Menu header
Menu header

Un blog a totale impatto zero

Fin dal primo istante in cui ho partorito nella mia testa l'idea di tale blog, in quei “150 giorni dell'aquila” di ritiro ascetico fisico e spirituale, ero certo di una cosa: viaggiepianoforte.it, sarebbe stato sicuramente a totale impatto zero. Totale significa totale e zero significa zero. Non solo avrei compensato le emissioni generate dal traffico web, ma avrei anche calcolato, per forza di cose approssimativamente, l'impatto ambientale generato da tutti i miei spostamenti. Così è stato.

In generale i miei viaggi sono assolutamente responsabili, consapevoli e sostenibili, socialmente ed ambientalmente: so bene che il mio viaggio avrà delle conseguenze, anche se minime e trascurabili, sull'ambiente e sulle persone. Cammino sempre moltissimo, adoro camminare in viaggio; per le lunghe tratte utilizzo mezzi di trasporto pubblici come autobus e treni, sempre in ultraeconomy e con “el pueblo”, evito come la peste taxi ed Uber vari. Appena posso e le distanze da coprire sono limitate, entro il centinaio di km, la bicicletta è il mio mezzo preferito, potendo in tal modo viaggiare lentamente senza inquinare e contemporaneamente fare tanto sport. Cerco sempre l'interscambio culturale, acquisto prodotti e servizi dalla popolazione locale valutando e premiando comportamenti ecosostenibili nel totale rispetto della cultura e delle tradizioni locali. Una volta sul posto i miei viaggi dunque impattano ambientalmente assai poco, meno rispetto alla mia normale vita a San Benedetto. Ma l'aereo? Quanti viaggi in aereo ho fatto? Non si contano, davvero. Sono onesto: io ho sfruttato l'epoca dei voli low-cost in maniera assurda. Sono andato in capo al mondo con quattro soldi davvero. Era giunto il momento di pagare e restituire alla natura quanto rubatogli.

Come potevo rendere tale sito ad impatto zero? Innanzitutto non potevo prescindere da una grande approssimazione iniziale: dovevo rinunciare a compensare le emissioni derivanti dall'utilizzo dei mezzi pubblici come treni ed autobus che costituivano la grande maggioranza dei miei spostamenti di lunga percorrenza, perché il loro impatto è non solo assai difficile da calcolare ma anche trascurabile rispetto al resto. In poche parole, il gioco non vale la candela: al fine di includerle, molto più semplice sarebbe stato approssimare per eccesso il dato risultante dal kilometraggio effettuato con le auto noleggiate. Ho viaggiato spesso solo, ma anche in famiglia con moglie e figli: essendo il blog personale, ho però deciso di compensare esclusivamente le mie emissioni rinunciando a farlo per i restanti membri della mia famiglia.

Leonardo e Maya in aeroporto davanti ad uno dei tanti aerei presi

Il vero grande impatto ambientale dei miei viaggi dipende soprattutto dai voli aerei e dagli spostamenti in solitaria con auto o camper in affitto. Ovviamente, poi avrei dovuto anche compensare le emissioni derivanti dalla navigazione internet degli utenti del blog. In definitiva, rendere viaggiepianoforte.it a totale impatto zero significava calcolare e compensare le emissioni dovute a tre componenti: voli aerei, mezzi di trasporto noleggiati e traffico web.

Giro del mondo in auto e viaggio Terra-Luna in aereo

Una stima grossolana ma realistica degli spostamenti in auto effettuati in viaggio, approssimata (di molto) per eccesso per includere nel calcolo anche i tragitti con i più svariati mezzi pubblici, è data da circa 40.000 km, considerando che soltanto nell'incredibile viaggio in camper dell'estate 2020 in nord Europa attraverso Belgio, Francia, Inghilterra e Scozia, ho guidato per la bellezza di 10.500 km. La circonferenza della terra è 40.075 km... Praticamente ho fatto il giro del mondo in auto! Considerando i valori d'emissione medi di CO2 di 130 g/Km per un auto diesel di bassa cilindrata (considerata presa in solitaria) ed di 190 g/km per un camper (considerato preso in coppia), otteniamo per gli spostamenti con i mezzi in affitto un' impatto ambientale corrispondente all'emissione equivalente di circa 4,8 tonnellate di CO2.

