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Acropoli, meteore e Lefkada

Molto strana l'estate del 2021. Se nel 2020, nonostante l'epidemia mondiale di peste bubbonica avevo fatto con la mia famiglia ben 40 giorni in camper in giro per l'Europa arrivando fino alle Isole Orcadi in Scozia, quest'anno riuscirò a ritagliarmi solo una settimana scarsa, poco prima dell'inizio delle scuole a settembre. Un aereo della Sky Express ci porta tutti e 4 in Grecia. Ovviamente previo tampone, perché né io, né Gaby, né tantomeno i miei bambini ci bucheremo mai il deltoide con l'elisir di lunga vita di Pfizer e company. Manco sotto tortura. La sacra tessera verde fascista che apre tutte le porte del paradiso certificando l'acefalica, ipocondriaca ed imbavagliata appartenenza al partito del pensiero unico eurosanitario, se la possono delicatamente inserire nel sacro posteriore Speranza ed i suoi amichetti prezzolati del CTS. Mi dispiace deludere anche uno dei due papi in carica della Chiesa cattolica, Bergoglio, il quale reputa la vaccinazione un doveroso atto d'amore, ma sai caro Francisco, un atto d'amore forzato a casa mia si chiama stupro. Ed io poi sono un lurido no vax, brutto, ignorante come una capra e cattivo cattivo cattivo. Sono talmente cattivo che tutti lo sanno, mi conoscono bene e mi evitano come la peste: atti d'amore non ne faccio proprio. Mai. Se non sotto le lenzuola con mia moglie. Anche se sempre più raramente perché i suoi mal di testa e le sue scuse sono sempre più frequenti. Sai, a sopportare me ce ne vuole davvero!

Dunque ben ligi al dovere ed alle regole, per non sterminare tutta la popolazione greca, già pesantemente provata dalle amorevoli cure di mamma Troika, ci tamponiamo. La positività al Covid risolverebbe gran parte dei problemi che abbiamo e la discriminazione che subiamo ogni giorno con infinita arroganza da parte dei sapientoni; sfortunatamente però siamo tutti negativi e possiamo partire. Una decina di minuti per rivedere e salutare, dopo un po' di tempo che non ci vediamo, nella sala d'attesa del gate di partenza a Fiumicino, il pianoforte a coda Ciampi di cui parlo nella parte del blog “Storia della mia vita”, e dopo un paio d'ore di volo sono ad Atene. Settembre 2021, esattamente 200 anni dopo l'indipendenza greca dalla dominazione ottomana e 20 anni dopo l'ultima mia volta nel paese ellenico, quando la Grecia era ancora una nazione libera e sovrana, fuori dalla gabbia dell'euro.

Sventola la bandiera Greca nel belvedere dell'acropoli, vicino al Partenone

Con pochissimi giorni a disposizione e bambini al seguito, decidiamo di concentrarci chirurgicamente sulle 2 attrazioni principali della Grecia: la capitale Atene con la sua acropoli patrimonio Unesco e le meteore in Tessaglia, per concludere la breve vacanza familiare con 3 giorni di assoluto relax e riposo in una delle tante incantevoli isolette con il mare blu cobalto; anche se Gaby sul mio concetto di relax e riposo, sono convinto, avrebbe molto da ridire.

L'acropoli di Atene

L’acropoli, dal greco “città alta”, conosciuta anche come Cecropia in onore del leggendario uomo-serpente Cecrope, primo re ateniese, appollaiata su una collina al centro di Atene a 156 m di altezza sul livello del mare, è una rocca spianata nella parte superiore che domina tutta la città dall'alto. Il pianoro è approssimativamente un rettangolo di circa 150 m per 300. E' senza alcun dubbio il simbolo non solo della capitale, ma della stessa Grecia. La sua struttura imponente ed al tempo stesso elegantissima, cuoce sotto il sole infuocato del giorno e spicca nel buio della notte, bellissima e splendente come non mai perché illuminata artificialmente. Visitare l’Acropoli è come fare un viaggio nel tempo: i suoi monumenti testimoniano i fasti dell'epopea della grandiosa civiltà greca del V secolo avanti Cristo, culla della filosofia, della democrazia, delle arti e delle scienze ma anche il suo declino, le successive conversioni forzate al cristianesimo e le invasioni di popoli stranieri come i Galli ed i Turchi.

