Uscita di sicurezza

Sharm el-Sheikh in hotel: mai più

Penso che esistano pochi posti turistici al mondo più brutti di Sharm el-Sheikh. La prima volta fu a novembre 2015 per festeggiare l'anniversario di matrimonio con Gaby. Mi ero immerso in gran parte delle barriere coralline più belle del mondo, ma paradossalmente non in quella più vicina all'Italia. Meridiana mise a disposizione un volo diretto incredibile da Ancona, occasione irripetibile da prender all'istante. Acquistai i due biglietti con il giusto anticipo, pagandoli una miseria. I viaggi d'andata e ritorno saranno però un inferno. Ad Ancona l'aereo partì con circa 6 ore di ritardo probabilmente a causa dell'attentato terroristico ISIS di pochi giorni prima: un aereo russo, il Metrojet 9268, proveniente da Mosca con bomba al seguito, era precipitato nella penisola del Sinai causando la morte di tutti i 224 passeggeri e membri dell'equipaggio. Sharm el-Sheikh è ora blindata con controlli rigorosissimi all'aeroporto in ingresso ed in uscita. Anche tornare sarà una mezza impresa perché il rischio di attentati rimarrà sempre molto alto e la maggior parte delle compagnie cancellerà voli di rientro, soprattutto verso Italia e Russia.

In ogni caso, questa prima esperienza di 4-5 giorni, già mi aveva fatto capire che non sarei più tornato a Sharm sulla terraferma in hotel, ma solo in crociera subacquea.

Sharm el-Sheikh si trova praticamente nella punta sud della penisola del Sinai, a pochi chilometri dall’inizio del Golfo di Aqaba, poco fuori il Golfo di Suez ed in pieno Mar Rosso. Ti affacci dall'oblò dell'aereo e vedi questi colori incredibili, un mare pazzesco dal blu intenso al turchese ed al verde smeraldo. Tutt'intorno distese infinite di deserto rosso, sabbia e roccia color ocra. E tu già ti immagini sott'acqua in immersione nella splendida barriera corallina che corre parallela lungo tutto il litorale.

Atterrando a Sharm el Sheick, gli incredibili colori del Mar Rosso dall'aereo

Poi atterri, incontri i primi egiziani all'aeroporto, prendi l'autobus per l'hotel e capisci la realtà... inquinamento luminoso alle due di notte assurdo, sembra sia giorno... luci colorate, insegne al neon che manco Las Vegas, giochi di luce con fasci laser sparati verso il cielo... Madò, ma dove sto, in Egitto, in Africa? O a Cancun?

Sharm el-Sheikh è una destinazione finta, un luogo brutto, sporco, squallido, polveroso, praticamente una distesa infinita di enormi resort di lusso, che solo per buttarti in mare dalla tua stanza devi fare kilometri a piedi... un posto costruito a tavolino e totalmente artificiale, avente l'unico scopo di spremere al massimo il turismo prima italiano ed ora russo, sfruttando oggettivamente uno dei mari più belli del mondo. Praticamente non esistono spiagge, solo roccia color terracotta ed cemento che arriva a pochi metri dall'acqua. Terminata l'orribile distesa di hotel sul litorale, poi solo deserto, sassi e polvere. Un unicum di color terracotta e giallo ocra con le montagne del Sinai a vigilare sullo sfondo. Dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico, immersioni a parte, Sharm non ha quasi nulla da offrire. Qui, ogni anno arrivano orde di turisti che si rinchiudono in queste prigioni dorate superesclusive ma incredibilmente economiche e con oramai evidenti segni del tempo; spendono e spandono in bar, casinò, si ingozzano mangiando h24 cibo spazzatura perché il prezzo dell'all-inclusive è praticamente quasi lo stesso rispetto al semplice pernottamento. Non li sopporto proprio questi megaresort dove di autentico non c'è nulla, lusso e spreco la fanno da padrone ed il tuo denaro va dappertutto tranne che ai locali; ma a Sharm non c'è null'altro e mio malgrado, sceglierò l'astronave più piccola e “discreta” in zona Ras Nasrani.

La voglia di uscire passa magicamente la prima volta che mettiamo il muso fuori dal resort. Il motivo? Gli egiziani di Sharm: le persone più invadenti e fastidiose che abbia mai incontrato. Ti torturano. Non scherzo, una vera tortura. Sarà impossibile fare una semplice passeggiata, prender il sole, fare una corsetta, un po' di sport, parlare in solitudine con la moglie, fare una cena a due senza averli nel tuo tavolo a parlarti ed importunarti con italiano stentato. No, impossibile. Un martellamento di coglioni costante. Già dentro al resort, non ti mollano. Manca poco che pure quando sei in camera in dolce intimità con la tua metà, ti vengono a scassare le palle. Appena esci, un assalto di venditori di un'invadenza e di un'insistenza mai viste. Se poi ti viene in mente di andare a Naama Bay, oppure a Sharm vecchia, allora fatti il segno della croce ed armati di pazienza infinita. Meglio ancora se prima fai una sessione yoga di almeno un'ora. Ai loro occhi tu sei soltanto una banconota gigante da cento euro che cammina per la strada. Ed allora via con l'assalto. Un assalto mai discreto ed educato, veramente orribile ed insopportabile. Passeggiare e guardare un po' in giro è impossibile, hai intorno 10 venditori diversi, che propinano la stessa merce qualche centinaio di volte nell’arco di venti metri. Più ripeti no, più li ignori, più cambi direzione e più ti assaltano. Già dopo 5 minuti vorresti esser altrove, magari tornare nel posto che meno sopporti, un finto resort di lusso. Provi a fare il gentile il più possibile, a dire no duecento milioni di volte col pilota automatico. Ma la pazienza ha un limite e dopo un paio d'ore di sofferenza, dopo che non ce l'hai fatta a far nemmeno una cenetta in solitudine con tua moglie e a scambiare due semplici chiacchiere, alla fine esplodi e sbotti, perdi la pazienza. Rispondi stizzito e gli urli di andarsene. A quel punto magicamente le acque del Mar Rosso si aprono e l'egiziano fa l'offeso... hai un minuto esatto di tregua per proseguire per qualche metro fino ad uscire dal suo raggio d’azione. Ma ben presto entri in quello di altri e tutto riparte da capo. Anche l'egiziano di prima al quale hai urlato di andarsene, tornerà ben presto alla carica. Un minuto esatto e torna alla carica più agguerrito di prima. Un incubo. No, già dal primo giorno avevo capito che Sharm, tanto bella sott'acqua era assolutamente da evitare sopra. Al largo, ha un bellissimo reef, il più a nord del mondo ed a sole 3 ore di volo dall'Italia, ideale e perfetto dunque per pochi giorni di immersioni nelle splendide barriere coralline di Tiran e Ras Mohammed. Ma in barca, non più da terra.

