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Una foto un viaggio

In questa sezione del blog è presente un brevissimo riassunto delle avventure più interessanti, con i link ai corrispondenti “racconti di viaggio” per chi volesse approfondirne la conoscenza.
Ma vi avverto! I miei testi sono spesso lunghi ed impegnativi dal momento che molte volte introduco importanti temi di storia, di economia e politica, di cultura, scienza o d'attualità. Alcuni di essi addirittura in futuro diventeranno libricini cartacei di una collana. Mi dicono comunque che i racconti si leggono tutti d'un fiato, che sono appassionanti e coinvolgenti. Provare per credere!

Tikal

Tikal, nascosto nella fitta foresta pluviale del Petèn in Guatemala, è senza dubbio il sito archeologico Maya più suggestivo, affascinante e selvaggio d'America.

C'è davvero di che impressionare il routard più incallito: piramidi gigantesche semisommerse dalla giungla, enormi tarantole che attraversano il sentiero, coati dappertutto, il frastuono degli uccelli tropicali, le grida inquietanti delle scimmie urlatrici che dondolano sulla cima di gigantesche ceibe, i ruggiti di giaguari lontani... ed esattamente come ad Angkor Wat, ci si sente un po' come Indiana Jones all'esplorazione di una città perduta.

Entro nel sito la mattina prestissimo alle 5 e mezza. Nessuna immagine, video o parola può minimamente rendere giustizia al panorama fantasmagorico che si gode dalla sommità del Templo IV... impossibile raccontare l'emozione trovarsi improvvisamente, dopo tanto cammino nella selva pluviale primaria in concerto, sotto al maestoso Templo V o nel bel mezzo della Plaza Mayor, in totale e paradisiaca solitudine. Magia allo stato puro.

Un autobus notturno spaccaossa di 10 ore mi riporterà da Flores a Città di Guatemala alla scoperta della bellissima cittadina coloniale di La Antigua.

El Mirador

Nell'angolo più remoto della foresta vergine primaria del Petèn, un centinaio di km a nord di Tikal, nascoste nella Reserva de la Biosfera Maya vicino alla frontiera col Messico, completamente sconosciute ai più, sorgono le piramidi più imponenti del mondo.

Mentre moglie e figli vanno incontro ad Orlando all'uragano Dorian, al 2019 il più forte della storia, io mi unisco ad una spedizione per il sito di El Mirador, 5 giorni di dura marcia nella foresta pluviale guatemalteca con temperature e tassi di umidità infernali. Non è per tutti, si dorme in tenda, non ci si lava, si beve acqua piovana filtrata e si cammina tutto il giorno... il bagno, condiviso con i giaguari, è la foresta; due mule aiutano a trasportare viveri, acqua, tende e sacchi a pelo.

In estremo contatto e simbiosi con la natura, raggiungo con archeologi e scienziati di Fundaeco, le due enormi piramidi triadiche di El Tigre y La Danta, la base di ciascuna delle quali occuperebbe l'intera Plaza Mayor di Tikal...

Isola di Mafia

L'Isola di Mafia in Tanzania, situata nell'Oceano Indiano a circa 25 km dalla costa, è una meta assolutamente fuori dall'ordinario, lontana dai circuiti turistici di massa, dalla finzione e dagli eccessi della vicina e ben più nota Zanzibar. Qui però si respira l'Africa vera.

Mafia è verdissima, alberi di mango e baobab dappertutto, due strade in pessime condizioni, qualche villaggio sperduto, bambini che giocano scalzi, il mercato del pesce in spiaggia e l'andirivieni di pescatori... silenzi infiniti intervallati dalle puntualissime litanie coraniche... curiosità e tanti sorrisi verso i rari viaggiatori che si spingono fin qui. Al largo è presente una bella barriera corallina per fare immersioni e da dicembre a marzo c'è anche la possibilità di avvistare lo squalo balena, animale che inseguo un po' in tutto il mondo. E che personaggi che si incontrano! Conosceremo Connie e Manfred, una coppia di tedeschi che ha mollato tutto per vivere nella giungla di Mafia ed addirittura un “hippo man”, un uomo che parla e vive con... gli ippopotami!

Natale 2019: col il tuk tuk di Humprey, attraversando belle foreste di grandi baobab, raggiungiamo il punto più estremo a nord dell'isola, dove si trova l'antico faro costruito dai tedeschi durante la prima guerra mondiale.

Grande Muraglia Cinese

A Jiankou, in una remota zona montuosa un'ottantina di km a nord di Pechino, si trovano, molto difficilmente accessibili, le autentiche rovine mai restaurate della Grande Muraglia Cinese costruita dalla dinastia Ming.

Il tempo qui si è fermato al XIV secolo, muri e torrette sono pericolanti, la vegetazione ha inghiottito la pietra. Il tragitto, ufficialmente chiuso al pubblico, è assolutamente azzardato e pericoloso. Jiankou è senza dubbio la sezione più impervia e selvaggia del Great Wall, sconsigliata a chi soffre di vertigini e non è in ottima forma fisica: i tratti sono molto esposti e le pendenze sono spesso assurde.

La Grande Muraglia di Jiankou si scala letteralmente mani e piedi, si è soli con la storia, vento gelido sulla pelle, emozione ed adrenalina a mille...

Lapponia

Nel Grande Nord della Lapponia, durante la notte polare quando il sole scompare dietro l'orizzonte, va in scena il più grande e colorato spettacolo del mondo: l'aurora boreale.
L'interazione delle particelle cariche del vento solare con la ionosfera terrestre genera rilascio di energia sotto varie lunghezze d'onda, tra cui anche quelle visibili all'uomo: il cielo si tinge così di mille sfumature di colore rosso-verde-blu, con improvvise tende, spirali e bande danzanti, rapidamente mutevoli nello spazio e nel tempo.

Ad Abisko, nell'estremo nord della Lapponia svedese, esistono le condizioni naturali e climatiche ideali per assistere a questo incredibile fenomeno naturale. Siamo un paio di cento kilometri sopra al circolo polare artico, tra renne, lupi ed alci, vicinissimi alla Norvegia ed all'incanto delle Isole Lofoten, con le sue vette aguzze che si tuffano nel mare, spiagge caraibiche, incantevoli villaggi di pescatori e gli stoccafissi appesi ad essiccare.

Appennino Italiano

Adoro il mare, lo amo visceralmente. Adoro la montagna, la amo visceralmente. Vivo al mare in quel gioiello di cittadina di nome San Benedetto del Tronto, San Beach per noi locali, vicino ad uno dei lungomari più belli d'Italia dove spesso mi sfianco in corse a perdifiato... ma ho anche la fortuna di avere a poche decine di km da casa delle montagne bellissime e diversi parchi nazionali: sci d'inverno pertanto ed escursioni, trekking e scalate il resto dell'anno nel tentativo, abbastanza inutile, di placare il mio bisogno atavico di aria aperta, di brivido, di sport e contatto intimo con la natura.

Le mie montagne sono magiche e mistiche, qui natura, storia e mitologia si intrecciano e le leggende riecheggiano tra le mulattiere, i sentieri ed i borghi incantati incastonati tra le ripide pendici dei monti.

A Pozza-Umito, frazione di Acquasanta Terme è presente un piccolo grande cimitero partigiano a ricordare che questi sono anche i luoghi della memoria, della strenua, eroica resistenza partigiana contro l'orrore nazi-fascista.

Papua indonesiana

Diverse volte nella mia vita ho avuto l'incredibile fortuna di nuotare con il pesce più grande del mondo, lo squalo balena. Non c'è probabilmente esperienza più forte ed intensa che un amante del mare possa fare: l'emozione di trovarsi a pochi centimetri da questo gigante del mare tanto maestosamente stracolmo di potenza quanto pacifico, è a dir poco incontenibile e minimamente paragonabile a null'altro...

Il primo incontro è avvenuto in Messico nell'incantevole isoletta di Holbox. Alle Galapagos l'ho intravisto in immersione ma da molto lontano mentre ad Asdhoo nelle Maldive l'ho mancato... pazzesco invece a Tubbataha nelle Filippine, ben tre immersioni distinte nel sito di Delsan Wreck saranno da infarto assoluto... nell'isola di Mafia in Tanzania ne avvisteremo tanti e passeremo un'intera mattinata con loro. Ma è nella remota Nuova Guinea, in uno dei luoghi più sperduti ed irraggiungibili del pianeta, conosciuto solo grazie ad un articolo scientifico letto per caso, che l'esperienza ha raggiunto picchi di estasi inimmaginabili.

Abbiamo incontrato gorano con luna piena ed è stato davvero un mezzo miracolo, sia vederlo che sopravvivere al viaggio in barca... In quell'incredibile posto, in gran parte ancora inesplorato, dove ancora oggi, su per le montagne, vivono popolazioni indigene cannibali, torneremo soltanto pochi mesi dopo per reincontrare gorano con luna nuova. Esperienza semplicemente, assolutamente... psichedelica.

Isola di Pasqua

Sono le 7 di mattina a Lima in Perù e già c'è un traffico infernale, con l'aria irrespirabile... sono in ritardo, totalmente bloccato dentro un pullman scassato direzione aeroporto, compresso come una sardina insieme ad un altro centinaio tra persone, galline, maialini, pacchi e pacchetti.

Una corsa pazzesca contro il tempo... ogni aereo che prendo, non so perché, ma va sempre così! Non ho il biglietto ma so che alle 8, tra meno di un'ora, parte un cessna per Iquitos, la porta dell'Amazzonia: se arrivo al check-in 20 minuti prima del volo, allora posso farcela visto che non ho con me alcun bagaglio da stiva.

L'idea è imbarcarmi in un battello passeggeri e navigare tutto il Rio delle Amazzoni fino all'Oceano Atlantico passando per Manaus e Santarèm in Brasile, dormendo in amaca sul ponte insieme agli indigeni locali; e magari chissà, riuscirò anche un paio di giorni ad avventurarmi dentro la selva pluviale primaria.

L'aereo però lo perdo. Oggi la puntualità spacca il secondo! Ma sto in Svizzera o in Perù??? C'erano anche posti disponibili... domani invece no, il volo è pieno e dopodomani non parte... Che sfiga, che delusione... Non posso aspettare oltre, ho solo una settimana di tempo e devo tornare in Messico dove mi attendono moglie e figli per poi tornare insieme in Italia. Amazzonia mi dispiace, sarà per la prossima volta, se mai ci sarà...

E adesso che faccio? Dove vado? Salar de Uyuni, deserto di Atacama in Cile, qualche ascensione su una vetta della Ande? Bolivia? L'unica cosa certa è che a Lima, in questo schifo di città, io non voglio restarci un solo minuto in più.

