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Il golpe del litio

Bogotà è la classica città sudamericana, congestionata dal traffico ed inquinata all'inverosimile, l'aria irrespirabile anche in virtù dell'altitudine, quasi 3000 metri sopra al livello del mare, pericolosa in alcuni quartieri poco raccomandabili, come il Candelaria.

Marzo 2013: mi trovo qui perché il biglietto più economico per la Bolivia, mio vero obiettivo del viaggio, mi costringe ad un lunghissimo scalo aereo di svariate ore, dalla mattina presto alla sera tardi. Ho un intero giorno pertanto per gironzolare nella patria di Pablo Escobar.

Il centro città è carino, quasi bello, monumentale a tratti nella zona governativa. Il cuore della città vecchia è Piazza Bolivar ed è qui che si trovano i maggiori luoghi di interesse come la Catedral Primada de Colombia, il Palazzo di Giustizia e il Campidoglio Nazionale, sede ufficiale della Repubblica.

La Catedral Primada de Colombia in Plaza Bolivar a Bogotà

Su tutto svetta il Cerro Monserrate, una montagna che domina dall'alto la città, luogo di pellegrinaggio per molti fedeli per via di un santuario, facilmente raggiungibile con una funivia panoramica. Appena fuori dal centro storico, la decadenza e la sporcizia prendono il sopravvento: grattacieli moderni si alternano a palazzi decisamente fatiscenti ed anneriti dallo smog, autobus sgarrupati, camion rumorosissimi e macchine scassate circolano impazzite a tutta velocità insieme a lussuose auto fiammanti dai vetri totalmente oscurati; lo strombazzare di clacson è continuo. Rumore, tanto rumore. Un casino della madonna. Ma per un giorno lo accetto ben volentieri, ben consapevole che a breve mi aspetteranno il silenzio assoluto delle vette andine e della foresta amazzonica.

La città brulica di vita: giovani dappertutto, locali all'aperto, artisti di strada, una moltitudine di ragazzi che girano come formiche; l'atmosfera è decisamente vibrante, allegra e piacevole. E poi le donne! Madonna santissima le donne quanto sono belle in Colombia! Davvero, una bellezza che sconvolge e destabilizza, che minimamente immaginavo! Mi raccomando però... acqua in bocca con mia moglie! Plis!

Donne a parte, ciò che mi colpisce di più di Bogotà, è la massiccia presenza di forze di polizia: una città veramente militarizzata. C'è praticamente un poliziotto ad ogni angolo di strada, ognuno con il suo manganello, pistola in cintura, enorme mitra ben in vista e come se non bastasse, un feroce Rottweiler al guinzaglio. Sembrano soldati di gruppi d'assalto dei Navy Seals, armati in modo decisamente sproporzionato rispetto all'atmosfera festaiola e giovanile della città. Bogotà vuole attrarre turisti dando l'impressione di posto sicuro, libero una buona volta dalla delinquenza e dal pericolo. Bogotà ed anche Medellìn, tristemente note una volta come capitali dei cartelli della droga, oggi hanno cambiato faccia e lentamente si convertono al turismo, soprattutto nordamericano. Il problema del narcotraffico oggi è stato debellato e totalmente trasferito al Messico, dove invece i livelli di follia e violenza hanno raggiunto livelli inimmaginabili. Anche le Farc sono state progressivamente depotenziate ed annullate, spinte verso il confine con Perù ed Ecuador: “addomesticate” loro, che hanno sempre rappresentato in Colombia la lotta armata paramilitare di ideologia marxista-leninista contro la classe ricca, le multinazionali, il liberismo economico e soprattutto l'ingerenza degli USA negli affari interni del paese, il modello occidentale ha potuto ben trionfare anche qui senza più ostacoli di sorta, sconfiggendo le idee ed i principi di Simon Bolivar, entrando nei cervelli dei giovani grazie alla propaganda massmediatica e non uscendone più.

Oggi il controllo, economico ed ideologico, degli USA sulla Colombia, è totale ed il paese è diventato a tutti gli effetti una colonia dello Zio Sam, il suo alleato più stretto, il suo alleato più strategico ed importante per via soprattutto dei 2000 km di confine con il Venezuela di Chavez e Maduro, vero grande obiettivo del capitalismo a stelle e strisce. La Colombia entra nel 2018 ufficialmente a far parte dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), diventando, allo stato attuale, l’unica nazione dell’America latina in seno all’alleanza. «Saremo l’unico Paese dell’America Latina con questo privilegio» dirà orgoglioso nel 2018 il presidente colombiano Juan Manuel Santos. Già, il privilegio di appartenere alla più grande organizzazione terroristica del mondo... il privilegio di essere lo zerbino dei guerrafondai, il privilegio di avere basi militari altrui nel proprio territorio per preparare l'intervento armato su una nazione confinante sovrana, intervento armato che ovviamente sarà preparato imbottendo la popolazione mondiale di menzogne, grazie alla propaganda di una stampa compiacente ed agenzie di comunicazione come la Rendon Group al soldo del congresso che creeranno dal nulla l'orribile mostro, l'Adolf Hitler di turno ed il casus belli che sposta l'opinione pubblica mondiale.

L’ingresso della Colombia nella NATO costituisce un brutto e squallido dietrofront con la proclamazione nel 2014 all’Avana (e dove sennò?) di tutta l'America Latina come zona di pace. Quella proclamazione, decisa in occasione del II Vertice del CELAC, l'organizzazione degli stati latinoamericani e caraibici, fu una vera e propria pietra miliare nella storia della regione perché stabiliva il principio di non aggressione, di non interferenza e della risoluzione pacifica delle controversie, favorendo relazioni di amicizia, integrazione e cooperazione tra tutti gli stati a sud del fiume Rio Bravo; alla faccia dell'OEA, l’Organizzazione degli Stati Americani, totalmente controllata invece dagli USA e funzionale alla costante legittimazione nell'area di invasioni militari e di colpi di Stato.

Ma vai a cagare Santos, tu la NATO e gli USA. Traditore del sogno di Simon Bolivar. La storia non ti assolverà. Maduro resisterà e Chavez vive. Loro sono sovrani di un paese libero, tu sei un fantoccio di altri e passerai alla storia come servo dei guerrafondai.

Lascio con gioia il frastuono delle strade di Bogotà ed a malincuore le bellissime donne colombiane. Lascio l'unica nazione del Sud America dentro al patto atlantico, per abbracciare il socialismo puro di Evo Morales, El Indio. Vado in Bolivia.

La Bolivia, La Paz e la coca

Che paese incredibile la Bolivia! Un luogo davvero di eccezionale impatto emotivo perché di fortissimi contrasti. Ha una superficie pari a tre volte quella dell’Italia, unico stato del Sud America insieme al Paraguay che non ha sbocco sul mare, ed una popolazione di appena 10 milioni di abitanti. E ci credo... il suo territorio è in gran parte inospitale: è la nazione più elevata, remota e aspra dell'emisfero, più del Tibet, uno dei luoghi più freddi e ventosi del pianeta, caratterizzato per una buona metà del suo territorio da altipiani e montagne con alcuni dei paesaggi più aridi e salati del mondo; nell'altra metà, scavallata la catena andina, è coperta dalla foresta primaria più grande ed incontaminata, con aree come il Madidi che vantano la maggior biodiversità del pianeta. Paesaggi andini e lacustri, paludi e deserto, surreali distese bianche accecanti di sale ed impenetrabile foresta amazzonica. C'è di tutto e di più e così in Bolivia si incontrano praticamente tutti i climi possibili, dall'afa soffocante della selva al gelo artico delle vette più alte del mondo, molte delle quali sopra i 6000. Proprio una terra di paradossi, il paese più povero del Sud America ed il più ricco del continente di risorse naturali, come spesso accade anche in Africa. Record su record: è anche la nazione più indigena del Sud America, con oltre il 60% della popolazione appartenente a qualche etnia nativa come aymarà, quechua e guaranì. Bellissime città coloniali intatte nel corso dei secoli come Sucre e Potosì.

E poi c'è La Paz... che toglie letteralmente il fiato, in tutti i sensi.

La città di La Paz, capitale della Bolivia

Si atterra all'aeroporto internazionale di El Alto, il più alto del mondo trovandosi a ben 4061 metri d'altezza. Avete letto bene. 4061 metri d'altezza. Per chi viene dal livello del mare, come Lima in Perù è uno choc che può essere mortale. Mal di testa, vomito e generale senso di malessere simile ad un post-sbornia, sono garantiti se non sei ben acclimatato. E difatti agli arrivi nazionali ed internazionali sono presenti equipe di medici che controllano i passeggeri, offrendo a tutti infuso di coca e somministrando all'occorrenza ossigeno. Sono diverse le persone che si sentono male, a cui manca l'aria. Vedo scene terribili, uomini e donne distesi in barelle e maschere sul viso con bombola d'ossigeno vicina. Io no, io sto benone. Vengo d'altronde dai 2800 metri di Bogotà in Colombia e da una settimana di corse intense ai 2000 m del parco metropolitano di Leòn nell'altopiano messicano, in previsione di qualche ascensione vertiginosa sulle Ande: sono ben allenato dunque, come sempre. Lo sport è la mia droga, la mia adrenalina. Molto più che le foglie di coca.

In ogni caso, un bel mal di testa, una buona giornata non me lo toglierà comunque nessuno.