Sotto alla rocca, prima di arrivare in cima, si trovano due teatri, costruiti proprio qui per sfruttare il naturale pendio dell'acropoli stessa. Il primo che si incontra salendo verso la cima, è il teatro di Dioniso, il più importante del mondo greco antico: era proprio qui che si esibivano nelle loro opere, commedie e tragedie, i più importanti autori greci come Sofocle, Eschilo, Euripide ed Aristofane. Oggi è piuttosto malridotto e dunque poco appariscente, ma ai suoi tempi era gigantesco potendo ospitare fino a 15.000 spettatori. Poco più avanti però, il più piccolo ma ultra scenografico Odeo di Erode Attico, originariamente coperto, costruito dall'omonimo politico e sofista greco in memoria della moglie ed ancora oggi usato per concerti ed opere teatrali, toglie letteralmente il fiato: la vista è talmente bella ed intensa che rimaniamo tutti a bocca aperta. Al centro del palco è posizionato un pianoforte gran coda coperto da un telone blu: posso solo immaginare l'emozione del pianista nel suonare dinnanzi alle centinaia di spettatori disposti a semicerchio in un teatro millenario, con sopra i templi illuminati dell'acropoli e sullo sfondo le luci infinite di Atene fino al Pireo...

Il bellissimo teatro Odeo di Erode Attico, con Atene sullo sfondo e l'acropoli alle spalle

La Propilaia è il monumentale ingresso dell’acropoli: comprende un corpo centrale e due ali laterali con bei portici e colonnati. Subito dopo lo stupore prende il sopravvento perché improvvisamente si spalancano dinnanzi agli occhi estasiati, le due costruzioni più belle ed interessanti del pianoro: il Partenone e l'Eretteo.

Il Partenone si trova sulla parte più alta della spianata. Fu costruito tra il 447 e il 437 a.C. ed inutile dirlo, è il monumento più importante della Grecia, il suo simbolo a livello mondiale. Il nome deriva da Atena Parthenos, a cui il monumento è dedicato, patrona della città, figlia prediletta di Zeus e dea della sapienza, delle arti e della guerra. Originariamente esso ospitava una enorme statua di Atena, alta 12 metri, scolpita da Fidia e ricoperta d’avorio ed oro, che costituiva la vera opera d'arte ed attrazione principale del tempio; sfortunatamente però questa statua non è pervenuta ai giorni d'oggi e ne rimangono solo delle copie in scala molto ridotta e qualche raffigurazione. Abbastanza ovvio il motivo per il quale non sia giunta fino ai nostri giorni: incendi a parte che la danneggiarono pesantemente diverse volte, la statua conteneva oltre una tonnellata d'oro e pertanto aveva un valore economico incalcolabile, occasione davvero troppo ghiotta per i popoli conquistatori successivi. Una bellissima replica moderna in scala naturale è presente nella ricostruzione del tempio di Atena Parthenos a Nashville negli USA.

Con Gaby, Leonardo e Maya nel belvedere davanti al Partenone

Il Partenone oggi mantiene intatto il proprio fascino senza tempo, ma sicuramente nel V secolo avanti Cristo, quando i sofisti ed i loro critici Socrate, Platone ed Aristotele disquisivano ed erudivano il popolo sotto il colonnato, la sua bellezza doveva esser davvero folgorante ed abbagliante. Lo è tuttora, immaginate prima, quando era coperto di marmo brillante, i frontoni erano decorati da altorilievi dai colori splendenti che percorrevano tutte le facciate con scene degli dei dell’Olimpo in lotta contro i mostri mitologici oppure con scene di guerra degli ateniesi contro le Amazzoni e contro Troia.

