogo è ancora vergine. Anche perché oggettivamente qui non c'è null'altro da fare.

Si parte domani mattina presto per una due giorni. Stavolta, anche per tener conto di un imprevisto, ho messo in conto un giorno in più. Dormiremo non so dove e non so come, probabilmente per terra in qualche capanna. Non è un problema. Ilaria e Pier vi avevo avvertiti!

Si parte. Siamo in piena fase di luna nuova e la certezza di vedere gli squali balena è assoluta. Io non sto nella pelle, memore dell'esperienza passata, i miei bambini sono super eccitati e felicissimi di incontrare un'altra volta gorano. Ilaria, Pier ed i loro figli Chiara e Matteo, non hanno invece la più pallida idea di ciò che li aspetterà. Forse un po' di timore lo hanno, considerando che parliamo di bestioni selvatici lunghi fino a 19 metri, nel loro ambiente naturale e non in un acquario!

Fortunatamente, il viaggio di avvicinamento è ben più confortevole ed assai meno pericoloso della volta scorsa. Siamo nella stagione secca e possiamo avvicinarci alla zona delle bagan mediante un 4x4 sfruttando una pista sterrata e malmessa che costeggia la baia.

Leonardo di fronte a quella che passerà alla storia come la "capanna infestata"

Dopo circa 3 ore di fuoristrada attraverso la giungla papuana più fitta ed impenetrabile, raggiungiamo il piccolo insediamento di Sowa, praticamente solo due baracche di legno affacciate su una spiaggia piuttosto anonima con un piccolo pontile pericolante. Passeremo la notte dentro una capanna di legno con tetto in lamiera mezza bucata adibita a deposito di materiale; per terra, sacchi di juta di riso e fagioli che ovviamente attirano animali. Topi soprattutto. Quella baracca passerà alla storia come “la capanna infestata”, così la battezzeranno i bambini dopo una notte un po' “difficile”. Purtroppo le donne sono un po' più esigenti in fatto di comfort: Ilaria e Gaby ancora mi insultano perché dove le ho portate a dormire, mancava il bagno. Ma non era vero. Il bagno c'era, eccome se c'era. L'ho anche fotografato! Si trovava proprio a fianco della capanna infestata. Certo, non era il bagno dell'hotel Burj al-Arab, la vela 7 stelle di Dubai... ma siamo pur sempre nella Nuova Guinea... oltre al fatto che erano disponibili per i bisogni diverse migliaia di kmq di foresta. Con l'unica accortezza però di non allontanarsi troppo perché si poteva diventare cibo succulento dei cannibali, infilzati a mò di spiedino, cosparsi di sale e spezie e rosolati al fuoco. Non so perché, ma tutti sceglieranno tra le due opzioni a disposizione, la foresta.

Bagno del Grand Hotel Excelsior di Sowa

Le bagan si vedono ad occhio nudo dalla spiaggia, sono davvero vicine, non più di 5 minuti in motoscafo. Partiamo subito, appena arrivati a Sowa. Verso le 10 di mattina già siamo alla ricerca degli squali. Solita domanda ad i pescatori, indicando l'acqua e le reti. « Gorano? » Prima bagan niente. Seconda bagan niente. Guardo i volti di Ilaria e Pier e vedo preoccupazione, forse un po' di paura. So cosa pensano. “Ma dove cazzo ci ha portato Stefano? Perché abbiamo seguito le sue follie? Non stavamo meglio dopo un anno di duro lavoro a goderci le meritate vacanze in qualche resort sorseggiando una birra gelata o un margarita?”

Tranquilli Illy e Pier. Tra poco non berrete un margarita ma uno psichedelico infuso di Ayahuasca! Un sorso della “liana degli spiriti” e tutti quanti, bambini compresi, cominceremo a viaggiare nello spazio e nel tempo, andremo in paradiso per l'esperienza naturalistica più indimenticabile della nostra vita. Non sono preoccupato. Fidatevi di me.

Sopra la bagan dove nuoteremo tutto il giorno con ben cinque squali balena!