Immersioni a Sharm: Shark e Yolanda Reef e gli Archi di Thomas

Le crociere subacquee a Sharm sono molto economiche e comunque confortevoli: con 600-700 euro è possibile fare una settimana in barca, una ventina di immersioni e tutti i pasti inclusi. Davvero, per un subacqueo non conviene metter piede manco 5 minuti a Sharm città. In barca tutto il tempo: in tal modo è anche possibile raggiungere diving spots un po' più lontani come il relitto del Thistlegorm senza fare levatacce mattutine.

La barriera corallina di Sharm el Scheick

Io e Gaby ci uniamo a crociera ad Aprile 2017 in occasione delle vacanze pasquali, prendendo gli ultimi due posti liberi su una barca che parte la domenica e torna il venerdì successivo. Anche stavolta il viaggio fino a Sharm via Il Cairo non sarà senza difficoltà perché nuovamente il rischio attentati sarà altissimo. Sharm è spettrale, non ci sono turisti ed i resort sono vuoti. La domenica delle Palme, il 9 Aprile, dei terroristi suicidi si sono fatti esplodere nelle chiese copte di Tanta e Alessandria d'Egitto causando 170 tra morti e feriti ed il presidente egiziano ha dichiarato l’instaurazione di un regime di stato d’emergenza della durata di 3 mesi. Ormai tutto il Sinai è praticamente in mano allo Stato Islamico. Pericolosissimo avventurarsi lì. Ma in mare siamo sicuri. Dall'aeroporto andiamo direttamente in barca, senza neppure passare per la città. Cinque giorni spettacolari sempre in mare, una bella compagnia e 3-4 immersioni al giorno in uno dei reef più belli ed incontaminati del pianeta.

Pronti per le immersioni a Tiran e Ras Mohammed

Le immersioni a Sharm sono splendide, l'acqua è calda e la visibilità eccellente. La barriera corallina, nonostante la pressione demografica e cementizia della costa, nonostante l'incessante traffico di barche, è ancora incredibilmente in ottime condizioni; non è interessata quasi per nulla dai fenomeni di sbiancamento, causati dalla progressiva acidificazione e riscaldamento delle acque, tipici invece di altre parti del mondo; tuttavia negli ultimi anni si è assistito a progressivo impoverimento della fauna marina e dei coloratissimi pesci di barriera. Qui in Mar Rosso, l'abbondanza di pesce pelagico tipica per esempio dell'Indonesia è ormai soltanto un ricordo.

I migliori siti d'immersione di Sharm el-Sheikh, e del Mar Rosso in generale, si trovano indubbiamente nel parco nazionale marino di Ras Mohammed e nello stretto di Tiran.

La penisola di Ras Mohammed è la parte più a sud del Sinai, un luogo incredibile dove deserto e sabbia color terracotta incontrano un mare di cristallo tra i più belli del mondo, dove le brulle montagne ocra del Sinai precipitano giù in picchiata verso la grande Fossa tettonica del Mar Rosso.

L'addestramento GUE ha dato i suoi frutti... in immersione a Sharm in posizione orizzontale perfetta!

Nel punto più meridionale di tale penisola, punta sud a sua volta del Sinai, si trova uno dei primi 10 siti d'immersione del mondo, Shark e Yolanda Reef. Basta prender una mappa per capire l'eccezionalità del posto: queste due secche gemelle e ravvicinate che affiorano dall'abisso, si trovano proprio nella punta sud dove si incontrano i due golfi di Suez e Aqaba e la placca africana incontra quella arabica. L'inevitabile gioco di correnti favorisce la crescita dei coralli e dunque abbondanza di cibo per i grandi predatori come barracuda, dentici, ricciole e squali, anche se questi ultimi ormai sono piuttosto rari e difficili da avvistare; tartarughe, napoleoni, aquile di mare e razze maculate sono presenti in abbondanza.

