«Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. [...] Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.» (Gesù, Vangelo di Matteo 5,3-12)

La Cristiada

Se c'è un paese straniero che conosco meglio di qualunque altro a livello storico, geografico e culturale, questo è indubbiamente il Messico. Qui mi sono sposato, qui sono nati i miei figli Leonardo e Maya, qui ho viaggiato in lungo ed in largo, zaino in spalla e sogni al seguito. Qui ho anche vissuto per mesi, accompagnando Gaby a far conferenze ed incontri quando lei, con il pancino già evidente, lavorava al governo nell'istituto dell'IMUG di Guanajuato, cittadina che io amo alla follia, alla quale non a caso ho dedicato ben 3 post di questo blog: pura bellezza coloniale ed incredibile romanticismo bohemienne.

Per un motivo o per l'altro ho così visitato i paesini della sierra più sconosciuti e caratteristici dell'altipiano centrale, che minimamente pensavo fossero stati l'epicentro, meno di 100 anni fa, di un'orribile guerra combattuta da laici e clero in nome della libertà religiosa, guerra che passò alla storia con il nome di "Cristiada". E' una vicenda ormai persa nel tempo, ignota incredibilmente anche ai messicani più credenti come Gaby. Non se ne parla più, anzi non se ne è mai parlato, un po' come accade oggi per gli effetti avversi del siero genico; nei libri non compare perché né la Chiesa né soprattutto lo stato, ci fanno una bella figura.

Volutamente dimenticata, nascosta ed insabbiata per vergogna ed opportunismo politico fino ai primi anni del 2000, la Cristiada, anche nota come "guerra cristera", rappresentò la risposta gloriosa ed eroica della popolazione messicana alle terribili politiche anticattoliche e anticlericali stile Pol Pot dei governi presieduti soprattutto da Alvaro Obregòn e Plutarco Elìas Calles. Il nome dei soldati di Dio? Ovviamente... cristeros!

Un vecchio libro "caduto dal cielo"

Ogni mio viaggio comincia in modo un po' romantico, con qualche storia, qualche indizio o incontro inaspettato, qualche avvenimento casuale che scatena in me il desiderio irrefrenabile di partire all'avventura in qualche posto del mondo per approfondire e soddisfare sul campo la mia atavica curiosità. L'aspetto romantico dell'ultimo mio viaggio in Messico del dicembre 2023 è rappresentato da un vecchio libro ingiallito che stava per esser buttato ed è finito per puro caso nelle mani di una persona che stava parlando per puro caso dell'argomento con me e Gaby.

Il libro "Messico martire" di Luigi Ziliani del 1951 restaurato da Patrizio Alessandrini

Una domenica di settembre del 2023, fuori ad una chiesa di Ripatransone, al termine della celebrazione della messa tridentina con rito antico di Don Stefano Iacono alla quale partecipo 2 volte al mese, stavo parlando del più e del meno con un signore, Patrizio Alessandrini.

No, la verità è che non parlavamo del più e del meno... discutevamo delle persecuzioni nella storia contro le minoranze: quelle antiche fatte con inaudita violenza e ferocia, a base di torture ed uccisioni di massa, e quelle moderne, fatte invece mediante martellante propaganda massmediatica, stigma sociale, denigrazione, isolamento e ridicolizzazione pubblica. Inevitabile per noi quindi finire nei soliti argomenti, ovvero le recenti persecuzioni in tempi di pandemenza verso i no vax, stranamente tutti ancora vivi, in ottima salute ed esenti da malori improvvisi da "nessuna correlazione", e della Chiesa modernista di oggi contro i fedeli tradizionalisti che non vogliono abbandonare il rito antico in latino che ha centinaia di anni di storia. Figurarsi quanto sono sfigati i tradizionalisti che vivono entrambe le vessazioni!

Io e Patrizio ci stavamo appena conoscendo: lui è un "veterano" e fedelissimo dell'ambiente ecclesiastico, mentre io stavo prendendo timidamente a riavvicinarmi alle chiese, dopo un trentennio buono di assenza dai sacramenti ed ateismo radicale indotto da un forte materialismo di radici marxiste oltreché dalla mia deformazione scientifica. Anzi, per la verità stavo timidamente frequentando solo quella messa lì in rito antico, affascinato e letteralmente stregato fin da subito dalla sua incredibile sacralità e solennità, con un ambiente oltretutto che è radicalmente no vax, sacerdoti inclusi.

Appena saputo che mia moglie era messicana, Patrizio, visto che eravamo in tema, accennò alla guerra cristera del Messico di cui era venuto a conoscenza per puro caso mediante un antico libro che, testuali sue parole, gli era caduto dal cielo: Messico Martire di Luigi Ziliani. Esso era destinato nella migliore delle ipotesi alla raccolta differenziata della carta, nella peggiore alla discarica: le suore concezioniste stavano infatti chiudendo per sempre l'asilo di S. Omero e tutti i libri della biblioteca stavano per esser buttati. Una sua amica che lavorava lì, li ha però salvati donandogli una seconda vita. Li ha presi, portati a casa e poi ha cominciato a regalarli. Ed a Patrizio è toccato proprio “Messico martire”: il libro, quasi ottantenne data l'edizione del 1951, era messo davvero male, pagine ingiallite, scollate, copertina mezza distrutta... ma Pat lo restaura con amore e pazienza. Era destino che quel libro finisse in mani mie!

Non nego in ogni caso un po' di imbarazzo in me e Gabriela nell'ascoltare da lui il racconto di una guerra di cui noi "messicani" eravamo totalmente ignari, che tra l'altro si era combattuta nemmeno un secolo fa proprio nelle nostre zone, nei territori che meglio conosciamo e frequentiamo, con epicentro proprio negli stati di Jalisco e Guanajuato, Michoacàn e San Luis Potosì. Le "nostre" città, Leòn, Silao, Guanajuato, Jalpa de Canovas, Lagos de Moreno, San Juàn de los Lagos, Purisima del Rincòn, Dolores Hidalgo etc... sono piene zeppe di martiri cattolici. E noi non lo sapevamo!

Mappa delle regioni più calde della Cristiada

Patrizio ci parla anche di un film, la Cristiada (link alla fine del post), con l'attore Andy García quale magistrale interprete del leggendario comandante Gorostieta. Manco questo avevamo mai visto! E vabbeh... tra l'altro il film è davvero ma davvero bello e le due ore e mezza di durata volano letteralmente. Al di là di qualche lecita e comprensibile inesattezza e licenza narrativa (non esatte per esempio le morti dei leader principali della rivoluzione El Catorce e Padre Vega, decisamente romanzate), tutto il racconto dell'eroica resistenza di laici e clero contro il dispotismo liberal-massonico dei governativi e del martirio del giovanissimo Josèlito, corrisponde alla verità storica più assoluta.

E' da questo dialogo con Patrizio, dalla visione del film e soprattutto dalla lettura del libro di Luigi Ziliani che Patrizio, a malincuore e con molta preoccupazione mi presta, che parte la mia voglia di scoprire tutto il possibile della guerra cristera; il viaggio in Messico di Natale 2023 era imminente e sarebbe stato l'occasione perfetta per cercare di capire come sia potuto accadere un tale orrore nel paese più cattolico e credente del mondo.

Gaby tutta contenta: 2 piccioni con una fava. Pellegrinaggio cristero gratis con autista e guida italiana (cioè io), e marito che per la prima volta da quando si va in Messico (ogni anno) rimane con lei e la sua famiglia, invece di partire dopo pochi giorni a caccia di guai ed avventure in qualche paese sgangherato del Centro o Sud America, per raccogliere testimonianze di rivoluzioni socialiste, oppure far pericolose immersioni subacquee, addentrarsi in qualche foresta pluviale o peggio ancora scalare da solo qualche vetta andina.

E così, l'ultima settimana dell'anno 2023 passerò insieme a Gaby una settimana scorrazzando in auto attraverso gli stati di Jalisco, Guanajuato e Michoacàn per studiare una vicenda tanto vergognosa (lato governo) quanto gloriosa (lato popolo), tra incontri inaspettati e testimonianze ormai perdute nel tempo, visita ad incantevoli paesini coloniali come Encarnaciòn de Diaz e San Juliàn con piccoli musei dedicati alla Cristiada, chiesette sconosciute crivellate di proiettili e piene zeppe di reliquie di martiri, “pueblos magicos” come Jalpa de Canovas, romantiche haciendas e distese infinite di agave azul.

La costituzione di Carranza del 1917

Un po' di storia per capire quanto successo. Il Messico, fin dai tempi della colonizzazione spagnola del XVI secolo, è sempre stato un paese dalla fortissima fede e tradizione cattolica. Ottenne l'indipendenza dalla Spagna nel 1821 grazie alla sollevazione rivoluzionaria dei due preti Hidalgo e Morelos. Il futuro doveva esser davvero radioso per tale paese ricchissimo di risorse naturali e baciato da ogni fortuna in termini paesaggistici, culturali e geografici... ed invece il Messico da quel momento non ebbe più pace. Come sempre accade d'altronde a tutti i paesi che cadono sotto l'influenza del diavolo nordamericano a stelle e strisce. A seguito della guerra messicano statunitense del 1846-1848 il Messico perse la bellezza del 55% dei suoi territori (tutta la regione a nord, dal Texas alla California!), i quali seppur ben risarciti, vennero annessi agli Stati Uniti, con grande dolore popolare ed eterno rancore.

Già a partire dalla metà del XIX secolo il Messico dunque cadde sotto l'influenza degli Stati Uniti, paese a maggioranza protestante con forte controllo sull'economia da parte del deep state ebraico, e fu governato da un'élite politica i cui membri erano in gran parte massoni.

Il Messico era una nazione ancora senza identità, sbattuta a destra ed a manca che affondava e non affondava, come una nave in tempesta con falle ovunque, l'equipaggio in ammutinamento ed i comandanti che si scannano a vicenda per il potere, e solo ogni tanto si ricordano di buttar via un po' di secchi d'acqua fuori dallo scafo che sta colando giù verso l'abisso. Sanguinose rivolte e repressioni di violenza inaudita, colpi di stato e costante guerra civile fratricida, banditismo, negazione di ogni diritto sociale e civile, valori democratici e costituzionali scritti a penna ma mai realmente applicati.

In tutto ciò, i leader popolari spuntano come funghi, ma altrettanto rapidamente spariscono sotto ad un camposanto: in meno di un secolo ci sono stati ben 60 presidenti diversi nessuno dei quali è riuscito ad arrivare a termine di mandato: o rovesciato, o rinunciatario per salvare la pellaccia, o molto più spesso assassinato. Un susseguirsi di costanti modifiche costituzionali a vantaggio del presidente di turno, con il popolo delle campagne e delle miniere terrorizzato dai plotoni d'esecuzione, ed i ricchi sempre in prudente e tremante attesa che si inchinavano servilmente di fronte al potente di turno.

Il Messico post indipendenza era dunque un paese altamente instabile, una polveriera pronta ad esplodere da un momento all'altro. E la polveriera esplose durante il cosiddetto "Porfiriato", ovvero la dittatura del generale Porfirio Diaz, il quale a seguito di strategiche modifiche costituzionali riuscì a mantenere la carica per oltre un trentennio fino al 1911, fornendo sempre ampie garanzie ai grossi capitalisti stranieri per lo sfruttamento delle abnormi riserve di petrolio, oro ed argento.

Incurante delle necessità della gente più povera, egli attuò una riforma agraria al contrario con una violenta espropriazione delle terre dei contadini in favore dei ricchi latifondisti: nel porfiriato ben il 97% delle terre coltivabili apparteneva all'1% della popolazione, la stessa percentuale (97%) di contadini non aveva un solo metro quadro di terreno ed era costretta a fornire manodopera senza diritto di sciopero in enormi haciendas. L'alternativa era andare nelle città, entrando a formare una classe urbana di schiavi marxianamente alienati le cui rivolte venivano una ad una stroncate nel sangue. Insomma, la plebaglia costituita da braccianti, operai e minatori viveva il solito inferno giornaliero. Niente di nuovo dunque, tutto come sempre. As usual.

Ma il vaso era pieno e la corda si stava stuccando. La rivolta armata contro l'oligarchia latifondista e la dittatura borghese fu avviata nel 1910 da due leader popolari forti, coraggiosi, integerrimi e dai forti ideali: Pancho Villa ed Emiliano Zapata.