Vado a prendermi un caffè, pensando tra me e me che oggettivamente non può sempre andarmi tutto bene in viaggio... Sempre al limite, sempre di corsa, sempre sul filo del rasoio, con aerei, pulman presi per miracolo e l'improvvisazione più estrema e totale. Gaby ne sa qualcosa...

Mi giro. A poche decine di metri dal bar, Lan Chile sta imbarcando passeggeri per Easter Island. Mmhmm... Easter Island... Easter Island... Ma che cacchio è Easter Island? Ancora evidentemente dormo. Noooo! Non è possibile! Easter Island è l'Isola di Pasqua! Non credo ai miei occhi perché questo volo, piuttosto caro tra l'altro avendo la LAN il monopolio sulla tratta, parte solo una volta a settimana da Santiago del Cile. Chiedo conferma. Tutto vero! Oggi e solo oggi c'è un diretto Lima - Hanga Roa. Segno del destino: non dovevo andar in Amazzonia ma all'Isola di Pasqua... A check-in quasi terminato spunterò un last-second a dir poco eccezionale. L'angelo custode è sempre con me!

E così, senza volerlo, senza averlo programmato né minimamente immaginato, mi ritrovo, a fine gennaio del 2011, dopo quasi 6 ore di Boeing 767 a 800 km orari, tra le misteriose statue giganti monolitiche ed antropomorfe della surreale Isola di Pasqua, Rapa Nui in lingua nativa, nel luogo più isolato del mondo, il più lontano da qualsiasi terra abitata. Un viaggio su Marte, più che sulla Terra.

Come sono giunti i pasquani fin qui? Chi erano, come vivevano e perché si sono estinti? Come hanno fatto a costruire, e soprattutto a trasportare attraverso pendii, colline e terreni irregolari, i pesantissimi moai senza conoscenze tecniche e strumenti tecnologici? Perché una tale ossessione nel costruire statue giganti dalle lunghe orecchie?

Angkor Wat

Tiziano Terzani, in un suo famoso libro definì Angkor Wat «uno di quei pochi, straordinari luoghi del mondo dinanzi ai quali ci si sente orgogliosi d'esser membri della razza umana; uno di quei posti dove la grandezza è in ogni pietra, in ogni albero, in ogni boccata d'aria che si respira».

Passeggio tra le rovine dei templi inghiottiti dalla foresta, osservo i volti inquietanti delle guglie del Bayon, mi immergo nella magia delle rovine del Ta Phrom inghiottite da gigantesche radici di alberi... tre giorni di pura avventura alla Indiana Jones nella giungla macinando kilometri con la mia bicicletta sotto una pioggia scrosciante ed un'umidità altissima.

Ma la mia mente è turbata, la mia anima è ferita, sconvolta e fortemente scossa da quello che ho visto, dalle persone incontrate, dai musei della guerra e delle mine di Siam Riap... sì, perché un viaggio in Cambogia è oggi, soprattutto un viaggio nell'orrore Khmer, nell'orrore del più folle, sconosciuto e sottovalutato genocidio comunista della storia dell'umanità.

Soltanto poche decine di anni fa, nel 1975, l'intera popolazione della capitale Phnom Penh veniva totalmente evacuata e trasferita nei campi e la paranoia di Angkar si abbatteva con una furia inaudita ed una violenza inimmaginabile sul suo stesso popolo. A Toul Sleng incontro Bou Meng, uno dei pochissimi sopravvissuti ai campi di sterminio di Pol Pot: comprerò e leggerò il suo libro. Sconvolgente. Visito i Killing Fields appena fuori Phnom Penh: le immagini dei crani dei bambini fracassati contro gli alberi ancora tinti di rosso di Choeung Ek, ancora oggi mi tormentano.

Tornerò in Italia ma la giungla di Angkor Wat mi lascerà un bel ricordino...

Safari in Tanzania

Il nord della Tanzania ospita i parchi più famosi dell'intero continente africano e secondo molti sono anche paesaggisticamente i più belli e con maggior concentrazione di fauna: il Tarangire, il parco dei "giganti" dove regnano incontrastati baobab ed elefanti, il Serengeti, con la sua infinita savana teatro della più impressionante migrazione ciclica dell'intero globo terrestre e l'incredibile cratere di Ngorongoro, considerato, assolutamente non a torto, l'ottava meraviglia del mondo. Un safari qui è un'esperienza unica, semplicemente pazzesca, da "once in a lifetime" con la costante sensazione di esser dentro un documentario di Quark o NatGeo...

Una jeep piuttosto vecchiotta e scassata, viveri per 3 giorni, sacchi a pelo, tenda 4 posti e via nel regno di Simba, all'interno del set del Re Leone alla caccia fotografica dei "big five", tra acacie, baobab, praterie infinite e tramonti infuocati...

Selous Game Reserve

Il Selous Game Reserve è la più grande area protetta del mondo, un universo selvaggio di struggente bellezza e grande varietà paesaggistica in un'estensione paragonabile all'intera Svizzera. Del tutto sconosciuto ai più, la densità turistica è assolutamente ridicola e minimamente paragonabile a quella dei più noti e costosi parchi del nord anche a causa della presenza della mosca tse-tse che limita la presenza umana nella zona.

Sette ore di fatiscente pullman in fatiscenti strade da Dar Es Salaam ammassato all'inverosimile con bestie e persone e sono nel cuore della riserva, in riva al fiume Rufiji. Dormirò 2 notti in tenda in uno dei luoghi più remoti e romantici del pianeta, nella magia dell'Hippo camp... ippopotami ed elefanti a farmi compagnia fuori la tenda ed una voglia matta di rimanere lì per sempre... .

New York

Ci siamo conosciuti a Roma. Io lavoravo da ricercatore ad un istituto del CNR, lei studiava e faceva la schiava nei call center di Fastweb a 4 euro l'ora... poi arrivò il momento fatidico: una chiamata dal governo messicano nello stato di Guanajuato e via si riparte. Storia d'amore forse al capolinea. Ci vediamo a New York nel 2007, un biglietto economico fuori stagione ci fa reincontrare a metà strada. E' febbraio e "la grande mela" è gelida e così ci alterniamo tra zuppe calde nei tanti localini di fast food, effusioni amorose per scaldarci un po', spettacoli teatrali a Broadway e la visita ai musei più belli, come quello di storia naturale e soprattutto il MoMA, dove ammireremo alcune delle opere d'arte più famose ed importanti del mondo: la notte stellata di Vincent Van Gogh, Le Ninfee di Claude Monet, La Persistenza della memoria di Salvador Dalì e Les Demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso.

Avevo visto le torri gemelle in piedi prima del 2001... il ricordo è indelebile. Ero sotto di loro, le potevo toccare ed alzando lo sguardo al cielo vedevo un enorme muro di vetro ed acciaio senza fine con la sommità avvolta dalle nuvole... ora sono di fronte al cratere di Ground Zero, sei anni dopo la data che ha cambiato per sempre la storia dell'umanità, e ripenso all'orrore che fu.

Io e Gaby, dopo aver amoreggiato a sufficienza, ripartiremo nuovamente verso diversi lidi. Chissà se ci reincontreremo più...

Stonehenge

Ieri ero davanti a sua maestà Roger Federer nel tempio di Wimbledon con i miei amici Carlo Fazzini ed Ivano Ruggeri, oggi dovevo essere a Stonehenge... ed invece sono al gelo a dormire per terra con un clochard locale a Waterloo Station: ho un problema nel prelievo di contante perché la carta non viene letta, manco a dirlo non ho un alberghetto prenotato e pagato, ed ho pure finito i contanti! Il treno per Salisbury partirà domani mattina presto e forse potrò pagare in biglietteria con la Visa... lo spero! E così non ho altra alternativa che passare la notte qui, dentro la stazione.

Conosco un barbone. Si chiama John, un ex squalo della finanza della City caduto in disgrazia. Ha trascurato la famiglia per il lavoro ed è rimasto solo, solo con la sua bottiglia di whisky. Ha perso tutto. Il capitalismo è così signori: a lui devi dare tutto, anche la tua anima. Ti spolpa vivo, illudendoti e drogandoti con un'effimera felicità basata su iperconsumo e falsi bisogni; poi quando non servi più ti butta nel cesso esattamente come un qualsiasi prodotto. Perché l'uomo nel capitalismo non è né più né meno che una merce.

Una guardia inglese ci ha preso di mira, ci rompe continuamente il cazzo facendoci uscire dalla stazione, ma fuori fa freddo e piove. Notte da incubo... E' luglio qui in Inghilterra ma sembra di esser a Milano a dicembre! La carta la mattina successiva non passerà (plafond esaurito!) e con grande rammarico dovrò rinunciare ai miei piani megalitici. Sigh sigh!

Stonehenge riuscirò a visitarla soltanto molti anni dopo, nella folle estate del 2020. Sempre da "barbone" però... sì, ora ho una barba lunghissima, oscena, alla Osama Bin Laden, segno del mio lento recupero psico-fisico.

Bali

Ho un feeling particolare con l'Indonesia ed il suo splendido popolo. Tra tutti i paesi visitati del sud-est asiatico, è senza dubbio quello che preferisco. E' un paese enorme, estendendosi lungo l'equatore su una distanza paragonabile a quella tra Italia ed India! Con oltre 17.000 isole la maggior parte delle quali disabitate ed al centro del triangolo dei coralli, è il paradiso dei sub. Il mio paradiso, indubbiamente la miglior destinazione subacquea del mondo, con i picchi assoluti dell'arcipelago di Komodo, del Sulawesi e di Raja Ampat.

Il Coral-eye di Bangka a nord di Manado, è stata la prima tappa di un primo lungo ed avventuroso viaggio in Indonesia con Gaby ed i bambini che ci ha portato fino alla remota Papua nella Nuova Guinea, seguita da tre giorni di puro relax nell'isola degli dei, a Bali, tra risaie e templi. Quest'isola così suggestiva e mistica, regno dello yoga, del cibo vegan e dei trattamenti di bellezza, è l'unica regione induista dell'intera Indonesia, di fede prevalentemente musulmana: i templi sono dappertutto, nella giungla, nei villaggi, in ogni abitazione o negozio, nei laghi, sul mare...
Siamo al Pura Tirta Empul, di fronte alla vasca della fonte sacra balinese: l'acqua sacra viene incanalata e zampilla in grosse vasche balneabili. Io e Leonardo faremo abluzioni con i locali per purificare la nostra anima...

Komodo

Mio figlio Leonardo torna da scuola piangendo. Frequenta la prima elementare ed è appassionatissimo del cartone animato "Dragon Trainer". Ma scuola i compagnetti gli hanno detto che i draghi non esistono e lui ora è disperato. Non sapevo che fare e cosa dire per consolarlo.