La fauna marina di Shark e Yolanda Reef

La parete verticale completamente coperta di coralli molli e duri di Shark Reef toglie il fiato. Una visibilità eccezionale, oltre 60-70 metri e 800 metri di adrenalinico drop-off, giù verso il fondo della Fossa tettonica del Mar Rosso, tra canyons, anfratti e punti di straordinario interesse subacqueo. Che bello volare nel blu. Ti affacci dal drop-off un po' timoroso e... boom! Impressionante davvero, cominci a scendere verso l'abisso in questa parete verticale totalmente coperta di corallo ed entri in un mondo parallelo; man mano che scendi l'azoto ti entra nel cervello generando narcosi e tu improvvisamente sei in pace con l'universo. E' fantastica l'emozione di avere qualche centinaio di metri d'acqua sotto di te, con la sicurezza della parete vicino e la spinta d'Archimede che non ti manda giù in picchiata... vorresti scendere nel blu all'infinito. Io sono drogato di profondità ed altitudine non so perché. Devo andar sempre più giù in acqua e devo andar sempre più su in montagna. In immersione questo istinto è pericolosissimo: siccome lo conosco lo tengo a bada e cerco di spingere al massimo l'addestramento tecnico. Ci limitiamo per forza di cose ai 30-35 metri, di più in ricreativa non si può. Proseguiamo verso ovest risalendo lentamente verso una sella per giungere in un ampio pianoro con un bellissimo giardino di corallo. Siamo nel reef gemello, Yolanda reef comunemente nota come “immersione dei cessi” ed il perché lo si capisce subito: WC e basche da bagno ovunque.

Pezzi del relitto Yolanda coperti da corallo a Yolanda Reef

Il mercantile cipriota Yolanda naufragò nel 1980 proprio in questo punto, perdendo nella barriera quasi tutto il carico che trasportava, principalmente materiale idraulico come sanitari, lavandini e vasche da bagno. Rimase lì nel pianoro al limite del drop-off, per molti anni, instabile e semiaffiorante, finché una violenta mareggiata lo spostò prima su un fondale di -50 m poi ulteriormente giù negli abissi. Oggi presumibilmente riposa a circa 700 metri dalla superficie. Nel pianoro si trovano alcuni resti dell'imbarcazione, lamiere, cavi, WC, tutto ricoperto di corallo e nuova dimora di trigoni a macchie blu, pesci pietra, pesci scorpione, murene giganti. Ogni tanto qualche napoleone. Yolanda Reef è probabilmente il più bel giardino di corallo del parco nazionale marino di Ras Mohammed.

Il più famoso relitto del Mar Rosso e forse del mondo è il superfrequentato Thistlegorm. Ma è in mare aperto, le condizioni meteo sono avverse ed in peggioramento. Dobbiamo rinunciarci. Forse meglio così, il mare è alto da un po' di giorni e ciò avrebbe significato, al primo giorno utile per immergersi ed anche con i pochi turisti in giro a causa del pericolo terrorismo, una concentrazione di subacquei assurda, un carnaio. Tutti lì dopo diversi giorni d'attesa. E tanta gente sott'acqua è un po' come tanta gente in montagna, perdi tutta la magia della solitudine dell'incontro con madre natura. Ci “accontentiamo” così sottocosta a Beacon Rock e sempre in zona Ras Mohammed, dei due relitti minori del Fraser e del Dunreaven. L' Emperor Fraser era una barca da crociera subacquea che il 17 dicembre 2009 era ormeggiata in zona Dunreaven con i subacquei in acqua pronti per cominciare l'immersione sul relitto. Un cambio improvviso delle condizioni del mare e del vento ed in 5 minuti accade il disastro. Per il capitano della barca è impossibile azionare i motori perché i sub sono ancora vicini al Fraser e non può pertanto evitare la collisione col reef. Nonostante i tentativi dell'equipaggio di riparazione della falla apertasi nello scafo, il natante presto affonda e con lui i sogni di rilassante vacanza a base di sole e diving degli sfortunati subacquei, usciti spaventati ma comunque illesi.

Il Dunreaven era invece un piroscafo britannico che trasportava spezie e cotone dall'India; sembra che, nel lontano 1876, l'allora capitano della nave, sua moglie ed primo ufficiale, sotto effetto dei fumi dell'alcool fossero impegnati in un forte litigio quando la nave urtò la barriera corallina, affondando ben presto proprio vicino al reef, fortunatamente senza vittime. Ora è adagiata su un pianoro tra i 20 ed i 30 metri a testa in giù ed assomiglia ad una grande grotta tutta incrostata di coralli e ricchissima di vita marina. Si attraversa interamente lo scafo del relitto e l'effetto è grandioso perché raggi di luce che attraversano le aperture dello scafo creano nel buio circostante un'atmosfera simile all'interno di una cattedrale.

Relitto Emperor Fraser a Beacon Rock, parco nazionale marino di Ras Mohammed

A me i relitti piacciono davvero tantissimo, esercitano da sempre su di me grande fascino e mistero, forse perché mi fanno tornare bambino, un po' esploratore, un po' pirata e cacciatori di tesori. Se poi, come qui in Mar Rosso, la visibilità è alta e la configurazione dell'attrezzatura subacquea è leggera, allora il divertimento è doppiamente assicurato. Ricordo recentemente, penso fosse fine 2019, un'immersione nel blu, senza la sicurezza di una parete vicino, sul relitto dell'ASIA a Civitavecchia, in configurazione tecnica GUE completa: muta stagna in trilaminato con sottomuta, guanti spessi, bibombola 12+12, con doppio erogatore e torcia speleo con maniglia Goodman... acqua gelida, corrente e visibilità praticamente nulla a circa 30-40 metri di profondità. Il relitto non si vedeva e praticamente te ne accorgevi quando ci andavi a sbattere. Freddo, profondità, buio, corrente e compagni d'immersione che nemmeno conosci bene…vai oltre i tuoi limiti, fisici e soprattutto psicologici; ogni tuo senso è allertato al massimo perché sai bene che una cazzata ed hai chiuso. Dunreaven in Mar Rosso ed Asia a Civitavecchia... immersioni a profondità simile ma totalmente diverse...

