Amo immensamente Thomas Sankara. A mio avviso è stato uno dei più grandi leader socialisti della storia. Anzi, mi sbilancio. Il più grande di tutti, perché senza macchia, senza alcuna ombra. Pochi politici, sognatori, ribelli come lui hanno in me suscitato così tante emozioni, passioni, sensazioni positive, gioia per la sua vita e le sue idee, rabbia per il suo brutale assassinio. Poche volte mi sono commosso di fronte a magistrali discorsi, come i suoi all'ONU nel 1984 o all'OUA nel 1987. Poche volte mi sono riconosciuto totalmente, e dico totalmente, in un'ideologia politica, così rivoluzionaria ed ambientalista, pacifista, fieramente terzomondista e orgogliosamente panafricanista, anticapitalista ed antimperialista, patriottica ed internazionalista, un'ideologia non comunista pura ma socialista, ispirata sì dal marxismo-leninismo ma senza alcuna deriva autoritaria stalinista o maoista, sempre basata sulla tutela della libertà del cittadino, condizionata ovviamente però all'interesse della collettività. Il "Che Guevara africano" rappresenta per me l'ideale rivoluzionario più puro e genuino dei popoli oppressi di tutto il mondo contro il colonialismo, il neocolonialismo, il liberismo e l'imperialismo, non solo militare, ma anche economico ed ideologico-culturale.
Thomas Sankara era un ufficiale dell'esercito, popolarissimo, estremamente carismatico a detta di tutti i suoi amici e collaboratori, sempre allegro, genuino ed ingenuo, colto ed educato. Buono. Un pezzo di pane. Appassionato di sport e musica, inseparabile dalla sua chitarra. Era amatissimo da tutti perché non era il solito rivoluzionario che predicava bene e dopo un po' cominciava, corrotto dal potere e dal denaro, a razzolare male. No. Lui credeva ciecamente nei suoi ideali e visse sempre in modo estremamente coerente, da povero. Un uomo integro, onesto. Un visionario idealista, imprevedibile, sognatore ma estremamente realista e poco utopista. Un talento immenso dunque, ma al tempo stesso estremamente concreto e pratico: sostanzialmente un Roger Federer del socialismo. Girava tra la sua gente, rifiutando auto presidenziali di lusso, andando in bicicletta tra le strade di Ougadougou per osservare con i suoi occhi la miseria e la disperazione del suo popolo oppure per fare visite a sorpresa nelle istituzioni per monitorarne il corretto funzionamento. Rifiutò una casa lussuosa, rifiutò il palazzo presidenziale e rimase sempre nella sua umile dimora, riempita di libri, della quale pagava regolarmente l'affitto. Un esempio per tutti, un uomo integro nella "terra degli uomini integri" che detestava qualunque forma di ingiustizia sociale.