Nelle varie fasi rivoluzionarie dal 1910 al 1917, all'aumentare della partecipazione popolare, del coinvolgimento politico e delle inevitabili ingerenze nordamericane, si alternarono diverse posizioni ideologiche che di volta in volta prevalevano sulle altre, dall'anarchismo, al socialismo, al marxismo nudo e puro, al liberismo economico. E così il fronte rivoluzionario ben presto si spaccò in 2: da una parte c'erano le armate dei due personaggi leggendari, gli eroi nudi e puri Pancho Villa nel nord del paese ed Emiliano Zapata nel centro sud, guidati da sinceri ideali, i quali al grido “Tierra y Libertad” ed innalzando i vessilli della bandiera della Madonna di Guadalupe, lottavano per un socialismo agrario contro la borghesia latifondista.

Dall'altro c'erano gli opportunisti Venustiano Carranza ed Alvaro Obregòn, rivoluzionari solo in apparenza, perché in realtà rappresentavano gli interessi degli USA e dei ricchi proprietari terrieri: essi stavano approfittando della situazione e della confusione generale per prendere il potere.

Nel movimento rivoluzionario antiporfiriato, ambizioni politiche e temperamenti personali non potevano dunque essere più diversi: socialismo vero da una parte con ideali di pace, giustizia, eguaglianza sociale e rispetto della tradizione cattolica del popolo, contro arrivismo, opportunismo, vicinanza agli interessi borghesi e profondo anticlericalismo di origini massoniche e protestanti nordamericane dall'altra. Eppure entrambe le correnti sono chiamate rivoluzionarie, addirittura "comuniste" da Luigi Ziliani (l'autore del libro di Patrizio).

La rivoluzione villista e zapatista che aveva tutto l'appoggio popolare, ben presto dunque venne infiltrata e divenne una sorta di "rivoluzione colorata" dei nostri giorni, dove le forze apparentemente rivoluzionarie sono finanziate, eterodirette e spinte mediaticamente da un potere occulto che le manovra per i suoi interessi.

Nulla d'altronde di ciò che accade in Messico (come in ogni paese del continente) è possibile senza l'avallo del diavolo che sta a nord, la cui politica è sempre la stessa, ieri come oggi, in America come in Europa: favoreggiamento delle divisioni sociali (possibilmente di stampo etnico-razzista) e della discordia partitica, aiuti ai movimenti affini ai loro interessi, finanziamento di gruppi sovversivi, destabilizzazione economica mediante debito, inflazione ed attacchi finanziari speculativi, imposizione di politiche capitaliste e neoliberiste tramite i suoi cavalli di battaglia FMI (Fondo Monetario Internazionale) e BM (Banca Mondiale).

Manco a dirlo, la corrente borghese anticlericale Carranza-Obregòn prevalse sulla corrente socialista e cattolica degli eroi popolari Villa-Zapata.

Nel 1917 viene eletto come presidente Carranza, che il 5 febbraio promulga la nuova costituzione, ovviamente sotto lo strettissimo controllo dei rappresentanti ebrei e protestanti americani.

Villa e Zapata si diedero alla macchia e continuarono a lottare contro il nuovo governo. Ma Carranza, determinatissimo a liquidare le bande guerrigliere rivoluzionarie, mise sulle loro teste taglie da capogiro: il loro destino era così praticamente segnato perché non potevano fidarsi più di nessuno. Zapata venne assassinato in un'imboscata nel 1919, mentre Villa nel 1923 da un attentato organizzato da Obregòn per impedirgli di presentarsi alle elezioni politiche dell'anno successivo. Muoiono gli uomini ma nasceva il loro eterno mito.

La rivoluzione messicana dunque, manovrata ed indirizzata dagli Stati Uniti, termina in un nulla di fatto: alla borghesia latifondista, subentra al potere la stessa borghesia latifondista di prima. Insomma, doveva cambiar tutto affinché nulla cambiasse, come sempre accade in ogni elezione politica.

La vera rivoluzione del popolo e per il popolo era quella di Villa e Zapata. Quella di Obregòn e Carranza è stata solo un bluff, mascherato alla grandissima con la falsa e mai applicata costituzione del 1917, dai forti contenuti patriottici, socialisti e riformisti, la prima al mondo a riconoscere addirittura garanzie e diritti ai lavoratori. Ovviamente, manco a dirlo, i suoi articoli erano però solo specchietti per le allodole, belli solo a chiacchiere, di pura facciata visto che gli schiavi rimasero sempre più schiavi e nulla cambiò.

Quella costituzione fu nient'altro che un puzzolente sepolcro imbiancato che oltretutto gettò le basi per una guerra successiva ancor più sanguinosa. Essa infatti, accanto ai contenuti sociali (di pura facciata), aveva anche un forte "taglio" anticlericale (questo però non di facciata) negli articoli 3, 5, 24, 127 e soprattutto nel famigerato 130: proprio quest'ultimo fu la base della persecuzione assassina di Calles e company che privò la Chiesa cattolica di ogni diritto e diede origine alla guerra cristera che insanguinò il paese nel corso del ventennio 1920-1940.

In meno di un decennio pertanto, il popolo messicano passò dalla lotta per la libertà agraria alla lotta per la libertà religiosa. Sarà un bagno di sangue, ancora maggiore, con un numero di morti stimato di circa 80.000 persone.

La longa manus degli USA in Messico, ieri come oggi

Gli interessi degli USA in Messico sono sempre stati enormi: il paese centroamericano era ed è tuttora la gallina dalle uova d'oro a livello estrattivo. Un'enormità di minerali, oro ed argento su tutti, ma anche platino, piombo, mercurio, rame... tanto carbone, e tantissimo “oro nero”. A quel tempo il suolo di Tampico nel Golfo del Messico era letteralmente crivellato, con decine di migliaia di pozzi; bastava fare un buco nel suolo che zampillava petrolio. Tampico e le altre città dello stato di Veracruz erano luoghi neri, incatramati, con le strade oleose ed odore nauseante di nafta ovunque, con le alte torri dei pozzi che si stagliavano nel cielo ed un via vai continuo di tank di raccolta a terra e navi in mare.

Fino ai primi anni del 1900 il Messico manteneva con la Legge del Petrolio un atteggiamento legislativo protezionista e, sebbene con ripetute concessioni progressive e pressioni costanti al congresso da parte dei lobbisti, più o meno e con molta fatica comunque resisteva agli attacchi dell'impero del male.

Nei primi anni del XX secolo però ci fu una decisa accelerata da parte dell'impero: non so dirlo di preciso perché non ero ancora nato, ma immagino che le cose andarono più o meno così, perché sempre sono andate così e sempre andranno così per giustificare all'opinione pubblica le loro schifose guerre imperialiste: tramite una stampa totalmente asservita e compiacente, gli USA cominciarono a diffondere nel mondo l'idea che Victoriano Huerta, allora presidente del Messico ed ostile più degli altri agli interessi petroliferi dello Zio Sam, fosse uno spietato dittatore squarta-mangia bambini che gasava la propria popolazione e progettava attacco (ovviamente comunista) al mondo intero mediante armi di sterminio di massa; bisognava dunque esportare la gloriosa democrazia americana proteggendo l'indifeso popolo messicano da tale orribile barbarie.

Va bbeh, fatto sta che nel 1913, gli USA per deporre Huerta e metter le mani sul petrolio messicano, non esitarono a bombardare Veracruz uccidendo varie centinaia di civili, donne e bambini inclusi.

Il sentimento anti americano cresceva nella popolazione, fortissimamente cattolica, ancora tra l'altro incredula di aver perso solo pochi decenni prima oltre la metà del territorio nazionale per un pugno di pesos.

Carranza fu il primo presidente fantoccio, il primo burattino con le corna di diavoletto in terra messicana mosso dal burattinaio Satana a nord del Rio Bravo; egli diede avvio alla svendita economica, politica e religiosa del paese ed alla penetrazione progressiva all'interno del congresso della massoneria ebraica e protestante.

Il lavoro poi venne concluso alla grande da tutti i suoi successori: in sequenza, Alvaro Obregòn, Pultarco Elìas Calles, Emilio Portes Gil, Pascual Ortiz Rubio, Abelardo Rodrìguez e Lazaro Cardenas, tutti grandi beniamini di Washington, tutti marionette nelle mani dello Zio Sam totalmente svincolate dal popolo che in teoria avrebbero dovuto rappresentare.

Ed il Messico, tradito e venduto, divenne colonia americana. Come lo è oggi d'altronde. Il Messico come l'Italia, come tutti i paesi dell'alleanza atlantica e (quasi) tutti i paesi del continente americano. Chi si oppone, chi non si allinea ai dicktat dell'impero, semplicemente salta per aria in nome dell'esportazione di democrazia nel mondo o rovesciamento di spietati dittatori, che ricordo, sono sempre rigorosamente comunisti mangia-squarta bambini pronti ad uccidere l'intera umanità con armi di sterminio di massa e bla bla bla.

Onore e gloria a tal senso, nei secoli dei secoli amen, a tutte sacche di eroica resistenza antimperialista come Cuba e Venezuela; onore ed imperitura gloria agli immensi Fidel Castro ed Hugo Chavez, due giganti della storia.

Un diplomatico americano, dunque non un comunista mangia-squarta bambini, scrisse queste testuali parole nel Digest del 1932:«Abbiamo imposto la nostra forza bruta sopra nazioni deboli e senza difesa ed abbiamo massacrato migliaia di cittadini. Abbiamo abusato della dottrina di Monroe appellandoci ad essa, perché ci faceva comodo che le nazioni europee non potessero protestare contro i nostri crimini nel continente americano. Invece di mandare aiuti per la civilizzazione, abbiamo inviato dei cacciatori di concessioni economiche, dei banchieri, degli usurai e dei finanzieri senza scrupoli, commercianti di carne umana, soldati senza onore. Invece di educare questi popoli, li abbiamo condotti al macello favorendo lotte civili e divisioni, affinché i nostri banchieri e capitalisti potessero avere mano libera negli affari di queste nazioni e sfruttare al massimo le loro ricchezze.»

Nulla di nuovo insomma. La politica in un sistema capitalista, anche se democratico, esegue sempre gli ordini del capitale finanziario e mai la volontà popolare. Inevitabile, perché capitalismo vuol dire accentramento di ricchezza e conseguentemente di potere; non ci può dunque esser mai vera democrazia, ovvero tutela degli interessi di tutti, in un sistema economico dove vengono tutelati solo gli interessi di pochi ricchi. Capitalismo e democrazia sono parole tra loro incompatibili. La democrazia può esistere solo e soltanto in un sistema politico ed economico di tipo socialista.

Comincia la persecuzione: Carranza, Obregòn e Calles

Il primo bando ai preti e le prime persecuzioni vennero dunque da Carranza, il quale forte della sua costituzione, cominciò ad allungare le mani sui beni della Chiesa e col pretesto di favorire le classi povere, ingrassò i pescecani della politica saccheggiando fondi pubblici e privati. Dichiarò per primo guerra al clero, accusato di obbedire ad un sovrano straniero (il papa) e tramare contro il governo. Carranza è un vero diavolo ma Obregòn lo è ancora di più. E tra diavoli non ci si può fidare: stolto davvero Venustiano perché egli nel 1920 viene assassinato proprio dall’ex alleato, eletto successivamente presidente mediante le solite elezioni farsa che hanno caratterizzato tutta la storia del Messico fino ai nostri giorni.

Alvaro Obregòn si faceva chiamare il "padre della patria"... era invece il tiranno ricco sfondato di un paese poverissimo, un massone animato da forte anticlericalismo, un multimilionario perché bancario, usuraio e titolare di imprese nei settori più disparati, oltreché immenso latifondista. Era proprietario praticamente di mezzo Messico, e per l'altra metà predicava redistribuzione delle terre tra i poveri, lavorando però per accaparrarsi anche quelle.

Da Obregòn in poi l'influenza della massoneria statunitense sul congresso dilagò e l'anticlericalismo esplose. Le persecuzioni, prima timide e circostanziate, progressivamente aumentarono sempre di più in numero, intensità e ferocia. Cominciarono i primi omicidi di sacerdoti ed un clima di terrore e caccia alle streghe si diffuse ben presto in tutto il paese.

Il 14 novembre 1921 avvenne il mostruoso attentato alla Villa di Guadalupe ed il mandante certo fu proprio il presidente Obregòn; poco prima dell'attentato infatti quel diavolo disse: «Farò della tilma di Guadalupe uno straccio per pulire lo sterco dei miei cavalli». La bomba fu nascosta in un mazzo di fiori proprio ai piedi dell'altare. Produsse gravi danni, ma il mantello ed il sottile vetro di protezione rimasero incredibilmente intatti. No, non fu incredibile. Fu un vero e proprio miracolo, perché il Cristo di ferro che gli era a fianco risultò totalmente incurvato dall'onda d'urto.