Ora viene il bello però: il calcolo dell'emissione di gas serra dovuta agli spostamenti aerei. Poche cose inquinano di più di un volo. Tra tutti i mezzi di trasporto, l’aereo risulta essere di gran lunga il più inquinante: il settore emette ad esempio fino a 40 volte in più di CO2 rispetto ai treni, per chilometro percorso! 10.000 km di volo, grosso modo corrispondenti alla distanza Italia-Messico corrispondono ad un'emissione di CO2 a passeggero in economy di circa 1.600 kg, una quantità normalmente emessa in quattro mesi da un cittadino medio italiano ed in un solo mese da un americano. Se tutte le persone del mondo emettessero tanta CO2 come uno statiunitense, avremmo bisogno di una decina di pianeti come la terra per esser sostenibili; d'altro canto ci sono almeno 70 paesi al mondo dove tale quantità invece corrisponde alla stessa CO2 prodotta in un intero anno dal suo cittadino medio. Il contributo dei viaggi aerei alle emissioni totali di CO2, sembra esser poca cosa, intorno al 2,5% del totale, tuttavia essendo rilasciate direttamente in quota, il loro impatto in proporzione è doppio rispetto a quelle rilasciate a terra e misurabile intorno al 5% del contributo al riscaldamento globale. Inoltre sono date in costante aumento e si prevede che al 2050 raddoppieranno. Purtroppo dell'egoismo dei pochi privilegiati, me compreso, ne pagano le conseguenze tutti, soprattutto chi non c'entra nulla perché il 90% della popolazione mondiale non ha mai viaggiato in aereo. Solito discorso: il capitalismo privatizza i profitti, socializza le perdite ed esternalizza i danni ambientali.

Ho calcolato tutte le tratte fatte in questi anni, anche le minori e ben presto mi sono accorto che quelle non direttamente compensate tramite compagnia aerea, erano intorno ai 330.000 km. Includendo dei viaggi in programma che sicuramente farò nei prossimi anni, Patagonia ed Antartide su tutti, sono arrivato alla cifra di 385.000 km. Cazzo, sono andato sulla luna! 384.500 km corrispondono proprio alla distanza media Terra-Luna! Ho fatto praticamente in aereo un viaggio di sola andata sul suolo lunare!

Foto della Terra dalla Luna scattata dagli astronauti della missione Apollo 8 (1968), intitolata successivamente Earthrise (Sorgere della Terra)

Adottando rigorose e standardizzate metodologie di calcolo provenienti dagli studi dei principali enti internazionali, si conclude che l'impatto ambientale generato dai 384.500 km di voli aerei corrisponde all'emissione equivalente di circa 61,5 tonnellate di CO2.

Impatto del traffico web

In pochi ne sono consapevoli, ma Internet è responsabile di circa il 7% del consumo energetico globale e la sua fame di elettricità, proveniente in buona parte da fonti fossili, sale del 10% ogni anno. Internet è un macchinario invisibile: non vediamo le immense infrastrutture fisiche che alimentano tutta la nostra attività online, gli interminabili cavi, i ripetitori, i router, gli switch, gli sterminati “data center” da svariati MegaWatt composti da centinaia di migliaia di server che devono esser raffreddati mediante energivori condizionatori. Abbiamo a che fare solo con i prodotti derivati, immateriali e dunque apparentemente “green”, come email, chat, piattaforme Web, motori di ricerca, “clouds”: siamo dunque totalmente “scollegati” da quei giganteschi apparati fisici e molto lontani dall’essere minimamente consapevoli di quanta energia principalmente fossile è associata a tali processi. Inevitabilmente, non connettiamo mentalmente il loro utilizzo all’impatto che hanno sull’ambiente. Ogni nostra attività nel web, infatti, necessita di complesse elaborazioni di dati da parte di server e data center che consumano ingenti quantità di energia: il semplice invio di una e-mail con un allegato ha lo stesso consumo energetico di una lampadina accesa per una giornata intera e guardare un’ora di video da uno smartphone equivale al consumo annuale di un frigorifero.