Oltre al parco marino di Ras Mohammed, altra zona assolutamente imperdibile per le immersioni a Sharm el Sheick, è lo stretto di Tiran, il canale delimitato a ovest dalla costa del Sinai e ad est dall'Isola militare di Tiran e dall'Arabia Saudita. Qui si trovano i quattro famosissimi reef adiacenti ed allineati che prendono il nome dai 4 geografi inglesi che nel XIX secolo disegnarono la prima carta nautica della regione: da sud a nord, Gordon Reef, Thomas Reef, Woodhouse Reef e Jackson Reef. La presenza di venti costanti da nord e la particolare disposizione topografica di questi reef, fa sì che i loro versanti occidentali e settentrionali siano ben più esposti ad onde e correnti, rispetto a quelli orientali e meridionali, più riparati, dove si svolgono la maggior parte delle immersioni. Non è un caso infatti che Jackson Reef, la barriera maggiormente esposta perché quella più a nord delle quattro, sia il posto migliore a Sharm el-Sheikh per avvistare durante la stagione estiva gli squali martello: il pelagico infatti tipicamente abbonda dove c'è molta corrente. Ciascuno dei 4 atolli regala sempre grandi emozioni ed adrenalina: la grande quantità' di plancton ed elementi nutritivi rendono tutta l'area ricchissima di giardini corallini con buona probabilità di avvistare pesci di barriera e pelagici.

Il relitto Louilla a Gordon Reef

Gordon reef è il più meridionale dei quattro di Tiran. Si riconosce benissimo a causa del relitto "Louilla" un mercantile panamense arenatosi nella parte nord nel 1981 e poi centrato in pieno 18 anni dopo da un mercantile non identificato che ne staccò totalmente la poppa. E' impressionante davvero stare sotto i resti di questa nave anche se a distanza di sicurezza. La forza del mare si è abbattuta su di lei nel tentativo di trascinarla per sempre negli abissi, trent'anni di maree, correnti, onde, tempeste, salsedine e sole, vento e burrasche... Sembra che da un momento all’altro la nave debba rovesciarsi e affondare definitivamente; ancora resiste alla forza della natura che lentamente la sta corrodendo, ma ben presto di lei resterà solo un vago ricordo. Ogni anno che passa mancano sempre più pezzi. Ora rimane visibile soltanto la parte centrale del relitto, fortemente inclinata verso il drop-off.

Gabriela con Gigi, Marco ed uno squalo leopardo

Situato fra Gordon e Woodhouse, Thomas Reef e’ il più piccolo dei 4 siti di immersione, ma probabilmente il più vario, interessante e ricco di vita. E' un immersione assolutamente fantasmagorica, un po' diversa da tutte le altre, anche nelle formazioni coralline; come Shark e Yolanda Reef, anch'essa è annoverabile tra le dieci immersioni più belle del mondo.

La barriera di Thomas è praticamente circolare e la mancanza di punti di ancoraggio obbliga ad effettuare immersioni in corrente partendo dall'angolo meridionale del reef e proseguendo verso nord lungo il versante est. La parete, ricchissima di coralli multicolore, molli e duri discende fino ad un pianoro sabbioso dove incontriamo, adagiato sul fondo, un bellissimo esemplare di squalo leopardo. Siamo a venti metri di profondità ma la visibilità è talmente alta che sembra di esser in piscina. Lo squalo sarà con noi qualche minuto, minimamente intimorito dalla nostra presenza, girandoci attorno un paio di volte prima di scomparire nel blu. Emozione allo stato puro. Magia. Poesia. Felicità. Sono questi i momenti indimenticabili che mi rendono così drogato di viaggi e di aerei.

Mappa subacquea di Thomas Reef con i famosi Archi di Thomas

Proseguendo verso nord a favore di corrente, incontriamo delle gorgonie a ventaglio che ci indicano, come comunicato dalla guida nel briefing iniziale, che il limite teorico dell'immersione è vicino, anzi a -35 metri è già stato superato. Passata questa fila di gorgonie a ventaglio sulle quali gironzolano sempre un paio di tartarughe, si apre improvvisamente uno splendido, profondissimo canyon, parallelo al reef ed attraversato da 3 imponenti arcate: i famosissimi “Archi di Thomas”, una delle immersioni tecniche più spettacolari del mondo: il primo arco inizia a circa 35 metri di profondità uscendone a circa 44, il secondo tra i 50 ed i 60 e l’ultimo dei tre archi lo troviamo tra i 90 ed i 100 metri. Noi siamo in configurazione ricreativa, non tecnica e possiamo osare pertanto solo il primo, già in realtà profondissimo ed assolutamente sconsigliato con monobombola e singolo primo stadio. Un rapido check del consumo di gas conferma che si può osare... e via, giù a -44 attraverso il primo arco di Thomas. Che spettacolo! Ma a me non basta mai. Che voglia assurda di passare attraverso il secondo... Cazzo è lì, solo 10 metri più in basso... sembra di toccarlo data l'estrema visibilità dell'acqua... Ma già l'azoto mi ha annebbiato la mente, sono a -44 con mono da 12 litri! Via in superficie a velocità controllata, altrimenti ci saranno obblighi decompressivi e gas insufficiente per espletarli... Si risale attraverso la bellissima e coloratissima parete di Thomas. All’angolo orientale se si riesce a superare una forte corrente contraria, si può in teoria compiere un giro completo antiorario attorno al reef esplorando così anche le pareti nord ed ovest caratterizzate da maggior esposizione ma anche da numerosi ripari e grotte. Noi non lo faremo, perché tra la profondità raggiunta ed il tempo trascorso nel pianoro con lo squalo leopardo, di aria in bombola ce ne rimaneva ben poca.