La tilma di Guadalupe nella Basilica della Villa a Città del Messico

Il Cristo incurvato dopo l'attentato

Mai affronto al popolo messicano, fu più grande. La Madonna di Guadalupe è un'istituzione in Messico, adorata, venerata e rispettata persino dagli atei. Le piazze di tutto il paese si riempirono di fedeli e non, con manifestazioni spontanee di protesta, rabbia, lacrime e preghiera. Oltre mezzo milione di persone sotto choc, indignate e commosse, si riversarono immediatamente nel Santuario.

Quando si seppe che il mantello era rimasto immacolato e minimamente danneggiato, la gente piangeva di felicità ed il mito della Morenita andò alle stelle. Nulla potevano le bombe di Obregòn contro la sacra tilma, perché una bomba non può distruggere ciò che è divino. E difatti, oggi dalla scienza sappiamo con buona certezza che l'Immagine impressa in quel mantello si classifica come "acheropita", cioè non ha origini né spiegazioni possibili terrene ed umane (si legga il post "La Madonna di Guadalupe").

Manifestazioni di protesta a San Juliàn contro l'attentato di Obregòn alla tilma di Guadalupe

Obregòn rimase al potere tutto il suo mandato. Caso rarissimo in un Messico piagato da colpi di stato ed omicidi presidenziali: evidentemente il governo non disturbava nessuno ed aveva il totale appoggio e sostegno da parte dei "poteri forti".

Per la successione Alvaro aveva calcolato tutto: assassinato Pancho Villa, il principale competitor dall'ingombrante popolarità, il nuovo presidente sarebbe diventato il suo alfiere Plutarco Elias Calles, e lui sarebbe tornato in sella nel 1928 dopo solo 4 anni di interregno, passandosi così il potere a vicenda indefinitivamente a suon di morti ammazzati. E così fu: nel 1924, dopo il solito teatrino e la solita farsa elettorale, con soltanto il 2% dei voti a causa del fortissimo astensionismo nella ormai disillusa popolazione, venne eletto Calles.

In genere viene associata la Cristiada solamente a lui perché la maggior parte degli scontri e dei morti avvennero soprattutto sotto la sua presidenza, ma il vero diavolo dietro le quinte a dirigere le operazioni era Obregòn, il quale da bel furbacchione qual era, fece fare al compare tutto il lavoro più sporco. I veri burattinai invece stavano al calduccio nelle stanze dei bottoni, o meglio nelle sfarzose logge massoniche di Washington.

Ma chi era Calles? Cultura pari a zero, carattere violento, profondamente anticattolico, giovinezza burrascosa tanto che presto si diede al brigantaggio. Preso dai federali stava per esser fucilato prima di esser salvato da un potente amico che poi, una volta al potere, egli non si fece nessuno scrupolo di mandare alla forca. Indubbiamente la riconoscenza e la gratitudine non erano il suo forte... L'arrivismo, l'opportunismo e la ferocia invece sì, e lo fecero scalare i ranghi fino alla nomina di governatore. Spietato con i deboli, avido di potere, servile e leccaculo con i potenti di turno. Nato negli USA e di origini ebree. Insomma, l'erede perfetto di Alvaro e soprattutto, la persona ideale per rimettere in croce Gesù Cristo una seconda volta dopo 2000 anni.

I due diavoli massoni: Alvaro Obregòn a sinistra e Plutarco Eliàs Calles a destra

Se l'origine del disastro fu la Costituzione carranzista del 1917, la miccia che fece esplodere il conflitto dando avvio alle violenze più atroci fu la cosiddetta Legge Calles promulgata a luglio del 1926 ed immediatamente in vigore, nella quale si decretava la radicale e rigidissima applicazione degli articoli anticlericali della costituzione, in particolare del 130, entrati in vigore nel 1917 ma mai realmente applicati. La legge consisteva di 33 articoli, numero che non credo casuale, lo stesso degli anni del Messia quando fu ucciso.

Calles, forte di una legge votata dal Congresso, espropriò e nazionalizzò immediatamente tutti i beni della Chiesa come conventi, seminari, monasteri, istituti ed edifici di culto vari, dichiarati di proprietà esclusiva ed interesse nazionale: alle istituzioni religiose veniva negato il diritto di acquisire, detenere o amministrare immobili di qualsiasi tipo, compresi ospedali, orfanotrofi, centri di aiuto ed accoglienza: si abbandonarono così al loro destino bimbi senza genitori, vecchi, storpi ed infermi che precedentemente lì venivano amorevolmente accolti ed accuditi.

Il clero perdeva ogni personalità giuridica nell'essere, nel possedere e nel ricevere, nell'ereditare e nel succedere: un prete insomma diventava meno di uno schiavo, senza neanche più diritto al voto perché considerato straniero irregolare in quanto obbediente al papa, ovvero al sovrano di uno stato straniero (il Vaticano). Non possono più indossare gli abiti talari in pubblico, se non durante la celebrazione; in molti stati della repubblica sono addirittura costretti a sposarsi; ovviamente non possono minimamente criticare l’operato governativo, pena il carcere per 5 anni.

Gli ordini religiosi vengono sciolti e dichiarati fuorilegge; vengono espulsi dal paese "manu militari" i sacerdoti stranieri, condotti alla frontiera dall'esercito come se fossero delinquenti. Calles impose poi un limite molto stringente al numero di celebrazioni ammesse e di preti che potevano esercitare la professione, rigorosamente solo messicani. A tutti religiosi in surplus numerico invece veniva data la scelta tra l'esilio o le sbarre. Si proibiva il culto fuori dagli edifici ecclesiastici: era permesso solo nei luoghi, nelle modalità e nei tempi precedentemente concordati col governo.

Quali erano le punizioni in caso di disobbedienza? Ammende salatissime, prigione, e nei casi più gravi la morte per fucilazione o impiccagione.

Diventa obbligatoria nelle scuole messicane un'istruzione rigorosamente laica; viene abolita la libertà d'insegnamento religioso e vietata ogni forma di propaganda cattolica: il governo arrivò ad imporre anche la sua "neolingua orwelliana" vietando in pubblico espressioni di uso comune come "Se Dio vuole", "a Dio piacendo", "grazie a Dio" etc... La follia anticattolica non aveva limiti: i cittadini laici sorpresi a professare clandestinamente il culto andavano immediatamente in gattabuia per 2 settimane. Questo però solo inizialmente, perché nei periodi peggiori della repressione chiunque faceva battezzare i figli o contraeva sacramenti o matrimonio religioso veniva trattato da ribelle e, nel caso migliore ed auspicabile, subito fucilato; altrimenti torturato, violentato, iniettato con bacilli mortali stile Mengele.

Tutti i dipendenti statali furono obbligati a fare dichiarazione di apostasia: o rinunciavano alla propria fede o perdevano il posto. Dal libro di Ziliani, risulta che dei 400 impiegati di Guadalajara, ben 380 (ovvero il 95%) preferirono rinunciare al lavoro piuttosto che obbedire al satanismo di Calles. Insomma, un qualcosa di simile a quanto accaduto con la persecuzione No vax in Italia negli anni passati, quando o ci si sparava nel deltoide quella merda genica mostrando su smartphone il marchio della bestia, o si veniva sospesi senza stipendio. Unica differenza, le percentuali in Italia, furono praticamente invertite, con un 95% di persone ben obbedienti al regime Draghi-Speranza-Conte-Burioni ed un 5% di eroi integerrimi, fedelissimi al loro cervello ed al loro spirito critico.

In breve, la legge Calles decretava che in Messico erano permesse ed ampiamente tollerate tutte le religioni tranne una: quella cattolica.

Il duo Obregòn-Calles diede così avvio alla più spietata persecuzione religiosa stile Pol Pot che la storia ricordi, giustificando agli osservatori internazionali la feroce politica anticattolica come legittima difesa, come sacrosanta reazione governativa ad un clero politicizzato e controrivoluzionario che tramava contro un governo, che manco a dirlo, era a favore del popolo. Balle clamorose, ovviamente.

In tutto il paese si cominciarono a registrare attacchi a fedeli e sacerdoti da parte delle autorità civili, che agivano totalmente impuniti in barba ad ogni regola. Ben presto però si andò oltre: si devastarono le chiese, adibendole a ricoveri e stalle per animali, si proibì la messa anche ai pochi sacerdoti registrati ed in regola, si fucilarono senza processo i preti che non rispettavano il divieto, si entrava a celebrazione in corso cogliendo i fedeli di sorpresa e sparando a destra ed a manca.

Prima del 1926 erano circa 4500 i preti in tutto il Messico, nel 1935 se ne contavano poco più di 300 e ben 17 stati messicani non ne avevano nemmeno uno nel loro territorio: quasi 4.000 di loro furono esiliati o uccisi. Numeri oggettivamente spaventosi.

Se Obregòn, fu la mente del vile e sacrilego attentato alla tilma di Guadalupe, Calles giustamente non voleva esser da meno. Egli decise di far saltare in aria nientepopodimeno che il monumento a Cristo Rey, eretto in occasione del primo congresso eucaristico nazionale più o meno di nascosto dagli occhi indiscreti del governo, a 2600 metri d'altitudine sulla cima del monte Cubilete nella Sierra Madre, a pochi chilometri dalla cittadina di Guanajuato.

Costruito proprio nel centro geografico del Messico, il monumento era provvisorio, in attesa del ben più grande e definitivo da realizzare a pace conclusa e persecuzioni terminate; ciononostante richiamava fedeli da ogni dove.

Il 30 gennaio del 1928, per ordine di Calles, la statua fu bombardata da un aereo militare in presenza di centinaia di fedeli. Ci furono anche svariati morti. Rendetevi conto della follia satanica di quest'uomo! Il monumento ne risultò profondamente danneggiato, ma il sacro cuore e l'intera testa di Gesù rimasero incredibilmente intatti.

Sembra che il pilota dell'aeroplano esecutore materiale del crimine, morì colpito da un fulmine proprio il giorno seguente, con il suo aereo in volo ed il cielo sereno. Leggenda? Verità storica? Questo non sono riuscito a scoprirlo non avendo trovato nessuna fonte storica attendibile. Concediamoci dunque il beneficio del dubbio. Quel che è certo invece, è che proprio qui, sulla cima di questa montagna, nacque il grido di resistenza ¡Viva Cristo Rey! Guanajuato non solo è la culla dell'indipendenza ma anche della Cristiada: gli stati centrali del Messico sono anche il centro della storia del Messico.

Il progetto definitivo del Cristo Rey, in ricordo alla orribile persecuzione ed in memoria dei martiri della Cristiada, fu completato solo negli anni '50 con il permesso del governo messicano di Manuel Camacho.

Quante volte sono passato di fronte al cerro Cubilete! Ogni giorno io e Gaby partivamo da Leòn per raggiungere dopo circa 45 minuti d'auto Guanajuato dove lei aveva l'ufficio; percorrendo l'autostrada verso Silao che attraversa l'altipiano e costeggia l'aeroporto, ogni mattina all'andata ed ogni sera al ritorno avevo la Sierra Madre sullo sfondo, ed osservavo lontanissima sul cucuzzolo di una montagna la statua gigantesca del Cristo Re a braccia aperte, molto simile a quella di Rio de Janeiro. Doveva esser davvero grandissima visto che si riusciva a vedere da diversi km di distanza...

Il monumento è uno dei simboli, se non il simbolo assoluto dello stato di Guanajuato, ma nulla sapevo della sua storia. Gaby c'era stata da piccola con i genitori ed aveva solo che vaghi ricordi. Mi diceva sempre che un giorno saremmo saliti fin lassù... Ed aveva ragione! Magari non immaginava che l'avremmo fatto in 4, insieme ai nostri 2 figli Leonardo e Maya...

La strada sterrata ed acciottolata che da Silao porta in cima al Cerro Cubilete

Arriviamo al cerro Cubilete il 26 dicembre 2023, proprio il giorno del mio omonimo santo, il primo martire della Chiesa, attraverso una stradina dissestata che dalla cittadina di Silao vicino Leòn si inerpica per la montagna, alternando tratti lastricati con sampietrini a tratti sterrati. Attraversiamo villaggi molto poveri con bambini a bordo strada a vendere noccioline o a chiedere offerte.