«Leonardo i draghi esistono!» me ne esco improvvisamente... «Scommetti che te ne farò vedere uno vero dal vivo? Non sputa fuoco e non può più volare ma è un vero drago, enorme e cattivo!» Singhiozzando smise di piangere ed il suo volto improvvisamente s'illuminò. Il viaggio nell'incanto dell'arcipelago di Komodo alla ricerca degli ultimi dinosauri viventi, cominciò da quella frase. Detto, fatto! Dal pensiero alla pratica per me è un attimo e soltanto due mesi dopo, finita la scuola, eravamo su un aereo della Qatar direzione Jakarta.

Il parco nazionale dell'arcipelago di Komodo si trova nella parte meridionale dell’Indonesia, nel mar di Flores tra le isole di Flores e di Sumbawa: è un paradiso naturalistico e subacqueo assoluto con splendide spiagge disabitate, isolette incantate, natura incontaminata ed un mare meraviglioso... e poi che fondali! Senza alcun dubbio, alcuni dei migliori diving spots del mondo sono qui. A Batu Bolong farò l'immersione più bella della mia vita. Un trip di acido.

Normandia

Serviva il Covid e questa situazione mondiale da post disastro nucleare per riuscire a salire sulla Torre Eiffel. Delle tante volte che ero stato a Parigi mai ero riuscito nell'intento, sempre scoraggiato dalle interminabili file. Stavolta però la città è semideserta: la pandemenza è riuscita a penetrare nei cervelli delle persone più che nei polmoni, distruggendo ogni sorta di residuo spirito critico ed autonomia di pensiero. Ma noi non siamo ipocondriaci, ce ne sbattiamo altamente di museruole, lockdown, distanziamento sociale, amuchina, sieri genici sperimentali killer e tamponi farlocchi... e così senza nemmeno un minuto di attesa conquistiamo i 330 metri della torre di ferro prima che anche lei chiuda per Covid l'accesso ai turisti; entriamo anche ai musei del Louvre e del D'Orsay per poi trasformarci in un localino di Monmartre in tifosi sfegatati del Paris Saint-Germain impegnato nella finale di Champions contro il Bayern Monaco.

Lasciamo "La Ville lumière" per fare un doloroso tuffo nel passato in Normandia nelle spiagge dello sbarco, nei luoghi del DDay. Impossibile davvero resistere al fascino di questa incantevole terra: scogliere bianche a picco sul mare sempre in tempesta, castelli, pascoli verdi, borghi meravigliosi come Honfleur ed Étretat immortalati dai grandi dell'impressionismo... bellezza e storia ovunque.

A Veules Le Roses ho lasciato il cuore, che incanto! Un gioiellino di paese affacciato su una spiaggia infinita dalla sabbia fine protetta da alte falesie bianche e verticali. Che bellissime camminate e corse a perdifiato ho fatto qui! Ovviamente sempre ben attento alle maree che in quest'area del mondo sono impressionanti... a Mount Saint Michel ad esempio, una delle 7 abazie allineate lungo la linea sacra di San Michele, il dislivello delle acque può raggiungere i 15 metri!

Ma il nostro intenso viaggio in camper nell'Europa del nord sta terminando... manca una sola tappa per chiudere il cerchio e nessuno lo sa... E' sabato e sono ancora in Normandia, lunedì mattina 1 settembre devo riconsegnare il camper ma ho una promessa da rispettare... sì, sarà massacrante ma posso farcela. Nonna, ti porto a Lourdes!

Scozia

Ho sempre desiderato visitare due regioni in particolare del Regno Unito: l'estremo sud e l'estremo nord, ovvero Cornovaglia e Scozia. Eh sì, sono fatto così, niente vie di mezzo, sempre agli estremi. L'occasione si è presentata con l'incredibile viaggio in famiglia con il camper della folle estate 2020: dopo aver attraversato Belgio e Francia, passeremo da Capo Lizard nell'estremo sud dell'Inghilterra alle Isole Orcadi tra i relitti di Scapa Flow, da sempre un mio grande obiettivo subacqueo!

Che terra magica la patria di Braveheart! Leggende a non finire, castelli diroccati ed infestati e quell'incredibile mix tra storia ricchissima e natura rude e selvaggia con nuvoloni sempre carichi e minacciosi. Edimburgo la dark è la porta d'ingresso della Scozia: città romantica e misteriosa, fascinosa, tetra e medioevale come poche altre... qui il tempo sembra davvero essersi fermato... Harry Potter non poteva che nascere qui!

L'apoteosi paesaggista del paese si raggiunge sicuramente nelle highlands, uno dei territori più incontaminati d'Europa con falesie a strapiombo sulla costa, brughiere, lande verdissime e deserte (a parte milioni di pecore), laghi romanticissimi circondati da vette aguzze... difficile da credere ma le spiagge della costa ovest della Scozia sono tra le più belle che io abbia mai visto... se solo l'acqua fosse meno gelida! E poi i castelli scozzesi... Che incanto l'Eilean Donen! Troverò un parcheggio fantasmagorico, un posto incredibile in riva al lago, in totale solitudine a poche decine di metri dal castello più fotogenico di Scozia... il panorama è irreale. Siamo soli, monto il tavolino da pic-nic e birra blanche gelata in mano aspettiamo il tramonto. Poesia, magia, felicità.
Dormiamo con vista Eilean Donen. E' mattina presto e tutti ancora dormono. Esco, caccio il pianoforte e suono il mio amato Yann Tiersen.

Machu Picchu

Gli alieni esistono? Hanno mai visitato la terra? Sono tra noi? Razionalmente in un universo con centinaia di miliardi di galassie ognuna delle quali contiene miliardi di stelle, è assolutamente improbabile pensare che la terra sia l'unico pianeta dove si sia evoluta la vita... La prima volta che ho pensato seriamente alla possibilità che in passato forme di vita extraterrestri ci abbiano fatto visita è stata nel mio viaggio in Perù alla scoperta di una misteriosa civiltà precolombiana.

Cuzco, la capitale storica degli Incas fino alla conquista degli spagnoli, è la porta di accesso al vero cuore e centro dell'impero Inca: la valle del fiume Urubamba, che si credeva fosse il riflesso terrestre della via lattea. Il mio viaggio attraverso la valle sacra degli Incas, toccherà i paesi di Pisac ed Ollantaytambo e si concluderà in bellezza raggiungendo una delle sette meraviglie del mondo moderno: appollaiata su un pianoro erboso a circa 2500 m di altitudine e circondata da verdi montagne aguzze nelle Ande peruviane, perennemente avvolta da nebbia e foschia che le conferiscono ancora più fascino e mistero, è davanti ai miei occhi sbalorditi ed estasiati la città perduta degli Incas, Machu Picchu, ultimo baluardo dell'impero.

Raja Ampat

Mi sono immerso in molti dei diving spots più incredibili del mondo: tra gli squali martello delle Isole Galapagos ed i moai sommersi dell'isola di Pasqua in Polinesia, nel Great Blue Hole del Belize, nei reef maldiviani con acqua calda e grande visibilità e nei laghi italiani scuri e gelidi con muta stagna e bibombola 12+12... nei cenotes del Messico ed negli invasi idrici gelidi e cristallini dell'Appennino come Capodacqua, l'Atlantide d'Abruzzo... nei Caraibi in Messico, Cuba, Nicaragua e Costarica, nella mia amatissima ed inarrivabile Indonesia nel Sulawesi e nell'arcipelago di Komodo... sono arrivato fino all'incredibile reef di Tubbataha, sperduto nel Mar di Sulu delle Filippine in mezzo all'oceano ad est di Palawan... nelle isole italiane, nei relitti della Sardegna come in quelli di Malta, nelle barriere coralline di Tiran e Ras Mohamed in Mar Rosso.

Ebbene, molti mi chiedono quale sia stato il mio paradiso subacqueo assoluto, il luogo a cui penso ogni volta (capita spesso... ) che voglio fuggire dalla quotidianità e perdermi nel blu... Un solo nome: Raja Ampat, i quattro re in indonesiano, il luogo al centro del triangolo dei coralli con la maggior biodiversità marina al mondo.

Salgo con Gaby ed i bimbi su una terrazza panoramica mediante una scalinata di legno: grandi formazioni rocciose a forma di panettone coperte da alberi emergono dall'acqua color verde smeraldo. Siamo a Piaynemo nell'isola di Groot Fam ed i miei occhi si illuminano d'immenso.

Costarica

Notte d'inferno al Corcovado... sono arrivato da poco a Carate con un camioncino da Puerto Jimenez e nell'unica baracca esistente, le tre amache all'interno sono occupate. Porcaccia troia, devo passare la notte all'aperto nel luogo, insieme al Madidi in Amazzonia, biologicamente più ricco del pianeta... il che significa, tradotto, bestiacce piccole e grandi praticamente dappertutto. La scortesissima signora della baracca, mi dice tra l'altro di stare ben attento perché sono frequenti assalti da parte di indigeni.

Provo a dormire con un coltellino ben stretto nella mano... buio pesto e rumori infernali dalla giungla e dal mare adiacente, mi gratto in continuazione, fa freddo... è come se qualche animaletto mi stesse mangiando ed entrando nella carne... La mattina seguente mi sveglio con la schiena coperta di bolle ed un prurito infernale. Un ragazzo del posto che mi farà da guida, dice che sono pulci, possono dar febbre ma in un paio di giorni dovrebbe passar tutto. Merda.

Così con poco più di un'ora di sonno, il corpo coperto di bolle ed una probabile febbre in arrivo parto per una impegnativa spedizione nel luogo più selvaggio dell'America centrale, in un'area in buona parte inesplorata della foresta pluviale del Costarica tra aramacao, aquile, formichieri, tapiri e giaguari, bradipi, maiali selvatici e scimmie cappuccino...
Dalla punta inferiore del Costarica, comincerò poi una lenta risalita a Nord che mi porterà a surfare nella tribale Dominical, visitare il parco di Manuel Antonio e dell'Arenal ed immergermi con gli squali toro a Playa del Coco nel Guanacaste. Costarica, ¡Pura vida!
Autobus scassati da Liberia e vari mezzi di fortuna mi porteranno successivamente in Nicaragua alla scoperta della bellissima cittadina coloniale di Granada, la Gran Sultana.

Kilimangiaro

Il mio 2020 è cominciato alla grande... in vetta al Kilimangiaro, 5895 m, la montagna più alta del continente africano ed una delle Seven Summits. Sei giorni di ascesa attraverso la più suggestiva, impegnativa e scenografica delle vie, la Machame Route con pernottamento in tenda e sacco a pelo.

