Il sovrano imprigionato nel frattempo si era accorto dell’ingordigia con cui il comandante spagnolo guardava i loro manufatti d’oro e d’argento e propose uno scambio a Pizarro: per la propria libertà avrebbe fatto riempire totalmente la stanza nella quale era imprigionato, circa un centinaio di metri cubi, di metalli preziosi, oro ed argento principalmente.
Pizarro accettò, facendo redigere un regolare contratto dal notaio della spedizione. Altro errore da parte dell'inca, fidarsi di un contratto scritto di un assassino con la Bibbia in mano.
In pochi giorni venne raccolto il riscatto, circa 6000 kg d'oro e 11.000 d'argento, una ricchezza inimmaginabile per gli spagnoli, mai vista, del valore oggi equivalente a centinaia di milioni di euro, che destabilizzò totalmente l'ambiente: ben presto tra i suoi uomini scoppiarono violenti dispute per il possesso dei preziosi ed così anche gli spagnoli si divisero in due fazioni rivali, la seconda guidata da Diego de Almagro, reduce da una missione in Cile e pieno di rancore e risentimento nei confronti di Pizarro.
Molti spagnoli, richiamandosi al senso dell'onore, avrebbero voluto tenere fede alla promessa di liberare il prigioniero o almeno di trasferirlo in Spagna per farlo giudicare in patria. Ma ovviamente Pizarro ed il perfido frate non avevano la minima intenzione di salvare l’imperatore inca e dopo aver allestito un processo farsa, lo fanno condannare a morte sul rogo, una mostruosità per la religione inca che aborriva la distruzione del cadavere credendo che non avrebbe permesso di conseguire l'immortalità; le salme venivano infatti mummificate, avvolte in preziosi tessuti e esposte durante le cerimonie religiose. Il rogo era una fine ingloriosa e terribile per chiunque, figurarsi per un imperatore, per un dio. Assolutamente inaccettabile. Così Valverde, il demoniaco frate di merda, propone, in cambio della conversione, di mutare la pena capitale nella "garrota". Atahualpa venne battezzato, manco a farlo apposta col nome di Francisco ed invece di esser bruciato, fu giustiziato, sempre Bibbia ben in vista, mediante strangolamento, davanti al suo popolo in totale stato di choc. Prima battezzato e poi ucciso. Viva Dio, viva il Signore, Alleluja Alleluja! Viva la conversione degli infedeli!
Quella stessa notte, migliaia di suoi sudditi si tagliarono le vene per seguirlo nell'aldilà.
Atahualpa venne seppellito in una chiesa improvvisata dagli spagnoli a Cajamarca, ma dopo la partenza delle truppe europee, il cadavere fu prelevato dagli indigeni e portato a Quito per esser inumato in un sepolcro, il cui luogo è tuttora totalmente ignoto.