A metà strada circa incontriamo la chiesetta dei martiri di San Joaquìn, con reliquie dei sacerdoti uccisi, poster esplicativi della loro vita e del loro assassinio, ed un piccolo museo con raccolta di cimeli, abiti e documenti storici.

Finalmente dopo mezzoretta di samba in macchina siamo in cima. Per arrivare alla statua ed allo spiazzo a forma di cuore, si deve passare necessariamente per il santuario della Vergine di Guadalupe: non è un caso ma un principio teologico, perché per arrivare a Gesù bisogna prima passare per sua madre Maria. Anche qui sono conservate reliquie di martiri della Cristiada coperte da numerose lettere di fedeli.

Gaby sotto al Cristo Re nel santuario della Vergine di Guadalupe del Cerro Cubiulete

Il monumento del Cristo sovrasta una basilica a forma di cuore ed ha come piedistallo una costruzione sferica che rappresenta l'universo, a simboleggiare che Gesù è il re dell'universo, il centro della storia del Messico e dell'intera umanità. All'interno del piedistallo è presente una cappella circolare, completamente circondata da una maestosa corona di spine in bronzo sopra la quale, proprio nel vertice della cupola, se ne trova un'altra laccata d'oro. Da Re.

La nuova statua è davvero gigantesca: alta oltre 20 metri, pesante 80 tonnellate ed in grado di resistere a venti a 200 km/h, è la più grande del mondo costruita interamente in bronzo.

Gesù, come in tutte le immagini dell'iconografia cattolica, è a braccia aperte nella forma classica a T, esattamente come è stato crocefisso. Ed esattamente come sceglievano di morire nella fucilazione i martiri della Cristiada.

Il Cristo del Cubilete non ha dunque le braccia incrociate in posizione mortuaria ed i piedi antiparalleli con una colomba in picchiata a testa in giù, come invece appare nella croce gigante che porta sempre un famoso prelato e tanto ama esporre in pubblico, simboleggiante il Buon Pastore dell'ordine massonico dei “rosacroce” i quali non considerano Gesù il figlio di Dio ed hanno la rugiada come nettare sacro, parola che oggi guarda caso è stata forzatamente introdotta nella preghiera eucaristica. Nell'arte sacra cristiana non esiste un solo Buon Pastore con le braccia incrociate, ma solo con le braccia parallele. Vabbeh, scusate la divagazione. Ma mi è sembrato sempre incredibile che quel tizio indossi in mondovisione un simbolo rosacrociano chiaramente anticristico e nessuno dica niente.

I colpevoli della mattanza: massoni e protestanti. Non i comunisti!

La domanda da un milione di dollari è la seguente: chi e perché era dietro la mattanza cattolica e clericale? Perché una tale ossessione e perseveranza nell'insanguinare il Messico e distruggere il cattolicesimo in un paese a stragrande maggioranza cattolica con milioni di fedeli devotissimi a Cristo ed alla Madonna di Guadalupe? Un paese che aveva costruito la sua stessa identità nazionale attorno al mantello sacro della Vergine?

Sarebbe un po' come per un governo laico che si instaura in Arabia Saudita provare a distruggere l'Islam bombardando tutte le moschee, fucilando tutti gli Imam e perseguitando i fedeli... a che pro? Cui prodest? La battaglia contro la religione è sempre stata storicamente una battaglia persa in partenza: è impossibile eradicare la fede nelle persone realmente credenti!

Sì è vero: i cattolici più di tutti gli altri, si opponevano alla politica di Calles così anti patriottica e filo americana, con i grandi programmi di riforma agraria e di nazionalizzazione delle risorse sbandierati sulla carta che si erano risolti nella solita bolla di sapone; si opponevano al mercimonio, alla svendita del paese ed alla sottomissione più totale a gringolandia.

E Calles rispondeva alle proteste con esecuzioni sommarie, arrivando nel tempo ad identificare i suoi detrattori con l'intero mondo cattolico.

Il duo Calles-Obregòn aveva anche bisogno di un diversivo demagogico e soprattutto di un capro espiatorio, in grado di distogliere e deviare le attenzioni del popolo deluso.

«Ripeti una menzogna 10, 100, 1000 volte e diventerà una verità» diceva sempre il padre della propaganda nazista Joseph Goebbels... e così Plutarco bombardava la radio di messaggi del tipo "La Chiesa è la sola causa di tutte le sventure del Messico". La Chiesa giustamente, non lui.

In questo clima da tutti contro tutti, di totale sofferenza sociale, stagnazione economica ed instabilità politica, il clero che aveva mediamente una cultura assai superiore ai politicanti semi analfabeti di quel tempo, e la Chiesa, con le sue millenarie istituzioni fondate (almeno a parole) sulla pace e la cooperazione, con le sue immense proprietà storico-artistiche costituite da haciendas coloniali ed incredibili chiese barocche piene di oro ed altrettanto argento, rappresentavano indubbiamente un baluardo di certezza e stabilità sociale oltreché un bancomat dal quale attingere: erano l'ostacolo da abbattere per avere il totale lasciapassare su tutto

La lotta cruenta, spietata e radicale contro il cattolicesimo finalizzata alla sua totale eradicazione nello stato più credente e praticante dell'America e forse del mondo, aveva però origini ben più profonde e sataniche. Sempre di imperialismo si parla, ma stavolta esso, oltre che politico, economico e militare, era anche religioso.

La persecuzione in Messico fu totalmente eterodiretta dalla "longa manus" del deep state statunitense, in particolare della massoneria a stelle e strisce, dove erano fortissime le influenze ebraiche e protestanti. Carranza, Obregòn, Calles e tutti gli altri in cascata, nessuno escluso, erano massoni che obbedivano agli ordini superiori delle logge dello Zio Sam.

Massoneria e protestantesimo messicani e statunitensi si alleano, si fondono e confondono con un unico obiettivo: distruggere il cattolicesimo, paganizzare il Messico per preparare l'avanzata del protestantesimo, attaccando anche l'arte, la tradizione e la cultura popolare.

Il pastore protestante Roberto Greenfield il 20 gennaio del 1929 a New York arrivò a dire queste frasi, che più di qualsiasi altra ricostruzione storica, testimoniano la profonda alleanza tra protestantesimo e massoneria: «I massoni ed i protestanti americani sono uniti e d'accordo con Calles e le sue politiche di sterminio di cattolici. Abbiamo dato e continuiamo a dare al governo messicano un aiuto molto considerevole. La ragione è semplicissima: il cattolicesimo avanza inesorabile e guadagna terreno anche in America. In pochi anni si è impadronito del 15% della nostra popolazione e minaccia di invadere le alte sfere del governo. Le chiese protestanti sono deserte di fedeli, per quanto noi ci sforziamo di fornire alimenti, vestiti, carbone e denaro. I templi cattolici al contrario sono pieni. Soltanto il cattolicesimo impedisce il nostro cammino di conquista verso tutta l'America latina. Sia pertanto ben voluto Calles, che ci libera dall'avversario più temibile. Però al contempo stiamo all'erta che dopo il cattolicesimo Calles non attacchi anche altre religioni. Gli USA abbiano occhi aperti e siano pronti a reagire togliendo a Calles ogni possibilità di nuocerci».

E se i protestanti scrivono queste follie, figurarsi la massoneria internazionale... Ecco lo stralcio di un articolo presente nel giornale La Tribuna di Roma (oggi non esiste più...) il 12 08 1926: «La massoneria internazionale accetta la responsabilità di tutto quello che accade nel Messico e si dispone a mobilitare le sue forze per l'esecuzione completa e totale del programma fissato ed attuato da Calles.»

Diversi furono i telegrammi di congratulazioni ed incoraggiamenti inviati a Calles dalla massoneria, con medaglie d'oro al merito massonico ed iscrizione honoris causa alle varie logge. Più morti ammazzati, più medaglie al merito.

La verità nuda e cruda è che la massoneria statunitense controlla totalmente il governo messicano fin dai primi anni del XX secolo, probabilmente fin dalla metà del 1800 secolo dopo la sconfitta nella guerra del 46-48 e conseguente cessione di più della metà del territorio nazionale. Il presidente messicano Emilio Portes Gil, Gran Maestro massone esattamente come tutti gli altri, dirà nel 1929: «In Messico, stato e massoneria sono la stessa cosa». A scanso di equivoci.

Becero complottismo? Guardate un po' cosa ho scoperto in questo viaggio e pellegrinaggio cristero... Atterrato in Messico il 20 dicembre 2023, sono stato un paio di giorni nella sconfinata capitale prima di andare a Leòn e Guanajuato per il Natale. Ho così finalmente potuto visitare il Palazzo Nazionale nello zocalo per ammirare i dipinti di Diego Rivera, entrando anche alla Camera dei Deputati.

L'emiciclo della Camera dei Deputati al Palacio Naciònal nello zocalo di Città del Messico

Lì dentro, nell'emiciclo, alzo gli occhi, fisso il soffitto e rimango letteralmente sbalordito: ad "osservare", "controllare" ed eventualmente "ammonire" i deputati nell'esercizio della loro professione c'è un bell'occhio della provvidenza, che come ben noto, insieme alla squadra ed il compasso è il simbolo indiscusso della massoneria mondiale: è un occhio aperto circondato da raggi di luce, inscritto in un triangolo. La guida che ci accompagnava, ebbe ha la faccia tosta di liquidare la questione con questa frase: «In un paese così cattolico come il Messico, quel simbolo rappresenta l'occhio di Dio che controlla il decisore politico affinché possa fare le miglior scelte possibili per il bene della nazione».

Da sbellicarsi dalle risate.Io non ce l'ho fatta a trattenermi e davanti a tutti ho così ribattuto: «Lo siento señor, pero no estoy realmente de acuerdo con usted... tenemos que decir la verdad a las personas y no lo que quieren escuchar. Ese es un símbolo masónico... entonces no es Dios el que està viendo y controlando sino el diablo. Y el diablo creo que son los Estados Unidos, y en particular su Partido Democràtico que es masòn y satanista.» Silenzio tombale nel gruppo. La guida balbettò qualcosa del tipo: «Ehmm, sì, però... forse... l'occhio può simboleggiare anche Dio... ehmm, sì, è un simbolo che è stato preso dalla massoneria, però in questo contesto non è applicabile...»

Io non mollo ed aggiungo: «Signore, con tutto il rispetto, se avessero voluto rappresentare Dio alla camera dei Deputati, avrebbero messo un bel crocefisso e soprattutto l'icona più forte ed amata del cattolicesimo messicano, ovvero la Madonna di Guadalupe. Questo è un simbolo massonico senza se e senza ma, è l'occhio della provvidenza, lo stesso che infatti sta nella banconota da 1 dollaro americano.»

Silenzio tombale, come prima, più di prima. E per inciso, nel gruppo erano quasi tutti americani. La foto sottostante, più di qualsiasi altra cosa, dovrebbe far capire che la massoneria è strutturalmente dentro il Congresso messicano. Ieri come oggi.

Il soffitto dell'emiciclo: un occhio della provvidenza massonico!

Devo purtroppo a questo punto infliggere un duro colpo a tutti i cattolici anticomunisti come Ziliani: no, il comunismo marxista-leninista ed il suo "ateismo di stato" non c'entra una beneamata cippa con tale persecuzione religiosa. Non in questo caso. Non in questa storia. Non sono stati ammazzati e squartati migliaia di sacerdoti e civili cattolici in nome dell'idea marxiana "la religione è l'oppio dei popoli che inibisce la loro spinta rivoluzionaria".

Nel suo libro “Messico martire” Luigi Ziliani, pur ricostruendo fedelmente le vicende tramite interviste, date e nomi che poi ho verificato nei vari musei visitati corrispondere ad assoluta realtà, confonde volutamente e faziosamente governativi e comunisti. Facilissimo d'altronde cadere nell'errore e nella tentazione: tutti i cattolici (tranne me) sono profondamente anticomunisti, ignorando volutamente che i crimini più grandi contro Dio, l'uomo, la società e la Chiesa stessa li ha commessi il capitalismo (sia ben chiaro, senza negare errori ed orrori del comunismo); è inevitabile che prendano in modo scorretto e tendenzioso la palla al balzo per incolpare l'ideologia marxista-leninista della mattanza. Sempre colpa del marxismo d'altronde: al capitalismo è sempre tutto concesso.