Assumendo per buono il valore medio proveniente dallo studio LCE sotto allegato di 7 grammi di CO2 per ogni pagina web visualizzata, considerando per tale blog 10.000 visualizzazioni al mese, otteniamo per 5 anni da tutto il 2021 a tutto il 2025 un totale di circa 4,2 tonnellate di CO2 emesse. Il traffico internet di 5 anni pertanto impatta ambientalmente più o meno quanto tutti gli spostamenti fatti in auto o camper.

L'impatto ambientale complessivo di tale blog, corrispondente ad un viaggio sola andata Terra-Luna in aereo, al giro del mondo in auto ed al traffico web di 5 anni con 10.000 visualizzazioni mensili è stimabile dunque intorno ad un valore totale di poco superiore alle 70 tonnellate equivalenti di CO2.

Adesione al progetto di “Foreste per Sempre”

L'unico modo possibile per compensare le 70 tonnellate di CO2 emessa rendendo il blog a totale impatto zero, era partecipare ad un serio progetto di riforestazione, che permettesse l'assorbimento dello stesso quantitativo di anidride carbonica. Con un'importante precisazione però: la possibilità di compensare le emissioni mediante progetti di riforestazione o acquisto di crediti di carbonio, non deve incentivare i comportamenti impattanti anziché ridurli fornendo l’alibi per continuare ad emettere più del necessario; i ricchi in sostanza fanno scelte sbagliate, inquinano e poi pagando si lavano la coscienza, un meccanismo simile concettualmente alla comica ed assurda compravendita delle indulgenze nel XVI secolo. La compensazione non è di certo la soluzione; aiuta sicuramente a guadagnare tempo ed a gestire in modo virtuoso le emissioni di viaggi aerei difficili da evitare. Ma deve andar di pari passo ad un serio impegno a diminuire la propria “carbon footprint” sul pianeta.

Piuttosto che acquistare crediti di carbonio certificati affidandomi ad aziende capitaliste di cui ho fiducia pari a zero, mi sono messo alla ricerca di associazioni locali senza fini di lucro, fatte da volontari, esperti, scienziati e persone con alto spirito idealistico. Ho incontrato loro, Foreste per Sempre (FpS) ed ho fatto bingo! E' un organizzazione di volontariato, fondata dalle Guardie Ecologiche Volontarie della Provincia di Modena, che agisce nell’ambito della cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, per la difesa e la conservazione dei sistemi naturali e della biodiversità, sempre con l'appoggio delle popolazioni locali.

FpS collabora da tanti anni in Costarica nella penisola di Nicoya con l’associazione locale Asepaleco, la quale gestisce l'intera Riserva Karen Mogensen. La Riserva attualmente è una foresta di 1.000 ettari in gran parte recuperata dopo aver acquistato di volta in volta nuove aree che anteriormente erano adibite a pascolo brado. Una volta che questa attività viene abbandonata la foresta riprende rapidamente i suoi spazi e vi è il ritorno di una ricca biodiversità. La Karen Mogensen non è quindi solo un luogo di incredibile bellezza e la casa di una un’innumerevole quantità di animali e piante, ma è anche una foresta rigenerata che produce ossigeno, sequestra gas serra e mantiene una riserva di preziosa acqua per le comunità circostanti. Con i fondi raccolti la foresta viene acquisita “per sempre” facendo parte di un Riserva che presto lo Stato di Costa Rica riconoscerà come “Refugio de Vida Silvestre”. E' proprio questo il valore assolutamente aggiunto del progetto di FpS ed Asepaleco, che mi ha convinto dell'assoluta superiorità del loro progetto rispetto a quello di altri enti o aziende. Nella maggior parte degli altri casi, infatti gli interventi compensativi ed i progetti di riforestazione sono “adozioni per un anno” o semplici interventi di piantumazione ma con scadenza a breve termine e senza alcuna garanzia di ciò che avverrà nell'area di intervento dopo il periodo di vincolo; alla scadenza dell'adozione o della piantumazione, la nuova area verde potrebbe benissimo essere tagliata oppure si possono verificare incendi, per lo più dolosi, attacchi parassitari, danni da vento e la probabilità di tali eventi, tutt'altro che remota soprattutto nei paesi in via di sviluppo, non viene adeguatamente valutata da chi propone questi rimboschimenti compensativi. Molto probabilmente a distanza di 10-20 anni, dell'area riforestata resterà soltanto il ricordo. FpS invece agisce per “acquisizioni” vincolando per sempre superfici minori ma permanentemente: la differenza sia sostanziale che etica è totale. Il terreno che si acquista viene annesso alla Riserva, tutelata da leggi statali, “per sempre”, dunque svolgerà i servizi ambientali (assorbimento di CO2, protezione della biodiversità, ciclo dell'acqua ecc..) a vita, "per sempre".