Ci avviciniamo ad una bagan gigantesca, la più grande di tutte.

Solita domanda di rito. I pescatori ci fanno capire a gesti che sotto c'è letteralmente un sabba. C'è il mondo e quell'altro. Emozione alle stelle. Ad Illy, Pier ed i loro bambini dico di non mettere assolutamente alcuna crema solare per non danneggiare la pelle dello squalo balena e di non aver paura di nulla, di godersi ogni secondo di questa incredibile esperienza che è realmente da “once in a lifetime”. Li tranquillizzo, non c'è davvero nessun pericolo, se non l'infarto per l'emozione e la gioia provata. Sono giganti buoni e pacifici, le uniche piccole accortezze sono evitare di stazionare dietro il bestione per non ricevere qualche improvviso colpo di pinna caudale nei loro imprevedibili cambi di direzione e non trovarsi nella traiettoria di un paio di loro che si incrociano in senso opposto perché si potrebbe far la fine della fettina di carne macinata dell'hamburger McDonald's.

Io, Gaby ed i miei bambini siamo ben preparati all'esperienza. Pronti per lo choc totale. Pronti per il viaggio di LSD. Giù la pasticca di acido lisergico e via in acqua.

E' la mattina del 27 dicembre. Non potrò festeggiare compleanno migliore.

Ci sono ben 5 squali balena in acqua sotto la piattaforma. Un'orgia. Un’orgia di magnifici pescioni dai 5 ai 10 metri circa, dunque essenzialmente cuccioli: lo si vede anche dalla pinna caudale, asimmetricamente bilobata con la parte superiore più grande di quella inferiore. Ci girano attorno creandoci perdita di equilibrio e disfunzioni sensoriali: nuotiamo verso uno squalo emozionatissimi ma a fianco ci passa un altro bestione... e poi ci giriamo improvvisamente e troviamo a pochi centimetri dalla nostra testa una bocca enorme che risucchia e filtra acqua... e poi sotto di noi, altri due... ed a destra, ed a sinistra! Ovunque! Non sai letteralmente dove guardare ed a quale squalo rivolgere la tua attenzione. Pazzesco. Psichedelicamente pazzesco.

I bambini in estasi totale. Leonardo e Maya, i ritratti della felicità.

Leonardo è il ritratto della felicità...

Maya ha un futuro da subacquea GUE... posizione perfetta in immersione!

Word press photo

La mia patatina nuotando con due squali balena

Selfie con gigante in arrivo

Il divertimento è alle stelle, saremo diverse ore in acqua con gli squali. So bene che è consigliabile non toccarli. Ma è veramente impossibile, sono proprio loro che ti vengono addosso. E poi come si fa a dire ad un bambino di non attaccarsi alla pinna dorsale per esser trascinato? Guardate i volti di Leonardo e Maya come sono felici! Gli stessi pescatori delle bagan quando si buttano in acqua li toccano e ci giocano insieme sostenendo che l'unica accortezza importante è non utilizzare protettori solari, profumi, deodoranti o creme.

Che rapporto incredibile hanno i pescatori con gli squali balena... vivono con loro proprio in totale armonia e simbiosi. Li amano e li rispettano; dalla piattaforma ogni tanto con dei secchi buttano a mare un po' dell'ikan puri finito nelle loro reti. A volte lo squalo balena si mette in verticale ed attende in acqua con la bocca spalancata! Sono addirittura riuscito ad immortalare tale scena con una foto.

I bambini con i pescatori sopra la bagan buttando ikan puri agli squali balena

La bagan dove siamo è davvero grande; per salire sopra, occorre letteralmente scalarla. E così i bambini, tra tuffi e scalate avranno anche altri divertimenti oltre alle nuotate con i bestioni.

La capanna al centro di questa grande zattera, adibita a ricovero, ha addirittura il lusso di una televisione e di uno stereo! Ma i letti no, qui tutti dormono per terra, ci sono abituati, senza materasso. Ci dovremo abituare anche noi.