Senza alcun dubbio l'immersione a Thomas Reef rientra tra le più memorabili e sbalorditive della mia vita. Thomas Reef nello stretto di Tiran e Shark e Yolanda Reef a Ras Mohammed: medaglia d'oro e d'argento subacquee di Sharm el-Sheick.

Uscita di sicurezza

Una delle cose che più mi affascina del viaggiare è incontrare persone nuove; a volte personaggi incredibili, che li staresti a sentire per ore senza stancarti mai. Il personaggio assoluto senza ombra di dubbio di questo viaggio è stato il grande in tutti i sensi, Marco Danielli, un subacqueo la cui simpatia è direttamente proporzionale alla sua mole: un gigante di 2 metri che appena apre bocca ti sbudelli dalle risate.

Il gigante buono Marco Danielli (a sinistra) con Luciano Valente

Tra una bottiglia di vino ed una di birra, Marco ci racconterà la sua incredibile vita. Mi regalerà il suo libro autobiografico “Uscita di sicurezza”, dedicandolo "al subacqueo più rivoluzionario del mondo"... già perché la sera inevitabilmente si finisce sempre a parlare di politica.

Infanzia davvero difficile la sua, un enorme trauma ne ha condizionato tutta l'esistenza, uno di quei traumi da cui davvero non ci si riprende più... ed allora lo sfascio degli anni giovanili, l'ingresso nell'esercito, i brevetti di pilota commerciale d'aeroplani e l'ingresso nella Folgore come paracadutista... un legame malato con l'Africa, amata ed odiata, che tra le tante altre cose lo porterà a rubare e contrabbandare uova di struzzo con deltaplani in Somalia. Sarà operatore umanitario ma anche contrabbandiere di alcoolici a Nairobi, buttafuori nelle discoteche genovesi, paracadutista della Folgore in missione a Mogadiscio... vivrà l'orrore della guerra, dormirà con Ugo, un leone acquistato al mercato per farlo scampare ad una barbara uccisione... sarà graziato da corti islamiche tagliagole e mozzamani, farà il guardiano di miniere d'oro in Kenya, per poi decidere di tornare in Italia. Dai cieli agli abissi, mezze misure non ce ne sono. Da parà della folgore e pilota d'aeroplani ad operatore tecnico subacqueo in giro per l'Italia per poi tornare a Genova da OTS presso la sopraintendenza archeologica della Liguria in qualità di archeologo sommozzatore. Già, non è un caso Marco: soltanto i piloti, i paracadutisti ed i subacquei possono volare senza morire...

Non è finita qui perché tra una leva e l'altra, tra un'avventura e l'altra, Marco lavora da... operaio seppellitore al cimitero! La vita è dura nel cimitero di Staglieno ed i ricordi della vita passata sono feroci. Così oltrepassa la selva e si rifugia in una "casetta" pericolante ed abbandonata dove un tempo viveva il custode del camposanto, apre una porticina di legno e si siede godendosi la sua "uscita di sicurezza", una rilassante valvola di sfogo, una "fumosa" fuga da quella allucinante quotidianità, necessaria per poter andar avanti e dimenticare.

Il libro di Marco Danielli Uscita di sicurezza

Grande Marco. Il tuo libro mi farà piangere. Bellissimo, romantico, irriverente, politicamente scorretto con uno stile tra l'altro abbastanza simile al mio. Sei stato nella tua vita pilota, paracadutista, subacqueo ed operaio seppellitore. Ovviamente, come mi ha fatto ben notare Gaby che è psicologa, non è assolutamente un caso: tutto nel disperato tentativo di esorcizzare quel volo verso la morte, quell'assurdo evento che né tu né tuo fratello meritavate. Spero che lei da lassù abbia potuto trovare la pace che in terra non trovava. Ti chiamerò presto, sperando di riuscire a risalire al tuo contatto tramite la sopraintendenza. Grazie del bel tempo che ci hai fatto trascorrere in barca. Grazie per il libro che mi hai regalato: da padre di due bambini, quelle tue 3 righe sottolineate a pag. 16, mi sono entrate nel cervello. Cerco di applicarle tutti i giorni con i miei due figli.

Anche io come tutti, ho bisogno di un'uscita di sicurezza per evadere dal quotidiano, comunque sereno e privo di particolari problemi. A volte una semplice corsa sfiancante sul lungomare di San Benedetto basta ed avanza per rigenerarmi dopo una giornata di lavoro, di inutili scartoffie, di incontri e discussioni logoranti... a volte serve un viaggio. Lui invece c'è sempre, l'unica cosa al mondo capace di accompagnarmi al Nirvana, capace di placare la mia anima trasformando uno stato di sofferenza e turbamento interiore in pace e serenità: il pianoforte. Sempre lui, il pianoforte, la mia vera e costante uscita di sicurezza da un mondo, genere umano compreso, che a volte detesto.

In barca, i 5 giorni di crociera sub passano alla velocità della luce e ben presto sarà il tempo dei saluti. Io e Gaby prima di prender l'aereo per Il Cairo ci concediamo una birra finale Luxor a Naama Bay, ben ricordando dall'esperienza passata ciò a cui saremmo andati incontro. Gli sciami di cavallette con la loro invadenza ed insistenza arrivano ben presto, così scoliamo la Luxor a velocità supersonica e scappiamo in aeroporto. Ciao Sharm, chissà, un giorno forse ci rivedremo.

