15 luglio 2024. Atterro a Kigali, capitale del Rwanda, uno degli stati più piccoli e densamente popolati del continente africano, situato nella fascia equatoriale orientale e quasi schiacciato a mò di sandwich tra i due giganti Congo e Tanzania, rispettivamente ad ovest ed est.
Non è un giorno qualsiasi questo... si vota infatti per rieleggere per l'ennesima volta il controverso presidente-dittatore Paul Kagame, al governo da tempo immemore. Riuscirà Paul a spuntarla nuovamente? Certo che sì! Ed udite udite, addirittura con il 99,6% delle preferenze!
Non solo... proprio oggi ricorre il trentennale della fine del genocidio ruandese: esattamente 30 anni fa, il 15 luglio del 1994, le truppe Tutsi dell'RPF (Fronte Patriottico Ruandese) del generale Paul Kagame (sì, sempre lui!) conquistavano Kigali ponendo ufficialmente fine nel Paese delle mille (ed insanguinate) colline al più rapido e folle sterminio di massa della storia, quello tra le due etnie Hutu e Tutsi, 100 giorni di orrore e violenza inimmaginabile in cui un milione di persone vennero ammazzate a colpi di machete e di propaganda, anche da amici e familiari, con le solite ovvie connivenze dell'imperialismo occidentale.
A Nyamata, ad una quarantina di km a sud della capitale, si trova uno dei memorial più importanti di tutto il Rwanda. Difficile da credere, ma proprio la chiesa del paese è stata il teatro di uno dei peggiori eccidi della guerra: circa 10.000 persone si rifugiarono all'interno del luogo sacro pensando di essere al sicuro, ma le milizie spaccarono le vetrate, lanciarono una pioggia di granate sugli sventurati ed aprirono il fuoco incrociato, entrando successivamente per finire a colpi di machete made in China le persone ancora in vita.
Al contrario di ciò che si pensa però, la guerra Hutu Tutsi in realtà non è mai terminata: si è semplicemente spostata dal Rwanda alle due regioni di confine congolesi del Nord kivu ed Ituri, dove tutt'oggi, anzi, soprattutto oggi, anno 2024, avvengono costantemente massacri e stupri impuniti. Le costanti, oggi come ieri, restano la totale indifferenza dell'opinione pubblica e della comunità internazionale, il clamoroso fallimento della missione ONU, nonché il vergognoso e schifoso ruolo nella vicenda di Unione Europea e Stati Uniti d'America, interessati esclusivamente ad accaparrarsi le sterminate ricchezze di quei territori, coltan in particolare, un minerale indispensabile per la fabbricazione di dispositivi elettronici e smartphones.