Per l'appunto “Foreste Per Sempre”, come recita il logo. Nel caso specifico della Riserva Karen Mogensen, il progetto di compensazione delle emissioni mediante rimboschimento è una assoluta certezza.

Per quanto riguarda il calcolo della superficie di terreno da acquisire “per sempre” ed annettere alla riserva, si sono considerate le convenzioni internazionali sul tema (IPCC, LULUCF) e gli studi condotti dai principali enti del Costa Rica in materia (FoNaFiFo, InBIO, Catie). Una foresta raggiunge il 70% della capacità di assorbimento nei primi 50 anni, motivo per cui questo è l'orizzonte temporale considerato nei calcoli. La capacità di assorbimento non è omogenea negli anni e sebbene sia riconosciuta ad una foresta in rigenerazione una capacità di assorbimento maggiore, si è scelto di tenere come base di calcolo il valore conservativo di 10 tonnellate di CO2 per ettaro di foresta all'anno.

Segue che per compensare totalmente le emissioni del blog di 70 t di CO2 è necessario riforestare un'area pari a 1400 mq annettendola alla Riserva Karen Mogensen “per sempre”.

Dopo aver fatto il giro del mondo attorno al globo terrestre in auto ed esser stato sulla Luna in aereo, sono estremamente orgoglioso di annunciare, di aver effettuato una considerevole donazione alle associazioni senza fini di lucro Foreste per Sempre di Modena ed ASEPALECO di Costarica, che permetterà l'acquisizione di 1400 mq di foresta tropicale da annettere “per sempre” alla Riserva naturale Karen Mogensen, presto “Rifugio de Vida Silvestre”.

Il blog viaggiepianoforte.it è pertanto a totale impatto zero, nella forma e nella sostanza. Potete navigare in tutta tranquillità perché anche le emissioni dovute al traffico web sono state compensate fino a tutto il 2025.

La Riserva Karen Mogensen in Costa Rica ed il progetto di Foreste per Sempre

La nuova area che verrà acquisita con il progetto ”Una foresta per la Karen” di viaggiepianoforte.it fa parte della Riserva Naturale Karen Mogensen nella penisola di Nicoya nella Costa Rica nord-occidentale, gestita dall’associazione ambientalista locale Asepaleco con la quale Foreste per Sempre (FpS) collabora da più di vent’anni. La Riserva Karen Mogensen è una zona pedemontana interna compresa tra 9,85 e 9,88 gradi di latitudine (N) e 85,04 e 85,08 gradi di longitudine (O). Il suo nome è stato dato in memoria di Karen Mogensen Fischer, ambientalista di origine danese; lei e suo marito, lo svedese Nils Olof Wessberg, furono i precursori della conservazione in Costa Rica creando negli anni ’60 con fondi raccolti nei loro Paesi la prima area protetta, la Riserva Naturale Assoluta di Cabo Blanco, sito di grande interesse ed importanza per la conservazione nella penisola di Nicoya.