Il Cairo e le piramidi di Giza

Al ritorno ci fermiamo una notte nella capitale con l'obiettivo di visitare le piramidi di Giza ed il famoso museo egizio. Che bordello assoluto Il Cairo: la città è sporca, davvero brutta e rumorosissima, giorno e notte un concerto ininterrotto di clacson e ruggiti di marmitte di vecchi veicoli a motore; inquinatissima all'inverosimile a causa della vetustà dei camion, degli autobus e dei veicoli circolanti. L'aria è davvero irrespirabile a causa dell'incredibile combinazione di calore secco, smog, polvere della sabbia del deserto e soprattutto scarsità di precipitazioni. Oggi Il Cairo è la più grande area urbana dell’Africa con 20 milioni di abitanti e si prevede che tra 50 anni, la sua popolazione raddoppierà. Cifre inimmaginabili per un luogo che già ora ha una delle più alte densità abitative del mondo e continuamente deve rubare terra al deserto circostante per alimentare la sua crescita bulimica. Ovunque distese infinite di ruderi con sopra una miriade di parabole satellitari. Ovunque enormi edifici dormitorio color rosso mattone o giallo ocra, giusto per non interrompere la monocromaticità del paesaggio circostante, palazzi fatiscenti che poco a poco si stanno sgretolando corrosi dai solfuri dell'inquinamento. Non ci sono pattumiere o fermate degli autobus pubblici. Tutto è affidato al caso, all'improvvisazione. La città sembra sul punto di collassare da un momento all'altro, un enorme infernale girone dantesco. Volete morire? Provate ad attraversare una delle sue tante strade dissestate. Gli autisti delle auto impazzite, piuttosto che darvi la precedenza si farebbero tagliare un braccio. Quasi tutti guidano a fari spenti, ripararli ovviamente ha un costo e spesso, tra black-out improvvisi e lampioni rotti, in certe zone di notte il buio è pressoché totale. Non importa, le auto scassate sfrecciano tra le enormi buche, veri e propri crateri, come se stessero in una pista di formula 1. Ed allora cerchi di uscire da tale illogica follia, provi a camminare verso il Museo Egizio per rinchiuderti dentro, oppure verso le rive del Nilo per ammirare in tarda sera in qualche localino, lo spettacolo delle sue acque che scorrono placide riflettendo le luci della città... ma ben presto arriverà l'egiziano di turno che vuole venderti il mondo: potrebbe venderti anche la luna come Gru nel cartone “Cattivissimo me”. Ed il frastuono costante dei clacson in ogni caso non ti abbandona mai, ti spacca le orecchie e mette seriamente a rischio il tuo sistema nervoso. Questo è Il Cairo. Un senso di smarrimento e di sbigottimento ti assale inevitabilmente. Anche a me, ben abituato alle megalopoli centro-sud americane. Soprattutto a me, che le città non le sopporto proprio; non sopporto e detesto l'inquinamento atmosferico, visivo, luminoso ed acustico. Il museo egizio sarà chiuso purtroppo causa dell'alto alto rischio attentati, ma ci dicono che le piramidi invece sono visitabili. Subito dunque a Giza ad una ventina di km da Il Cairo perché domani si torna in Italia.

Gaby in un hotel di Giza al tramonto: sullo sfondo le tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino

Giza, nell'estrema periferia dell'area metropolitana di Il Cairo, è un brutto e puzzolente concentrato di edifici decadenti rossastri, tetti scoperti con immancabili parabole e ferri di ripresa delle colonne in cemento armato che fuoriescono dal solaio, macerie, pietre e sabbia color ocra, immondizia ovunque, asini, cavalli, cammelli e relative deiezioni, tralicci e cavi aggrovigliati. Ed un'umanità disperata che cerca di tirar avanti. Tutto si mescola senza soluzione di continuità, arrivando a poche decine di metri dalle piramidi. Pensavo che queste stessero in pieno deserto, lontane da palazzi fatiscenti e clacson, invece la città arriva proprio fin sotto la più importante necropoli dell'antico Egitto, quasi a stritolarla in un abbraccio mortale.

A Giza, come a Sharm ed a Il Cairo, non ci sono turisti e molti hotel sono addirittura chiusi. Il sito è aperto ma incredibilmente deserto a causa dell'alto rischio attentati. Troveremo un alberghetto assai economico, una decina di euro per la notte: una bettola maleodorante ma con una terrazza con una vista fantasmagorica sulla piana di Giza. Che aperitivo che faremo io e Gaby al tramonto! Birra gelata e snack con il sole che scende sui colossali monumenti egizi. Spettacolare, avrei voluto fermare il tempo per l'eternità. Il mattino successivo entriamo presto nel sito per esser il più possibile soli. Davanti al botteghino in un'atmosfera surreale, ci attendono famelicamente decine di guide, come un gruppo di leoni farebbe con due gazzelle beatamente isolate. Adoro visitare posti del genere in totale indipendenza e solitudine senza avere una persona che mi impone itinerario, informazioni, emozioni da provare, le solite foto di rito... ovviamente in Egitto e soprattutto in tale contesto, la cosa è impossibile. Tutto è fatto per obbligarti a prendere una guida e salire sul povero cammello. Distanze grandi, segnaletica assente, e soprattutto tanta, troppa invadenza ed insistenza. Praticamente come a Sharm, la tecnica è farti cedere per sfinimento ed esaurimento nervoso. E poi, figurati ora... Se normalmente le decine di guide si ripartiscono centinaia di clienti, ora, con me e Gaby soltanto in ingresso, sarà assalto a Fort Apache. Appena acquistato il biglietto, decine tra egiziani e beduini ci assaltano: proseguire soli verso il nulla del deserto sarà impossibile. Rinuncio ben presto all'idea di visitare le piramidi a piedi da solo. Ci accompagnerà nella visita un ragazzo che però in realtà ci dirà ben poco, interessato com'era più alle tette di mia moglie ed informazioni sulla vita romana del calciatore egiziano Salah, che alla nostra erudizione. Poco a poco percorrendo un larghissimo viale in pendenza, lasciamo alle spalle la città Giza e le gigantesche piramidi di Cheope, Chefren e Micerino si avvicinano sempre più. Che impressione! Che vista mozzafiato! Fino a tarda mattinata saremo totalmente soli; addirittura nemmeno le bancarelle all'ingresso, sempre affollatissime, apriranno per mancanza di turisti.