Il problema dell'altitudine a La Paz è ben conosciuto da tutte le nazionali di calcio più forti del mondo come Brasile ed Argentina: contro le pippe boliviane, in Bolivia, allo stadio nazionale Hernando Siles di La Paz, vincere è impossibile. Fa niente se hai in squadra Messi o Ronaldinho, a La Paz si perde. A questa altitudine, senza un periodo di acclimatamento, diventa difficile respirare ma anche ben adattati alla quota è comunque tutto diverso rispetto a chi vive e si allena qui da sempre. La mancanza d’ossigeno genera gambe molli, affaticamento muscolare e tempi di recupero dilatati, errori banali e “lisci” clamorosi: il tutto, ovviamente, solo e soltanto per i giocatori ospiti, boccheggianti come pesci fuori dall'acqua. In tutte le 40 edizioni della Copa América la Bolivia, che normalmente con Argentina, Brasile, Colombia o Messico perde sempre in doppia cifra, è arrivata solo due volte sul podio: ovviamente quando ha ospitato la competizione sul proprio altipiano, a 4000 metri.

Io l'ho sperimentato diverse volte il mal di montagna, il "soroche" come qui sulle Ande lo chiamano e davvero non lo auguro a nessuno. Ricordo bene sensazioni orribili sopra i 5500 sul Kilimangiaro e sul Cotopaxi in Ecuador ma anche a quota più bassa sull'Everest in Nepal, dove avevo volutamente forzato le tappe di acclimatamento per guadagnare un giorno di marcia, passando da Lukla a Namche Bazaar in un solo giorno di cammino. Fortunatamente, la brutta sensazione di malessere nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente in poche ore, nelle quali occorre idratarsi molto e stare a riposo assoluto. Nei casi peggiori però la sintomatologia può aggravarsi fino ad esser letale sfociando in edema polmonare da alta quota (HAPE), o edema cerebrale da alta quota (HACE).

Foglie di Coca al mercato di La Paz

Qui sulle Ande, il rimedio numero uno al soroche è sempre un bel mate di coca, un infuso, perfettamente legale, di foglie di coca con un basso contenuto di principio attivo dall'effetto blandamente stimolante. Le foglie di coca nelle Ande, in Perù e Bolivia soprattutto, si trovano praticamente ovunque ed in tutte le salse: in profumati infusi, in bustine, sotto forma di caramelle, all’interno di dolci, in barrette di cioccolato e soprattutto, nelle strade e nei mercati locali, nella forma di foglia essiccata da masticare. Evo Morales addirittura, da ex cocalero, ha inserito la coca nella costituzione, dichiarandola patrimonio della Bolivia e della cultura andina, all'insegna del motto “coca sì, cocaina no”.

La pianta di coca è un arbusto, un piccolo albero di due, al massimo tre metri di altezza, con foglie lunghe di verde intenso, dalle quali mediante diversi trattamenti con petrolio, acido solforico ed altri agenti chimici, si ricava purtroppo la cocaina. Ma di questo uso i boliviani ed i peruviani non amano sentirsi responsabili: la costosa polvere bianca sniffata dai festaioli della classe benestante, non ha nulla a che vedere con la pianta sacra che in queste zone si coltiva da secoli. Si tratta di un evidentissimo scontro di culture: mentre per l'occidente la coca rappresenta la materia prima per la produzione di una droga che dà forte dipendenza, per le popolazioni autoctone andine è una pianta sacra, che per secoli, nella sua forma non trattata, le ha sostenute e rinvigorite. In Bolivia ogni mese si consumano 1 milione di chili di foglie, tra infusi, masticazioni, riti religiosi e confezionamento in caramelle e cioccolato.

Già in epoca preincaica, gli abitanti dell'altipiano la utilizzavano nelle cerimonie religiose come offerta agli spiriti delle montagne, ad Inti, il sole ed alla Pachamama, la madre terra e la masticavano a causa dell'effetto blandamente stimolante che riduceva fame, fatica e mal di montagna. La masticazione delle foglie è anche importante simbolo di identità religiosa e culturale, allora come oggi. La lotta alla coca cominciò con i conquistadores spagnoli, i quali, preoccupati dalle sue connotazioni religiose pagane, la consideravano un ostacolo all'evangelizzazione delle masse; al tempo stesso però essi si rendevano conto che gli schiavi indigeni lavoravano di più e così, i furbacchioni, arrivarono a permettere l'uso delle foglie di coca nel lavoro ma vietarlo durante le cerimonie religiose. Due piccioni con una fava.

La lotta contro la coca, continua tutt'oggi più feroce che mai. Per gli USA e la DEA, la scusa della droga è stata sempre un'occasione troppo ghiotta, un alibi perfetto per mascherare i loro vili e squallidi obiettivi imperialisti, un modo per coprire di santità e giusta causa le loro ingerenze capitaliste in un paese sovrano che vuole esser socialista, bollato e denigrato invece come un paese dedito al narcotraffico, sempre ovviamente con l'appoggio incondizionato della stampa internazionale. Nel settembre del 2008, il dipartimento di stato americano ha inserito la Bolivia nella lista nera del narcotraffico per il rifiuto del presidente, Evo Morales, di lottare contro i propri campesinos. Poco importa che egli si sia sempre fortemente impegnato nella lotta al narcotraffico, senza tuttavia voler penalizzare l'industria nazionale della coca. Poco importa che che il numero di sequestri di cocaina in Bolivia sia costantemente aumentato sotto il suo governo socialista, poco importa che tale governo abbia sempre lottato contro la corruzione della polizia ed incoraggiato i coltivatori a denunciare e contrastare i produttori e i trafficanti di droga.

Il lago Titicaca e le rovine di Tiahuanaco

A pochi km di distanza da La Paz, in un paio d'ore di lentissimo combi stracarico all'inverosimile di pacchi, taniche, uomini e bestie, raggiungo il lago navigabile più alto del mondo, a quasi 4000 metri di altitudine al confine con il Perù, il luogo dove con tutta probabilità è cominciata la storia degli Inca. Acque calme, limpide e placide, circondate da vegetazione caratterizzata soprattutto dalla “totora”, un giunco simile alle canne di bambù, presente al mondo solo qui e nessuno sa perché (Thor Heyerdahl a parte) all'Isola di Pasqua... sì, da non credere: ritroverò lo stesso giunco nelle caldera dei vulcani Rano Raraku e Rano Kau! Con tale materiale in questa zona si costruisce praticamente di tutto, da piccole casette a mò di capanna a grosse isole galleggianti fino alle tipiche ed assai robuste imbarcazioni locali che solcano le acque del Titicaca.

Le tipiche imbarcazioni del lago Titicaca

Mi fermo una giornata a Copacabana, uno dei tanti villaggi tradizionali aymarà sulle sue rive del lago, un posto piacevole dove gironzolare senza meta, con la bellissima Cordillera Real sullo sfondo; giusto il tempo per visitare una delle tante isole naturali del lago e “las islas flotantes”, enormi zattere artificiali costruite con le robuste canne della totora dove il popolo indigeno ancora oggi vive ben fedele alle sue tradizioni ancestrali, fregandosene altamente della modernità e della tecnologia che lo circonda.

E poi vado a sbalordirmi a Tiahuanaco.

Sulle sponde meridionali del Lago Titicaca, i monoliti di Tiahuanaco rappresentano il più grande sito architettonico megalitico preincaico dell’America Latina. Indubbiamente uno dei più misteriosi ed enigmatici del mondo, del quale ancora oggi si sa davvero ben poco. Pochissimi pannelli esplicativi e le stesse guide locali che praticamente non sanno cosa dire a parte tre-quattro frasi di rito del tipo “gli archeologi datano l'origine della civiltà intorno al 600 prima di Cristo e l'inizio della costruzione del sito verso il 700 dopo Cristo” e poi “durante la massima espansione, la città doveva contare circa 20.000 abitanti” e via dicendo. Le cose interessanti? Intorno al 1200, kaputt: cazzo è successo? Questo gruppo etnico si dissolve praticamente nel nulla, come fosse evaporato, diventando un'altra delle tante "civiltà perdute" che tanto fanno impazzire gli archeologi. Sono molti comunque gli studiosi che pensano che tale civiltà risalga a diverse migliaia di anni fa, d'altronde la pietra non si può datare in nessun modo con il Carbonio 14. Atlantide? Mhmm, le cose si fanno decisamente più interessanti... Chi lo sa... quello che è quasi certo è che i Tiahuanaco furono gli antenati degli Inca, anche perché le due civiltà condividevano la stessa incredibile ed inspiegabile ossessione, maniacalmente masochista, per le pietre giganti: enormi monoliti del peso di decine di tonnellate, blocchi pesantissimi di basalto ed arenaria, una pietra estremamente dura e difficile da scolpire, lavorata invece con un’accuratezza ed una perfezione che lasciano senza parole e soprattutto tante domande. Come ha fatto una civiltà così arretrata a trasportare e lavorare questi megaliti a 4000 metri d'altezza, considerando che non avevano le tecnologie necessarie e che le cave più vicine si trovano a svariate decine di km di distanza? Ma soprattutto, perché? Perché costruire quel sito in una regione così inospitale, arida, fredda e lontana dal luogo di estrazione? Non c'è da stupirsi pertanto che quando gli spagnoli chiesero agli aymarà come avessero realizzato queste costruzioni, questi risposero che era stato il loro dio Viracocha...