Passeremo tutto il giorno sopra e sotto questa piattaforma senza mangiare nulla, praticamente fino a tardo pomeriggio. Un'attività fisica davvero intensa e stancante, oltretutto sotto il sole e senza nessun riparo e crema solare nel corpo. Pier già a mezzogiorno era esausto... Quasi a fine giornata, lancio un'occhiata in basso, nel blu. Nessuno lo ha visto, ma io sì... sta girando ad una ventina di metri di profondità, uno squalo tigre... dico a Leonardo e Maya, gli unici con me ancora in acqua non esausti di fatica, di non allontanarsi troppo dalla piattaforma e di risalire immediatamente se vedono lo squalo tigre fare movimenti strani, inarcare la schiena e salire di quota. Non si sa mai...

Potrei perderci un anno, ma non riuscirei mai a descrivere quello che i miei sensi e la mia anima hanno percepito. L'unico modo forse per avere una minima idea del turbine di emozioni provate è il video sottostante. Con il sottofondo delle dolci e romantiche note del mio pianoforte. Emozione su emozione: gli squali balena della Cenderawasih Bay con “Oltremare” di Ludovico Einaudi.

Ad un certo punto gli squali balena diranno basta. Dopo più di 6 ore, probabilmente le più divertenti della mia vita, i bestioni del mare si stancano di gironzolare attorno alla bagan e giocare con noi. Verso le 4.30 di pomeriggio, uno ad uno, poco alla volta scompaiono negli abissi per non tornare più. Sfiniti, riprendiamo la barca e torniamo alla capanna. Con una fame nera, da lupi... ed ora che ci inventiamo? Che diamo da mangiare ai bambini?

Tranquilli, con Pier si è in una botte di ferro. Ci pensa lui. Pier è stato un grande viaggiatore, ora è chef e proprietario di un ristorantino sul mare a San Beach. Resteresti ore ad ascoltare i suoi racconti e le sue esperienze da cuoco in giro per il mondo. Ha lavorato nelle navi da crociera, dai Caraibi fino alla Nuova Zelanda e poi ha aperto ristorantini un po' dovunque, in Cambogia, in Messico, in India. Anche nel posto più sperduto della Papua indonesiana, nella Cenderawasih Bay, lui ha dietro per le emergenze un paio di kg di pasta, olio Cestini extravergine di qualità superiore e parmigiano. Ed una pentola. Lui quando viaggia ha sempre con sé la sua pentola, oramai totalmente deformata. Ed in questa occasione tornerà davvero utile perché troviamo un fornelletto ad olio combustibile che permetterà di fare un succulento piatto di spaghetti. Ma piatti e posate no, questo è chiedere troppo. La pasta, davvero ottima considerando il luogo ed i mezzi a disposizione, la mangeremo con le mani direttamente dalla pentola. Ancora più divertente per i bambini!

Ben presto comincia il diluvio universale. Qui quando piove, casca letteralmente il cielo. Meno male che questa la chiamano “la stagione secca”! Ci rintaniamo nella “capanna infestata” e ci prepariamo per la notte, dopo una giornata intensissima. Siamo in giro dalle 6 di mattina, siamo stati 6 ore in acqua a nuotare sotto al sole, senza protezione solare: siamo esausti, anche dal viaggio e dal fuso orario di ben 10 ore rispetto all'Italia. Prepararsi per la notte vuol dire essenzialmente stendere due pareo per terra nel tentativo assolutamente infruttuoso di isolarci un minimo dall'umidità delle tavole di legno mezze marce del pavimento. Tentativo vano anche perché le gocce d'acqua cascano dall'alto: il tetto è mezzo sforacchiato e corroso dalla salsedine.

La notte sarà un incubo: nel buio più totale, inquietanti rumori della giungla circostante, scimmie che saltano e camminano sul tetto di lamiera facendoci prendere dei colpi, i pareo zuppi di umidità... e strani rumori nei sacchi di juta vicino a noi che ben presto capiamo esser topi. Io ne avevo un paio proprio a 10 cm dalla mia testa, appena chiudevo gli occhi si avvicinavano ed arrivavano vicinissimo al mio viso, quasi a toccarlo. Mortacci loro, non ho chiuso occhio. I bambini invece, si sono svegliati il giorno dopo, freschi e riposati come non mai.