Ciò che resta oggi è purtroppo ben poco: i colori sono svaniti, del fregio è rimasto soltanto qualche frammento, gli interni sono stati depredati mentre il tetto è crollato a causa di un’esplosione nel 1687, perché gli intelligentissimi turchi usarono il tempio come deposito di munizioni ed i veneziani, non meno intelligenti degli ottomani, ebbero la brillantissima idea di attaccare l’Acropoli cannoneggiando il Partenone. L'opera di saccheggio fu completata poi nel 1800 da un furbacchione inglese di nome Lord Elgin. Pochi sanno che importanti strutture del Partenone, i famosi "marmi di Elgin", sono oggetto di una vera e propria disputa territoriale i cui toni sono sempre più accesi ed esasperati. Gran parte dei fregi, delle iscrizioni, delle sculture e delle statue di Fidia, un tempo presenti sia nei frontoni che all'interno del tempio, oggi si trovano infatti stranamente non nel museo dell'Acropoli ma al British Museum di Londra: a seguito dell'occupazione ottomana della Grecia dal 1453 al 1821, anno di inizio della guerra d'indipendenza, i Turchi vendettero alcuni limitati pezzi pregiati del Partenone all’inglese Lord Elgin, il quale approfittò alla grande dell'occasione: totalmente indisturbato ed incontrollato, prese maldestramente assai più di quello che poteva da contratto, consegnando poi tutto al museo londinese. Quello di Lord Elgin fu probabilmente un vero e proprio atto di vandalismo e saccheggio di beni culturali. I greci hanno sempre sostenuto che il taglio e la rimozione delle sculture dal monumento fossero stati eseguiti in modo rudimentale e non appropriato, danneggiando ed eliminando addirittura alcuni importanti dettagli; che si era trattato di un atto illegale ed illegittimo contro un monumento di rilevante valore storico che a loro appartiene. Ancora oggi lo stato ellenico rivendica la proprietà intellettuale sui marmi e continua costantemente a fare pressioni per il loro ritorno nel paese d'origine. Il Governo inglese però rifiuta la restituzione dei reperti alla Grecia, dichiarando di averli comprati, ma sembra che il tutto sia basato su documentazione falsificata.

Così i marmi di Elgin oggi sono ancora lì, nella galleria Duveen costruita appositamente per loro, e rappresentano la collezione più importante del museo londinese, includendo non solo pezzi architettonici del Partenone, ma anche elementi provenienti da altri edifici dell'Acropoli come una cariatide dell'Eretteo, diverse lastre del fregio del tempio di Atena Nike e una moltitudine di altri frammenti dei Propilei. La riproduzione esatta della parte sinistra del frontone orientale del Partenone, è posizionata dentro la fermata metro Acropolis, a ricordare a tutti i viaggiatori del mondo, inglesi ovviamente inclusi, il clamoroso furto. Noi italiani d'altronde ne sappiamo qualcosa con la Gioconda di Leonardo da Vinci...

L'UNESCO ha accettato nel 2014 di mediare tra la Grecia e il Regno Unito per risolvere la disputa, la cui risoluzione comunque sembra tutt'altro che vicina. Vedremo come finirà. Confidiamo nei marmi di Elgin ad Atene e nella Monna Lisa agli Uffizi di Firenze.

Superata la Propilaia, alla sinistra del Partenone, si trova il secondo tempio dell’acropoli per grandezza ed interesse, il bellissimo Eretteo con il suo portico retto da otto fanciulle di marmo, le cariatidi. Si tratta in realtà di calchi: di quelle originarie, sei sono esposte al Museo Archeologico dell’acropoli per proteggerle dall'implacabile azione corrosiva dell'inquinamento e degli agenti atmosferici, una è al British Museum a causa del furto di Lord Elgin mentre l’ultima sparì durante l’occupazione turca. L’edificio, in stile ionico, prende il nome dal leggendario Re ateniese Erechtheus ed è dedicato alle due principali divinità dell’Attica: Atena e Poseidone, dio del mare. Mitologia vuole che il tempio sorga proprio nel luogo dove si svolse la battaglia tra le due divinità per il predominio di Atene; un foro nel soffitto nel portico settentrionale sarebbe il segno del tridente conficcato da Poseidone, da cui sgorgò una sorgente d’acqua, mentre un olivo di fianco all’Eretteo rappresenterebbe il punto in cui Atena atterrò, facendo germogliare la pianta e vincendo il duello per la conquista della città, che oggi porta il suo nome. Avesse perso, chissà, oggi la capitale della Grecia si chiamerebbe Poseidonia.