I monoliti giganti sono sparsi qua e là un po' dappertutto oppure organizzati in massicce recinzioni. Vicino ai resti di una piramide, quella di Akapana, si trova la famosa statua monolitica di El Fraile (il sacerdote), molto ben conservata ed il “tempio semisotterraneo di Kalasasaya” con un'incredibile scalinata costruita con unico blocco di pietra ed inquietanti volti tutti diversi, ben 175, incastonati nelle mura della piazza centrale. Da impazzire. Questo popolo preincaico doveva possedere una tecnologia molto sofisticata per il trasporto e la lavorazione della pietra, tecnologia tramandata poi agli Inca ed oggi ancora assolutamente incompresa ed inspiegabile.

Il monolite El Fraile e la Puerta del Sol di Tiahuanaco

La struttura più famosa del sito è la “Porta del Sole”, un enorme blocco megalitico di andesite del peso di quasi 50 tonnellate, secondo alcuni correlato al culto del sole, secondo altri avente la funzione di calendario. Sulla traversa superiore si trovano incisi dei rilievi indecifrabili, figure alate, alcune con volto umano, altre con la testa di condor, con al centro il “Dio dei Bastoni”, Viracocha, una figura armata di due scettri a forma di serpente che ricomparirà anche nella civiltà Inca. Ad oggi, non vi sono ancora prove che i Tiahuanaco utilizzassero la scrittura; ma d'altronde nemmeno gli Inca, secoli dopo, la svilupparono.

I misteri si infittiscono ancora di più a poche centinaia di metri di distanza, al di là della ferrovia dismessa, dove si trovano gli scavi di un altro sito, ancora più misterioso ed enigmatico: Pumapunku, “la porta del puma” in dialetto aymarà. Qui si trovano mastodontici blocchi che arrivano a pesare 130 tonnellate, intagliati ed incisi con estrema perfezione ed un sistema modulare di massi finemente lavorati con un’insolita forma ad H. Mah... provo le stesse sensazioni di sbigottimento ed incredulità di due anni fa, quando visitavo le rovine inca e strabuzzavo gli occhi di fronte alle mura ciclopiche a perfetto incastro poliedrico della Valle Sacra nella zona di Cusco. Io però, se avete letto la parte finale del post sul Perù, una spiegazione possibile l'ho data a questa follia masochista: è elegante, realistica ed incredibilmente affascinante! Forse un tantino poco scientifica però... Va beh, chissenefrega!

Nel viaggio di ritorno a La Paz, il combi resterà bloccato da una manifestazione indios contro le proteste che stanno montando nel paese nella provincia bianca, ricca e borghese di Santa Cruz, la quale chiede con forza la secessione. L'egoismo dei privilegiati. L'urlo Evo Evo sale nel cielo. Scendo e mi unisco alla manifestazione a favore di Morales, il grande presidente socialista indio della Bolivia. Che merita un paragrafo intero di questo post.

Onore a te, Evo Morales

Pur essendo una nazione con grande abbondanza di risorse minerali come argento, rame, litio e gas, la Bolivia è stato sempre il paese più povero del Sud America: fino a pochi anni fa, il tasso di analfabetismo era superiore al 20%, la disoccupazione e la mortalità infantile erano tra le più alte al mondo. La popolazione, costituita per il 60% da indios di etnia Quechua o Aymarà e per il 30% da "mestizos" cioè persone di sangue misto, sopravvive in baraccopoli ai bordi delle grandi città o nelle campagne e negli altipiani grazie all’agricoltura di sussistenza. Ovviamente, manco a dirlo, i poveri e gli analfabeti sono in gran parte indios e meticci, mentre il 10% dei ricchi del paese, praticamente gli antenati dei conquistadores spagnoli del Cinquecento, dominano totalmente la politica e l'economia boliviana. Evidentemente la colonizzazione del paese ancora non è terminata.

Gli indios sono sempre stati oppressi con la forza in Bolivia, in particolare nel ventennio tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, quando il paese fu governato da un sanguinario regime militare appoggiato da organizzazioni para-fasciste che vantavano tra le loro file anche criminali di guerra nazisti tedeschi sfuggiti a Norimberga come Klaus Barbie; manco a dirlo, otra vez, il sanguinario regime era appoggiato e finanziato dagli sceriffi del mondo esportatori di democrazia, gli Stati Uniti. Le milizie nere boliviane ottennero un momento di visibilità internazionale quando nel 1967 catturarono e uccisero con l'appoggio della CIA il rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara, che si trovava nelle montagne per organizzare il movimento di resistenza indios. Alla fine della dittatura militare, il paese fu comunque governato da instabili coalizioni di partiti di centro e di destra, quest’ultima composta in larga parte da ex militari e membri del vecchio regime. I nuovi governi affrontarono le crisi economiche con la solita ricetta neoliberale tanto cara alla sinistra radical chic, mettendo in atto uno dei più severi programmi di austerità e privatizzazioni del continente: le grandi società pubbliche furono smantellate, i servizi privatizzati, il dio mercato fu deregolamentato perché tanto come Adam Smith ci insegna, "la sua mano invisibile" aggiusta sempre tutto; grandi concessioni agricole e minerarie furono messe all’asta per attirare capitali stranieri. E non potevano ovviamente mancare loro, i diavoli di Bretton Woods, FMI (Fondo Monetario Internazionale) e BM (Banca Mondiale) con i soliti aiuti "disinteressati" e vincolati ai PAS, programmi di aggiustamento strutturale che prevedevano la svendita delle aziende strategiche di stato alle imprese americane.

Tutto ciò acuì le profonde fratture sociali del paese e diede nuova spinta e linfa vitale ai movimenti locali rivoluzionari che fino a quel momento erano stati repressi dal regime militare. I benestanti abitanti bianchi della ricca provincia di Santa Cruz, dove erano stati trovati giacimenti di gas naturale, iniziarono a chiedere la secessione e costrinsero i governi a spostarsi sempre più a destra, mentre dall'altro lato le proteste contro le politiche neoliberiste del governo portarono alla saldatura sempre più forte dei legami tra i partiti di sinistra e le comunità indios.

Fu in questo clima che Jaun Evo Morales Ayma iniziò la sua ascesa politica. Era nato nel 1959 in una famiglia di contadini Aymarà nella regione montuosa dell’Oruro, nel Sud Ovest del paese. Vita durissima la sua: ultimo di sette fratelli, molti dei quali morti di stenti e malattie nel corso degli anni e subito orfano della madre, morta di parto durante la sua nascita. Morales, figlio di un dio minore, iniziò molto presto ad aiutare il padre nel lavoro dei campi accompagnandolo nei suoi viaggi al mercato della capitale provinciale, un tragitto che facevano a piedi, accompagnati da un lama, e che poteva durare diversi giorni. Negli anni Ottanta la sua famiglia si trasferì nella parte orientale del paese ed iniziò a coltivare la coca. Diventato adulto, Morales iniziò a lavorare come sindacalista dei “cocaleros”, che grazie al crescente mercato della cocaina, stavano diventando sempre più numerosi tra gli agricoltori indios. Quando il governo boliviano, al fine di stringere buone relazioni con gli Stati Uniti e aprire il paese agli investimenti esteri, iniziò una massiccia campagna di eradicazione delle coltivazioni di coca, Morales divenne uno dei leader della rivolta; la sua fu un'opposizione ferma ed intransigente. Fomentava ed aizzava la folla al grido di battaglia “Viva la coca! Morte agli yankees!”, “Coca sì, cocaina no!”.

El Indio, come venne battezzato in modo dispregiativo dalla stampa internazionale, si rivelò un grande leader dotato di notevole carisma ed autorevolezza. Scalò i ranghi del sindacato e poi fondò e divenne la guida indiscussa del Movimento per il Socialismo (MAS), un partito indigeno che chiedeva la fine delle privatizzazioni, più diritti agli autoctoni, più equità socio-economica e la legalizzazione della coca nel paese. Nel 2002 si candidò alla presidenza venendo sconfitto per pochi voti. Ma era solo questione di tempo. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, la Bolivia entra in una fase di profondi disordini sociali in seguito ai tentativi dei governi di privatizzare anche la distribuzione dell’acqua. Allo schifo non c'è mai limite. Ci furono scontri e blocchi stradali in tutto il paese e Morales, che era diventato il principale leader della rivolta, fu espulso dal parlamento boliviano. Ma il governo non riuscì a resistere alle proteste e nel 2005 furono indette elezioni anticipate. Morales, sostenuto dal MAS, vince con il 53 per cento dei voti diventando il primo presidente indio nativo del paese. Il 2005 è stato per la Bolivia l'inizio di una nuova era e la fine di 500 anni di colonialismo. Morales vincerà ben tre elezioni consecutive, la quarta con riserva, raccogliendo un enorme consenso ovunque, tranne guarda caso nella regione bianca borghese di Santa Cruz.

I primi anni del 2000 sono stati d'altronde un momento particolarmente favorevole al socialismo in tutto il continente centro sudamericano, ovviamente preso particolarmente di mira, osteggiato e criminalizzato dalla stampa mondiale progressista e illuminata, in Italia ben rappresentata dalla triade Repubblica, Espresso ed Internazionale, giornali che ogni persona di questo paese che si crede di sinistra, ha sotto al braccio per l'inconsapevole indottrinamento religioso ai sacri principi del liberismo economico, dell'atlantismo guerrafondaio, dell'antisocialismo e dell'europeismo più becero ed incondizionato.

Morales si mostrò subito vicinissimo alle posizioni socialiste di Chavez in Venezuela, di Castro a Cuba e di Lula in Brasile e con loro strinse alleanze molto forti, al fine di creare un "asse del bene", in contrasto con l'asse del male costituito da Washington e alleati.