Il profondo anticomunismo di Ziliani traspare ovunque, cosiccome appare evidente anche la sua simpatia verso il regime dittatorial-borghese di Porfirio Diaz ed il rifiuto di ogni istanza rivoluzionaria nel popolo: la rivoluzione è da condannare sempre e comunque. Eccetto ovviamente quando si tocca la libertà di culto.

Ziliani sa bene che i governativi non erano comunisti di ideologia ma soltanto massoni anticlericali e protestanti, portavoci delle istante della borghesia latifondista, mineraria e petrolifera. Addirittura chiama spesso i governativi "bolscevichi"! Un governo "bolscevico" pappa e ciccia con lo Zio Sam e totalmente schierato a favore del grande capitalismo predatorio, io sinceramente non me lo ricordo nella storia... A sostenere il governo anticlericale erano soprattutto i ricchi messicani, anche se credenti. Furono loro gli ignavi della guerra, gli spettatori dalle finestre che attendevano di applaudire il futuro vincitore senza schierarsi per puro tornaconto personale. Al contrario furono i poveri invece a dar tutto al movimento cristero ed appoggiarlo economicamente. Insomma, un governo comunista appoggiato dai ricchi e combattuto dai poveri, secondo Ziliani. Qualcosa non mi torna proprio...

Lo stesso governo di Obregòn e Calles si definiva oltretutto anticomunista e "socialdemocratico", anche se di sociale e soprattutto di democratico non aveva nulla: facendo il paragone con oggi, poteva esser un PD di Elly Shlein.

Ziliani invece in tutto il libro propone l'implicazione logico-matematica A=>B con A = ateo anticlericale e B = comunista, che corrisponde ad un falso assoluto. Certo, potremmo scrivere comunista => ateo ed anticlericale, nel 99% dei casi (io appartengo al rimanente 1%). Ma non il viceversa: nella logica matematica è ben noto infatti che A=>B non significa anche B=>A. Perdonate la digressione matematica!

Inoltre l'ateismo di stato messicano non poteva avere origine di ideologia marxista leninista perché l'odio e la persecuzione non erano contro tutte le religioni a prescindere, viste come l'oppio dei popoli, ma solo e soltanto contro quella cattolica, tant'è vero che Calles tentò addirittura di fondare invano una sua religione separata ed indipendente da Roma, imponendola a tutto il paese. Plutarco mentre chiudeva chiese cattoliche e distruggeva Cristi e Madonne in tutto il paese, dava larga ospitalità al protestantesimo nord americano, fino al punto di ospitare il congresso mondiale nella stessa capitale.

Per approfondire il ruolo che ebbe nella Cristiada il PCM (partito comunista messicano) ed i suoi sostenitori più famosi come Diego Rivera e Frida Kahlo, ho contattato Jean Meyer Barth, il più grande storico studioso al mondo della guerra cristera, oggi all'Accademia Messicana di Storia. Lui mi confermerà che il PCM ebbe in tutta la vicenda un ruolo assolutamente marginale, se non nullo. Era un partito decisamente minoritario, con 4 gatti che si riunivano nei salotti della capitale a disquisire di Marx, Lenin, Stalin, Trotsky ed ubriacarsi, senza aver nessuna influenza. Criticavano il governo ma poi tornavano alle loro divagazioni filosofiche sulla lotta di classe innaffiandole di fiumi di tequila. A mattanza in corso.

Semmai fu questa la loro colpa più grande. I marxisti, anche se atei, dovevano scender in campo quando il governo fucilava sommariamente le persone calpestando la libertà di culto in nome di una costituzione dettata a tavolino dalla massoneria americana. Diego Rivera e Frida Kahlo ai tempi della Cristiada erano rispettivamente quarantenni e ventenni, al culmine della loro vita ed al massimo del loro attivismo politico. Non hanno fatto e detto un cazzo per le migliaia di persone massacrate in nome di Cristo. E' questa la loro colpa più grande. Diego e Frida, spiacente, bocciati.

La resistenza non violenta

I cattolici messicani, sbigottiti da quanto stava accadendo, di concerto con il Vaticano, risposero inizialmente con iniziative di protesta non violente. Fu tentata così la strada della diplomazia e della pacifica resistenza. I cittadini ad esempio riuscirono a raccogliere la bellezza di 2 milioni di firme (su 15 milioni di abitanti!) in difesa della libertà religiosa ed inviarle al congresso, ma tale petizione ovviamente non fu minimamente presa in considerazione da un governo che si definiva "democratico".

Furono utilizzate invano anche le vie legali: la legge Calles d'altronde era fatta ed imposta da una minoranza anticlericale, non accettata dalla stragrande maggioranza, e ledeva i diritti inalienabili della persona e della comunità, diritti civili e sociali sanciti da altri articoli della stessa costituzione di Calles. Un gruppo di avvocati fondò così la LNDLR (la lega nazionale in difesa della libertà religiosa) che ben presto si estese in ogni angolo della nazione ed ebbe sempre un rapporto strettissimo con le truppe cristere, nominando generali, stabilendo strategie e mantenendo relazioni con episcopato e governo. La lega pubblicava anche una rivista periodica per aggiornare la popolazione delle trattative e dei tentativi di mediazione con lo stato, sempre ovviamente infruttuosi.

Bollettini della LNDLR

Diverse furono le persone catturate, brutalmente torturate ed uccise appartenenti alla Lega, come ad esempio Anacleto Gonzales Flores, già presidente nazionale dell'Azione Cattolica, detto il Gandhi del Messico per il suo strenuo sostegno iniziale alla resistenza non violenta, fino all'inevitabile successivo appoggio alle truppe armate.

Il grande pericolo e l'ancor più grande fede in Dio acuiscono l'ingegno ed il coraggio della maggior parte dei cattolici messicani. La polizia spia e controlla, soprattutto i sacerdoti che ogni giorno devono far atto di presenza in questura, ma non può nulla contro una tale determinazione. I sacerdoti più temerari si travestono, le ostie vengono nascoste in fazzoletti di carta o all'interno di tozzi di pane e girano per tutto il paese proprio sotto al naso dei federali, raggiungendo le carceri che traboccano di fedeli arrestati senza motivo, i quali le trasformano in oratori risuonanti di preghiere, litanie e rosari, con i federali che rispondono sputando contro le immagini sacre e bestemmiando.

Volantini originali che invitano al Boicot

L'iniziativa non violenta più importante fu però indubbiamente lo sciopero fiscale ed il boicottaggio di tutti i prodotti di fabbricazione statale e dei mezzi pubblici: i cattolici disertavano teatri, cinema e tram, il consumo di tabacchi crollò del 75%, si presero a ritirare i soldi dalle banche. Nonostante il governo inizialmente la ridicolizzasse, l'iniziativa ebbe tuttavia un successo pazzesco, perché l'economia del Messico va quasi in ginocchio: una paralisi commerciale con negozi e luoghi di aggregazione chiusi, auto che non circolano e strade deserte. Corsa agli sportelli con milioni di pesos che emigrano all'estero. Alcune banche falliscono, le casse dello stato di svuotano e la borghesia prende ad emigrare. La popolazione è invitata in ogni modo al "boicot". Francobolli e volantini di propaganda cattolica antigovernativa vengono affissi ovunque, addirittura allo zocalo fuori dai palazzi del potere, addirittura negli stessi uffici presidenziali di Calles, con testi irriverenti e coraggiosi del tipo "Grazie Signor Calles, ci state aiutando a convertire più anime che noi preti... Ancora pochi mesi di questa politica ed avremo un governo totalmente cattolico come lo meritiamo!", "Ave Cesar Calles, morituri te salutant", oppure anche "Grazie Calles, le conversioni più difficili ed inaspettate si sono realizzate", "Calles, ci sono state persone ben peggiori di te e la Chiesa li ha sempre sconfitti!", "La vittoria di Cristo è vicina! Lottate, boicottate e pregate!" I ragazzini più audaci si divertivano ad attaccare questi fogli dietro le schiene dei poliziotti, scappando poi all'impazzata, oppure andavano a cantare le lodi a Dio proprio sotto ai commissariati: alcune volte andava male e venivano arrestati. E passavano tutta la notte gridando a squarciagola il proprio inno cristero. Un giorno la capitale si svegliò tutta tappezzata di manifesti tricolore con la Madonna di Guadalupe e la scritta Viva Cristo Rey, e si innalzarono 500 palloni che sparpagliarono sulla capitale migliaia di volantini con esortazione al boicottaggio dei prodotti statali.

Calles è su tutte le furie e si incattivisce ancor di più prendendo ad attaccare alla cieca anche le tipografie sospettate di propaganda cristiana.

I cittadini di Cristo arrivarono addirittura a creare un'economia parallela creando una loro moneta, ovviamente con validità solo interna.

Moneta interna dei cristeros

Protagonista assoluto della resistenza non violenta fu indubbiamente il leggendario padre Miguèl Agustìn Pro.Tantissimi gli aneddoti su di lui... Fregandosene altamente dei rischi che correva, egli svolse clandestinamente la sua attività di sacerdote giungendo a distribuire anche 1500 comunioni quotidiane. Fu autore di imprese coraggiosissime, con arguti travestimenti con i quali riusciva incredibilmente ad ingannare gli scagnozzi di Calles che gli davano disperatamente la caccia, prendendosi anche burla di loro. Suonava la chitarra, cantava e pregava; grande umorismo, forza d'animo e determinazione. La gente lo adorava. Creò anche una stazione radio clandestina di resistenza che mai la polizia riuscì a localizzare, con proclami radiofonici ascoltati in tutta la nazione, in cui prendeva costantemente in giro il governo massone ed invitava la popolazione a perseverare con il boicot.

Padre Pro alla fine venne catturato insieme a suo fratello ed altri due fedeli. Fu accusato ingiustamente di aver partecipato all'attentato contro Alvaro Obregòn nel Bosque de Chapultepec. Lui, che sempre era stato contrario all'uso della violenza! Fu condannato alla fucilazione.

Pensate un po' quanto era idiota questo Plutarco Calles, il quale ebbe la grandiosa idea di fare dell'assassinio di Padre Pro un grande evento mediatico in modo di riuscire a suscitare un sentimento antireligioso nella popolazione... il governo volle dare tutta la pubblicità possibile all'esecuzione invitando i giornalisti di tutto il paese, tanto che abbiamo un ottimo (e macabro) servizio fotografico di ogni istante del martirio.

Padre Pro morì come moltissimi altri martiri: rosario in mano, urlo al cielo Viva Cristo Rey! prima della scarica mortale, e braccia aperte a T come Gesù nella croce.

Il telegrafo diffuse la notizia del suo assassinio in tutto il Messico provocando un'ondata di indignazione popolare per gli eccessi del regime. Lo degno saliva, portando sempre più campesinos a mollare i volantini di boicot ed abbracciare il fucile. Anche i più tiepidi, i più docili, i più mansueti e paurosi, cominciavano ad aver le palle piene di Plutarco e company.

Le immagini degli ultimi istanti di Miguel Agustín Pro, suo fratello e gli altri due martiri, divennero oggetto di devozione. I 4 cadaveri furono vegliati tutta la notte da una folla incredibile che si diede il cambio. I corpi grondavano di sangue e venivano asciugati con fazzoletti che diventavano reliquie. Il feretro di Padre Pro divenne anche un altare dove si celebrò una SS. Messa, ovviamente clandestina e rito antico in latino. Comunione rigorosamente in ginocchio e sulla lingua, niente amuchina in mano.

L'affluenza fu straordinaria anche il giorno seguente: si stima che 100 mila persone parteciparono complessivamente al funerale nonostante il divieto delle autorità, con la polizia callista nascosta e barricata nelle caserme per paura di rappresaglie. Non fu un funerale quello di Padre Pro ma un trionfo, l'apoteosi di un uomo santo (beatificato dal Vaticano nel 1988), tra inni cristeri e canti di un popolo intero in lacrime. Un popolo sempre più fiero di sé, sempre più fedele a Cristo ed alla Madonna di Guadalupe, sempre più pronto al martirio di massa pur di non abbandonare la propria fede.

Padre Miguèl Agustìn Pro un secondo esatto prima dell'esecuzione

Idiota davvero Calles... Non si limitava ad esecutare i pezzi piccoli, ma toccava anche i mostri sacri, gli intoccabili, consegnandoli all'eterna memoria e venerazione, ed inimicandosi sempre più il popolo.