La conquista dell'Uhuru Peak richiederà grande forza di volontà e darà fondo a tutte le mie energie residue... il mal di montagna sopra i 5000 m sarà violento ma soprattutto una maledetta larva migrans presa a Mafia mi creerà grandi problemi al piede sinistro... a complicare tutto una brutta tempesta il giorno della vetta con visibilità annullata, vento fortissimo e temperatura gelida di meno 30. Ce la farò nonostante tutto ed anche a tempo di record.
Quel giorno sarò l'unico ad arrivare in cima.

Guanajuato

All'IMUG, l'Istituto della Mujer Guanajuatense, chiamavano Gaby la formica atomica, un'energia e carica esplosiva in un piccolo corpo... la accompagnavo a conferenze per lo stato di Guanajuato e così ho girato i paesini più sperduti, più autentici e conosciuto los pueblos fantasmas de Mexico.

Un bacio portafortuna al Callejon del beso e l'8 Novembre 2008, stesso giorno del battesimo di Leonardo, ci sposiamo al Templo Hospital de Marfil nell'incanto di Guanajuato, la più bella del reame... fiesta a tutta tequila poi alla Casa Colorada, in un salone vetrato dal quale si ha vista dall'alto sul paese semplicemente fantasmagorica.

Sì, la bellezza di Guanajuato è abbagliante: nelle sue stradine strettissime e supercolorate, tanto strette che ci si può baciare da balcone a balcone, si passa sbalorditi di meraviglia in meraviglia tra chiesette barocche, balconi ferro battuto, piazzette incantate e cornicioni scolpiti. Ogni volta che torno in Messico fuggo da Leòn e mi perdo tra i sui callejones: salgo al Pipila, torno in Plazulela San Fernando per una michelada gelida, entro al mercado Hidalgo per due tacos, mi siedo tra i gradini del Teatro Juarez osservando l'umanità in movimento... ed ogni volta l'emozione è maggiore.
Amo immensamente Guanajuato: la più bella ed incantata cittadina coloniale dell'intero continente americano è senza alcun dubbio il luogo del Messico a cui sono più legato.

Chichén Itzá

Molte delle piramidi più impressionanti del mondo sono in Messico: sono strutture a gradoni con templi costruiti sulla sommità, inseriti spesso in complessi archeologici sbalorditivi la cui visita è un viaggio indietro nel tempo pieno di fascino e mistero.

Il complesso di Teotihuacan vicino la sterminata capitale chiamata non a torto El monstruo, è stato il primo che ho avuto modo di visitare nei miei tanti viaggi in Messico. Al centro svetta la gigantesca piramide del Sole: obbligatorio salire i suoi 243 gradini per ammirare dall'alto uno dei panorami più belli del continente americano; la larghissima "calzada de los muertos" è l'asse principale di 4 km che taglia in due la città, unisce la Piramide del Sole a tutti gli altri edifici e termina in Plaza della Luna sulla quale si erge la maestosa piramide della Luna. Che vista pazzesca... l'emozione provata lassù metterà un tarlo nel mio cervello che mi porterà a visitare successivamente molte altre rovine archeologiche in Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador e Belize.

Gran parte dell'incredibile fascino di questi siti spesso dipende dall'ambiente naturale nel quale sono inseriti: il sito di Palenque nel Chiapas, territorio dove una volta operava l'EZLN del Subcomandante Marcos, è totalmente immerso nella foresta pluviale, si passeggia tra tarantole ed urla inquietanti delle scimmie urlatrici sentendosi un po' Indiana Jones... così a Yaxchilàn e Bonampak nella selva Lacandona sul Rio Usumancita... così nella selvaggia Cobà nell'entroterra della meravigliosa Tulum dove invece, si trovano le uniche rovine Maya sul mare. E che mare... che sabbia di borotalco! Che colori!

Le piramidi Maya dello Yucatán sono in ogni caso le più note e visitate di tutto il Messico. Con Leonardo mi trovo a Chichén Itzá sotto la piramide di Kukulkan detta "El Castillo", una delle 7 meraviglie del mondo, braccia al cielo urlando al mondo la nostra gioia!

Everest Base Camp

Mio nonno Mimì è morto da poco, ma i suoi messaggi in questa settimana sono sempre più insistenti. Mi sta facendo capire in tutti i modi possibili che devo fare quel viaggio a cui ho rinunciato l'anno precedente per l'aggravarsi delle sue condizioni. Da non credere! Non è suggestione, è un bombardamento davvero!
Sì nonno, lo farò. Seguirò la via che mi hai indicato... e ti porterò con me. Da Lukla, la porta del Khumbu, comincio così un emozionantissimo trekking spaccagambe, anche 8-10 ore al giorno, tra paesaggi himalayani di indescrivibile bellezza ... verso la dea madre dell'universo. Insieme a me, i veri re incontrastati del Khumbu, gli yak e gli sherpa.

Riuscirò addirittura a suonare un pianoforte a coda sopra Namche Bazaar, a 4000 metri d'altitudine! Da non credere... Giuro, una delle emozioni più belle della mia vita... Suonerò per gli sherpa locali Oltremare, con l'Everest, il Lothse e l'Ama Dablam sullo sfondo. No vabbè...

A Khumjung, un bellissimo villaggio sherpa, entrando in un monastero buddhista, scopro uno scalpo perfettamente conservato di uno Yeti, il famoso "abominevole uomo delle nevi", della cui esistenza gli sherpa non hanno alcun dubbio... per noi uno dei più grandi misteri della regione del Khumbu, per loro invece solo un animale umanoide raro e molto difficile da avvistare, che frequenta le nevi perenni himalayane.

Nonostante la sberla paurosa di Dingboche, ce la farò a rispettare l'infernale tabella di marcia che mi ero imposto e riuscirò ad arrivare alla sommità del Kala Patthar, 5643 m, dove si ha la vista più bella della zona della morte dell'Everest... Proseguo per il mitico Campo Base tagliando poi verso i laghi di Gokyo attraversando il Cho La Pass ed il terribile Ngozumpa Glacier, per ammirare in cima al Gokyo Ri quello che probabilmente è il panorama alpinistico più bello del mondo.
Sono contentissimo... Ho fatto un autentico miracolo! In soli dodici giorni e svariate notti ipossiche sopra i 4500 in luride ghiacciaie a meno 20 con mal di testa da martello pneumatico e nausee dovuti alla carenza d'ossigeno, ho completato un trekking che normalmente ne richiede venti! Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti nel tempo pianificato e così posso scendere in picchiata, per una bella e meritata bevuta all'Irish Pub più alto del mondo, in compagnia di... un asino.

La tappa finale del mio viaggio in Nepal è la capitale e la sua valle, Kathmandu. Il solo nome mette i brividi a qualsiasi viaggiatore incallito evocando magia, stupore, mistero e spiritualità. Conoscerò un terrificante "scimmione" ed una Dea bambina. Visiterò gli stupa più famosi, prima di immergermi nella mistica atmosfera di Bhaktapur, la cittadina più bella, medioevale e misteriosa della valle.

Il mio viaggio in Nepal era cominciato con la morte di mio nonno, e non può che finire sulle rive del fiume Bagmati, affluente del Gange, tra le pire funerarie di Pashupatinath, la Varanasi indiana del Nepal, con una riflessione conclusiva sull'incredibile mistero della vita e della morte.

Strasburgo-Bruxelles

Un enorme e sentitissimo vaffanculo dal più profondo del mio cuore a quell'aborto nazista, anticostituzionale, antidemocratico e neo-liberista che prende il nome di Unione Europea, la più gigantesca macchina di redistribuzione della ricchezza al contrario, dal basso verso l'alto, mai concepita dall'uomo.

Sono davanti a palazzo Berlaymont, un orrore di vetro ed acciaio sede della Commissione Europea, sorseggiando una blanche gelata. Volevo vedere e studiare il nemico da vicino, entrare nei suoi palazzi e vomitargli addosso tutto il mio disprezzo, il mio schifo, il mio odio viscerale... e soprattutto cercare di trasmetterlo ai miei figli. Così, le prime due tappe di un lungo viaggio in camper fino alle Isole Orcadi in Scozia, saranno prima Strasburgo e poi Bruxelles, nelle case del diavolo, a fare corna e diti medi all'UE: i bambini si divertiranno tantissimo a fare gestacci senza farsi vedere dalle guardie... ed io porterò sempre nel mio cuore una spettacolare foto di entrambi di fronte al parlamento UE.

A Bruxelles, ben nascosto ed inaccessibile, c'è anche il quartier generale della NATO, la più grande istituzione imperialista, guerrafondaia e neocolonialista del mondo, a dimostrazione per chi ancora non l'avesse capito, che liberismo ed imperialismo sono facce di una stessa medaglia: il legame UE-NATO, evidentissimo nell'ideologia di fondo, è tra l'altro sancito e ribadito nei trattati stessi.

Ok, adesso però basta, andiamo via da questo schifo! Rifacciamoci occhi, mente ed anima e torniamo in sintonia con la bellezza! E così, ad un centinaio di kilometri dal Manneken-Pis, ci rifugiamo nell'incanto di Bruges...

Lampedusa

I poveri cristi dei migranti, in gran parte giovani tunisini e bengalesi maschi, poracci, pensano di trovare da noi l'eldorado e spinti da trafficanti di uomini senza scrupoli, con la complicità di ONG extragovernative pagate da pseudo-filantropi di molto dubbia moralità e poco chiari obiettivi, affrontano il viaggio della speranza in barconi a perdere... una vera e propria tratta degli schiavi 2.0 da cui tutti guadagnano, finalizzata alla creazione da parte della classe dominante di un "esercito industriale di riserva" di marxiana memoria da sfruttare senza limiti, favorendo oltretutto il conflitto orizzontale tra gli ultimi in una specie di lotta di classe al contrario tra i migranti e classi lavoratrici autoctone.

Di fronte a questa indicibile tragedia che si consuma giornalmente in questa remota isoletta italiana c'è un solo, unico responsabile: il sistema capitalista, neoliberista, neocolonialista ed imperialista, con i suoi due bracci armati UE e NATO, che ha causato tutte le guerre in Africa e nel Mediterraneo e che semina povertà e disuguaglianza nel mondo, sfruttamento delle classi lavoratrici ed oppressione dei popoli.

Sono a Lampedusa in un weekend di fine Settembre e l'isola è al collasso perché la settimana scorsa sono sbarcate 3000 persone; non sanno più dove metterli, migranti e barconi... così i migranti li trasferiscono al largo su una nave quarantena ed i barconi li abbandonano un po' dappertutto.

