Tubbataha Reef

Mi sono immerso nei posti più belli del mondo, nel Mar Rosso in Egitto ed all'interno del triangolo dei coralli in Indonesia, nella mecca della subacquea mondiale, ovvero nel Sulawesi, a Komodo ed a Raja Ampat... nei Caraibi a Cuba, in Nicaragua e Costarica, nei cenotes messicani e nel Blue Hole del Belize... alle Maldive ed addirittura all'Isola di Pasqua ed alle Galapagos... chiaramente in gran parte del Mediterraneo, nei laghi e nelle isole italiane... Dove altro potevo desiderare di immergermi?

Una sola risposta possibile: Tubbataha, un sito subacqueo assolutamente eccezionale, ai livelli di Komodo e Raja Ampat. E difatti, il mio podio subacqueo è rappresentato proprio da questa triade.

Tubbataha Reef è un paradiso assoluto di biodiversità marina costituito da una coppia di piccoli atolli totalmente sommersi ed adiacenti che si trovano nelle Filippine a sud-est dell'isola di Palawan, proprio al centro del triangolo dei coralli. L'atollo nord, il maggiore dei due, è lungo 16 km per 5 di larghezza ed è separato dall'atollo sud, circa 5 km per 3, da un profondo tratto di mare largo 8 km. In realtà esiste anche un terzo reef, il “Jessie Beazley”, più piccolo, isolato e distante dai due.

Cartellone pubblicitario su Tubbataha all'aeroporto di Puerto Princesa nelle Filippine, con lievissimo "greenwashing" di Shell

Pur essendo indubbiamente una delle destinazioni subacquee migliori al mondo, parco marino fin dal 1988, tale meraviglia è fortunatamente poco conosciuta, soprattutto per via delle grosse difficoltà di accesso: la sua coppia di barriere coralline si trova, totalmente isolata, proprio nel bel mezzo del Mar di Sulu a quasi 200 km di distanza ed almeno 10 ore di navigazione da Puerto Princesa, cittadina già di per sé non facilissima da raggiungere, se non con l'aereo dalla capitale Manila.

Tuttavia non è soltanto l'estremo isolamento e la grande distanza dalle terre abitate più vicine a salvare Tubbataha dalla furia devastatrice della bestia umana, preservando la sua straordinaria biodiversità. C'è un altro aspetto: la forte stagionalità. Le condizioni meteo e marine sono infatti favorevoli e consentono la navigazione del Mar di Sulu e lo stazionamento delle barche nell'area, soltanto in un breve periodo dell'anno, circa tre mesi da metà marzo a metà giugno: il parco marino è pertanto aperto alle visite solo in questo breve lasso di tempo, quando l'oceano concede una tregua e la visibilità sott'acqua migliora considerevolmente. Il turismo subacqueo, già di per sé molto poco impattante, è pertanto totalmente sostenibile perché quel poco di danno che i sub con la loro presenza potrebbero aver arrecato, si cicatrizza in modo naturale nei rimanenti 9 mesi dell'anno, quando il tempo ed il mare impediscono la navigazione ed i reef tornano nuovamente deserti. In ogni caso, qui vengono solo sub esperti perché le correnti sono forti, solo grandi appassionati, coscienti e responsabili: danni al reef non se ne fanno proprio. Semmai è il contrario: i subacquei ed il loro turismo sostenibile, sono i veri ed unici finanziatori del parco marino e dunque del mantenimento di tale incredibile biodiversità.

La vista dei reef di Tubbataha la mattina, appena arrivati da Puerto Princesa

Tubbataha dunque, a causa dell'estremo isolamento e della forte stagionalità, è ancora un territorio integro, immacolato, vergine, forse uno dei pochi rimasti in questo pianeta e la letteratura scientifica naturalistica su tale sito si spreca. E' una gemma assoluta da preservare, e difatti è stata inserita nel 1993 dall'UNESCO nell'elenco dei siti naturali classificati come Patrimonio dell'Umanità. Oltre ad essere un santuario marino, Tubbataha è anche un santuario per gli uccelli perché una piccola isoletta nell'estremità meridionale dell'Atollo Sud, nel quale si trova un vecchio faro, ospita numerose specie di uccelli marini come sule e fregate che qui sostano durante le migrazioni e vengono a nidificare.