“Sanguis Martyrum, semen Christianorum”, scrisse Tertulliano... Il sangue versato dai martiri ha moltiplicato il numero dei cristiani ed ha fondato la Chiesa. I martiri generano nuovi martiri per emulazione, ed un martire genera centinaia di conversioni. Calles non lo sa, ma non è un diavolo vero come pensa e vuole. A suo modo, è un santo anche lui, perché è un moltiplicatore di cristiani: più ne ammazza, più ne nascono come funghi pronti al martirio.

Il ruolo della Chiesa

E la Santa Sede? Come si comportò? Il Papa del tempo, Pio XI scrisse ben 3 encicliche per condannare la legge Calles denunciando il dramma religioso che stava vivendo il Messico e cominciò un fortissimo lavoro diplomatico con il governo per indurlo ad ammorbidire la posizione. Ma era come parlare contro un muro. Ogni tentativo di conciliazione e mediazione cadeva nel vuoto e la persecuzione continuava peggio di prima. Vi ricordate? Come quando sotto Covid si parlava di inutilità e pericolosità dei sieri genici ai vaccinisti convintissimi e pluridosati: come parlare ad un muro di cemento armato.

Nonostante le atrocità commesse da Calles e company, i capoccioni del Vaticano, ovviamente con il culo ben al calduccio nei palazzi romani, rimasero sempre della posizione ufficiale che l'unica forma di resistenza ammessa, ammissibile e coerente con i principi del cattolicesimo fosse quella non violenta, mediante disobbedienza civile, preghiera, sciopero fiscale, diplomazia e vie legali.

Enciclica del Papa Pio XI "Iniquis Afflitisque" del 1927

Ed ad un certo punto presero una decisione radicale, inimmaginabile, ragionata e sicuramente molto sofferta: davanti al dilagare inarrestabile della violenza contro sacerdoti e fedeli, la distruzione dei luoghi di culto sacri e l'impossibilità del minimo spiraglio di dialogo col governo, la Chiesa, probabilmente timorosa di una "soluzione finale" di tipo hitleriano contro il clero, decretò che a partire dal 1° agosto 1926 il culto cattolico in Messico veniva sospeso per motivi di sicurezza.

Era un ordine, non un consiglio. Era l'inizio della clandestinità per tutti quelli che non avrebbero rinunciato alla loro fede. Si tornava insomma alle catacombe dell'antica Roma, con messe nelle case private, raduni al buio, diffidenza verso infiltrati non conosciuti, clima di caccia alle streghe, tradimenti e congiure, tante storie di eroismo ed altrettante di vigliaccheria. Ed esattamente come in ogni guerra, Covid incluso, le persone si rivelano per quel che sono realmente: escono fuori i leoni, ma anche tante pecore ed ancor più sciacalli.

La comunità cattolica si spaccò in due fronti. Una enorme fetta della popolazione cattolica laica insieme anche ad una strettissima minoranza di sacerdoti si convinse che la presa della armi fosse inevitabile, che la guerra in difesa della propria fede fosse del tutto legittima da un punto cristiano contro un governo massone dunque satanista che assassinava e torturava persone a piacimento, colpevoli magari di portare soltanto una croce al petto. La costituzione non valeva più nulla, la giustizia era inesistente come la libertà di stampa e di opinione, il popolo era stato spogliato dei più elementari diritti umani. La nazione stessa era a rischio, con la massoneria, dunque il demonio, che se ne stava impossessando. D'altronde anche lo stesso Tommaso d'Aquino nella sua Summa teologica (II. IIae, 42, 2) scrisse "quando l'abuso dell'autorità contro la società è certo, gravissimo, permanente, quando sono esauriti ed inutili i mezzi pacifici per far rinsavire il tiranno, allora la resistenza attiva ed armata non è ribellione, ma difesa lecita e legittima".

Mi piace San Tommaso cazzarola!

Queste persone, esasperate e consapevoli che ogni forma di difesa non violenta era stata tentata, pur sprovvisti del consenso della Santa Sede e della Chiesa messicana, presero le armi ed insorsero contro il governo dandosi alla macchia e scrivendo con la loro lotta memorabile una delle pagine più gloriose della storia del cattolicesimo. Nascevano i "Cristeros", i soldati santi di Cristo.

Pio XI, ufficialmente, non appoggiò mai la causa cristera, invitando blandamente i vescovi messicani a far altrettanto, e rimase fermo nella sua contrarietà ad ogni forma di soluzione violenta della questione. Ma neanche la condannò e la scoraggiò in modo netto. Si limitò a scrivere encicliche di protesta e speranza di cambiamento per far conoscere la mondo le orribili vicende messicane.

Troppo poco. Troppo tiepido, prudente e perbenista, oggi diremmo politicamente corretto. A Pio, ma che cazzo fai? San Michele Arcangelo non si è seduto a tavolino a parlare con il diavolo negoziando accordi, ma ha usato la spada! La Madonna non manda letterine di protesta al serpente principe nero della menzogna, ma gli schiaccia la testa, mica lo accarezza! Piuttosto, tu sei il capo della Chiesa, l'erede di Pietro e come lui sei chiamato al martirio da Gesù Cristo... alza il culo dalla sedia e mettici la faccia! Vai in Messico e mettiti alla guida delle milizie cristere!

Insomma, la Santa Sede mantenne proprio in tutta la Cristiada, una posizione di merda senza schierarsi, con il peggio del peggio raggiunto in occasione de “los arreglos” di cui parlerò in seguito: dal mio modesto punto di vista una scelta di comodo, attendista, equilibrista, ignava e vigliacca.

Pazzesco in ogni caso quello che accadde in Messico pochi giorni prima della fine di luglio del 1926: le chiese furono letteralmente prese d'assalto. Tutti avevano capito il cataclisma che stava arrivando ed in molti c'era la convinzione che la fine del mondo fosse imminente; le profezie dell'Apocalisse si stavano avverando con l'avvento di Cristo sulla terra e Calles nell'ovvia parte dell'anticristo. I comuni fedeli ed i cristeros che si stavano preparando per andar al martirio, volevano mettersi in regola con i sacramenti: in pochissimi giorni furono celebrate migliaia di cresime, battesimi, matrimoni, e distribuite milioni di comunioni.

Il 1° agosto 1926 cominciava la lotta armata. Cominciava la Cristiada.

Molti preti presero le distanze da tale sollevazione popolare. Obbedirono al governo, obbedirono alla Santa Sede e si eclissarono nel nulla. La maggior parte dei sacerdoti invece, pur rinunciando a prendere le armi in quanto ne erano strutturalmente ed ideologicamente incapaci, appoggiarono apertamente tale movimento fornendo basi logistiche, dicendo messe clandestine e distribuendo comunione tra le truppe o estreme unzioni ai soldati in fin di vita, invitando i civili ad unirsi alla battaglia e benedicendo i nuovi arrivi. Io personalmente credo che questo fosse il comportamento più giusto e corretto che un sacerdote doveva adottare: sostenere la Cristiada senza se e senza ma, e lottare con eroismo, anche senza armi, perché loro potevano far molto più con un crocefisso in mano ed un'ostia messa in bocca che con una pistola.

Nell'episcopato messicano, furono soltanto 4 i vescovi che disobbidirono alla Santa Sede ed appoggiarono apertamente e dichiaratamente il movimento Cristero, ad esempio raccogliendo fondi anche all'estero, cercando appoggi militari e distinguendosi per numerosi atti di cattolico eroismo. Due in particolare su tutti, amatissimi dall'esercito cristero: l'arcivescovo Francisco Orozco y Jimènez di Guadalajara ed il vescovo di Huejutla José de Jesús Manríquez y Zárate. Il governo gli diede sempre una caccia spietata. Invano perché erano ben nascosti e protetti dalla popolazione.

Il vescovo cristero di Guadalajara Francisco Orozco y Jimènez

Il vescovo cristero di Huejutla Josè de Jesùs Manrìquez y Zarate

Ci furono addirittura 5 sacerdoti che pur indossando la tonaca, scelsero di andare in guerra, crocifisso al petto e fucile in mano. Tra questi, il leggendario Padre Josè Reyes Vega noto col soprannome di "Pancho Villa in tonaca" che scalò ben presto le gerarchie delle truppe cristere e fu messo al comando di centinaia di uomini. Personaggio controverso, un prete esaltato ed impulsivo, noto per la sua facilità e crudeltà nell'uccidere i prigionieri di guerra, ma anche i suoi stessi soldati per diserzione e disobbidienza. Questa ad esempio la testimonianza di un certo Francisco Gallegos: «In un'occasione catturò un soldato di Calles che aveva appena assassinato un pacifico sacerdote. Egli ordinò ai suoi soldati di inzupparlo di petrolio e bruciarlo vivo. Uno dei suoi però, non senza timore gli disse: “Scusi, ma lei non è un sacerdote? Questo non possiamo farlo...” Padre Vega a quel punto cacciò la sua pistola calibro 45 e la scaricò tutta sul petto e sulla testa del malcapitato federale. Successivamente disse al suo ufficiale timoroso: "Adesso sì, puoi bruciarlo"»

Sembra che proprio Padre Reyes Vega stia stato il responsabile della soffertissima decisione di esecutare il leggendario comandante cristero El Catorce, compagno tra l'altro di tante battaglie, accusato di disobbedienza, anarchia ed insubordinazione.

Tanti furono gli atti di eroismo di questo sacerdote, ma tantissimi furono anche i lati oscuri come si evince anche dalla testimonianza di Gallegos. Spesso la violenza gli scappava totalmente di mano, ed in ogni caso, questa si addiceva decisamente poco ad un sacerdote: il sentimento di pietà e rispetto per la morte dovevano sempre prevalere anche di fronte al nemico. Lui invece uccideva i soldati prigionieri con le sue stesse mani. Ma così diventava un mostro, esattamente come loro.

Padre Josè Reyes Vega

Il 19 aprile 1927 sotto il suo comando, i cristeros si macchiarono di uno dei fatti più atroci, controversi e dibattuti della guerra, anche se è bene specificare che certezze sulla storia non ce ne sono. Nella sua versione più probabile sembra che Padre Vega, insieme al famosissimo El Catorce del quale parlerò in seguito, messo al corrente dall'arcivescovo Orozco che un treno stava trasportando da Guadalajara alla capitale una grossa quantità di denaro del Banco de Mexico, decise di attaccare il convoglio fermo alla stazione di La Barca per finanziare la guerra cristera e svegliare anche la parte della popolazione ancora addormentata, ancora succube della propaganda governativa.

L'attacco ai treni d'altronde era uno strumento molto utilizzato dai cristeros per rubare armi ed obbligare l'esercito a distaccare uomini a protezione di ponti, tunnel e stazioni sottraendoli di conseguenza al combattimento.

Reyes Vega ed El Catorce fecero dunque deragliare il treno, per poi intraprendere un conflitto armato con i federali, i quali colti di sorpresa vennero sconfitti. Sicuramente morirono nel fuoco incrociato anche vari civili.

Prima di dileguarsi, Padre Vega, probabilmente in piena “trance agonistica” ed accecato dal desiderio di vendetta per via del fatto che suo fratello era morto nello scontro armato, ordinò di chiudere tutte le porte dei vagoni ed appiccare il fuoco al treno. C'erano dei feriti all'interno, forse addirittura qualche civile. E tutti, si stima una cinquantina di persone, morirono carbonizzati.

Manco a dirlo, le versioni dei fatti furono totalmente differenti. Il governo per screditare agli occhi dell'opinione pubblica il movimento cristero e la Chiesa tutta, incolpò l'arcivescovo di esser autore intellettuale del massacro ed ovviamente sfruttò questo avvenimento come scusa ideale per intensificare la persecuzione contro il clero e l'aumento dei massacri. Nelle pagine dei giornali che raggiungevano ogni lato del paese, c'era scritto che i cristeros avevano ucciso senza pietà ed a sangue freddo con pistole e coltelli, chiunque stava dentro ai vagoni, anche donne, anziani e bambini, senza distinguere soldati e civili, ed alla fine avevano bruciato vivi tutti i sopravvissuti, impedendo la fuga alla persone chiudendo i vagoni dall'esterno con delle sbarre di ferro.

Nella versione cristera, invece l'azione fu chirurgica, un puro atto di eroismo in cui ci fu trattamento di assoluto riguardo per i civili, utilizzati vigliaccamente dai soldati come scudi umani e messi invece in salvo dalle milizie cristere. Inoltre, secondo loro, dentro al treno al quale fu appiccato il fuoco, non c'erano più persone vive ma solo soldati morti.