Vado a Capo Ponente. Divieto d'ingresso e sorveglianza armata. Affanculo voi e le armi, me ne sbatto ed entro. Voglio vedere con i miei occhi e conoscere. In area militare dismessa, in attesa di uno smaltimento perennemente rimandato, decine di barconi con scritte arabe accatastati uno sopra l'altro. Ovunque calzini, zainetti rosa di bambine, scarpette, giubbotti di salvataggio corrosi da salsedine ed intemperie... per la gioia di filantropi vari e della ipocrita, neoliberista, europeista ed atlantista sinistra radical-chic italiana che oramai schifo sempre di più con tutto me stesso.

Galapagos

Non ci credo... Esterrefatto da cotanta stupidità... sei un coglione Stè, ti sei fatto fregare come un idiota qualsiasi! Sono in un quartiere malfamato di Quito in Ecuador e mi hanno appena derubato con la complicità di una ragazza benvestita ed affascinante. Doppiamente idiota. Una ti fa gli occhi dolci, due tette in mostra e tu abbocchi come un pesce lesso... Va beh, pazienza... nello zainetto rubato non c'era un cazzo di niente, un paio di mutande, una maglietta, il computer subacqueo. Null'altro. Il minimalismo soprattutto in viaggio è il mio credo... pazienza... meno male, va beh dai, non è successo niente...

Poi un bestemmione tuonante (se esisti Signore perdonami... ) squarcia il cielo di Quito. Il passaporto. Porcaccia troia il passaporto!!!
Cominciano così, nel peggiore dei modi, le mie due folli settimane in Ecuador. Un iter burocratico lungo con l'ambasciata italiana e qualche santo in paradiso (zio Massimo grazie ancora... ) mi consentiranno in ogni caso di poter viaggiare nel paese. Deciderò di tentare la scalata del Cotopaxi, un cono perfetto della bellezza di 5.872 m di altezza, il terzo vulcano più alto del mondo: sono già ben acclimatato,vengo da una settimana di allenamento ai 2000 m di Leòn in Messico ed in 4 giorni dovrei riuscire a scalare un quasi 6000. Così sarà, con mia enorme soddisfazione. Il tarlo in testa dell'alpinismo di alta quota nascerà proprio da questa esperienza.

Al mio ritorno a Quito fortunatamente il visto per poter viaggiare in aereo dentro al paese sarà pronto: così passerò dal collo della luna alle Galapagos. Il sogno naturalistico di una vita si è avverato, ma quanta fatica! Un miracolo davvero esser qui tra tartarughe giganti, leoni marini e sule piediazzurri.

Da Puerto Villamil nella selvaggia isola di Isabela, raggiungo con un impegnativo trekking attraverso una lussureggiante vegetazione tropicale, la spettacolare caldera gigante, ancora fumante, del vulcano Sierra Negra, la seconda più grande del mondo con i suoi 8 km di diametro: indubbiamente, una delle visioni paesaggistiche più sbalorditive della mia vita. Circondato da un paesaggio lavico ultraterreno avvolto nella nebbia, mi siedo ed osservo estasiato.

Ventotene

Che belli che siamo eh? Famiglia Cipolloni vestita a festa a Ventotene, siamo al matrimonio di mia sorella Daniela che ha conosciuto il suo Riccardo proprio qui... Dietro di noi, l'Isola di Santo Stefano dove si trova l'ex carcere borbonico che fu utilizzato durante il fascismo come luogo di detenzione di dissidenti politici: sono stati qui confinati in quanto oppositori del regime mussoliniano, tra i tanti, Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica ed Altiero Spinelli. Proprio durante la sua reclusione sull'Isola, Spinelli scrisse assieme ad Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni il Manifesto di Ventotene, oggi considerato uno dei testi fondanti dell'UE.

Belle intenzioni davvero... ma il sogno europeo si è trasformato ben presto in un incubo perché le premesse erano purtroppo totalmente sbagliate... tra un bicchiere di vino ed un'immersione nell'area marina protetta, leggo con attenzione il testo che getterà le basi per il progetto di unificazione europea. E così, caro Altiero ti scrivo...

Cuba

Cazzo. Devo sposarmi tra 3 giorni a Guanajuato in Messico e sono ancora a L'Havana nel bel mezzo di un regolamento di conti tra bande... Con me, mazza da baseball in mano perchè si prevedono botte da orbi stasera al Callejon de Hamel, c'è Noel un ragazzo "sacerdote" della santeria cubana e sua moglie Amada...

Eh già, un viaggio a Cuba non organizzato, fuori dai circuiti turistici dei Cayos e di Varadero, mischiandosi con i cubani e magari avendo pure la pessima idea di chiedere in prestito ad un locale un'auto con qualche milione di km sulle spalle e partire verso il nulla, con molta probabilità si trasformerà in una serie assurda di disastri ed mirabolanti avventure... devo anche comprare il biglietto aereo per i miei genitori, poveretti saranno disperati... ma qui a Cuba internet manco a pagarlo... va beh, rimando ancora, tanto in Italia è notte e vado a farmi un mojito con Noèl al Buena Vista Social Club...

Ah Cuba, quanti ricordi! Due settimane di avventura e pura conoscenza zaino in spalla, tra socialismo, sigari, immersioni, cittadine coloniali incantevoli, rum e revoluciòn... Le immagini di Fidèl e del Che, giganti assoluti della storia, sono dappertutto... Castro oramai si vede e si sente poco o nulla, ma ancora resiste a poche miglia marine dal demonio capitalista e soprattutto è vivo ancora nonostante i 600 e passa tentativi di assassinio da parte della CIA. Sono con te Fidel: Hasta la victoria siempre! Nonostante i tanti e gravi errori fatti, la repressione del dissenso su tutti, la storia ti assolverà...

Ovunque nel paese si incontrano murales inneggianti alla Patria ed al Socialismo: mi faranno riflettere per la prima volta sulla deriva liberista della sinistra mondiale; soprattutto in Europa dove è necessario spingere gli stati verso cessioni di sovranità per la costituzione degli USE, essa ha imposto, con l'appoggio incondizionato ovviamente di tutta informazione main-stream, lo schema mentale patriottismo = fascismo.

Come mai il patriottismo, da sempre valore di sinistra e sancito in ogni articolo della nostra bellissima costituzione socialista ed antifascista, da noi è diventato becero nazionalismo imperialista e concetto di destra in un solo decennio? Che è cazzo è successo?

Ernesto Guevara detto il Che, all'assemblea dell'ONU nel 1964 disse: «... Esa proclama es: ¡Patria o muerte!». Giù il cappello... Brividi... Meditate gente, meditate.

Isole Svalbard

Spesso, quando sono pensieroso e voglio evadere dalla routine quotidiana, prendo il mio grande mappamondo antichizzato... sì, proprio quello che compare nei video in cui suono. Lo osservo, chiudo gli occhi e comincio a sognare terre lontane, foreste incantate, vette andine ed himalayane, deserti e spiagge tropicali... la nostalgia prende il sopravvento quando riaffiorano i ricordi dei paesi visitati e delle persone incontrate.

Poi comincio sempre a girarlo e girarlo, cercando mete insolite e poco conosciute... e quel gruppo di isole nel Mar Glaciale Artico ad un tiro di schioppo dal polo nord mi ha sempre enormemente incuriosito, probabilmente perché nel globo non riuscivo mai a vederle completamente: sono talmente alte infatti che il perno d'attacco dell'asse di rotazione le copre quasi tutte.

Le Isole Svalbard, a solo 900 km dal polo, sono le terre abitate più a nord del pianeta, luogo unico al mondo nel suo genere, terra di ghiacciai, icebergs, orsi polari, foche e trichechi... e di paesaggi semplicemente fantasmagorici. E' qui che sono partite le grandi spedizioni polari del passato.

Pensavo di andar solo, il luogo è abbastanza estremo, gelido ed inospitale ma approfitteremo di un lungo ponte pasquale per partire tutti, passando così dai 20 gradi di San Beach ai meno 20 di Longyearbien.

Visitiamo i musei polari del paese e scenderemo addirittura dentro un ghiacciaio. Ci imbarchiamo su una rompighiaccio verso i paesi minerari di Barentsburg e Pyramiden. Andremo nello spazio, vestiti come astronauti in snowmobile, alla ricerca dell'orso polare, re assoluto delle isole, verso i ghiacciai del Tempelfjorden e della costa est di Spiztbergen.

Le piramidi di Giza

Sharm el Sheick fa schifo, un orrore di posto davvero... ma è super-economico ed al largo ha un bellissimo reef, il più a nord del mondo ed a sole 3 ore di volo dall'Italia: ideale dunque per una crociera subacquea di pochi giorni con immersioni nelle splendide barriere coralline di Tiran e Ras Mohammed.

In barca, io e Gaby conosciamo Marco Dainelli, un subacqueo la cui simpatia è direttamente proporzionale alla sua mole: un gigante di 2 metri che appena apre bocca ti sbudelli dalle risate. Ci racconterà la sua incredibile vita: pilota di aeroplani, paracadutista della Folgore in Somalia, sommozzatore professionista e... operaio seppellitore... ma la vita è dura nel cimitero di Staglieno ed i ricordi della vita passata sono feroci: per andare avanti e dimenticare è necessaria a volte un'uscita di sicurezza, una fuga da quella allucinante quotidianità, una "rilassante e fumosa" valvola di sfogo. Grande Marco. Il tuo libro mi farà piangere.
Lo scalo aereo ad Il Cairo al ritorno sarà l'occasione per andar a vedere le piramidi di Giza. Il sito è incredibilmente deserto a causa dell'alto rischio attentati... Io e Gaby saremo praticamente soli con qualche egiziano e tanti cammelli in un'atmosfera surreale...

Aushwitz-Birkenau

Cracovia è indubbiamente una delle città più belle d'Europa, ideale per una breve fuga di un weekend: pulita, barocca ed elegantissima, tanto verde, tanto ordine, economica e giovane, tanta storia e cultura. Bellezza ovunque. E poi quelle incredibili miniere di sale di Wieliczka...

La Polonia mi ha stupito: è un paese in ottima salute economica con basso debito pubblico e disoccupazione, spesa per il sociale ed infrastrutture sempre in crescita... Mhmm, strano davvero, perché ho sempre pensato che fuori dall'euro ci fossero solo cavallette, morte, pestilenze ed ogni forma di sciagura e degrado possibile... forse qualcuno ci ha mentito in questi anni? ma no dai, vorremo mica dubitare dell'italica informazione main-stream? Sia mai per carità...

A poche decine di km dalla città, visito in totale stato di shock, il più grande campo di sterminio della storia dell'umanità, Aushwitz-Birkenau, la residenza della morte. Primo Levi disse: «se comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Sì, conoscere è necessario affinché la storia non si ripeta... solo 75 anni fa i nazisti gasavano donne e bambini nei campi di concentramento, fucilavano nelle piazze italiane partigiani ed innocenti civili in rappresaglia. Oggi, abbiamo nuovamente delegato il controllo dell'Europa alla nazione che storicamente e culturalmente era la meno indicata a farlo: la Germania, il cancro dell'Europa da 200 anni...