Queste le sue parole, musica assoluta per le mie orecchie, come Yann Tiersen o Chopin:

«Bisogna pensare a modelli diversi di società rispetto al capitalismo. Non è accettabile che nel XXI secolo alcuni paesi e multinazionali continuino a provocare l'umanità e cerchino di conquistare l'egemonia sul pianeta. Sono arrivato alla conclusione che il capitalismo è il peggior nemico dell'umanità perché crea egoismo, individualismo, guerre mentre è interesse dell'umanità lottare per cambiare la situazione sociale ed ecologica del mondo [... ] Il peggior nemico dell'umanità è il capitalismo statunitense. È esso che provoca sollevazioni come la nostra, una ribellione contro un sistema, contro un modello neoliberale, che è la rappresentazione di un capitalismo selvaggio [... ] I principi ideologici del MAS, anti-imperialisti e contrari al neoliberismo, sono chiari e saldi, ma i suoi membri devono ancora trasformarli in una realtà programmatica [... ] la Zona di Libero Scambio delle Americhe, non è nient'altro che un accordo per legalizzare la colonizzazione delle Americhe»

Morales, fedele ai suoi lunghi anni di militanza, formò un governo composto quasi completamente da inesperti attivisti indios e intellettuali di sinistra. Doveva sbrigarsi: voi non lo sapete ma ogni leader della vera sinistra socialista mondiale ha esattamente circa 1 mese di tempo e non un solo giorno di più per superare secoli di ritardi storici, disastri economici, ingiustizie e disuguaglianze create dal capitalismo e dal neoliberismo, disastri che altrimenti, gli verranno per intero addossati. Testa bassa dunque ed al lavoro.

Il suo primo atto fu dimezzare il suo stipendio e quello dei suoi ministri. Sobrietà e patriottico orgoglio: così nelle cerimonie ufficiali con i grandi capi di stato, Evo indossava sempre il suo maglione di alpaca, quasi un rifiuto a seguire il modello imposto di abbigliamento occidentale.

Il secondo e più importante di tutti, fu la immediata nazionalizzazione dei proventi delle risorse naturali del paese. Scegliendo come data simbolo la festa dei lavoratori, nel maggio del 2006 egli nazionalizzò le riserve di gas naturale, le seconde più grandi del Sud America dopo quelle venezuelane, aumentò la tassazione sulle multinazionali estere presenti nel paese dando a queste compagnie un "periodo di transizione" di sei mesi per rinegoziare i contratti o venire espulse. Petrolio e gas, ma anche le miniere di zinco e stagno e altre importanti aziende di pubblica utilità. Fino a quel momento, infatti, i predoni che estraevano il gas naturale pagavano al governo la miseria del 18 per cento dei loro profitti. Morales invertì in modo radicale, preciso ed assai simbolico la proporzione: dal 2006 lo Stato riceve l’82 per cento dei profitti e le società possono tenere per sé soltanto il 18 per cento. Le entrate annue dalla tassa sull’estrazione degli idrocarburi in Bolivia, sono passate così dai circa 300 milioni dell’inizio del decennio al miliardo e mezzo di dollari. In un solo anno. Chapeau. Giù il cappello.

Capisco bene che per gli apologeti del dio libero mercato, questi siano concetti improponibili, lontanissimi dalla loro ideologia. Delle bestialità. Alla Bocconi, i fedelissimi seguaci dei Chicago Boys inorridirebbero. Ma cari bocconiani ed economisti liberisti di tutto il mondo, lo sapete che la parola nazionalizzazione che tanto vi fa inorridire, ripeto NA-ZIO-NA-LI-ZZA-ZIO-NE degli asset strategici (forse autostrade di Benetton, vi dice qualcosa oppure l'IRI di Prodi... ) è nella nostra carta costituzionale? Che non è stata scritta da Mao Zedong, Stalin o Pol Pot ma dai nostri padri costituenti ex-partigiani? Dai su, non strabuzzate più gli occhi quando parlo di asset strategici in mano allo stato e non alla finanza speculativa internazionale, quando parlo di sacrosanto protezionismo, dazi economici ad imprese straniere... non mi date dello sporco sovranista solo perché la televisione vi dice di fare così o avete letto su Repubblica o l'Espresso che tutti quelli che sono contro il dio libero mercato, il neoliberismo e le privatizzazioni, l'Europa ed il patto atlantico, sono beceri eversivi, ignoranti e non al passo coi tempi, un po' fascisti ed un po' comunisti, molto nazionalisti, populisti e complottisti. Pure negazionisti, e perché no, visti i tempi, pure no vax, no mask, no tutto. Dai su, provate a metter da parte il vostro credo che ha arricchito solo pochi ed impoverito i più, fate un piccolo sforzo e magari capite che nazionalizzare le risorse e chiudere ad investitori stranieri per il bene del proprio popolo non è una bestemmia comunista, ma un opzione validissima per un paese sovrano più attento al suo popolo che agli interessi delle multinazionali. Non vi ho convinto vero? Fa niente, continuo a tentare finché sarò in vita.

Chavez celebra nello stadio Hernando Siles di La Paz il trionfo di Morales nel 2014

La ricchezza proveniente dalla nazionalizzazione delle industrie strategiche boliviane, permise un sostegno senza precedenti nella storia del paese alle politiche sociali e redistributive. Il PIL ben presto raddoppia, triplica in soli pochi anni di socialismo; per la prima volta dopo decenni la Bolivia non si ritrova piena di debiti, cosa che accadeva puntualmente quando si seguivano i dettami del Fondo Monetario Internazionale.

Sono qui a La Paz nel 2013: proprio in questo anno, la Bolivia, in deficit cronico da decenni, chiude il bilancio con 15 miliardi di dollari in riserve internazionali, equivalenti, per capire meglio l'entità di tale cifra, nientepopodimeno che alla metà dell'intero PIL nazionale, contro gli 1,5 miliardi di cui disponeva nel 2005. 10 volte tanto. Ripeto, 10 volte tanto. Un vero e proprio miracolo economico. Scusate se è poco signori. Repubblica? Scrive qualcosa di questo? Manco per il cazzo, impegnata com'è a diffondere il verbo europeista, atlantista e neoliberista.

Contemporaneamente la povertà estrema è scesa all'incirca dal 40% del 2005 al 20% nel 2013, grazie a una serie di sovvenzioni mirate e condizionate, a giovani, donne ed anziani: sono state introdotte pensioni di vecchiaia non contributive ed aiuti economici alle giovani madri, a condizione che i loro figli vengano sottoposti a controlli sanitari e che frequentino la scuola. Sono stati inoltre distribuiti centinaia di trattori gratuiti. Tutte cose che non ho letto da qualche parte e riscritto. Ma viste con i miei occhi e confermatemi da tutte le persone che ho incontrato. All'elezione di Morales, il tasso di analfabetismo della Bolivia era il più alto del Sud America, quasi al 20%. Grazie anche all'assistenza cubana e venezuelana, i risultati sono stati sbalorditivi: nel 2009, l'UNESCO ha dichiarato la Bolivia libera dall'analfabetismo, sebbene la Banca Mondiale (e chi sennò?) affermasse di essere diminuita solo del 5%. Cara Banca Mondiale di merda, anche fosse solo il 5% come tu dici per screditare le politiche socialiste di Morales, di vero e proprio miracolo comunque si tratta. Voi che cazzo avete fatto invece? Dovunque siete arrivati avete solo peggiorato la situazione, indebitando ed affamando ancora di più, sempre di più le popolazioni.

I regimi dittatoriali squartabambini cubani e venezuelani che la stampa non perde mai occasione per denigrare e criminalizzare, hanno aiutato la Bolivia nello sviluppo delle cure mediche, aprendo ospedali ed offrendo borse di studio agli studenti più meritevoli. Questi sono i veri aiuti internazionali incondizionati, cari apologeti del dio libero mercato! Non quelli dei vostri cavalli di battaglia, FMI e BM, che dovunque arrivano portano solo debiti, povertà e miseria!

Morales in un paese poverissimo, uno dei più complicati del continente, ha sostanzialmente dimezzato la povertà in meno di un decennio, diminuito lo scarto fra le varie classi sociali e migliorato le condizioni di vita di tutte le fasce della popolazione. Sotto di lui la Bolivia ha conosciuto una forza economica senza precedenti nella sua storia con una crescita media annuale doppia rispetto agli altri paesi del continente; il suo primo anno in carica si è concluso senza deficit fiscale. Al primo anno! Un risultato a dir poco strabiliante! L’analfabetismo è quasi scomparso, la mortalità infantile dimezzata ed il salario minimo aumentato del 50% anche se l'impatto di tale misura oggettivamente non è stato evidentissimo, perché la maggior parte dei boliviani vivevano e vivono tuttora nell'economia informale non salariata. Le infrastrutture del paese sono migliorate dappertutto, è stata portata acqua corrente ed elettricità nelle aree rurali in cui mancavano.

E tutti questi grandi risultati, grazie fondamentalmente alla nazionalizzazione delle risorse energetiche. Quando un paese è libero di svilupparsi, senza gli squali ed i predoni stranieri, allora le cose possono andare. Non è detto che vadano, troppe sono le variabili in gioco, ma possono andare. In matematica si direbbe, condizione necessaria ma non sufficiente. Ma per Repubblica, l'Espresso e l'Internazionale, in Bolivia c'era un regime.