Il tempio dell'Eretteo, al lato del Partenone

Dall'Acropoli si ammira uno dei panorami più belli della città. Atene si allunga sconfinata e la vista spazia fino al blu del mare del Pireo. Proprio sotto la rocca, si vedono il teatro di Erode Attico, i vicoletti dei quartieri vicini di La Plaka con i suoi negozietti e ristorantini, piazza Monastiraki e Syntagma; più in là, il Monte Lycabetto, e poi i resti del tempio di Zeus, l'Agorà ed il gigantesco stadio Panathinaiko che nell'antica Grecia ospitava i giochi panatenaici, in onore della dea Atena. Nel belvedere, vicino al Partenone in perenne stato di ristrutturazione e restauro con le sue impalcature arrugginite, una leggera e discontinua brezza muove, sotto un cielo plumbeo e grossi nuvoloni scuri che non promettono nulla di buono, una grande bandiera greca, che malinconicamente, si apre e si richiude ad intermittenza, quasi a simboleggiare lo stato moribondo in cui versa il paese. Anche perché di greco a dire il vero, qui è rimasto ben poco. Il calo demografico è costante, cosiccome l'emigrazione dei giovani senza più prospettive e futuro, mentre l'immigrazione irregolare è totalmente fuori controllo. E poi banche, infrastrutture e tutti gli aeroporti sono in mano tedesca, mentre tutti i porti del paese, compreso quelli di enorme e strategica importanza del Pireo e di Salonicco, sono oramai proprietà di Cosco, multinazionale del dragone imperialista cinese. Sul Partenone dovrebbe sventolare la bandiera della Germania come un tempo, quando la svastica nazista sventolava sopra i fregi ed i marmi dell'Acropoli: durante la Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi occuparono, esattamente come oggi, quasi tutta l'Europa, Grecia compresa ed ordinarono alla guardia ellenica che presiedeva alla bandiera nazionale sull'acropoli di toglierla e buttarla. La guardia, fucile puntato in testa, la rimosse, lentamente. Poi vi si avvolse e si lanciò nel vuoto. Oggi nel belvedere sventola la bandiera a righe bianche e blu, ma potrebbero benissimo esserci i colori rosso, giallo e nero perché la colonizzazione teutonica del paese è totale.

Ma la Grecia è solo il caso più eclatante: tutti i PIIGS, Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna hanno subito in questi anni un processo di sudamericanizzazione, diventando il cortile di casa e il territorio di conquista dell'imperialismo mercantilista tedesco, allo stesso modo in cui le nazioni del centro e Sud America sono il cortile di casa degli USA. Entrando nell'Europa e nella moneta unica, abbiamo commesso l'enorme errore di aver nuovamente delegato il controllo dell'Europa alla nazione che storicamente, culturalmente ed ideologicamente era proprio la meno indicata per farlo. Il grande generale inglese che sconfisse i nazisti, Winston Churchill ci aveva avvertiti! Attenzione ai tedeschi quando rinasceranno dalla seconda guerra mondiale!

«A parte la truffa del comunismo, a me i russi stanno anche simpatici. Sono i crucchi che non sopporto. Loro, i tedeschi, sono sempre stati il problema dell’Europa. Ne riparliamo tra cinquant’anni quando avranno rialzato la testa: i gravi problemi per le future generazioni verranno da Berlino e non da Mosca, glielo dice uno che li conosce tutti come le proprie tasche.»

