Sveglia a mezzanotte e mezza del 5 gennaio 2020. Check up dell'attrezzatura con Hendry.
« Ready for the summit? » Gli dico. « Ok let's go! »
Sì... let's go un par di palle... .usciamo dalla tenda con un tempo da lupi, fa freddissimo e tira un vento che ti impedisce anche di stare in piedi... il nevischio colpisce la pelle del viso a tutta velocità, sembrano aghi che entrano nella carne... ritardiamo la partenza di una decina di minuti, monitorando la situazione. Decidiamo di partire comunque, sperando in una tregua del meteo più avanti.
Ci copriamo con tutto quello che abbiamo e torcia in testa, si parte.
Oggi il Kili ha già deciso che mi farà sputare sangue. Meglio così, una sua eventuale conquista mi darà molta più soddisfazione! Non mi spaventa. Le sfide mi piacciono. Il pericolo in montagna ed in immersione mi eccita. Siamo a meno 10 e mancano 1000 metri di dislivello ancora per la vetta. Sopra sarà un inferno bianco.
La salita è di quelle che ti tagliano in 2, che ti spezzano le gambe ed il fiato, ma lo spettacolo è indescrivibile. Su per la montagna, tra nebbia, tempesta e buio, si vedono le torce degli alpinisti che indicano il percorso... una ad una, quelle luci le supereremo tutte. In mezzo alla bufera, sembra di stare in un film. Chi dice che la scalata al Kili è facile si sbaglia. Magari non ci saranno passaggi tecnici ed impegnativi ma l'altitudine, il freddo, il meteo rapidissimamente mutevole, la salita finale di 6 ore dal campo base piuttosto ripida su roccia molto scivolosa per la presenza di ghiaccio, non la rendono ascensione facile. Quando il meteo da un minimo di tregua ed i nuvoloni si diradano, ma è questione di pochi secondi, girandosi indietro si vedono le luci in lontananza di Moshi, girandosi dall'altra parte invece la processione in fila indiana delle luci verso la vetta.
Nonostante ci si muova, si gela letteralmente... il vento schiaffeggia continuamente viso e pelle. Nonostante il cappello di lana, nonostante il passamontagna ed il giubbotto. Siamo oltre i 5000, nel pieno dell'ultima fascia climatica del Kilimangiaro. Nella zona artica, dove abbiamo la metà dell'ossigeno che possiamo respirare alla quota del mare. Cerco di godermela, di pensare che sto scalando il Kili, la vetta più alta d'Africa. Che ho pensato a lungo a tale momento... il problema è che il panorama non aiuta. Nebbia ovunque, un muro bianco di fronte. Null'altro. Visibilità pari a zero.