La Riserva, che presto sarà riconosciuta dallo Stato come "Refugio de Vida Silvestre", è stata creata nel 1996 con l'acquisizione di una prima proprietà di 364 ettari. Oggi, a distanza di 25 anni, grazie a successive acquisizioni a cui FpS ha cospicuamente partecipato con fondi raccolti in Italia, la Riserva si estende su una superficie di quasi 1.000 ettari. I terreni acquisiti per la Riserva nei diversi momenti e rigenerati a foresta furono precedentemente utilizzati per l’allevamento brado di bestiame e per un'agricoltura di sussistenza (mais, fagioli, canna da zucchero, tuberacee). Nelle aree acquisite la vegetazione nel tempo è ricresciuta rigogliosa grazie all'aiuto disseminatore di uccelli, pipistrelli, vento e altri animali. I semi della foresta circostante si sono diffusi sul terreno deforestato e la rigenerazione naturale ha preso rapidamente piede. FpS ed Asepaleco hanno accelerato il processo piantando migliaia di alberelli di specie autoctone pregiate cresciute nei loro vivai da semi raccolti nella foresta stessa. Molte di queste specie arboree altrove sono già rare e alcune in via di estinzione, venendo così la Riserva a costituire un’importante banco genetico.

La Riserva, secondo la classificazione dell'habitat di Holdridge del 1967, è caratterizzata principalmente da foresta secondaria di transizione con porzioni di foresta secca, tipica della Costa Rica nord-occidentale e altre di foresta umida per la presenza di diversi corsi d’acqua e torrenti. In alcune parti dell'area sono presenti foreste a galleria. La parte più interna della Karen Mogensen ha porzioni di foresta primaria, mentre la restante è il risultato di una crescita secondaria di età diverse (da 20 a più di 50 anni), in parte derivante dalle misure di conservazione adottate dagli anni '90 che hanno promosso la rigenerazione naturale del terreno in precedenza utilizzato per i pascoli del bestiame e per l’agricoltura di sussistenza. Le zone più basse della Riserva Karen Mogensen mostrano una transizione da pascoli e praterie a foresta secondaria di rigenerazione. La Riserva attualmente confina con alcuni pascoli per il bestiame e altri terreni boschivi di seconda crescita parzialmente protetti, che coprono quasi 12.000 ettari di territorio.

Oltre a preservare un’incredibile quantità di biodiversità, la Riserva, grazie al ruolo della foresta che trattiene grandi quantità di acqua, rappresenta anche un importantissimo approvvigionamento idrico per la presenza di sorgenti e corsi d'acqua essenziali per l'intera regione, senza dimenticare che la crescita arborea è il mezzo naturale e quindi più ecologico per catturare dall'atmosfera delle quote di anidride carbonica emesse anche dalle varie attività antropiche, con l’importante risultato di contribuire a ridurre l’effetto serra, importante concausa del cambiamento climatico.

Corsi d'acqua all'interno della riserva Karen Mogensen

Circa 30 anni fa si assistette alle conseguenze del degrado avvenuto nella penisola di Nicoya a seguito dell'introduzione di pratiche di allevamento estensivo di bestiame, che causarono una marcata deforestazione, un aumento di incendi boschivi e una diminuzione della produttività del suolo a causa della sua cattiva gestione. Ciò determinò l'esodo delle famiglie che vivevano in questo territorio, le quali emigrarono verso le zone costiere o in altre regioni del Paese. Questa condizione di abbandono ha dato il via alla naturale rigenerazione di oltre il 50% della parte montuosa peninsulare consentendo alla regione di essere una delle aree più recuperate del Paese; le comunità rimaste hanno assunto un ruolo innovativo di primo piano nella conservazione del loro territorio. Da quando è stata creata la Riserva Naturale Karen Mogensen e progettato il Corridoio Biologico Peninsulare, è iniziato un processo di conservazione integrato in cui la connettività tra le aree protette e la partecipazione della comunità è diventata un’importante priorità. Dal 1996 l’associazione locale ASEPALECO ha promosso una campagna per l'acquisto di terreni negli altopiani, sulla base della quale, attraverso donazioni internazionali e nazionali, è stata costituita la Riserva Karen Mogensen, di cui risulta proprietaria. L’associazione italiana GEV Modena Foreste per Sempre è diventata negli anni il partner più stretto in questa operazione di recupero e salvaguardia, raccogliendo fondi e partecipando ai progetti.