Nei miei giorni boliviani, non c'è stata persona a cui non abbia chiesto cosa pensasse di Morales. Tutti e dico tutti, mi hanno riferito che Morales stava governando nel rispetto assoluto dei diritti civili senza mai l'uso della forza. Che è un indio, vicino ai bisogni degli ultimi. Che è molto attento ai cittadini dell'altipiano, anche se meno attento ai bisogni dei "blancos" già ricchi di Santa Cruz. Non importa che anche secondo l'Economist, un giornale non proprio ideologicamente vicino al socialismo «... Evo Morales ha dominato il suo paese più con il consenso che con la coercizione». No no. Morales in Europa è uno spietato dittatore, mentre in Bolivia per tutti, un grande leader che ha messo finalmente alla porta il neoliberismo americano ed ha dato voce agli ultimi. Pur con tanti sbagli per carità. Chi non ne fa.

Morales capisce bene che innanzitutto deve sfamare il suo popolo. Prima la pancia piena, e poi il benessere. Senza pancia piena i bambini non studiano ed i contadini lavorano male. Così viene istituito in Bolivia un nuovo ente statale per distribuire alimenti a prezzi agevolati. I prezzi del gas e di molti generi alimentari sono stati severamente controllati e i produttori alimentari locali sono stati costretti a vendere sul mercato locale anziché esportare. Ecco la grande misura. Solo mercato locale e niente esportazione! Chiunque conosce bene l'Africa, sa che la vera piaga dei paesi poveri non è la mancanza di alimenti ma la loro esportazione: in patria muoiono di fame, ma il cibo c'è! Il problema è che tutti i prodotti vengono venduti nel mercato straniero per soddisfare il dio che ormai sapete, che pretende prezzi sempre più bassi e manodopera sempre più schiavizzata.

Morales nel 2012 approva una legge della Madre Terra che vieta la coltivazione di OGM, organismi geneticamente modificati, raccogliendo lodi e consensi da contadini ed ambientalisti, ed ovviamente critiche dai coltivatori di soia della nazione, che perdevano competitività sul mercato globale. Competitività... madonna che brutta parola! E' diventata un'ossessione per tutti. Non sono enormemente più belle le parole cooperazione e solidarietà? Perché mai uno solo deve vincere e tutti gli altri devono perdere? La teoria dei giochi di John Nash non insegna nulla?

Grande spesa pubblica, l'economia che cresce, risanamento delle finanze, stabilità economica e rivalutazione della moneta. Inflazione bassissima. Grande Evo. Fermi tutti. Stop. Forse qualcuno di voi adesso va in crisi... ma come, aumenta la spesa pubblica e si contiene l'inflazione, cresce l'economia, c'è maggiore stabilità economica, si azzera il deficit e risanano le casse... ma non è il contrario? Non ci hanno detto in Europa il contrario in questi anni? Che la spesa pubblica è brutta, cattiva ed improduttiva perché genera debito pubblico brutto, cattivo ed improduttivo? Che la ricetta per contenere il debito è la santissima austerity? Che abbiamo vissuto sopra le righe per molti anni? Che il problema è il debito pubblico e per questo occorre tagliare sanità, pensioni, istruzione, welfare ed educazione? Che bisogna privatizzare e deregolamentare il mercato? Che bisogna togliere potere agli stati mediante le sacre "cessioni di sovranità" ad enti sovranazionali non eletti, rappresentanti del peggior capitalismo finanziario globale, per darlo alla divinità?

Vi dico un segreto. Ma solo i più intelligenti, i più curiosi, le persone tra di voi più dotate di spirito critico ed di un minimo di competenze economiche accetteranno. Gli altri, tra i quali sicuramente spiccheranno economisti bocconiani ben indottrinati al verbo liberista, mi manderanno al diavolo e concluderanno la lettura qui; mi rendo conto perfettamente che al pensiero unico è davvero difficilissimo sfuggire, pena l'emarginazione sociale e la denigrazione. Io ci sono ben abituato e me ne sbatto altamente, continuando a pronunciare i miei discorsi di fronte a tavolate inorridite e scioccate che mi guardano con gli occhi strabuzzati.

Bene, sedetevi. Vi hanno raccontato un mucchio di cazzate. Il debito pubblico è un bene, non un male. Il debito pubblico è la ricchezza privata del cittadino, purché si disponga di sovranità monetaria altrimenti diviene schiavitù e ricatto. Quello in pratica che accade da noi: ecco il perché c'è l'euro, vera arma di ricatto dei popoli e degli stati, unica moneta al mondo privata e transnazionale contro il popolo e le classi lavoratrici. Un'arma di distruzione di massa. Graecia docet (anche se, secondo qualcuno di innominabile, rappresenta "il più grande successo dell'euro").

Vi faccio una semplice domanda, banale banale. Una scimmia saprebbe rispondere o per lo meno si porrebbe qualche domanda. Se l'austerity è finalizzata come dicono i nostri bei rappresentanti politici, alla riduzione del debito pubblico, come mai in questi anni di durissima austerity il debito non ha fatto altro che aumentare? E se la ricetta è sbagliata, chiaramente sbagliata, perché non si cambia? Un medico intelligente che da un farmaco ad un paziente e vede che questo peggiora, cambia cura, giusto? Perché invece in Europa, la cura non si cambia se è chiaramente peggiorativa e sta uccidendo il malato? Forse c'è un disegno sotto?

Rispondete a questa domanda, forse potrebbe esser l'inizio di un percorso ideologico differente che vi porterà a scoprire un mondo totalmente diverso da quello che vi eravate costruiti. Ed una volta capito l'inganno, ad incazzarvi e lottare contro il sistema. La verità è semplice davvero ed è tutta nella nostra carta costituzionale. Leggete quella e poi ascoltate le ricette che i liberisti del PD, Repubblica e L'Espresso sottobraccio, propongono al nostro paese. E traete le conclusioni.

Durante il primo mandato di Morales, San Michele scende sulla Bolivia e scaccia i demoni di Bretton Woods, alias BM ed FMI che avevano sostanzialmente amministrato il paese durante i regimi precedenti fornendo i soliti aiuti finanziari ed i soliti PAS, programmi d'aggiustamento strutturali che altro non sono che becere riforme ultraliberiste. Lo ripeto affinché il liberismo vi entri in testa e non esca mai più. E' lui che domina il mondo. Capito lui, capirete il mondo e pezzo per pezzo, magicamente, ricomporrete l'incomprensibile puzzle degli eventi mondiali. Riforme liberiste vuol dire liberalizzazione e deregolamentazione del mercato, privatizzazioni selvagge, limitazione del controllo dello stato nell'economia, austerity fiscale e riduzione della spesa pubblica destinata al welfare, libertà assoluta al turbocapitalismo e alla globalizzazione dei mercati senza freni e controlli. Perché secondo loro "la mano invisibile del mercato" di Adam Smith aggiusta sempre tutto, per il benessere di tutti. Sto cazzo aggiusta il mercato lasciato libero. Non aggiusta un cazzo di niente. Semmai sfascia tutto piuttosto. Gli squali dell'economia capitalistica ed il loro modello predatorio vanno messi sotto il rigido e vigile controllo dello stato a beneficio di tutti. Nessuno nega proprietà privata, libera impresa e sobrio arricchimento personale, sia ben chiaro prima che mi diate dello sporco comunista mangiatore di bambini. Sono stato imprenditore anche io e ci tengo alle mie proprietà! Ma i benefici alla collettività, il rispetto assoluto dell'uomo e dell'ambiente, devono sempre prevalere su tutto.

Nel 2009 Morales è riuscito a far approvare una nuova innovativa costituzione, ispirata a principi di solidarietà sociale e non competizione economica, che concede alla maggioranza indigena diritti negati per secoli e consente la rieleggibilità del capo dello stato per un ulteriore mandato quinquennale. Definisce la Bolivia uno stato “pluri-nazionale”, sotterrando definitivamente l’altra Bolivia, quella coloniale, razzista, cattolica ed elitaria riconoscendo oltre trenta diverse lingue locali e togliendo lo status di religione di stato al cattolicesimo, per dar maggior spazio alla cultura animista molto radicata nella classe indigena del paese. Il referendum costituzionale del 2009 ottenne il 67% dei consensi dalla popolazione. Dunque non proprio un atto autoritario e dispotico come fu descritto dai giornali di regime occidentali, non trovate? Per la prima volta nella storia della Bolivia, dopo secoli di emarginazione i gruppi etnici si son visti riconosciuti il diritto a possedere un loro territorio, ad utilizzare la loro lingua ed avvalersi di un sistema giuridico che pone limiti all'estensione delle proprietà fondiarie, favorendo piuttosto la redistribuzione delle terre dei grandi allevatori e possidenti terrieri ai contadini nativi e promuovendo l'uguaglianza socio-economica di tutti i cittadini. Morales annunciò che una delle massime priorità del suo governo era eliminare il razzismo nei confronti della popolazione indigena del paese. In Bolivia, la parola indio era ed è tuttora nelle classi medio alte, un termine dispregiativo. Tutti i dipendenti pubblici avrebbero dovuto imparare una delle tre lingue indigene della Bolivia, il quechua, l'aymara o il guaraní, entro due anni. Il suo governo ha promosso lo sviluppo di attività imprenditoriali e progetti culturali da parte degli indigeni incoraggiandone anche la frequenza dell'università: nel 2008 la metà degli studenti iscritti alle 11 università pubbliche della Bolivia erano indios. Una rivoluzione epocale. Un indios che studia! Mai successo sulla faccia della terra. Gli ultimi che diventano i primi. Cazzo, allora forse non è necessario aspettare l'aldilà come dice il cattolicesimo! Forse anche sulla terra si può e si deve combattere per la rivoluzione contro il male!