L'ultimo controverso episodio della vita di Padre Reyes Vega, solo il Padre Eterno sa se più santa o più dannata, fu la decisiva battaglia di Tepatitlàn dell'aprile del 1929: lui era al comando di ben 800 uomini che fronteggiarono e sconfissero circa 4000 federali. Fu una massacro: morirono più di 1000 persone, la maggior parte dei quali nelle file governative.

Reyes passò a miglior vita proprio in quegli scontri, colpito alla testa da un proiettile mentre a cavallo guidava l'assalto. Il colpo però non partì dalle file nemiche, perché dall'analisi successiva del cadavere, risultò che non fu sparato frontalmente ma da dietro. Probabilmente dunque, egli fu ucciso da un errore (si spera...) dei suoi compagni. O peggio, chi lo sa, fu un omicidio deliberato per far fuori un leader diventato ormai molto scomodo.

L'armata Brancaleone

Si data solitamente l'origine della Cristiada con l'interdetto ecclesiastico del 1°agosto 1926. Tuttavia soltanto l'11 gennaio 1927, con lo storico manifesto de Los Altos alla nazione, la LNDLR decretò la nascita dell'esercito cristero di liberazione nazionale, con il proposito di restaurare tutte le libertà soppresse. Era composto da giovani e studenti, contadini, minatori ed operai, impiegati e professionisti, indigeni huicholes, mogli e mariti, semplici ragazzini, persino anziani... tutti mossi dallo stesso ideale. Tutti volontari, tutti ribelli, cattolici e patriottici. Liberi e liberatori.

Soldati cristeros

Indigeni Huicholes di Nayarit arruolati nelle fila cristere

Famiglia di cristeros

Famiglia di cristeros

Donne combattenti a cavallo insieme ai soldati maschi

Per la verità, inizialmente l'esercito era totalmente improvvisato, piuttosto sgarrupato e sgangherato, qualcosa di simile per capirci all'armata Brancaleone di cui sotto.

Scherzi a parte, l'esercito crebbe moltissimo nel tempo sia numericamente che tecnicamente, raggiungendo nel 1929 verso la fine della guerra, il numero di 50.000 uomini, sempre più addestrati, armati e preparati militarmente. La Cristiada non fu combattuta dunque da un manipolo esiguo di fanatici ma da un popolo intero: chi non combatteva, partecipava come poteva dando sostegno ed appoggio alle truppe.

I soldati di Dio si nascondevano negli altipiani sconfinati della sierra e nelle boscaglie, ed esattamente come le truppe di Emiliano Zapata, lottavano sventolando bandiere e stendardi con l'effigie della Madonna di Guadalupe ed il motto ¡Viva Cristo Rey! Quotidianamente i cristeros recitavano il rosario, si davano il cambio per l'adorazione eucaristica, prima di dormire cantavano l'inno "Tropas de Maria" e se possibile, si celebrava giornalmente la messa. Prima di ogni battaglia, rigorosamente in sequenza, confessione, messa e comunione.

Dall'altro lato c'erano le truppe governative come quelle del colonnello "Mano Negra" il cui grido di combattimento era, udite udite, ¡Viva Satan! Molti, come ad esempio il generale Eulogio Ortiz, avevano il diavolo tatuato sulla pelle. I soldati che entravano nelle milizie di Cristo Rey, erano sottoposti ad un giuramento cristero:

«Io giuro solennemente per Cristo Re, per la SS. Vergine di Guadalupe regina del Messico e per la salvezza della mia anima di mantenere assoluto segreto su tutto quello che può compromettere la santa causa che abbraccio e di difendere con le armi in mano la completa libertà religiosa del Messico. Se osserverò questo giuramento che Dio mi premi; se mancherò, che Dio mi punisca!»

La cerimonia era semplice ma coinvolgente: un sacerdote metteva un crocefisso al collo della recluta che baciava la Vergine di Guadalupe, abbracciava gli altri compagni e si aggregava al gruppo.

La bandiera dell'esercito cristero con la Madonna di Guadalupe

Cristeros allestiscono una messa nel campo

Anche le donne, anzi, soprattutto le donne ebbero durante la Cristiada, esattamente come durante il Boicot precedente, un ruolo cruciale e decisivo. Non venivano revisate dai federali, dunque sotto le gonne trasportavano armi e munizioni, attraversando coraggiosamente anche posti di blocco, ben sapendo che se scoperte, sarebbero state immediatamente fucilate. Inoltre si occupavano dell'amministrazione dei fondi e del finanziamento al movimento, incoraggiavano i contadini ad arruolarsi, cucinavano e curavano i feriti. Combattevano anche, esattamente come gli uomini. All'esercito cristero infatti si affiancò una formazione paramilitare femminile cattolica, chiamata BFJA, ovvero Brigata Femminile Giovanna d'Arco fondata e capitanata da Celia Gomez che giunse a contare ben 20.000 unità, tra cui anche ragazzine di soli 14 anni.

Le fondatrici della BFJA ed a sinistra Celia Gomez

San Juliàn, la culla della Cristiada

Il primo paese a riunirsi e decidere di insorgere prendendo le armi in mano fu proprio San Juliàn nello stato di Jalisco, non a caso chiamato la culla della Cristiada: il suo municipio fu praticamente l'epicentro della guerra cristera. E' il primo paesino visitato da me e Gaby (con Leonardo e Maya al seguito) in quanto relativamente vicino a Leòn, circa 45 minuti d'auto.

Vicino alla piazzetta centrale, in un edificio coloniale color rosso fuoco, c'è un museo dedicato alla guerra cristera, più piccolo in ogni caso del principale che si trova ad Encarnaciòn de Dìaz: in entrambi si possono trovare una raccolta di cimeli, armi, abiti talari e documenti storici originali, poster esplicativi, foto del tempo e reliquie di martiri, libri antichi e ritagli di giornali.

Girare in macchina negli stati di Jalisco e Michoacàn richiede in ogni caso un minimo di attenzione perché sono zone oggi quasi totalmente controllate dal narcotraffico, con il Cartel di Jalisco in perenne lotta con il Cartel di Sinaloa che cerca di estendere la propria influenza anche nel centro, entrando in competizione anche con il Cartel di Michoacàn.

Se ci si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato sono “volatili per diabetici” (cazzi amari). E' sempre bene dunque mantener un profilo basso, evitare di suonare il clacsòn oppure guardar storto qualcuno. E girare sempre di giorno rientrando la sera. Mai guidare di notte.

Già, proprio come NON abbiamo fatto noi... una sera si era fatto tardi e mentre stavamo rientrando a Leòn, ci siamo trovati a passare per strada proprio in mezzo ad una fila di camionetas blindate con mitragliatrici all'esterno e persone con il passamontagna. E non era l'esercito. Ci hanno fatto i raggi X ed abbiamo proseguito molto lentamente sulla scia di un'altra auto. Dire che ci siamo cagati sotto è poco. Ci avessero fermato, non so cosa sarebbe successo, visto che in Messico, uccisioni, sequestri lampo e sparizioni sono all'ordine del giorno. Anche se oggi, nè Calles né Obregòn c'entrano più niente.

Torniamo alla storia. Dopo la fondazione dell'esercito cristero di liberazione nel gennaio del '26, il parroco del paese si occupò di dare un'organizzata all'armata Brancaleone cercando persone competenti ed esperte che potessero dare ordine e la dovuta formazione ed impostazione militare. A metà marzo del 1927, le truppe cristere, sotto il comando di due persone del posto, il leggendario Victoriano Ramirèz detto El Catorce, e Miguèl Hernàndez Gonzàles, infliggono la prima importantissima sonora sconfitta alle truppe federali. Incredibile ma vero, la prima vittoria dei soldati di Dio proprio nel primo scontro ufficiale! Fu proprio il campo di battaglia di San Juliàn il teatro del primo incontro tra i due personaggi più amati, discussi e controversi della Cristiada: El Catorce e Padre Reyes Vega.

Victoriano Ramirez, detto El Catorce

El Catorce già prima della Cristiada era un personaggio quasi mitologico. Uomo incredibilmente coraggioso, quasi ai limiti della follia temeraria, anarchico, insofferente alle gerarchie, irrequieto, leale e fedele ma violento, profondamente donnaiolo. Testosterone a palla. Si dice che fu richiamato per la sua condotta sessuale libertina da padre Heriberto Navarrete, sacerdote delle truppe cristere ed assistente del comandante Gorostieta: quest'ultimo lo rimproverò del suo comportamento che poco si addiceva ad un soldato di Dio, chiedendogli quale fosse il nome della sua legittima moglie. Egli rispose: «Caro Padre, qualsiasi donna è legittima!».

Insomma, una testa calda, anzi, bollente, non proprio il ritratto di un santo cattolico. Ma pazienza: per la causa cristera era perfetto.

La sua leggenda nacque quando suo zio presidente municipale, a seguito di una rissa in cui ci scappò il morto, inviò ben 14 uomini per arrestarlo, ma lui li uccise tutti uno ad uno. Era infatti un incredibile cecchino, con mira decisamente fuori dal comune. Raccolse dai cadaveri i 14 fucili e li inviò tutti a suo zio con un bigliettino: «Caro zio, per prendermi o ammazzarmi, servono ben più di 14 uomini!». E da lì, il suo soprannome divenne El Catorce (“catorce” in spagnolo vuol dire 14).

Victoriano Ramirèz si unì al reggimento cristero di San Juliàn comandando lo squadrone San Miguèl, ben conosciuto con il nome di battaglia "Dragones del Catorce". Si raccontarono meraviglie delle sue gesta in battaglia; si narra che i federali di Calles tremassero di paura quando in combattimento si udiva il grido "Lunga vida a El Catorce!" Era molto temuto per il suo coraggio e la sua spietatezza nell'uccidere i nemici: per risparmiare munizioni, egli ammazzava sempre i federali catturati a mani nude o con il pugnale.

Opinione mia, l'esecuzione dei federali catturati non è una cosa che ha fatto decisamente onore al movimento cristero, a quelli che si definivano soldati di Dio!

Nel film La Cristiada El Catorce è uno dei personaggi principali, ma è descritto in modo forse eccessivamente romantico e la sua morte, nella decisiva ed ultima battaglia di Tepatitlàn, corrisponde ad un falso storico, probabilmente per non infangare il suo nome ed inimicarsi ampie fette della popolazione dove tutt'oggi egli è considerato un eroe nazionale.

Egli non morì in battaglia ma fu esecutato dagli stessi cristeros a causa del suo carattere così burrascoso, irascibile ed insofferente ad ordini e regole. Si pensa che le difficoltà sorte tra "El Catorce" ed il resto dei generali iniziarono con il riassetto organizzativo nei posti di comando da parte del generale Gorostieta, decisamente mal viste da Victoriano che vedeva in tutto ciò una bocciatura a favore di un tal Mario Valdes. Egli si ribellò agli ordini dati e venne sollevato dall'incarico, nonostante tutti lo invitassero a rinsavire ed unirsi nuovamente alla guerra cristera con le mansioni ed il nuovo ruolo assegnatogli. El Catorce si ritirò dunque nelle montagne con un centinaio di fedelissimi al seguito, ed a nulla valsero i tentativi di mediazione di Gorostieta, del Padre Navarrete e dello stesso Mario Valdes.

Le cose ben presto degenerarono e pare che fu proprio Padre Reyes Vega ad ordinare l'esecuzione di Victoriano. Dal momento che El Catorce era davvero molto stimato e rispettato dalle truppe, per evitare disordini ed ulteriori diserzioni si eseguì immediatamente la sentenza. L'esecuzione in realtà nemmeno avvenne perché quando egli fu prelevato dalla sua cella, si oppose strenuamente, aggredì un cristero per strappargli il fucile e venne successivamente freddato da un colpo alla testa ed uno al cuore. In questo modo davvero triste ed inglorioso, egli terminò la sua personale guerra contro tutti: contro Calles ed il governo, contro i suo stessi compagni cristeros e soprattutto contro se stesso.

Personaggio dunque controverso, esattamente come Padre Reyes Vega, ma ancora oggi amato immensamente dal popolo messicano, quasi al pari del generale Gorostieta.

Nessuno in ogni caso avrebbe mai immaginato, tantomeno quel diavolo di Calles, che un gruppo di disperati fosse in grado di infliggere a San Juliàn una sonora sconfitta alle truppe del governo. Plutarco, schiumava di rabbia. Attese un paio di settimane perché la vendetta è un piatto che si serve freddo. Nelle sue carceri deteneva un parroco di campagna, tal Padre Julio Alvarez Mendoza, nient'altro che ragazzo di 28 anni molto semplice ed umile che trascorse tutta la sua vita ad aiutare i poveri e gli ultimi, la cui "colpa" era quella di aver celebrato messa e confessato nonostante l'interdetto ecclesiastico e governativo.