Lo scopo della Riserva Karen Mogensen è quello di ampliare un’area forestale per la conservazione di un importante nucleo di Foresta Tropicale di Transizione che si trova nella zona alta del centro della penisola, dove viene ad avere un ruolo strategico. La Riserva ha un'altitudine media di 500 metri s.l.m. ed è una parte fondamentale del Corridoio Biologico Peninsulare. Oltre alla presenza di una ricchissima biodiversità, qui è protetta un’importante risorsa idrica. Infatti qui nascono numerosi corsi d’acqua che riforniscono varie comunità come Isla Venado, San Ramón de Río Blanco, San Miguel de Río Blanco e Montaña Grande.

Stazione di Ricerca Biometeoclimatica “Italia Costa Rica”

La Riserva è servita anche per sviluppare competenze professionali e lavorative nella popolazione delle aree circostanti, con lo sviluppo di un ecoturismo rurale, l’introduzione di pratiche di sostenibilità e la partecipazione alla ricerca naturalistica per la conservazione della biodiversità. Tutte queste attività hanno dunque contribuito a creare anche posti di lavoro, promuovendo nel contempo la sensibilizzazione e la partecipazione delle comunità locali alla protezione di quest’area protetta. Si è sviluppato il tema dell’educazione ambientale con la realizzazione di un apposito centro per le scuole, si è promosso un ecoturismo responsabile con la creazione di alcuni alloggi e un “comedor” per i turisti. La visita della Riserva è facilitata dalla presenza di alcuni sentieri ben segnalati che arrivano fino ad alcuni spettacolari “mirador” che si affacciano sulla foresta permettendo la vista sino al Golfo di Nicoya. Infine si è realizzata, con fondi raccolti da Foreste per Sempre, la Stazione di Ricerca Biometeoclimatica “Italia Costa Rica” per lo studio della biodiversità della Riserva e degli effetti che su di essa può avere il cambiamento climatico.

Area in corso di rimboschimento

Il terreno che si vuole ora acquisire si trova ai margini orientali della Riserva ed è molto strategico ai fini della conservazione. Si tratta di un’area di circa 25 ettari di proprietà di un allevatore di bestiame che attualmente fa pascolare le sue mucche sulle porzioni di foresta che ha disboscato, e che periodicamente incendia per creare pascolo. Il rischio che il bestiame entri da qui nella Riserva è costante. Inoltre, l'agricoltore invita spesso i suoi amici a cacciare nelle aree boschive della sua proprietà ma spesso non sono rispettati i confini e purtroppo si entra a cacciare nella Riserva. Gli incendi boschivi sono il pericolo predominante, soprattutto nella stagione secca, tuttavia negli ultimi anni si è ridotto considerevolmente il loro numero promuovendo un'efficace attività di prevenzione con la creazione di squadre antincendio boschivo di volontari locali.

L’acquisizione di questa proprietà, che il proprietario è disposto a vendere essendo ormai anziano, risulta quindi essere la migliore soluzione per la sicurezza della Riserva stessa. Poiché il terreno in questo momento è ricoperto da un tipo di foraggio importato molto infestante, una volta acquistato il terreno sarà necessario far pascolare le mucche sul terreno per almeno 6 mesi, senza però utilizzare diserbanti e altri metodi di eliminazione delle erbe infestanti. In questo modo, le mucche mangeranno l'erba e lasceranno altre piante che potranno competere con l'erba rimasta permettendo un inizio del processo di rigenerazione naturale. Successivamente, quando le mucche saranno portate via, inizierà il vero progetto di rimboschimento, con la messa a dimora di alberelli di specie autoctone tra quelle più in pericolo di estinzione. Si è già realizzato un vivaio dove stanno crescendo centinaia di nuove piantine ottenute da semi prodotti da alberi-patriarca della Riserva per mantenere le caratteristiche genetiche locali. Le nuove piante saranno messe a dimora sulle aree recuperate per avere un rimboschimento più rapido. Verrà in ogni caso rispettata la naturale evoluzione della vegetazione consentendo soprattutto la disseminazione naturale dal bosco circostante.