E' stato poi istituito nel 2009 un Vice Ministero per la decolonizzazione, che ha proceduto a approvare leggi contro il razzismo e la discriminazione. Insomma, c'era un rinnovato senso di orgoglio tra la popolazione indigena del paese dopo l'elezione di Morales El Indio.

Non solo diritti sociali poi, ma anche ambiente. Le due questioni, come da sempre sostengo, non possono che andar a braccetto. Così nell'aprile del 2010 a Cochabamba, si svolge la prima conferenza mondiale dei popoli sul cambiamento climatico ed i diritti della madre terra, con delegati da tutto il mondo. Niente soluzioni alla Greta Thunberg, ben volute e sponsorizzate dal capitalismo finanziario internazionale del tipo auto elettriche a palla. Piuttosto l'unica vera soluzione al problema, ovvero il totale cambio di paradigma economico nel mondo. Perché è proprio il modello economico predatorio capitalista l'unico responsabile dei cambiamenti climatici. E' lui che va abbattuto se vogliamo sopravvivere alla catastrofe ambientale.

Morales entra sempre più nel cuore della gente, di quella gente oppressa, sfruttata ed umiliata per secoli. Per la prima volta un politico in Bolivia fa gli interessi del popolo e non i suoi. Morales stravince le elezioni anche nel 2014 e semplicemente per un motivo. Brogli? Dittatture? Ricatti alla popolazione? Sparizioni di massa? Giornalisti incarcerati? Genocidi? Macché. No, no, non leggete le fake news del rotocalco degli Elkann campione mondiale di fake news, alias Repubblica che lotta a sua volta contro le altrui fake news, alias "tutto ciò che non è pensiero unico". No, no. Morales rivince nel 2014 semplicemente perché il suo governo è stato, senza ombra di dubbio, il miglior governo della storia della Bolivia. Per i boliviani, Evo rappresenta uno spartiacque: c’è una Bolivia prima del suo governo ed un’altra, diversa e migliore, dopo con il suo arrivo a Palacio Quemado.

Ovviamente nessun processo rivoluzionario è privo di contraddizioni ed errori grossolani e questo vale anche per la Bolivia. Ma ciò che distingue la gestione Morales dalle altre precedenti è il fatto che, queste contraddizioni vengono affrontate rovesciando il paradigma, ovvero rafforzando il blocco popolare e soprattutto, affermando sempre più il predominio dello stato sull'economia. Ed in modo non autoritario ma autorevole. Morales spesso sbaglia, ma capisce gli errori e torna indietro chiedendo scusa al popolo come accaduto nel 2010 durante il famoso gazolinazo: El Indio aumentò notevolmente i prezzi dei combustibili e così centinaia di migliaia di boliviani provenienti da El Alto, Cochabamba ed altre zone del paese raggiunsero La Paz protestando energicamente perché tale decisione avrebbe provocato rincari di tutti i generi di prima necessità. Lo spietato dittatore (secondo la stampa progressista occidentale) prese atto della protesta, ritirò la misura e si scusò con il suo popolo. Lo spietato dittatore!

Grande entusiasmo dunque da parte delle classi lavoratrici e dei nativi degli altopiani. E la minoranza bianca? Ovviamente, gli esponenti dei ceti medio-alti della società, soprattutto nelle aree più ricche di risorse naturali ed energetiche, ovvero nei dipartimenti orientali noti come la "media luna", si sono scagliati con durezza contro le posizioni socialiste ed anticapitaliste di Morales. Dal 2005, anno della sua storica elezione, le province dei bassopiani, dove si concentra la classe borghese del paese, è stata sempre scossa da ondate di violenti proteste, sulle quali la stampa internazionale progressista, ha sempre sguazzato alla grande. Le proteste, appoggiate e finanziate ovviamente dagli innominabili, sono sfociate nel 2009 negli scontri di Santa Cruz con svariati morti e feriti, con l'esercito inviato da Morales a protezione dei gasdotti affinché fossero garantite le forniture a Brasile ed Argentina. Nell'Aprile dello stesso anno fallì un tentativo di assassinio del presidente. Fosse successo a Macròn o a Mario Draghi, Repubblica scandalizzata avrebbe riempito pagine di giornali per mesi con titoloni contro gli assassini sovranisti, populisti fascisti, complottisti no vax, no tav, no mask, invocando l'invio delle truppe NATO per portare bombe e democrazia in Bolivia. Mattia Santori ben in vista a mobilitare le ittiche piazze con i suoi ricciolini ed il suo bel sorriso. E Saviano a criticare la barbarie comunista ricordando magari i gulag sovietici. Tutti i tentativi di assassinio dei leader socialisti mondiali democraticamente sovrani nel loro paese da parte di gruppi terroristi al soldo della CIA sono per Repubblica evidentemente solo leggende o cose da nascondere all'opinione pubblica. Sia mai che l'antiatlantismo ed il sovranismo prendano piede! La verità deve esser costantemente distorta e manipolata, diffusa nel popolo inconsapevole grazie ad autorevoli "opinion makers" al soldo del capitale.

Scatenato dai tentativi di Morales di dirottare le entrate derivanti dalla produzione di gas dalle ricche province orientali verso le aree più povere dell'altipiano, il conflitto ben presto però si sposta su altra questione, su cui la popolazione della media luna è molto sensibile: la nuova costituzione, in particolare le norme sulla riforma terriera e sulla rieleggibilità di Morales alla guida della nazione.

Oggi come mi conferma Pedro, proprietario di una piccola bottega vicino Plaza San Francisco al centro di La Paz, la Bolivia è un paese in perfetta salute economica ma diviso in due con la provincia bianca di Santa Cruz che chiede maggiore autonomia e minaccia la secessione. L'egoismo dei privilegiati, per dirla alla Bruno Corbi. Morales, come deve essere, è intransigente e giustamente è arrivato a cacciare ed espellere dal paese il verme di Philip Goldberg, ambasciatore statunitense che probabilmente aveva avuto un ruolo non secondario nel suo tentativo di assassinio e che costantemente fomentava odio e rivendicazioni separatiste. Ma quand'è che gli USA in Centro e Sud America si fanno una buona volta, un buona cesta di cazzi loro? Perché nessun movimento socialista mondiale si può sviluppare e crescere senza interferenza dello Zio Sam, lo sceriffo del mondo? Senza embarghi di sorta, criminalizzazioni, fomentazione di rivolte e disordini, finanziamento di gruppi eversivi, tentativi di assassinio?

Morales quasi mai ha utilizzato la forza nel suo mandato, solo per legittima difesa ed a protezione di asset strategici che avrebbero fatto capitolare il paese. In segno di protesta contro l'opposizione che in senato stava cercando di boicottare la nuova costituzione sulla questione dei collegi elettorali spettanti alle popolazioni autoctone, intraprese addirittura uno sciopero della fame di 5 giorni, mentre i reparti speciali lo proteggevano da tentativi di uccisione sempre in agguato.

Nonostante il grande successo di cui godeva tra il popolo oppresso, Morales è stato sempre fortemente odiato dalla dinamica imprenditoria industriale delle province orientali, le quali lo accusavano di utilizzare metodi di stampo dittatoriale e di far fuggire dal paese investitori stranieri. Il solito mantra dei liberisti, a loro unico vantaggio. In ogni caso le sue posizioni anticapitaliste ed i forti legami con la Cuba di Castro ed il Venezuela di Chavez, generano frizioni notevoli con gli USA, dove pesano anche questioni controverse mai risolte, in primis l'estradizione di Lozada, ex presidente Boliviano pre Morales. Vicinissimo alle posizioni degli USA e del FMI, Lozada favorì clamorosamente il saccheggio delle risorse del paese: per questo ci furono violente contestazioni sfociate a La Paz in una vera e propria guerriglia che egli represse in modo brutale uccidendo ben 67 persone. Nel 2003 egli fu costretto a fuggire dal paese trovando ospitalità ovviamente dai suoi protettori, dove tuttora vive nello stato del Maryland. Il governo boliviano, accusò e processò Lozada per la morte delle 67 persone e ne richiese ufficialmente l'estradizione al governo USA. Tale richiesta, ovviamente, è rimasta finora sempre inascoltata e totalmente ignorata.

Foto (di EneasMx) della 14° conferenza ALBA-TCP svolta a Caracas in occasione del quarto anniversario della morte di Chavez. In una sola parola: La resistenza.

Con il passare degli anni Morales si è lentamente spostato verso il centro ed il MAS, una grande coalizione di organizzazioni popolari, si è sempre più estesa, arrivando ad incorporare anche settori della “classe media” che in passato erano stati ardenti oppositori del leader cocalero. Anche se il suo linguaggio è sempre rimasto quello del leader populista e la sua ostilità agli Stati Uniti non è mai cessata, nel concreto Morales ha spesso adottato politiche pragmatiche orientate al compromesso. Per sostenere la crescita economica, Morales con il tempo è sceso a patti col diavolo, ha autorizzato nuove concessioni minerarie ed ha acconsentito a disboscare ampi tratti di foresta amazzonica per piantare campi di soia e fare spazio ad allevamenti di bestiame. No Evo, cazzo non mi toccare la foresta amazzonica! Dopo 13 anni trascorsi al potere, i suoi manifesti elettorali erano cambiati, parlavano sempre meno al popolo indigeno e sempre più alla classe media. Questo spostamento era probabilmente funzionale a ricucire i rapporti con la minoranza bianca e benestante del paese contraria al suo sostegno alla cultura indigena e danneggiata dalle sue politiche favorevoli più alle piccole e medie imprese che alle grandi. L’ostilità dell’élite bianca e mestiza nei suoi confronti è rimasta comunque fortissima. Anzi, negli anni si è proprio radicalizzata.