La piramide di Cheope il museo della barca solare adiacente alla base le pietre del rivestimento liscio in calcare di Tura

La piramide di Cheope è davvero impressionante; è il monumento funerario più grande, antico ed importante d'Egitto, la più antica delle sette meraviglie del mondo antico con i suoi 4500 anni d'età ed anche l'unica di esse ad esser arrivata fino ai giorni nostri. È alta oggi 138 metri circa, meno rispetto ai 146 metri iniziali a causa dell'azione impietosa degli agenti atmosferici e della perdita del rivestimento liscio superficiale originario. Il perimetro della sua base, un quadrato incredibilmente perfetto e perfettamente orientato secondo i punti cardinali, è di quasi 1 chilometro. Sembra che la forma piramidale perfetta sia attribuita al culto del Sole: gli spigoli della piramide rappresenterebbero i raggi solari, e la piramide il mezzo per salire al cielo.

Vista della Grande Piramide di Cheope

Se accettiamo quanto detto dallo storico Erodoto, più di 100.000 uomini hanno lavorato ininterrottamente per 20 anni, posizionando in quota la bellezza di quasi 2 milioni e mezzo di blocchi del peso medio di 2 tonnellate e mezzo. I conti allora sono presto fatti: un blocco piazzato ogni 3 minuti. Pazzesco ed ancora oggi in larga parte inspiegabile, come inspiegabili d'altronde sono tante altre cose. Gli interstizi tra un blocco e l’altro non arrivano nemmeno al millimetro, anche e soprattutto nei blocchi più grandi di oltre 70 tonnellate all'interno della piramide: un’incredibile abilità manuale, 2500 anni prima di Cristo ed in piena età del bronzo, senza ancora conoscere il ferro e la ruota. Oggi gli stessi risultati sarebbero difficili da ottenere con seghe circolari diamantate. Come furono trasportati i blocchi giganteschi che compongono la struttura dalla cava di Assuan distante quasi 1000 km? In che modo riuscirono gli egiziani a realizzare un'opera architettonicamente perfetta in un'epoca così lontana? Come hanno fatto ad allineare perfettamente la piramide a nord con una precisione nemmeno ottenibile oggi con i più sofisticati strumenti? Come potevano avere 2000 anni prima della nascita di Pitagora conoscenze matematiche ed astronomiche così avanzate? Cosa c'è dentro la stanza segreta, dentro quella grande cavità scoperta nel 2017 in posizione altamente simbolica sull'asse Nord-Sud, impossibile da raggiungere perché lo stretto condotto è sigillato? Forse il famoso “trono meteoritico”? Tante teorie ed infiniti misteri che ritroverò identici in altre parti del mondo, come l'Isola di Pasqua, le rovine Inca in Perù e quelle Maya in America latina; tanti collegamenti tra civiltà totalmente diverse, temporalmente e geograficamente lontanissime tra loro che mai avrebbero potuto entrare in contatto. Enigmi ai quali si potrebbe dedicare una vita intera ed alla fine comunque impazzire. Meglio godersi la vista di questi capolavori e non pensare.

In origine la piramide aveva superficie esterna liscia perché ricoperta da un rivestimento di calcare bianco per riflettere la luce solare e farla sembrare una stella nell'universo; alcune pietre di tale rivestimento sono tuttora visibili vicino alla base. Terremoti e successivi saccheggi poco a poco l'hanno fatta scomparire: oggi molti blocchi di tale rivestimento si trovano in edifici della città di Il Cairo. Alla base della Grande Piramide, un capannone dall'estetica sicuramente discutibile sorge esattamente sul luogo di un incredibile ritrovamento archeologico: nel 1954 un archeologo egiziano, scopre, sepolta in una buca da circa 4.500 anni e scomposta in 1224 pezzi di legno di cedro, la "nave solare" di Cheope con la quale il Faraone probabilmente fece il suo ultimo viaggio da Menfi. Riassemblarla ha richiesto uno sforzo gigantesco, durato un quindicennio nel corso del quale sono stati analizzati antichi rilievi ed i modellini delle navi trovate nelle tombe ed addirittura chiesto consiglio ed aiuto ai costruttori di imbarcazioni sul Nilo, nella speranza che qualcuno avesse conservato qualche nozione dell’antica tecnica navale egizia. Oggi i 45 metri della "nave solare" di Cheope perfettamente riassemblata, sono conservati all'interno del capannone in atmosfera controllata, proprio alla base della Grande Piramide.

Sul lato est si trovano tre piccole piramidi dedicate alla moglie del faraone ed alle sorelle. Puzza di chiuso e muffa ovunque, ma se non si soffre di claustrofobia ed attacchi di panico, vale assolutamente la pena affrontare l’esperienza di scendere all’interno degli stretti e ripidi cunicoli delle piramidi per entrare all'interno delle tombe. Ci si sente un po' Indiana Jones.