Li ho fatti dormire dappertutto Leonardo e Maya, abituandoli a posti spartani, rifiutando lusso e comodità non tanto per questioni economiche, che comunque hanno la loro importanza viaggiando in 4, ma soprattutto per inculcargli la mentalità del routard e dargli gli strumenti per riuscire un domani a cavarsela in qualsiasi situazione. Oltre a fargli capire il valore del denaro, l'importanza di farlo fluire dall'alto verso il basso, dai “ricchi” come noi ai “poveri” come loro: gli dico sempre che il primo modo per fare la rivoluzione è spendere intelligentemente e con consapevolezza i nostri soldi, dal supermercato al viaggio. Stavolta però con i topi effettivamente è un po' troppo. Anche Gaby è stranamente silenziosa. Ma dopo la giornata favolosa di oggi, tutto mi è perdonato. Ed un altro giorno indimenticabile ci aspetta. Perché l'indomani nuovamente torneremo nelle piattaforme. Sarà ancora bellissimo, staremo tutto il giorno con “solo” un paio di squali balena. Non saranno i cinque di oggi ma ci accontentiamo lo stesso. Eccome se ci accontentiamo!

Diverse volte nella mia vita ho avuto l'incredibile fortuna di nuotare con il pesce più grande del mondo. Non c'è probabilmente esperienza più forte ed intensa che un amante del mare possa fare: l'emozione di trovarsi a pochi centimetri da questo gigante tanto maestosamente stracolmo di potenza quanto pacifico, è a dir poco incontenibile e difficile da descrivere a parole.

Ho nuotato con lui in Messico ad Holbox, nell'isola di Mafia in Tanzania mentre alle Maldive ed alle Galapagos l'ho mancato. Nelle Filippine a Tubbatah Reef, tre distinte immersioni nel sito di Delsan Wreck saranno da infarto assoluto. L'esperienza di Nabire nella Cenderawasih Bay resta però assolutamente ineguagliabile a causa di un'incredibile ed irripetibile combinazione di tanti fattori, di tante condizioni probabilmente uniche nel mondo ed introvabili contemporaneamente altrove: la visibilità del mare è alta e l'acqua è calda, sono assenti meduse, gli animali sono numerosi e gli avvistamenti assolutamente certi, gli squali balena non sono di passaggio e dunque non ti costringono a veloci ed estenuanti nuotate con il contatto e la relativa emozione che durano solo una manciata di secondi, ma sono stanziali restando concentrati diverse ore sotto una piattaforma di legno di pescatori... nulla è organizzato, nessuna finzione, tutto molto autentico e casuale, nessun turista in giro e nessun tour preorganizzato che ti obbliga ad orari di ritorno, ti limita nel tempo e ti impone scomodi imbraghi imbottiti.

Per me e la mia famiglia un'esperienza magica, surreale. Molto probabilmente però per pochi: gli standard di sicurezza sono nulli. Nessuna guida, cibo ed acqua, giubbotti di salvataggio, nessuna generale sensazione di sicurezza e controllo della situazione. Niente di niente. E non solo squali balena ma anche squali tigre in acqua. Fantastico. Può succedere di tutto e sei nella Papua, nel territorio più sperduto ed irraggiungibile con nessuno che parla inglese. Un posto lontanissimo e difficilissimo da raggiungere con impossibilità assoluta di prenotare o organizzare il giro con anticipo. Zero programmazione e totale improvvisazione, la norma nella maggior parte dei miei viaggi.

L'ultima parola sugli squali balena della Cenderawasih Bay la lascio a Leonardo, ed al suo tema delle vacanze natalizie della seconda elementare. Insegnanti d'italiano di tutto il mondo, siate però clementi con il bambino per i numerosissimi errori grammaticali che volutamente non ho voluto correggere.