Piantine in crescita nel vivaio ottenute da semi prodotti da alberi-patriarca della Riserva

Nella Riserva sono presenti specie vegetali a rischio di estinzione o con popolazioni ormai altrove ridotte come mogano (Swietenia macrophylla), ron ron (Astronium graveolens), nispero (Manilkara chicle), cachimbo (Platymiscium curuense), cocobolo (Dalbergia retusa), guapinol (Hymenaea courbaril), ojoche (Brosimum alicastrum), tra gli altri. Il cafecillo (Erythrochiton gymnanthus), specie endemica del Pacifico centrale della Costa Rica, si distingue per la sua rarità ed è in corso uno studio su questa preziosa specie per poterla preservare. Ci sono nove specie di palme nella Riserva, che si distinguono per la loro rarità come Vivieja (Neonicholsonia watsonii), Cola de Gallo (Geonoma interrupta) e Viscoyol (Synecanthus warscewiczianus). Sono presenti anche molte specie di orchidee, felci, bromelie e altre epifite, alcune delle quali ancora da classificare. Si stanno mappando gli alberi più antichi ed imponenti della Riserva, veri alberi patriarca con età che possono superare i due tre secoli.

Per quanto riguarda la fauna, la Riserva funge da rifugio per piccole popolazioni di felini la cui presenza denota però una piramide ecologica che ha raggiunto con questi predatori il suo vertice: si ritrovano yaguarundi (Felis yaguaroundi), caucel (Felis wiedii), ocelot (Felis pardalis), puma (Felis concolor). Tra i mammiferi vi sono alcuni roditori non comuni altrove come la paca (Agouti paca), il tepezcuintle (Cuniculus paca), due specie di opossum, il kinkajou (Potos flavus), il pecari (Tayassu tajacu), la moffetta (Conepatus semistriatus), la rarissima Lontra di fiume (Lutra longicaudis), l'Armadillo a nove bande (Dasypus novemcinctus), il Cervo della Virginia (Odocoileus virginianus). Tra le varie specie di pipistrelli si annovera il raro pipistrello fantasma (Diclidurus albus) totalmente bianco, non segnalato nella penisola di Nicoya ed il vampiro Desmodus rotundus. Sono state identificate più di 200 specie di uccelli, tra cui: il guan crestato (Penelope purpurascens), lo sparviero (Herpetotheres cachinans), lo sparviero bianco (Leucopternis albicollis), le galline selvatiche (Crypturellus cinnamomeus e C. soui), l’uccello campana (Procnias tricarunculata), il toledo (Chiroxiphia linearis), così come molte altre specie di uccelli locali e migratori. La ricca erpetofauna comprende specie di anfibi più legate al clima umido come la raganella dagli occhi rossi (Agalychnis callidryas) che nella Riserva è presente in vari siti di riproduzione, il rospo (Rhinella marina) e la raganella messicana (Smilisca baudinii), la cui presenza non era stata confermata da diversi anni. Per quanto riguarda le specie di rettili, possiamo includere due specie di serpenti, Tantilla armillata e Trimorphodon quadruplex, e due di gechi, Coleonyx mitratus e Sphaerodactylus graptolaemus tra le nuove specie identificate per la Riserva. C'è anche la tartaruga di legno rossa (Rhinoclemmys pulcherrima), che non era avvistata in Riserva dal 2014. Molto importante è anche la scoperta di una specie di serpente arboricolo, Imantodes gemmistratus, che finora non era stata rilevata alla Karen. Infine, la quantità di insetti delle varie classi è enorme e il suo studio è appena iniziato. L'utilizzo di trappole luminose ha portato, ad esempio, alla prima segnalazione per la Riserva per lo scarabeo Megasoma elephas, il cui nome rende bene l'idea delle dimensioni record di questo insetto. Innumerevoli lepidotteri notturni e diurni sono in corso di classificazione.