La previsione di Churchill si è avverata. Già, perché oggi, loro, esattamente come 100 anni fa, ancora si sentono una razza superiore. Loro sono ariani, rigoristi nei conti ed incorrotti. Alti e biondi, belli e giusti. Peccato invece che l'economia sommersa tedesca, il cosiddetto “nero” che sfugge al fisco, sia la più grande d'Europa cosiccome l'evasione fiscale, dato dimostrato dalla quantità di ricchezza teutonica accatastata nei conti offshore dei paradisi fiscali. Peccato pure che gli indicatori di corruzione dimostrino che la Germania è tutto fuorché quel monolite di etica che vuole far credere, cosa dimostrata anche dal fatto che i peggiori scandali di corruzione internazionale degli ultimi anni hanno riguardato proprio aziende e banche tedesche, come Siemens, VolksWagen, Man, Krauss-Maffei Wegmann, Bayer, Lufthansa, Deutsche Bank e Deutsche Post.

Noi invece siamo latini, mori, festaioli e spendaccioni, mazzettari che devono esser riportati sulla retta via mediante un forte vincolo esterno. L'euro per l'appunto, è stato lo strumento ideale in mano alla Germania per eliminare concorrenza industriale e ridurre i paesi della periferia a colonia e giardino turistico a basso costo, generando a noi PIIGS deflazione salariale, austerity nella spesa pubblica e svendita di patrimonio statale, mentre a loro un enorme surplus commerciale, con un saldo delle partite correnti costantemente superiore annualmente al 6% del PIL, valore che dovrebbe, da regolamento UE, attivare una procedura d'infrazione perché genera squilibri nell'eurozona; col cazzo che si attiva mai questa procedura, perché la UE è il loro giocattolino neocolonialista ed imperialista: dettano le regole, le interpretano e fanno quello che vogliono. Come hanno sempre fatto in Europa da 200 anni a questa parte.

La perdita totale di sovranità legislativa e monetaria ha obbligato paesi come la Grecia a sottostare al perenne ricatto dei mercati, indebitandosi sempre più mediante il meccanismo infernale degli interessi ed accettando una macelleria sociale senza uguali nell'Unione. Oggi, il paese ellenico è un paese raso al suolo, non più sovrano e libero. Un paese del terzo mondo. E per capire il disastro umanitario prodotto dai 3 Memorandum della Troika di Mario Draghi, basta poco: basta uscire da quelle 4 vie del centro di Atene dove si concentrano tutti i turisti, che preferiscono non vedere e non sapere altro. Bastano 5 minuti a piedi da Syntagma. Basta arrivare ad Omonia, Exarchia, Metaxurgheio o Pantaleimon: improvvisamente ci si ritroverà catapultati in una città africana o centroamericana, brutta, sporca, decadente e maleodorante, un cimitero di palazzi fatiscenti che si sgretolano a causa dell'azione implacabile di smog e salsedine, con negozi chiusi, serrande sbarrate, murales dappertutto e puzza di piscio, botteghe di extracomunitari... tanto tanto degrado. Tanta droga e prostituzione. Entrambe superconomiche. Perché qui ci si fa di “sisa” e le ragazzine greche vendono il loro corpo per campare a meno di 10 euro. Il rifugio nell'alcool e nella droga è spesso l'unica alternativa possibile per i giovani più soli, fragili ed indifesi, abbandonati dal sistema. Una tragedia greca. Una moderna tragedia greca, 2.500 anni dopo Eschilo, Sofocle ed Euripide.

La Grecia oggi è un paese bombardato dai B52 della Troika: i deliri euroinomani della BCE e del Fondo Monetario Internazionale, ben appoggiati da tutta la stampa goebbelsiana di regime al servizio di Adolf Merkel, hanno sacrificato la culla della civiltà, della filosofia, delle arti, della scienza e della democrazia sull'altare del pantheon neoliberista. Ma per Mario Monti, mister Goldman Sachs, Trilaterale e Bildelberg, la Grecia rappresenta “il più grande successo dell'euro”. Ed il racconto del più grande successo dell'euro, ovvero di questa enorme, immensa, moderna tragedia greca, meritava un post a parte. In questo articolo del blog invece divertiamoci come fanno tutti i turisti del mondo e vediamo le cose belle e divertenti del paese ellenico. Nell'altro, ci saranno lacrime e sangue. E qualche insulto ogni tanto. Per la gioia immensa di mia madre.