Punti di immersione a Tubbataha Reef nel pannello informativo della barca M/Y Sakura

Solo pochissime barche accreditate ed autorizzate, non più di una dozzina, hanno il permesso di accedere ai circa 100.000 ettari dell'area del parco marino e poter fare immersioni in liveboard. Un eccellente esempio di turismo tenuto a freno: qui a comandare è la natura più che il dio denaro. Ovviamente, poche barche disponibili e finestra temporale utile assai limitata, implicano inevitabilmente prezzi alti e tempi d'attesa lunghi. Le navi che effettuano il trasporto dei turisti sono prenotate con anni di anticipo a causa della grande richiesta. Io ho scelto la nave più economica e spartana, un catamarano, la M/Y Sakura e me la caverò, prenotando con un anno di anticipo, con circa un migliaio di euro per 5 giorni pieni di immersione, ai quali aggiungere un centinaio di euro per l'ingresso al parco marino. Non è tantissimo, considerando ospitalità in barca, 3-4 immersioni e 3 pasti inclusi al giorno. Ma questa era la barca più economica, i prezzi raddoppiano e triplicano abbondantemente in tutte le altre soluzioni, che rimangono le più gettonate per via dei livelli di comfort superiori; comfort di cui io però mi sbatto altamente, soprattutto perché sto viaggiando in solitaria. Gaby infatti non potrà muoversi. Partirò solo per il sud-est asiatico e le Filippine a fine Maggio 2019, con un anno di anticipo nella prenotazione.

Strada principale di Puerto Princesa, capoluogo della provincia di Palawan nelle Filippine

Dopo pochi giorni trascorsi in Cina a scalare mani e piedi mura antiche, raggiungo Manila, capitale delle Filippine e da lì Puerto Princesa, capoluogo sporco e maleodorante della provincia di Palawan, dove mi attende il gruppo subacqueo, costituito da una decina di persone di varia nazionalità, principalmente coppie australiane, sudafricane e francesi. Il catamarano salpa alla volta delle barriere coralline di Tubbataha nel pomeriggio. All'alba, verso le 6 di mattina sono già in paradiso.

Inutile dire che le giornate in barca scorrono alla velocità della luce, all'insegna delle immersioni, ben 4 al giorno: la prima la mattina prestissimo, un'altra prima di pranzo a metà mattinata, poi nel pomeriggio ed infine la notturna. Praticamente si è sempre in acqua e la sera dopo cena si crolla. Si dorme in cuccetta oppure anche sul ponte: qualche pagina di lettura dei miei soliti libri molto poco impegnativi, in questo caso “Il totalitarismo liberale” di Alessandro Pascale, e via ci si abbandona felici ed appagati tra le braccia di Morfeo, cullati dal dolce rumore del mare.

Le immersioni a Tubbataha offrono emozioni a non finire, di intensità paragonabile solo a quelle che mi hanno riservato l'arcipelago di Komodo e Raja Ampat.

Di punti d'immersione ne esistono diversi e sono tutti rigorosamente indicati, non arbitrari: le barche sono costrette ad ancorarsi nelle boe relative in modo tale da non danneggiare il fondale con le ancore. Sono essenzialmente immersioni in corrente ed in parete con capatine nel blu per avvistare gli squali balena che non passano vicinissimo al reef.

Banchi di pesce in immersione a Tubbataha

La barriera corallina è in condizioni assolutamente strepitose, senza alcun degrado o fenomeno di sbiancamento; ricopre gran parte dei fondali e delle pareti in maniera uniforme senza soluzione di continuità. La metà delle specie coralline mondiali vivono qui a Tubbataha, in questo seconda soltanto al ben più esteso “arcipelago dei 4 Re” in Indonesia: coralli duri multicolore e molli, alcionari, gigantesche spugne ad imbuto e gorgonie che sventolano in corrente come un ventaglio... Esattamente come a Komodo e Raja Ampat, di pesce ce ne è in abbondanza, di ogni genere, forma, colore e dimensione, dai più piccoli cavallucci marini, molluschi e nudibranchi, fino alle mante giganti e agli enormi squali balena. Gli squali sono di tutti i tipi, grigi, pinna bianca e pinna nera, squali tigre e squali martello... poi tartarughe, banchi di carangidi e barracuda, pesci napoleone, cernie e tutto il pesce di barriera multicolore che si può immaginare.