Olanda-Svezia

Sono oramai 4 anni che lavoro a Roma sul Pentacene, un semiconduttore organico del quale so tutto, vita morte e miracoli. Il processo è ottimamente messo a punto, replicabile, i transistors a film sottile funzionano ottimamente ed importanti pubblicazioni certificano l'ottimo lavoro svolto col mio gruppo. Manca solo uno step, l'ultimo, il più difficile, ovvero l'incapsulamento dei dispositivi perché Pentacene ed umidità non vanno proprio d'accordo. Si tratta in sostanza di fare il grande salto, dalle condizioni ideali del laboratorio (sotto vuoto con substrati rigidi e temperatura controllata) alle condizioni reali (in aria con substrati flessibili e temperature variabili), il tutto possibilmente senza degrado alcuno delle prestazioni elettriche nel tempo.

Voglio coronare gli anni di ricerca al CNR con un grandissimo risultato, con una bellissima pubblicazione con primo nome su un'importante rivista scientifica che dovrà rappresentare il faro, la stella polare, il riferimento dell'elettronica organica su pentacene negli anni successivi...

Preparo così in clean-room un grande set di dispositivi elettronici per andare a Stoccolma, dove depositerò un materiale che ha tutte le caratteristiche chimico-fisiche per assolvere egregiamente a tale ruolo di incapsulante: Parylene sei la mia ultima speranza!

Vietnam-Malesia

Un lungo ed intenso viaggio nel sud-est asiatico mi ha portato dalla Thailandia al Vietnam passando per la Cambogia. L'inferno di Bangkok mi ha letteralmente stordito, ne sono fuggito dopo soli 2 giorni... ma il caos, il rumore insopportabile, il traffico, la concentrazione di motorini e l'aria irrespirabile che ho sperimentato ad Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, in nessuna parte al mondo. Milioni di motorini brulicano come formiche impazzite trasportando anche fino a 5-6 persone ed ogni genere di oggetto o animale...

Il War Remnants Museum, il museo della guerra sarà davvero l'unica cosa interessante, molto interessante, di questa orribile città, forse dell'intero Vietnam... onestamente questo paese, come la Thailandia, mi ha lasciato ben poco, nei luoghi visitati e nelle persone incontrate, se non la certezza di non avere alcuna voglia di approfondirne la conoscenza.

Sono di ritorno a Roma ed il biglietto più economico mi costringe ad un lungo scalo a Kuala Lumpur in Malesia... occasione per girare un po' la città e vedere le famose Petronas Twin Towers. Non sto comunque bene, ho qualcosa. Salgo sulla Menara Tower da dove si ha bella vista della città ma adesso mi sento morire. Sto malissimo, sono prossimo a svenire. Vedo male, non ho un filo di forza. Chiedo ad un turista una foto con le torri gemelle e mi accascio a terra. Riuscirò a tornare in Italia ma inizierà un calvario durato diversi mesi...

Amazzonia

Che paese incredibile la Bolivia... terra di fortissimi contrasti e paradossi, come pochi luoghi al mondo. E' lo stato più indigeno e povero del Sud America nonostante, manco a dirlo, sia il più ricco del continente di risorse naturali, litio in primis, così importante nella "green economy". E' la nazione più elevata, aspra ed inospitale dell'emisfero, con un terzo circa del suo territorio costituito da altipiani desertici, laghi da record come il Titicaca, surreali distese bianche accecanti di sale e montagne altissime, alcune delle quali sopra i 6000 metri. Scavallata la catena andina però, il resto del paese è coperto dalla più impenetrabile foresta amazzonica.

Due sono gli obiettivi principali del mio viaggio in Bolivia: il primo è culturale, politico ed economico, ovvero lo studio del modello socialista di Evo Morales; l'altro è naturalistico, ovvero l'esplorazione del "polmone verde" del pianeta.

Nel bacino amazzonico si può arrivare via terra dalla capitale mediante un'interminabile ed allucinante viaggio di 24 ore che scavalla tutta la Cordillera Real andina attraverso la famosissima, in senso negativo, La Paz-Coroico, la strada in assoluto più pericolosa del mondo chiamata, non a torto, “el camino de la muerte”. Siccome ho poco tempo, ma soprattutto ho moglie e figli che mi aspettano e non voglio morire giovane, scelgo l'aereo

Dopo un'oretta di volo turbolento da La Paz, il pilota del bimotore che mi è a fianco, fuori di testa come una campana, panzone e canna di marijuana accesa in mano, atterra ridendo a crepapelle nella pista sterrata dello sgarrupato aeroporto di Rurrenabaque, paesotto addormentato nel bel mezzo della foresta amazzonica. Scendo dal trabiccolo e bacio terra per esser sopravvissuto al sorvolo della Cordillera Real. Mi sa tanto che era meglio “el camino de la muerte”!

Mi avvolge subito una cappa infernale. Benvenuto in Amazzonia Stè! E' la mia prima volta, dopo alcuni tentativi falliti... L'obiettivo è navigare il Rio Beni, affluente del Rio delle Amazzoni per entrare nel luogo a maggior biodiversità mondiale, una delle aree dell'Amazzonia più isolate, vergini, inesplorate ed incontaminate: il Madidi.

Mi fermerò 4 notti in una graziosa capanna sulla riva della laguna di Chalalàn, un luogo incantato di indescrivibile pace e bellezza in mezzo ad un “inferno verde”: energia solare, acqua piovana in abbondanza e cibo dalla foresta. Un indigeno locale è con me, si chiama Juan e con lui esplorerò gran parte del parco marciando senza sosta tutto il giorno. Una guida qui è infatti indispensabile per la tua sopravvivenza: ogni cosa intorno a te può esser molto pericolosa e mortale.

Juan, dopo una giornata assai faticosa di marcia nella giungla, mi invita a fare il bagno in laguna; siamo fradici di sudore e assaliti da insetti e zanzare, l'acqua è pulita e la temperatura gradevolissima. Mi assicura che non è mai successo niente a nessuno e si butta... supero la diffidenza e lo seguo. Bellissimo! Spettacolo! Finalmente tra l'altro mi lavo dopo una settimana da bestia! Poco dopo, al tramonto, faremo insieme un giro in canoa e vedremo in acqua piranhas e caimani... mortacci tuoi Juan!

Grecia

Al contrario di quanto accaduto nell'estate 2020, quando sotto tempesta Covid, mollai tutto e mi sparai un mese e mezzo in camper in giro per l'Europa, l'anno successivo purtroppo avrò soltanto una settimana a disposizione per viaggiare. Desideravo da tempo tornare in Grecia: l'ultima volta era stata ben 20 anni fa, da ragazzo, quando il paese ellenico era ancora libero e sovrano, fuori dalla trappola infernale dell'euro. Così a settembre 2021, poco prima dell'inizio delle scuole, un aereo della Sky Express mi riporta, insieme a moglie e figli, ad Atene, ovviamente previo tampone Covid. Ennesimo fastidiosissimo bastoncino infilato fin su nel cervello, perché noi non siamo, e mai saremo, in possesso della sacra tessera fascista che certifica lo sforacchiamento deltoideo del nostro corpo con la merda di Pfizer, Astrazeneca e company. Spiecenti Draghi e Monti, alias Ronaldo e Messi del neoliberismo mondiale: niente cessioni di sovranità sul nostro corpo, manco sotto tortura. Tampone fatto dunque, purtroppo negativo. E via in Grecia.

Con bambini al seguito e poco tempo disponibile, ci concentriamo chirurgicamente su due delle attrazioni principali del paese ellenico, ovvero la capitale Atene, con la sua acropoli patrimonio Unesco, e le incredibili meteore in Tessaglia, dei monasteri letteralmente “sospesi nell'aria”, per poi concederci 3 giorni finali di assoluto relax e riposo nel mare blu cobalto di Lefkada; anche se Gaby sul mio concetto di relax e riposo, sono convinto, avrebbe molto da ridire.

Visitare l’acropoli è come fare un viaggio nel tempo: passeggiando tra suoi monumenti, è facile immaginare i sofisti del V secolo a.C. discutere di democrazia, scienza, arte e filosofia sotto le colonne doriche del Partenone, il tempio più maestoso della rocca, simbolo stesso non solo della capitale, ma dell'intera Grecia.

Atene, però al di là dell'acropoli, offre poco altro e la crisi economica generata dal bombardamento a tappeto dei B52 della Troika, l'ha resa ancor peggio di come era prima: sporca e maleodorante, manutenzione totalmente assente con palazzi fatiscenti che si sgretolano a causa di smog e salsedine; un'immigrazione clandestina totalmente fuori controllo. Di greci se ne vedono ben pochi: gran parte delle attività commerciali sono fallite in pochi anni, sostituite da alimentari, chioschi e kebab di arabi, pakistani e bengalesi, o negozi di abbigliamento cinesi. Un melting pot di immigrati, punk e cani randagi. I giovani locali sono senza futuro: o prendono a bucarsi, o emigrano.

Gli sconfitti della globalizzazione sono spesso per terra, sopra cartoni o materassi mezzi rotti, ad ammazzare il tempo e se stessi: spacciatori e tossici col cervello bruciato dalla sisa, puttane appena ragazzine a battere sui marciapiedi di Metaxurgheio, Exarchia ed Omonia... Ovunque, solo povertà e disoccupazione, degrado e decadenza, droga e prostituzione. E rassegnata disperazione. Nonostante secondo Lionel Messi, la Grecia sia il più grande successo dell'euro.

Isole Cicladi

Le Cicladi sono un gruppo di incantevoli isole di varie dimensioni sparse nel Mar Egeo a sudest di Atene. Il nome deriva dalla parola greca “cyclos” (cerchio) e sta ad identificare la posizione dell'arcipelago intorno a Delos, l’isola sacra di Apollo (dio del Sole) e della dea Artemide, protettrice dei campi, delle foreste e della caccia. Ce ne è davvero per tutti i gusti: dalle più modaiole e conosciute come Mykonos e Santorini, a quelle più piccole, tranquille e selvagge. La costante è in ogni caso la bellezza delle spiagge, l'acqua cristallina del Mar Egeo, i paesini caratteristici di casette bianche con finestre celesti e buganville, i mulini a vento qua e là, i vicoli stretti dove arrancano gli asinelli, i monasteri arroccati su cucuzzoli a strapiombo sul mare e le innumerevoli chiesette con il tetto a cupola tondeggiante colorato di blu... Rimanere delusi davanti tanta bellezza è davvero impossibile.
I problemi del continente alle Cicladi sono lontanissimi perché qui il turismo non conosce fiacca: la Troika non sapeva nuotare e la sua furia devastatrice si è fermata ad Atene.
Nell'estate del 2022, siamo partiti in 5: alla famiglia si è infatti aggiunto un nuovo membro: Rio, un simpaticissimo cucciolo, che immediatamente appena arrivato, ha capito all'istante l'indole viaggiatrice della famiglia. In pochi mesi è stato subito piroettato tra Ancona, Todi, San Benedetto, Grecia, Spagna, con navi, aerei, macchine, biciclette... poverino!
Compro uno trasportino per l'aereo che funge anche da zaino: Rio è piccolino e si stanca presto; in spiaggia si scatena per poi buttarsi per terra e non camminare più anche se trascinato come un sacco di patate.