Le meteore della Tessaglia

A 4 ore circa di macchina da Atene, verso nord, vicino alla cittadina di Kalambaka, nella regione di Meteora, visitiamo l'altra imperdibile attrazione della Grecia, seconda per numero di visitatori soltanto all'acropoli: insieme a Monte Athos nella penisola calcidica, le meteore costituiscono probabilmente il più spettacolare complesso monastico di tutta Europa. L’etimologia del nome già fa capire tante cose: “meta'” in greco significa “in mezzo” e “aer” significa” aria”. E difatti, nel cuore verde della Tessaglia, monaci ortodossi hanno deciso nel XIV secolo, che alcune vertiginose pareti di roccia dovessero diventare il loro luogo prescelto di vita, preghiera e meditazione e così, non si sa come, hanno costruito incredibili monasteri letteralmente sospesi “in mezzo all'aria”, forse per esser più lontani dagli uomini, dalle tentazioni del mondo fisico, dal peccato e dall'imperfezione della materia e più vicini al cielo e alla pace dei sensi; e sicuramente difendersi pure meglio dai turchi che avevano invaso il paese e perseguitavano i cristiani.

Vista del monastero di Varlaam dall'alto del monastero della Gran Meteora o della Trasfigurazione

Edificati con grande lavoro e sacrificio, a strapiombo in cima a falesie di arenaria alte fino a 400 metri, i monasteri principali visitabili delle Meteore sono 6, ma in realtà ce ne sono altri 18 in rovina o non visitabili, per un totale di 24. Alcuni sono accessibili mediante ponti, altri con una bella passeggiata in salita nel bosco come il piccolo monastero di Roussanou dove però non ci hanno fatto entrare perché Gaby indossava i pantaloni e non la gonna (!!!), altri ancora come lo scenografico Aghia Triada (della Santa Trinità), attraverso scalinate ricavate all'interno delle formazioni rocciose. Il monastero più grande e visitato, dal quale si ha splendida vista sul dirimpettaio Varlaam, secondo per grandezza, è quello della Gran Meteora o della Trasfigurazione, dove si possono ammirare splendidi ed assai drammatici affreschi raffiguranti le persecuzioni dei cristiani ad opera dei romani.

In ogni caso, a parte gli affreschi, alcuni davvero notevoli, a parte gli adrenalinici sistemi di funi, carrucole, cesti e binari utilizzati fino a poche decine di anni fa per l'approvvigionamento di viveri e materiali dei monaci, la vera star di Meteora è in assoluto il fantasmagorico panorama, con le costruzioni arroccate non si sa come sui cucuzzoli delle falesie, letteralmente sospese nell'aria. I monasteri, visti da fuori sono incomparabilmente più belli di quanto lo sono dentro, piuttosto spogli e privi di particolare interesse.

L'isola di Lefkada e la spiaggia selvaggia di Egremni

Dedichiamo gli ultimi 3 giorni di vacanza ad un'isoletta greca, sufficientemente autentica, selvaggia e lontana dal turismo di massa, di quelle che piacciono a me. Abbiamo però un problema: il traghetto. Vorrei evitare di effettuare altri 4 tamponi e buttare altri 80 euro, dovendoli oltretutto ripetere un'altra volta per il volo di ritorno... Ideona: andiamo a Lefkada! Questa infatti è raggiungibile via terra perché è collegata al continente tramite un sottile lembo di strada sopraelevata rispetto al mare circostante: non è dunque necessario prendere il traghetto per raggiungerla ed avere il relativo obbligatorio green pass, oramai diventato il verde lasciapassare per vivere. Green pass macht frei. Il green pass rende liberi. Un pezzo di cazzo. Io sarò sempre libero anche senza questa tessera fascista di merda. Scusate, è partito l'embolo. Strano però, perché se avete letto la Storia della mia vita, questo è causato dalla legge di Boyle Mariotte e dalle decompressioni subacquee che non vanno a buon fine, ma io è un po' di tempo che non mi immergo in configurazione tecnica... va beh, misteri della fede. Ho notato comunque che da quando c'è 'sto green pass, i problemi decompressivi sono sempre più frequenti. Stai a vedere che se continua questa storia (of course che continuerà!) dovrò comprarmi una camera iperbarica portatile. Magari una borsa di Gamow, di quelle viste sull'Himalaya.