La piramide minore della regina

Bel furbacchione indubbiamente Chefren, il figlio di Cheope... promette al padre di costruire una piramide funeraria più bassa ed effettivamente lo fa, mantendendo la promessa soltanto per 3 miseri metri! Però la costruisce in un pianoro sopraelevato di una decina di metri in modo tale da farla sembrare comunque più alta... La Piramide del faraone Chefren è l'unica delle tre che ancora conserva sulla sommità una parte della copertura liscia in calcare bianco di Tura che originariamente ricopriva l'intera struttura.

Un cammello sotto la piramide di Chefren

La terza piramide, quella più a sud, più piccola ed indubbiamente di minor importanza delle tre, venne costruita da Micerino figlio di Chefren.

Ad egual distanza dalle due gigantesche piramidi, nella parte orientale del complesso, c'è il monumento forse più misterioso ed enigmatico dell'intera piana di Giza, la Sfinge. E' la più grande scultura monolitica del mondo essendo lunga ben 73 metri, larga ed alta 20 e rappresenta un leone dal volto umano con il “nemes”, il copricapo del faraone. Enorme, gigantesca. Manca il naso perché un folle sceicco decise nel XIV secolo di distruggerlo: i cittadini del suo regno dedicavano troppe attenzioni ed offerte al grande leone anziché a lui.

Gli egittologi si scannano sulla Grande Sfinge di Giza, hanno detto e scritto il mondo e quell'altro. Le teorie sulla data di costruzione ed addirittura sulla civiltà costruttrice, sull'origine, la funzione, il volto, le dimensioni, le proporzioni della testa rispetto al corpo e l'orientamento verso est, sono pressoché infinite oltreché enormemente interessanti. La teoria più accreditata tra gli archeologi ma anche la più banale e non priva di tante criticità è che la Sfinge sia contemporanea alle piramidi di Giza; essa rappresenterebbe il faraone Chefren e sarebbe stata costruita allo scopo di proteggere e sorvegliare la sua tomba. Molti egittologi sostengono però che il volto della Sfinge fosse quello del padre Cheope. La disputa continua ed i misteri aumentano sempre di più alimentati anche da numerose leggende, tra le quali la presenza di stanze segrete nascoste sotto il corpo del leone. L'unica cosa certa è che la Grande Sfinge di Giza è malata grave, quasi terminale, dunque prima di mettersi a cercare eventuali cunicoli segreti, che comunque sembrerebbero esserci per davvero, è urgente e prioritario effettuare importanti interventi di restauro. La scultura è stata realizzata con pietra di bassa qualità ed ora versa in pessime condizioni perché l'azione del tempo è implacabile e l'erosione della sabbia, degli agenti atmosferici e soprattutto dello smog della vicina megalopoli di Il Cairo è costante. Le zampe, in condizioni abbastanza pietose, sono protette da un rivestimento esterno in mattoni mentre per sostenere la testa, il collo è stato puntellato con un collare di cemento. Purtroppo, diversi interventi di recupero si sono rivelati nel tempo più dannosi e maldestri che realmente benefici.

Gaby, la grande sfinge e la città di Giza nello sfondo

In ogni caso, se la vista e la magnificenza delle tre piramidi e della Grande Sfinge sbalordiscono da qualunque punto le si osservi, l'incuria e la sporcizia del posto lo fanno ancora di più: la spazzatura è ovunque ai bordi della strada e come prevedibile, non sono i turisti a sporcare ma gli stessi egiziani. I cammelli scacazzano dappertutto, i beduini, le guide ed i guardiani stessi bevono e buttano cartacce, lattine e bottiglie di plastica per terra. In tutti i paesi poveri tale comportamento è molto frequente, comune. Direi la norma. A Raja Ampat in Indonesia rimasi inorridito nel vedere locali che in barca bevevano birra e poi affondavano la lattina in mare sopra al reef più bello del mondo. Capisco l'assoluta mancanza di cultura ecologica, non è pensabile averla quando i problemi quotidiani da affrontare sono ben maggiori. Ma inquinando il loro ambiente, la loro casa, compromettono il loro lavoro, l'unica fonte di sostentamento che hanno! Come fanno a non pensarci e non capirlo? Non è una questione di cultura ecologica o meno, ma semplicemente di non sputare controvento. Sono poi riusciti a costruire un parcheggio per auto e pullman proprio tra la piramide di Cheope e quella di Chefren; addirittura poco oltre la Grande Piramide, vedrò un edificio simile ad una lussuosa villa. Per non parlare poi della città che, come già detto, è arrivata quasi fin sotto le piramidi e della discutibile scelta di costruire un capannone a fianco della Grande Piramide per posizionare la barca solare di Cheope. La gestione cairota di tale meraviglia del mondo antico decisamente non è, e non è stata delle migliori. Speriamo che in futuro le cose cambino.

E' ora di partire, la nostra settimana di viaggio è conclusa e nel pomeriggio un aereo ci riporterà a Roma. Tornerò sicuramente in questo paese, Shark, Yolanda e Thomas Reef sono emozioni da riprovare. C'è sicuramente poi grande voglia di approfondire l'incredibile cultura egizia, magari visitando il museo di Il Cairo, purtroppo mancato in quest'occasione. Ma anche Luxor, Assuan, Abu Simbel, Saqqara... Le necropoli egizie sono estremamente affascinanti e tra l'altro non smettono mai di regalare sorprese perché continuamente vengono scoperte nuove tombe, decine se non centinaia di nuovi sarcofagi e resti imbalsamati, suppellettili, manufatti.

Ci rivedremo prima o poi Egitto, terra di piramidi, di faraoni, di sfingi... di grandi misteri ed enigmi tutti ancora da risolvere.

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