Atterriamo a Santorini. Un paio di giorni per ammirare e riammirare più volte senza mai stancarci la vera star indiscussa dell'isola, la strepitosa caldera circolare totalmente allagata dal mare, sulla quale si affacciano i paesini più belli delle Cicladi come Fira ed Oia, e poi partiamo in traghetto verso Milos, luogo di ritrovo della famosissima Venere di Milo custodita al Louvre.

Burkina Faso

L'Africa è morta, forse per sempre, il 15 ottobre 1987. Quel giorno non hanno ucciso solo un uomo, un grandissimo, immenso uomo, senza macchia, senza alcuna ombra, forse il più grande di tutti i leader socialisti della storia. Quel giorno, hanno ucciso la felicità. Sono andato ad onorarlo nel Memorial a lui dedicato ad Ougadougou, capitale del Burkina Faso, la terra degli uomini integri, proprio nel mese in cui, dopo 34 anni di vergognoso silenzio, si apre il processo ai suoi assassini, tra cui l'amico fraterno Giuda traditore Blaise Compaorè.

Thomas Sankara, il Che Guevara africano, rappresenta per me l'ideale rivoluzionario più puro e genuino dei popoli oppressi di tutto il mondo. Fu presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987, molto amato dal suo popolo in quanto sempre allegro, carismatico, imprevedibile, sognatore e visionario ma anche estremamente realista e pratico: in soli 4 anni era riuscito incredibilmente a risollevare le sorti del suo paese, quintessenza di tutti i mali del continente nero. La sua influenza si sarebbe propagata contagiosa dappertutto e l'Africa forse avrebbe potuto finalmente emanciparsi dal neocolonialismo occidentale e dall'imperialismo, non solo militare, ma anche economico, ideologico e culturale, affrancandosi una volta per tutte dal disastroso paradigma neoliberista portato avanti da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.

Tom Sank è stato il primo a parlare di ambiente, disarmo ed emancipazione femminile in un'Africa arretrata culturalmente, squarciata da conflitti ed inquinamento. Nei suoi 4 anni di presidenza, fece capire al popolo l'importanza dei concetti di cooperazione, locale ed internazionale, e solidarietà, rifiutando al contrario la competitività economica che innalza il singolo a svantaggio della massa: bisognava chiudere al libero mercato, riscoprire l'orgoglio patriottico antimaterialista fieramente terzomondista e panafricanista, rifiutare gli aiuti umanitari a vantaggio dell'autosufficienza alimentare.

La parola d'ordine divenne sovranità: alimentare, culturale e soprattutto monetaria. La valuta del franco CFA, della quale parlerò abbondantemente, era ed è tuttora infatti, il principale strumento di dominio e controllo della Francia sulla “Franciafrica”.

Sankara aveva un coraggio da leone ed il politicamente corretto alla Di Maio non gli apparteneva proprio. Non ebbe mai paura di pronunciare interventi scomodi, attacchi ironicamente durissimi ai potenti di turno, scegliendo chirurgicamente le occasioni mediaticamente più importanti: magistrale fu ad esempio il suo intervento all'ONU nel 1984. All'OUA nel 1987, denunciò l'immoralità del ricatto dei debiti esteri ed invitò gli stati africani come il Burkina Faso a non pagarli più: quell'esplosivo, coraggiosissimo, immenso discorso sancì praticamente la sua condanna a morte. I mandanti dell'assassinio? Francois Mitterand e Ronald Reagan.

Maldive

Non credevo che sarei mai andato alle Maldive: troppo belle, troppo care, troppo turistiche, troppo snob. Troppo di tutto, un viaggio decisamente per pochi eletti, da luna di miele più che altro... figurarsi con due marmocchi al seguito! A me non è mai piaciuto quel genere di turismo, in resort “all inclusive”, la fiera dello spreco di cibo e dell'ostentazione del lusso e della ricchezza in paradisi tropicali che non lo necessitano. E poi, a livello subacqueo, l'Indonesia, ben più selvaggia, autentica ed economica, gli sta decisamente una spanna sopra.

Un'occasione irripetibile però si presenta a novembre 2013 quando un aereo molto economico della SriLankan ci porta tutti e 4 a Malè via Colombo. La destinazione finale è un luogo incantato, fuori dal tempo: Asdhoo, una piccola isoletta di poche centinaia di metri, di quelle da cartolina, con una bellissima spiaggia che la contorna tutta e la rigogliosa foresta tropicale di palme da cocco alle spalle. Il verde smeraldo della laguna si fonde con l’azzurro del cielo e il bianco candido abbagliante della sabbia corallina soffice come il borotalco, creando mille sfumature di colore di indescrivibile bellezza. I fondali sono strepitosi, con una meravigliosa barriera corallina assai vicina alla riva abitata da una moltitudine di pesci colorati. Acqua calda e cristallina.

In questo paradiso terrestre incontaminato, dove si sta scalzi ed in costume tutto il giorno, è presente una struttura semplice e spartana che non credevo fosse possibile trovare alle Maldive, di quelle che piacciono a me: gestione locale ed atmosfera informale, niente lusso e niente sprechi di cibo, niente wi-fi, niente acqua calda ed aria condizionata, niente piscina (a proposito, ma a che caxxo serve alle Maldive la piscina????), niente animazione, prezzi abbordabili ed oltretutto molto scontati fuori stagione, vicinanza a Malè, nessuna intermediazione di agenzie, e, ciliegina sulla torta, un centro diving per poter fare indimenticabili immersioni subacquee. Pochissime persone, spesso nessuno. Ad Asdhoo, Maldive “low cost”, solo tanta solitudine, pace dei sensi, tranquillità e bellezza.

Tubbataha reef

Proprio nel centro del triangolo dei coralli, a sud-est dell'isola di Palawan, nel bel mezzo del Mar di Sulu nelle Filippine a 200 km dalla terraferma, c'è una coppia di piccoli ed adiacenti atolli totalmente sommersi, difficili da raggiungere ed accessibili solo per 3 mesi all'anno: Tubbataha Reef , un paradiso assoluto di biodiversità marina, un sito davvero straordinario, abbastanza sconosciuto e totalmente incontaminato, indubbiamente nel mio podio subacqueo insieme a Komodo e Raja Ampat.

Nel diving spot di Delsan Wreck, per ben 3 volte, avrò la fortuna di incontrare, a profondità variabile tra i 15 ed i 30 metri, il gigante dei giganti: lo squalo balena (sono il subacqueo in basso a sinistra). In quegli attimi l'emozione è incontenibile e riesco a soddisfare totalmente il mio desiderio ancestrale, fortissimo, irresistibile, di contatto e simbiosi con madre natura. In quegli attimi sono felice, in pace col mondo e posso poi tornare con maggior tranquillità e serenità alla vita frenetica di tutti i giorni. Questo stato di calma apparente però dura poco e così devo ripartire presto verso nuovi lidi.

Mar Morto

Un corpo immerso in un fluido, riceve una spinta verso l'alto pari al peso del volume di liquido spostato. E' la ben nota legge di Archimede che si studia nella scuola secondaria nel corso di fisica e nessuna foto più di questa mi è tanto di aiuto per farla meglio comprendere agli studenti.

Sono nel Mar Morto, al confine con la Giordania a circa 430 m sotto il livello del mare, nella depressione naturale più profonda della terra. L'elevata concentrazione di sale del lago, circa 10 volte quella media degli oceani, non consente alcuna forma di vita possibile e l'alta densità conseguente dell'acqua genera notevole spinta idrostatica permettendo così a chiunque di galleggiare abbondantemente senza il minimo sforzo anche a polmoni svuotati.

Un consiglio se venite da queste parti: non provate mai ad immergere il viso perché il dolore agli occhi, al naso ed alla bocca è insopportabile! Ed attenzione se avete ferite aperte, anche piccole e poco visibili, perché bruceranno da morire!

Bethlehem

Alla basilica della Natività di Betlemme si accede esclusivamente tramite la Porta dell'Umiltà, un piccolo passaggio stretto e basso così da proteggere il sito religioso ed obbligare anche all'inchino. Siamo infatti in uno dei luoghi più sacri, se non proprio il più sacro, della cristianità mondiale: siamo nel luogo dove archeologia sacra e tradizione concordano che sia nato Gesù Cristo di Nazareth, l'uomo più influente di tutti i tempi, capace addirittura di spaccare la storia in due in quanto la sua data di nascita sarà presa dall'umanità intera come riferimento per la riforma del calendario: c'è un prima di Cristo ed un dopo di Cristo.

Io non lo so se davvero Gesù è nato qui e se Lui è stato davvero il figlio di Dio: troppo limitata è la mia mente per comprendere l'Immensità del Divino... troppo offuscata dal dubbio costante, da una stupida quanto inutile e dannosa razionalità terrena. Dopo anni di anticlericalismo ed ateismo più radicale, dopo diverse vicende che mi hanno segnato nel profondo e fatto capire l'esistenza di un qualcosa di soprannaturale che va ben oltre la ragione e la scienza, beh, oggi mi piace lasciare una porticina aperta alla speranza ed alla ricerca della fede.

Nella Grotta della Natività, sotto un altare scavato sulla nuda roccia, mi trovo di fronte ad una stella d'argento a 14 punte incastonata nel pavimento. Un'iscrizione in latino riporta: «Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est», ovvero «Qui dalla Vergine Maria è nato Cristo Gesù».

Per carità, si può credere o non credere ovviamente... ma se si ha un solo millilitro di sangue cattolico che scorre nelle vene (preferibilmente non contaminato dal siero genico satanico ad mRna di Pfizer), allora giuro che quell'istante è da pelle d'oca. Sono attimi di silenzio e contemplazione che si ricorderanno per sempre.
E così, "per non saper nè leggere nè scrivere", mi inginocchio per rispetto a Lui che dicono sia morto per la mia salvezza e la mia redenzione.