Uno spettacolo assoluto, con adrenalinici drop-off in picchiata e fondali più dolcemente degradanti. Io mi emoziono sempre quando parlo del mio podio subacqueo, Raja Ampat, Komodo e Tubbataha. Mi si illuminano gli occhi. E come nel caso dei post “Batu Bolong” ed “I 4 Re”, il video di Tubbataha merita il miglior sottofondo pianistico romantico possibile, merita Chopin ed il suo bellissimo notturno in Mi minore, opera postuma N. 72.

Nei 5 giorni trascorsi in barca, scendiamo a terra una sola volta, nell'unico posto dove è possibile: una lingua di sabbia bianchissima, accecante, circondata da acque turchesi, sulla quale si appoggia una palafitta: è la stazione dei rangers, praticamente una mezza baracca di legno, muratura e lamiera, piuttosto spartana, dotata di acqua in abbondanza, cibo, pannelli solari e generatori microeolici per l'energia elettrica, unico luogo “abitato” in mezzo al mare nel raggio di centinaia di km. Qui i rangers trascorrono il tempo dondolando sulle amache e cercando con i pochi mezzi che hanno a disposizione, di salvaguardare il parco marino dai pescatori di frodo, soprattutto cinesi, che vedono in Tubbataha la gallina dalle uova d'oro.

Il campo da basket della stazione dei rangers di Tubbataha Reef

Dopo la visita, l'argomento di discussione inevitabile con i compagni di viaggio a cena sarà: vivresti come loro? Per quanto tempo? Contrariamente all'opinione generale che tendeva a commiserare i guardaparco per il loro estremo isolamento, io credo che potrei vivere lì benissimo qualche mese buono all'anno, in compagnia di libri, di un pianoforte, di un pc e di una connessione internet, anche scadente, per poter curare il blog e rimanere aggiornato sulle vicende del mondo. Troverei il modo di fare sport immergendomi, nuotando e correndo sul bagnasciuga, trascorrendo il resto del tempo in lunghe giornate di lettura e contemplazione, immerso nel silenzio, irraggiungibile dal resto del mondo, ammirando le infinite sfumature di blu del mare e del cielo. Certo che potrei. Potrei benissimo. E camperei in questo modo 250 anni. Entrerei nel guinnes dei primati come uomo più longevo del mondo.

Qual è il ricordo indelebile che ho di Tubbataha? Indubbiamente il sito subacqueo di Delsan Wreck dove avvisteremo sempre squali tigre intorno ai 40 metri e soprattutto, per ben 3 volte, avremo la fortuna di incontrare una coppia di grandi squali balena, che saranno con noi tutta l'immersione a profondità variabile tra i 15 ed i 30 metri. Un incontro che già da solo vale tutto il viaggio. I computer subacquei erano impazziti, perché per seguire lo squalo, scendevamo di livello e salivamo in continuazione, procedendo a yo-yo e perdendo oltretutto ogni riferimento con la barriera. Meno male la bussola!

Incontro con uno squalo balena a Delsan Wreck

Io non lo so che ho con questo bestione ma quando lo vedo in acqua è come se vedessi Dio. L'emozione è incontenibile ed in quegli attimi riesco a soddisfare totalmente il mio desiderio fortissimo, irresistibile, di contatto e simbiosi con madre natura. In quegli attimi sono felice, in pace col mondo e posso poi tornare con maggior tranquillità e serenità alla follia del lavoro quotidiano, alla cattiveria ed alla stupidità dell'uomo, allo stile di vita frenetico e consumista occidentale che non mi piace. Questo stato di calma apparente però dura poco e così devo ripartire presto verso nuovi lidi.

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