Lefkada è una bella e selvaggia isola del Mar Ionio, situata proprio in mezzo a Corfù e Cefalonia, dove il turismo non è mai invadente e non ha messo in secondo piano la grande bellezza del paesaggio: mare e montagna, borghi dimenticati semiabbandonati e villaggi tradizionali, ristorantini incantati, spiagge chiare, mare caraibico e falesie bianche a strapiombo sulle acque spumeggianti. Se si evitano luglio ed agosto, anche tanto silenzio. Ed il fischio costante del vento. Leggenda vuole che nella punta più a sud, quella che si affaccia sulle vicine isole di Cefalonia ed Itaca, si buttassero dall'alta scogliera a picco sul mare gli innamorati delusi dell'antica Grecia: tra questi, anche la poetessa Saffo, che si suicidò proprio qui, buttandosi tra le onde dello Ionio.

Lefkada è un'isola autenticamente greca. Nessun immigrato come ad Atene, dunque la cultura è perfettamente conservata ed isolana. Nessun kebab arabo per le strade mentre nella capitale si vede solo quello. Le persone qui parlano greco, si vedono volti greci e donne vestite di nero. Pescatori autoctoni e contadini nativi con la pelle rovinata dalla fatica e dal sole.

Evitiamo come sempre le cittadine principali più caotiche e turistiche e ci dirigiamo a sud dove ci sono anche le spiagge più belle e selvagge di Lefkada, pernottando a Vassiliki, un piccolo borgo marinaro con poche casette sul mare, un centro davvero piccolo e grazioso con negozietti e pochi ristorantini affacciati sul porticciolo.

Scorci incantevoli di Lefkada

Dal paese partono stradine di montagna che attraversano borghi incantati dove il tempo sembra essersi fermato. Dopo svariati tornanti, improvvisamente ci si ritrova a picco sul mare: impossibile resistere alla tentazione di fermarsi a mangiare o sorseggiare una birra gelata in uno dei graziosissimi e ultra panoramici ristorantini sopra le falesie!

Port Katsiki, ad una mezzoretta di strada da Vassiliki, è una delle più belle spiagge della Grecia e di tutto il Mediterraneo, fiancheggiata da imponenti scogliere di calcare bianco su un lato e con un mare difficile anche da descrivere. Immaginate una piscina di acqua pulitissima e molto profonda, super trasparente, con visibilità assolutamente eccezionale. Purtroppo però, Port Katsiki si raggiunge in auto, la spiaggia è bellissima ma attrezzata, c'è un locale che la sovrasta dall'alto che funge da bar e ristorante. Dunque, il fatto che sia bellissima, comoda da raggiungere ed attrezzata, vuol dire anche che quasi sempre è piuttosto affollata, anche se, sia ben chiaro, niente di paragonabile alle spiagge nostrane ad agosto. Port Katsiki è davvero incantevole, ma c'è di meglio.

Io devo stare da solo, ho un bisogno atavico di posti ancor più selvaggi dove ti senti piccolo ed insignificante di fronte all'immensità di madre natura.