7 e 30 di mattina, siamo soli, io e Gaby nella Grotta santa. Proprio in questo buco di roccia scura un prete terrà una messa in italiano. Non posso che leggere io un passo del Nuovo Testamento: è la seconda lettera di San Paolo a Timoteo, essenzialmente un bellissimo congedo dalla vita terrena verso l'aldilà. Subito alla mia destra, a nemmeno un paio di metri dall'altare della Natività, si trova una nicchia dove si crede Maria adagiò il Bambinello immediatamente dopo la nascita: è la mangiatoia dove i Re Magi portarono in omaggio oro, incenso e mirra.

Palestina

Il simbolo indiscusso del conflitto israelo palestinese è un orribile muro di cemento costantemente presidiato e pattugliato da militari, dotato di fossati, filo spinato, torrette di guardia, telecamere e sistemi di rilevazione termica. E' la tristemente famosa barriera di separazione israeliana, anche conosciuta come “muro dell’Apartheid” o “muro della vergogna”, la quale si estende su un controverso tracciato di 750 km separando Israele dai territori palestinesi occupati, violando non solo tutti i diritti umani immaginabili ma anche ogni sorta di minimo principio di buon senso.

Se fuori dalle città il muro è in realtà spesso solo una recinzione con del filo spinato, dentro i centri abitati come Betlemme e Gerusalemme si trasforma in un mostro grigio che supera i 10 metri d'altezza. Per gli israeliani esso costituisce un mezzo indispensabile per limitare gli attacchi terroristici nel loro territorio, per i palestinesi invece rappresenta un vero e proprio strumento di segregazione razziale, un modo esplicito di indebolire ulteriormente la loro popolazione dal punto di vista sociale, economico, culturale ed ambientale, fiaccandone ogni slancio rivoluzionario.

Per la sua realizzazione, al fine di inglobare le colonie sioniste annettendole ad Israele, sono stati rubati, in barba ad ogni norma internazionale, interi territori palestinesi, ovviamente i più fertili e coltivabili. Sono state confiscate terre, isolate comunità separandole dai loro terreni agricoli e dalle sorgenti d'acqua: un'illegale usurpazione di terreno che ridisegna totalmente la carta geografica.

Il muro della vergogna esaspera gli animi, alimenta odio e desiderio di vendetta, fomenta il terrorismo, nella convinzione generale che esso rappresenti di fatto il tracciato illegale di una futura frontiera. Ha un impatto molto forte sulla vita delle persone perché limita enormemente la libertà di movimento generando un forte sentimento d'imprigionamento: ogni giorno migliaia di palestinesi sono costretti ad estenuanti file in umilianti check-point per aver accesso a territori loro, controllati a vista e derisi dall’esercito israeliano.

Oggi indubbiamente la Striscia di Gaza e la Cisgiordania costituiscono il più grande carcere a cielo aperto del mondo.

Esattamente come accadde col il muro di Berlino, così anche la barriera di separazione israeliana è diventata ben presto la "tela" di molti artisti di strada, alcuni piuttosto famosi come Blu, Banksy e Jorit, i quali hanno sposato la causa antimperialista palestinese e preso a denunciare al mondo la violenta occupazione sionista attraverso la realizzazione di bellissimi e scioccanti murales. L'arte d'altronde è sempre stata un formidabile strumento, tanto pacifico quanto universale, di protesta e di lotta, di denuncia e di resistenza.

I due graffiti più noti sono opera del misterioso e sfuggente Bansky. Si trovano a Betlemme, non proprio sul muro ma nelle sue immediate vicinanze: sono il “Flower Thrower” (“Il lanciatore di fiori”), in cui un ragazzo col volto imbavagliato ed in chiaro assetto da guerriglia urbana lancia un mazzo di fiori colorato anzichè una molotov, ed “Armored Dove” ("La colomba corazzata"), una versione provocatoria della colomba della pace che indossa un giubbotto antiproiettile con il mirino puntato sul cuore ed un ramo d'ulivo nel becco.

Cornovaglia

Situata nell'estremo lembo sud-ovest dell'Inghilterra su una penisola rocciosa tutta protesa verso l'Oceano Atlantico, con un clima più mite e soleggiato rispetto al resto del paese, la Cornovaglia è una contea verdeggiante spazzata dal vento caratterizzata da paesaggi naturali di indescrivibile bellezza: scogliere vertiginose, baie improvvise con calette scoscese e isolate, ampie distese di sabbia finissima, campagna verdeggiante a perdifiato che si alterna con la brughiera selvaggia, miniere abbandonate, castelli arroccati ed abazie, incantevoli paesini di pescatori come Polperro che sembrano usciti da un libro delle favole... indubbiamente per quanto mi riguarda, insieme alla Scozia, è la regione più bella dell'intera Gran Bretagna.

Ho visitato la Cornovaglia nell'estate del 2020, una delle tante tappe di un'incredibile viaggio in camper di 11.000 km attraverso l'Europa che sotto tempesta Covid ci porterà fino alle Isole Orcadi: è stato questo il nostro modo di fuggire alla follia della pandemenza riuscendo a conservare un minimo di libertà e di salute mentale. Le museruole, i lockdown, l'isteria, i tamponi, i green pass e le n dosi con n tendente ad infinito di siero malefico ad mRna le lasciamo ben volentieri agli ipocondriaci covidioti nostrani. In viaggio siamo io, Gaby, Leonardo e Maya (ancora Rio non c'era!), sani come pesci, senza nessuna miocardite o paralisi di Bell all'orizzonte. Ben consapevoli però che quello che stavamo vivendo era nulla rispetto all'inferno che sarebbe presto arrivato.

Vicino Capo Lizard, deviamo dalla strada asfaltata principale e ci avventuriamo in un sentiero sterrato, raggiungendo così al tramonto una fantasmagorica scogliera isolata a picco sull'oceano.

Capiamo subito tutti l'eccezionalità del momento: tardo pomeriggio quasi al tramonto, siamo totalmente soli in un luogo incantato con il profumo di erba bagnata e di salsedine che saturano l'aria; il clima è eccellente ed il silenzio è totale a parte il fischio del vento ed il fragore delle onde che si rompono sulla roccia...

La follia Covid tutta intorno a noi, quasi come se stessimo nell'occhio di un ciclone. Nessuno in giro, negozi chiusi, persone sfuggenti come zombies in pieno delirium tremens, sensazione da fine del mondo, da tutti contro tutti in una sorta di incomprensibile psicodramma collettivo.

Noi invece siamo in un angolo di paradiso. Signori e signore, in Cornovaglia va in onda la magia. Tavolino da campeggio aperto, Gaby prepara la cena mettendo un vinello bianco in freezer; Leonardo e Maya partono tutti emozionati all'esplorazione del luogo cercando di raggiungere la spiaggia sottostante. Io invece, zitto zitto, caccio il pianoforte portatile dal garage del camper, prendo la panchetta di supporto in ferro con lo sgabellino e mi allontano... del tipo Slash nel famosissimo video di "November Rain" quando esce dalla chiesa dove si sta sposando Axl Rose con quella strafiga assurda e comincia l'assolo di chitarra più famoso della storia della musica.

Le note di Yann Tiersen, l'immensità della natura, un bicchiere di vino a fianco da sorseggiare poco alla volta, una notte in camper sotto le stelle. La libertà e la felicità. L'armonia familiare. Suono oltre un'ora, rapito totalmente dall'estasi del luogo e dalla leggerezza dell'istante.

Skelling Michael

Fortunatissimo. Oppure assistito da Qualcuno non lo so... proprio l'ultimo giorno utile dei 4 possibili, dopo diversi tentativi andati a vuoto, riesco a sbarcare in "un incredibile, impossibile, folle posto", come lo descriveva nel 1910 lo scrittore Bernard Shaw. Dato il valore naturalistico del luogo infatti, gli accessi sono molto limitati ed oltretutto la mancanza di un porticciolo, unito al mare quasi sempre alto, rende assai difficile l'attracco, ai limiti del miracoloso.

Mi trovo su un piccolo isolotto aspro, puntuto e selvaggio in mezzo all'Atlantico nella contea del Kerry in Irlanda, oggi disabitato, praticamente sempre battuto da forti venti che scagliano sulla sua costa frastagliata le enormi onde dell'Oceano Atlantico con inaudita forza e violenza.

Non è un posto qualsiasi questo, e questo non è un viaggio qualsiasi. E' un posto santo e questo è l'ultimissimo step del mio incredibile viaggio santo durato ben 3 anni. Sono a Skelling Michael, e soltanto pochi gradini in pietra di una vertiginosa scalinata scavata nella roccia, mi separano dalla conquista della cima, dal coronamento di un sogno e dal compimento di una promessa.

Pochi gradini soltanto ed ho completato infatti la Linea Sacra di San Michele, un misterioso segmento immaginario, allineato con i raggi solari al tramonto nel giorno del Solstizio d'Estate, che attraversa tutta l'Europa unendo perfettamente 7 santuari lontanissimi, tutti consacrati a San Michele in quanto luoghi di apparizioni dell'Arcangelo.

La linea comincia proprio qui in Irlanda, passa poi nella Cornovaglia a St. Michael’s Mount, prosegue nella Normandia a Mont Saint-Michel, va in Italia in Val di Susa e nel Gargano, in Grecia sull’isola di Symi, per finire in Israele al Monastero del Monte Carmelo ad Haifa.

La leggenda della Linea Sacra prende vita proprio dal passaggio biblico che maggiormente caratterizza il Principe delle Milizie Celesti, ovvero l'Apocalisse di San Giovanni: essa coinciderebbe esattamente con il colpo di spada che l'Arcangelo inflisse a Lucifero per rispedirlo all'inferno, insieme a tutti i suoi fedeli angeli ribelli.

Grazie caro Principe alato per avermi accompagnato in questo meraviglioso viaggio verso ed attraverso il divino, territorio a me semisconosciuto, contro l'angelo nero ed i suoi tanti servi. Mi raccomando però Michè: proteggi sempre gli onesti, gli umili, i buoni, i bisognosi ed i coraggiosi, sfodera un po' più spesso la tua spada su questo pianeta contro i mostri antropomorfi del capitalismo, dell'imperialismo e del neoliberismo, contro i demoni del WEF e dell'OMS, contro i belzebù travestiti da filantropi che stanno sottomettendo il mondo intero.

Io sarò sempre un tuo soldato fedelissimo, ma tu proteggi la mia famiglia, infondimi pazienza, umiltà e saggezza, forza, coraggio e perseveranza per lottare sempre contro il male di questa terra maledetta. Aiutami tanto nella battaglia terrena quanto in quella spirituale, per me ben più impegnativa perché la mia fede è sempre discontinua e traballante. Sperando di non andar laggiù dove fa caldo e puzza di zolfo, spero di vederti un giorno lassù, dove regna la pace eterna, l'amore infinito e la felicità vera.