Comincia il declino del leader cocalero che purtroppo inanella una serie di errori clamorosi, uno dietro l'altro. Come i grandissimi sportivi che non accettano l'inesorabile scorrere del tempo e continuano pietosamente a trascinarsi nei campi lasciando un'immagine sbiadita di sé, così Morales non capisce che è ora di togliersi dalle palle ed uscire da vincitore. La sua ostinazione nel rimanere al potere a qualsiasi costo è totale; il frequente tradimento delle sue stesse promesse non lo aiutano e lo fanno sprofondare nei consensi sempre più. Nel 2008, Morales promise che non si sarebbe candidato per un terzo mandato, ma nel 2014 partecipò ugualmente alle elezioni (e vinse con oltre il 60 per cento dei voti). E lì ci stava pure. Giusto Evo. Il socialismo doveva esser consolidato. Bene forzare un po' la mano. Ma la Costituzione, già da lui modificata per il terzo mandato, a quel punto gli vietava il quarto. Nel 2016 Evo indisse nuovamente un referendum per eliminare totalmente il limite ai mandati, a suo unico vantaggio. Decisamente troppo. Adesso basta. Ti sei fatto prendere la mano. I campioni capiscono quando devono ritirarsi vittoriosi e tu non l'hai fatto, preparando la sconfitta. Ed infatti al referendum venne sconfitto. Egli tuttavia non accettò il risultato e fece ricorso al Tribunale Supremo, un organo fortemente influenzato dal MAS; la corte stabilì che il limite dei mandati era una violazione dei diritti umani e che il risultato del referendum era stato alterato dall’influenza occulta degli Stati Uniti. No! Questo no, Morales! L'alternanza al potere è sacrosanta, altrimenti la corruzione degli apparati è inevitabile! Basta, largo ai giovani! Ti sei fatto prendere la mano, il popolo non ti segue più...

Morales grazie a quella scandalosa sentenza del Tribunale Supremo (ma diritti umani de che?!) poté dunque candidarsi alle elezioni fissate per l’ottobre del 2019 con l’obiettivo di ottenere un quarto mandato. Il disastro però era vicino. Il clima nel paese, era profondamente cambiato rispetto agli anni d’oro della sua presidenza. Violare il risultato del referendum, violare la volontà popolare era stato un atto gravissimo, antidemocratico ed ingiustificato; aveva mobilitato l’opposizione e gli aveva alienato il consenso della parte più progressista della classe media. Nel contempo, le sue politiche economiche pragmatiche e pro-business lo avevano privato di importanti basi di consenso tra i suoi sostenitori più radicali, in particolare nei distretti minerari andini. Nelle settimane che hanno preceduto il voto, lo scetticismo nei confronti del presidente era sempre più diffuso, stavolta non solo da parte della classe media bianca, ma anche dal suo stesso popolo indigeno.

Morales aveva fatto una serie di cazzate immense. Porca troia, il socialismo è sotto l'occhio del ciclone nel mondo, lo capite o no, cari leader socialisti? Lo capite o no che non si possono far cazzate? Una cazzata socialista equivale a 100 cazzate capitaliste perché amplificata all'inverosimile dalla grancassa della stampa, tutta al soldo del capitale. Un morto a causa del socialismo equivale a 100.000 morti mediatici capitalisti. Non si possono far errori di questo tipo! Doveva ritirarsi da vincitore nel 2019 e non ricandidarsi più lasciando il posto ad altri.

Evo Morales nel 2019 poco prima del colpo di stato del litio col presidente di El Salvador

Il popolo ora era letteralmente tra l'incudine ed il martello. Doveva scegliere da un lato il solito MAS che sembrava oramai aver esaurito la sua energia propulsiva e che sempre più spesso mostrava tendenze autoritarie e la sua vulnerabilità alla corruzione. Dall'altro lato un'opposizione divisa composta spesso da razzisti con tendenze autoritarie altrettanto pronunciate e che probabilmente avrebbero dato il via alla svendita delle risorse energetiche e minerarie del paese.

Anche se il cocalero aveva perso tanto consenso ed aveva fatto una marea di errori, non poteva che vincere perché il 90% della popolazione boliviana sapeva che l'alternativa era ben peggiore. Il ritorno di FMI e del liberismo e la svendita degli asset strategici. E così, anche grazie alle divisioni dell’opposizione, grazie alla forzatura referendaria, il giorno del voto Morales riuscì ad ottenere la maggioranza relativa: quasi il 50 per cento dei voti, comunque il suo risultato più basso dal 2002, con il candidato centrista Carlos Mesa arrivato a circa 10 punti percentuali di distanza. Il risultato così ravvicinato ha contribuito ad alimentare le accuse di brogli che a loro volta hanno portato in tutta la Bolivia ad una massiccia serie di proteste da parte dell’opposizione guidata dall'avvocato Fernando Camacho, Bibbia sempre in mano e conti spropositati off shore a Panama. Gli scontri tra polizia e manifestanti sono stati molto duri con morti e feriti. Dopo tre settimane di protesta la polizia ha iniziato ad ammutinarsi, le elezioni che davano per vincente il MAS di Evo per un pugno di voti, sono state annullate per la gioia dei radical chic progressisti "democratici" di tutto il mondo. L’esercito chiede a Morales di lasciare il potere, ed il presidente per evitare un bagno di sangue, comunica le sue dimissioni ed abbandona il paese trovando rifugio ed ospitalità prima in Messico e poi in Argentina. Al suo posto una donna diabolica, Jeanine Áñez, una suprematista bianca esponente di un partito di estrema destra molto razzista nei confronti degli indigeni, autoproclamatasi presidente con il sostegno dei militari. Morales diviene improvvisamente un pericoloso terrorista con mandato di cattura internazionale. Gli occidentali, totalmente imbetiti dalla propaganda massmediatica dei giornali di regime, per l'ennesima volta, si bevono tutto. Morales è un pericoloso terrorista internazionale in fuga ed in Bolivia è finalmente tornata la democrazia!

Ed invece, è tornato il liberismo più sfrenato che manda in un colpo solo a puttane decenni di conquiste sociali. E' tornato il razzismo, è tornata finalmente come dice Jeanine Áñez, la "Bibbia nel palazzo". Ma che cazzo c'entra la Bibbia? Gesù avrebbe voluto questo? Gesù è socialista mia cara! Gesù era dalla parte di Morales mia cara, a favore degli ultimi! Le spese militari esplodono, aumentando in pochi mesi di ben 20 volte. Ritornano nel paese gli squali predatori di FMI e BM. La Bolivia non ne aveva proprio bisogno perché le casse erano ben in ordine ma la Áñez chiede un immediato prestito al fondo monetario, giusto per far capire agli organismi internazionali che ora potevano fidarsi; via libera al saccheggio ed all'indebitamento del paese. Vengono immediatamente privatizzati servizi ed imprese strategiche e dirottati fondi pubblici ad imprese private, ripresa la deforestazione in Amazzonia e l'esportazione dei prodotti agricoli. Immediata ovviamente anche la rottura delle relazioni politiche con Cuba, Venezuela, Argentina e Nicaragua, chiusura delle relative ambasciate ed il ritiro dall'ALBA, l'Alleanza Bolivariana per le Americhe. Vengono cacciati dal paese tutti i medici cubani in aiuto gratuito negli ospedali. Nell'ottobre 2020, la dolce liberista, osannata dalla stampa progressista internazionale, tiene un discorso per commemorare il 53º anniversario dell'uccisione del guerrigliero argentino Ernesto "Che" Guevara, omaggiando i mercenari CIA-guidati che lo giustiziarono nel 1967 e gli tagliarono le mani. Già, questo avrebbe voluto Gesù cara diabolica Jeanine. Durante la commemorazione, si lanciano minacciosi moniti contro "cubani, venezuelani e argentini", che in Bolivia potrebbero "trovare la morte" esattamente come il Che. Anche questo avrebbe voluto il tuo Gesù. Ovviamente dei massacri di Senkata e Sacaba nei confronti di esponenti del MAS che protestavano contro il golpe, fatti dalla polizia boliviana ed ordinati dalla diabolica Áñez, sempre Bibbia in mano e conti off-shore ben al sicuro, nessuno seppe nulla. Complessivamente, sono stati uccisi 36 manifestanti anti-governativi durante i disordini del 2019. Ma tranquilli perché ora la Bibbia è rientrata nel palazzo. Se l'avesse fatto Morales o Chavez, il massacro sarebbe entrato nei libri di storia, i due sarebbero stati sotterrati vivi da Repubblica con titoloni del tipo "nuovi Hitler in Sud America uccidono donne incinte, vecchi e bambini!"

Per quanto riguarda le prove certe sui presunti brogli nelle elezioni, ovviamente non ne esistono.