E poi soprattutto, abbiamo davvero rischiato tanto. Draghi ha detto che chi non si vaccina uccide gli altri ed io ho fiducia cieca ed incondizionata nelle istituzioni neoliberiste ed in particolare nel mio presidente del consiglio. Poi lo stesso concetto l'hanno ripetuto anche Speranza, ministro della salute laureato in Scienze Politiche, tutti i partiti italiani, sindacati compresi e tutti gli scienziati da salotto, dunque sarà vero! Da non vaccinati col sacro siero, io, Gaby, Leonardo e Maya potevamo davvero di rischiare di uccidere tutti i bagnanti della spiaggia. Io gli voglio bene al popolo greco, ora un po' indebolito dalle amorevoli teutoniche cure a base di spread e memorandum. Ed allora mi isolo. E vado alla caccia come al solito della spiaggia più deserta, selvaggia, non attrezzata, irraggiungibile dell'isola, magari pure pericolosa da raggiungere, dove trascorrere una serena giornata in famiglia alla Robinson Crusoe senza aver paura di sterminare la popolazione con i miei terribili virus.

La spiaggia di Egremni a Lefkada, una delle più belle del Mediterraneo

L'ampia e chilometrica spiaggia di Egremni è quella giusta, sabbia fine, mare cristallino, una inquietante falesia verticale alle spalle ed il sole che muore all'orizzonte in un tramonto che ha dell'inverosimile. Madonna che spettacolo. E' quasi metà settembre, una leggera brezza, il sole che va e viene; nonostante sia domenica, in una della spiagge più belle del mondo, siamo soli. Per chilometri. Soli in paradiso.

Il paradiso ha però sempre un prezzo da pagare. Raggiungere Egremni non è assolutamente facile. Si parcheggia molto lontano e si cammina a piedi sulla vecchia strada asfaltata, ora mezza franata e con i segni del terribile terremoto che ha colpito l'isola nel 2015 danneggiando irrimediabilmente la vecchia scalinata di pietra esistente. I massi occupano parte delle corsie che presentano ampie crepe; alcune parti sono del tutto crollate. Ogni tanto cadono sassi e pietrisco e fanno davvero paura... Un po' inquietante e forse anche pericoloso. Gaby è silenziosa. Forse ho capito la causa dei suoi mal di testa... Sono io. In alcuni punti bisogna oltrepassare il materiale franato. E poi giù per un sentiero nel bosco, per poi discendere la falesia attraverso una nuova ripidissima, allucinante scalinata in ferro a strapiombo, fissata sulla parete e chiamata non a caso “Stairway to heaven”, davvero scenografica ed ultra adrenalinica perché ovviamente anche un po' traballante, con il mare che si mostra nelle sue infinite sfumature di verde, blu ed azzurro. Il colpo d'occhio è assolutamente pazzesco, talmente bello ed intenso che non sai se accelerare il passo per uscire prima possibile da quella paurosa trappola di ferro verticale a picco sul mare o fermarti estasiato ad ammirare il panorama godendo dell'immensità di madre natura.

Egremni è la spiaggia che desideravo. Qui Speranza non c'è, il green pass non serve e la prenotazione non è richiesta. Qui i cittadini decerebrati che ti guardano schifato e ti insultano perché non sei vaccinato, non ci sono. Qui siamo soli, e per la gioia di Mario Draghi, non stermineremo nessuno con i nostri virus: solo lui d'altronde ha l'esclusivo diritto di ammazzare il popolo greco, bambini inclusi.

Egremni ci regalerà una giornata da sogno. Pace dei sensi, riposo, passeggiate, corse su e giù a perdifiato per l'arenile di sabbia e ciottoli, grandi nuotate nel mare dall'acqua pulitissima e cristallina, grande divertimento con i bambini. Per me, la felicità assoluta. La quiete prima della tempesta che arriverà.

Egremni sarà la degna conclusione del nostro viaggio. A Gaby passerà anche il mal di testa e chissà... anche se sono cattivo cattivo e gesti d'amore alla Bergoglio non ne faccio, forse una chance i prossimi giorni me la concederà...
Una corsa all'aeroporto e via, si ritorna in Italia. Arrivederci Atene. Spero alla prossima visita di trovare un paese finalmente fiero della sua storia e libero dal giogo colonialista, un paese sovrano, fuori dalla trappola dell'euro e lontanissimo anni luce dall'incubo di altri MES o Memorandum. Un paese libero e non più in catene. Perché la Grecia è la patria della democrazia. Ed il nazismo imperialista tedesco, una volta per tutte in questa Europa deve finire.