Quasi mai esistono, quando l'accusa è lanciata dai giornalisti occidentali. I brogli elettorali sono la sistematica accusa calunniosa di qualunque elezione degli ultimi vent’anni nei quali la vera sinistra socialista pro-popolo abbia vinto. Morales al primo turno era abbondantemente in vantaggio e comunque lui per fugare ogni dubbio aveva accettato la ripetizioni delle elezioni con osservatori internazionali. L’OEA, l’Organizzazione degli Stati americani, praticamente il "ministero delle colonie USA", un ente totalmente sotto il controllo politico americano, era chiaramente in Bolivia per mettere dubbi sul processo elettorale e distruggere una volta per tutte Morales. Ma ammesso e non concesso che l’impresentabile OEA, totalmente asservita agli interessi del gigante nordamericano, avesse ragione e che davvero Evo abbia aggiustato di qualche decimale di punto il risultato per sfuggire ad un pericoloso ballottaggio, il MAS aveva sempre ottenuto quasi la metà dei voti ed era indiscutibilmente il primo partito del paese. Che ne facciamo di questa rappresentatività popolare? La strategia delle destre civico-militari era chiara: arrivare a nuove elezioni senza il MAS. Questa è la democrazia per la sinistra radical-chic del PD. E' necessario il “cambiamento”. Che altro non significa che restituire il potere a quelli che l’hanno avuto per 5 secoli ed hanno spolpato il paese. In quei giorni il martellamento della stampa fu totale. Secondo Repubblica quelle elezioni erano una gigantesca farsa organizzata da una dittatura. Già, una dittatura che in 14 anni di governo aveva dimezzato l’indice di povertà e la disoccupazione nonché raddoppiato il salario minimo, che aveva usato le risorse naturali per finanziare salute e scuola, che aveva ridato dignità alle popolazioni indigene.

Sia ben chiaro, Morales non doveva ricandidarsi. Aveva forzato la costituzione a sua immagine e somiglianza. Doveva togliere il disturbo. Ma rimane il fatto che quello del 2019 in Bolivia è stato un golpe vero e proprio orchestrato da una estrema destra populista, bianca e oligarchica, con la connivenza aperta degli Stati Uniti, perché libere elezioni, in cui nemmeno gli osservatori stranieri meno benevoli erano riusciti a vedere irregolarità nel voto, avevano nuovamente confermato il MAS alla guida del paese. Gli interessi in ballo in Bolivia d'altronde, erano e sono enormi; l'occasione per la destra era troppo ghiotta e doveva esser presa al balzo.

Le nuove elezioni, convocate esattamente un anno dopo, guarda un po' hanno ribaltato la scena. Ha vinto di nuovo la sinistra, quella vera, indigena e contadina, con oltre il 55% dei voti, oltre 8 punti in più di quanto ottenuto da Morales nel voto contestato del 2019; la classe media e alta, quella bianca e industriale, è stata sconfitta. Voto regolare, spoglio impeccabile, riconoscimento internazionale ovviamente doveroso. Repubblica dov'è? Sparita. Ora deve occuparsi di dar visibilità al signor nessuno, il bel ricciolino ittico di Mattia Santori delle Sardine, salito alla ribalta dal nulla, con il nulla più assoluto, senza un'idea e senza un minimo di programma a parte il "Salvini merda" ed i toni all'insegna del politically correct. Dunque la notizia della vittoria del MAS, il partito della dittatura e della barbarie del terrorista internazionale Morales, va in duecentocinquantesima pagina. Il mondo non sa che il popolo boliviano un anno dopo quelle fasulle elezioni, ha scelto nuovamente quella pericolosa dittatura squartabambini. Per il popolo occidentale che accende la tv, totalmente indottrinato dalla propaganda, Morales resta il male.

Il Mas torna al potere con Luis Arce, ministro delle Finanze nel terzo governo Morales, riconosciuto come l'architetto della crescita economica dalla Bolivia. L'ordine di cattura per terrorismo dell'Indio viene cancellato. Evo ha diritto, dopo le grandi cose che ha fatto, a rientrare a casa, da uomo libero. L'ex leader dei cocaleros non avrà più incarichi istituzionali e resterà dietro le quinte.

Novembre 2020: Morales, visibilmente commosso, rientra in Bolivia attraversando un ponte al confine argentino, accompagnato dal presidente Alberto Fernández.

Le sue parole: «L’anno scorso in questi giorni abbiamo subito un golpe contro il nostro modello economico, le nostre risorse naturali. Ancora una volta si ripete la storia della lotta permanente per la vita, la pace e la democrazia... la lotta del popolo continua, finché esistono il capitalismo e l’imperialismo»

Sì Evo, hai ragione. La lotta del popolo continua e continuerà sempre, finché esisteranno nel mondo capitalismo ed imperialismo.

L'oro bianco della Bolivia

Come disse il grandissimo magistrato Falcone, seguite i soldi e scoprirete la verità. Follow the money. Le questioni di geopolitica internazionale che appaiono davvero complesse e impossibili da capire, magicamente divengono chiarissime seguendo questa banale frase. I pezzi del puzzle magicamente vanno uno ad uno al loro posto ed il quadro diviene incredibilmente nitido. Non vede solamente chi si ostina ancora a non voler vedere. Perché gli conviene non vedere. O perché ideologicamente non vuole vedere: crollerebbe tutto il suo atlantismo, il suo europeismo, il suo buonismo di facciata radical chic. Crollerebbero i suoi sacri dogmi, in primis libero mercato ed USA esportatori di democrazia e pace nel mondo.

Torniamo alla Bolivia. La Bolivia è l'Arabia Saudita del Litio, l’oro bianco. Come il petrolio è l'oro nero e l'acqua l'oro blu, il Litio è l'oro bianco. Nelle piane del Salar de Uyuni, si trova il 50% delle riserve mondiali del metallo alcalino più leggero, estremamente prezioso perché essenziale per la realizzazione delle batterie presenti negli smartphone, nei devices elettronici e nelle auto elettriche di nuova generazione. Essenziale dunque per la rivoluzione verde alla Greta Thundberg all'insegna del turbocapitalismo che tutto cambia affinché nulla cambi.

Se i precedenti governi pre-2005 sarebbero stati ben lieti di vendere le risorse del paese agli investitori stranieri, privatizzando tutte le miniere e fornendo tramite la popolazione indigena soprattutto minorile, l'indispensabile manodopera a bassissimo prezzo e diritti nulli, con Morales è stata fortunatamente tutt'altra storia. El indio è sempre stato categorico: le ricche risorse naturali della Bolivia, non saranno terreno di conquista per le manie di grandezza del megalomane Elon Musk e della sua Tesla, non saranno più soggette allo sfruttamento straniero, come già avvenuto con oro, argento, zinco e stagno; piuttosto, dall'estrazione del Litio, la Bolivia dovrà ricavare il massimo beneficio economico, nella piena compatibilità e tutela ambientale. Fedelissimo alla sua ispirazione anticapitalista, Morales ha così sempre respinto le offerte delle compagnie minerarie straniere ed è riuscito a tener lontano da ingerenze esterne il commercio di tale prezioso minerale affidando al controllo statale o ad imprese anche compartecipate da privati stranieri ma comunque a forte maggioranza statale, lo sfruttamento minerario di tale risorsa, nell’ottica politicamente socialista di non dover dipendere da potenze straniere e diventare così terreno di conquista.

Gli osservatori più critici, ben fedeli ai dogmi del libero mercato, l'unico vero dio di merda di questa epoca, hanno sempre sostenuto che la Bolivia non avesse la tecnologia adatta per estrarre Litio in maniera massiccia, rapida ed efficiente, come richiedeva la divinità. La domanda mondiale cresce in modo vertiginoso, indotta e pompata dalla pubblicità che crea sempre nuovi bisogni indispensabili per la quale la popolazione ignara si indebita e diviene schiava, materialmente ed ideologicamente. Le tecnologie da adottare sono assai avanzate e necessitano di competenze sempre più spinte. La Bolivia ovviamente non può stare al passo ed ha i suoi tempi. I tempi sudamericani sono diversi dai tempi occidentali. Il tempo scorre più lento, einsteinamente parlando, "si dilata".

L'atroce twitt di Elon Musk: "Facciamo colpi di stato dove vogliamo... "

Il golpe del 2019 è stato semplicemente e banalmente il golpe del Litio, per il Litio. Semplicissimo da capire. Il Litio boliviano faceva gola a molti, a tutti. Nel luglio 2020 Elon Musk, direttore esecutivo di Tesla nonché uno dei tre uomini vergognosamente più ricchi del mondo (parliamo di centiniaia di miliardi di dollari di capitale), aveva elogiato il colpo di stato contro Evo Morales replicando al leader socialista con il seguente twitt, atroce nella sua perfida semplicità: "Facciamo colpi di Stato dove vogliamo. Fatevene una ragione". Da brividi. Immediatamente rimosso. Ma nel web è rimasto come prova indelebile di quello che sostengo. Gli USA sono i padroni del mondo e possono far quello che vogliono, avendo oltretutto, grazie alla propaganda massmediatica da loro interamente controllata, anche l'appoggio del popolo.

Fortunatamente comunque, la diabolica Jeanine Áñez non ha avuto molto tempo per far grossi danni ed il MAS è tornato al potere in Bolivia. Ora la volontà del presidente boliviano Luis Arce, successore di Morales, è di far diventare il Paese uno dei leader mondiali del settore del Litio: resta da vedere se riuscirà a mantenere l'industria mineraria sotto controllo statale e grazie a questa finanziare la spesa pubblica del paese, se riuscirà a coniugare tutela ambientale e paesaggistica con estrattivismo, se riuscirà a tener lontani gli squali del capitalismo internazionale o se venderà l'anima al diavolo accettando una progressiva penetrazione straniera di privati e mettendo in secondo piano le condizioni di pubblica utilità precedentemente imposte da Morales. Il tempo ci dirà la verità.

Ugo Chavez e Fidel Castro ti stanno guardando dall'alto. Non li tradire Luis. Non li tradire! Non tradire loro ed il tuo popolo. Fallo soffrire quello stronzo capitalista di merda di Elon Musk, esportatore di guerre e colpi di stato.