«Que me lo fusilen en San Juliàn!» Ed inviò una piccola squadra di federali a prelevarlo, trasportarlo e fucilarlo proprio nel centro del paese, sopra un mucchio di spazzatura puzzolente. L'evento è ricordato nel bellissimo altorilievo che occupa tutto l'ingresso del museo cristero regionale, con molte scene della Cristiada riguardanti il paesino di San Juliàn.

Queste le ultime parole del sacerdote: «Sto per morire innocente. Non ho fatto nessun male. Il mio delitto è quello di essere ministro di Dio. Io vi perdono. Viva Cristo Rey!». Aprì le braccia e si guadagnò il paradiso. Fu beatificato e canonizzato santo nel 1992.

Proprio nel luogo della fucilazione, a pochi metri dallo zocalo e dal museo cristero, è nata una piccola cappellina ed un bellissimo mural ricorda l'evento. Peccato per quel palo della luce proprio in mezzo che impedisce una bella foto al mural. L'ultimo sfregio al cadavere di un santo.

Il comandante supremo Enrique Velarde Gorostieta

I cristeros, inizialmente una banda disorganizzata di contadini animati da grande fede ma con dubbia preparazione militare, riuscirono quasi a vincere la guerra solo e soltanto per merito di una persona: Enrique Velarde Gorostieta, il comandante supremo di tutto l'esercito. Senza di lui i cristeros avrebbero preso grosse batoste a destra ed a manca e la Cristiada sarebbe probabilmente durata solo pochi mesi. Da quando Enrique prese il comando dell'esercito cristero, gli insorti riuscirono a sconfiggere i federali praticamente in tutti gli stati centrali. La vittoria finale gli fu negata solo dagli incredibili e scelleratissimi "arreglos" imposti dalla Chiesa cattolica.

E se El Catorce e Vega furono eroi popolari un po' controversi, Gorostieta al contrario fu assolutamente integerrimo, senza macchia, senza un'ombra nel suo operato e comportamento: la palma di eroe supremo tra gli eroi della Cristiada spetta indubbiamente a lui.

Secondo la versione più accettata era un imprenditore ed un ex militare ateo, seppur con moglie molto cattolica e superdevota alla Madonna di Guadalupe; partecipò alla guerra essenzialmente contro la deriva autoritaria del governo, per difesa della libertà di culto ed anche per interessi personali, per poi convertirsi in corso d'opera, fino a confessarsi e ricevere la comunione quando sapeva che non avrebbe avuto più tempo e la sua avventura cristiana in terra era giunta al capolinea.

Questo è il personaggio descritto nel film Cristiada, anche se secondo le ultime ricerche di Jean Meyer Barth, egli forse era cattolico praticante come la moglie fin dall'inizio delle persecuzioni. Quello che è certo, è che partì in guerra con la sua donna in carcere perché accusata di propaganda cattolica e con 3 bambini che sapeva benissimo non avrebbe più rivisto.

Egli ebbe il grandissimo merito di compattare, motivare e dare organizzazione militare ad un gruppo disomogeneo di contadini malvestiti e peggio equipaggiati, istruendoli e formandoli con tecniche di guerriglia, imponendo loro regole e disciplina militare, distribuendo gradi nell'esercito e curando le relazioni con la Lega LNDLR. Riuscì così a trasformare un pugno di disperati che sapevano fare solo azioni di sabotaggio, incursioni ed imboscate improvvisate, in una vera e propria forza paramilitare con decine di migliaia guerriglieri, capace non solo di guerra asimmetrica, ma di vere e proprie battaglie regolari a viso aperto. Con il Manifesto alla Nazione, scritto insieme alla Lega e pubblicato il 4 agosto 1928 a Los Altos, egli aizza tutta la popolazione messicana ad arruolarsi oppure a lottare fino alla fine, aiutando in ogni modo possibile la causa cristera.

Gorostieta morì il 2 giugno 1929, appena 19 giorni prima della fine delle ostilità, a seguito di un'operazione di intelligence del governo che fece infiltrare un agente per scoprire il luogo dove si nascondeva. Gorostieta fu ucciso in una rapida azione militare a Atotonilco el Alto. Forse meglio così: si è conquistato il paradiso da martire e non ha dovuto subire dopo 3 anni di eroica guerra, i folli accordi di armistizio che la Chiesa stipulò con il nuovo presidente Emilio Portes Gil, sempre ovviamente etero comandato da oscure forze diaboliche “nordiche”. Alla sola lettura di essi, anche se i sieri genici della Pfizer non esistevano ancora, sarebbe sicuramente schiattato di malore improvviso!

Il generale Enrique Velarde Gorostieta

Fin dal primo momento del film, sono stato catturato dalla personalità di Gorostieta e nella sua storia di vita ho visto molte similitudini con la mia più recente. Per carità, con i dovuti paragoni in quanto lui è un eroe nazionale a quel tempo a capo di ben 50.000 uomini, io invece una pippa assoluta che viene ascoltato soltanto da Rio (il mio cane). Entrambi però condividiamo un innato senso di giustizia e totale repulsione verso i soprusi nei confronti degli ultimi e degli indifesi. Ma non solo.

Enrique, esattamente come me, aveva una moglie cattolicissima e superdevota alla Madonna di Guadalupe che cercava di farlo avvicinare a Dio. Gaby per 17 anni mi ha letteralmente spaccato le palle (in senso buono...) con la religione, cercando inutilmente di portare un marxista materialista e convintamente ateo sulla via della conversione.

Enrique ha incontrato Dio dopo una vita da ateo, dopo aver vissuto la follia assassina di Obregòn e Calles e visto all'opera il maligno in tutta la sua perfidia e spietatezza. Io ho incontrato Dio, sempre da ateo durante la pandemenza sotto la dittatura sanitaria vax delirante dei demoni incravattati di Draghi, Mattarella, Burioni e Speranza, Conte e Figliuolo, Bassetti e compagnia bella, tutti al soldo dell'OMS di Bill Gates e delle multinazionali della morte, col popolo imbetito dalla propaganda massmediatica incapace di unirsi alla guerra. Anzi, nemmeno di capirla. Ho incontrato Dio dopo aver visto il mondo e la mia famiglia invasa dal male, dopo aver visto le menti più brillanti, a me molto vicine, totalmente possedute dal demone farmaceutico di Albert Bourla, dopo aver visto grande divisione sociale ed impossibilità di comunicazione, odio inspiegabile, irrazionalità assoluta con il terrore ingiustificato della morte di fronte ad un banalissimo raffreddore che uccideva qualche ultraottantenne con almeno 3 patologie pregresse, tra l'altro soltanto nei primi mesi... dopo aver visto il popolo che cedeva così facilmente ogni forma di libertà costituzionale in nome di un presunto diritto alla “salute” per poi spararsi nel deltoide spazzatura genica senza il minimo credibile studio scientifico. Ho incontrato Dio dopo aver visto (anti)papi prender la parte del diavolo, indossando croci massoniche nel petto e spingendo miliardi di persone all'iniezione genica, dopo aver visto preti e fedeli abdicare ai più basilari principi della fede perché... prima la saluteeee!

Gorostieta ha visto un ordigno esplodere nella Villa di Guadalupe ed un aereo militare bombardare il monumento a Cristo Rey. Io invece, esattamente 100 anni dopo l'attentato dinamitardo alla tilma, ho visto la Basilica di Guadalupe chiusa a Natale, con le sbarre, con la polizia schierata in assetto antisommossa, cani d'assalto e museruole sul volto (dei poliziotti, non dei cani...) per impedire ai fedeli di entrare. In quel momento io ho visto fortissima la morsa del diavolo sul mondo. Come in tantissime altre occasioni... anche sul Gargano da San Michele Arcangelo ad esempio, ricordo che impedirono alle persone senza green pass di entrare alla festa in piazza e sul palco allestito per l'occasione non parlavano preti e vescovi ma schifosi luridi pediatri che invitavano donne incinte e bambini alla vaccinazione. Assassini maledetti! Ricordo anche che le persone, distanziate, disinfettate, ammuseruolate ed ovviamente pluridosate, applaudivano. Cazzo, applaudivano il loro carnefice!

Posso dire che proprio da questi due episodi ho capito per la prima volta che il conflitto sanitario in realtà si collocava su un piano decisamente superiore a quello che pensavo. Non si trattava di “imperialismo farmaceutico”, o per lo meno non soltanto ed in ogni caso molto marginalmente. Era in atto uno scontro tra le forze del bene e quelle del male, tra Dio e Satana, tra il peccato e la redenzione. Tra il popolo di Dio ed i demoni del WEF con la loro agenda 2030 del cazzo. E noi che avevamo capito tutto fin dall'inizio, eravamo chiamati al lotta, e se necessario, al martirio.

Io, come Gorostieta, ero prontissimo al martirio. Nonostante avessi un'enormità di problemi a casa, generati anche dalla “pandemenza”, io mi sentivo come Oscar Schindler che doveva salvare quante più persone possibili dal marchio della bestia, utilizzando ogni metodo, lecito e non, legale e non. Gli sputi dei cittadini dall'alto dei palazzi romani quando passavamo nelle manifestazioni No vax e le manganellate dei poliziotti nelle piazze mi caricavano come una molla e mi facevano capire ancor di più che noi eravamo dalla parte giusta della storia, come i cristeros in Messico.

Ero pronto benissimo ad andar in galera per le mie idee, come il dott. Ido Partemi di San Benedetto del Tronto, che si è fatto svariati mesi agli arresti domiciliari per certificati di vaccinazione falsi. Eroe nazionale! Ministro della Salute andava fatto, al posto di quell'assassino di Speranza.

La guerra cristera ha convertito Enrique Gorostieta. La guerra Covid ha convertito me facendomi conoscere la messa tridentina ed aprendomi la porta ad un mondo, fino a poco fa sconosciuto, di grande bellezza e pace interiore.

Gli orrori della guerra

L'esercito cristero era sempre più potente, numeroso e benvoluto dalla popolazione; avanzava, vinceva e conquistava sempre più territori. La reazione del governo ovviamente non si fece attendere e fu di straordinaria violenza: Calles, ossessionato e sempre più posseduto dal demonio, è deciso ad affogare la protesta nel sangue e negli stati di Guanajuato ed Jalisco soprattutto, comincia la strage indiscriminata degli innocenti, con massacri impuniti e fucilazioni sommarie senza processo. Nelle piazze di ogni paese venivano lasciate forche permanenti da destinare ai cristeros, a chiunque li aiutasse in qualche modo ed ai preti espulsi che osavano tornare per esercitare clandestinamente la professione. Calles diede fuoco alla nazione ed incolpò sempre di questo i cattolici controrivoluzionari. Sempre più martiri salgono al cielo. Più martiri, più arruolati nelle file cristere.

Il governo messicano, anticipando di un decennio il baffetto tedesco nazista, costruisce campi di concentramento alle Islas Marias dove invia ai lavori forzati religiosi e laici, i quali vengono colpiti, umiliati e frustati giornalmente, costretti a portare pietre da 30 kg per chilometri e bagnati con acqua bollente o gelida.

Mette in tutto il paese taglie su giovani e bambini e diventa scenograficamente satanico: le impiccagioni di massa vengono spesso effettuate in corrispondenza delle principali arterie del paese, nei luoghi di passaggio ed alta visibilità come le linee ferroviarie per spaventare la popolazione, con i corpi che dovevano restare appesi per lunghi periodi di tempo fino a cadere a terra per via della decomposizione avanzata.

La foto più famosa della Cristiada

La tortura era praticata sistematicamente sia per estrarre informazioni dai prigionieri, sia come puro piacere sadico nel tentativo, il più delle volte infruttuoso, di far rinnegare la loro fede ai malcapitati. Ragazzi giovani tra i 15 ed i 20 anni, preferibilmente seminaristi, venivano torturati e successivamente uccisi di fronte alle madri, le quali impassibili e distrutte dal dolore, esortavano con amore e pietà i loro amati a non rinnegare Cristo ed accettare il martirio.

Neppure i ragazzini preadolescenti venivano risparmiati: un tredicenne, José Vargas di Città del Messico, preso il fragrante a distribuire volantini di Boicot, fu portato di fronte alla madre e per farlo confessare gli furono tagliate prima le mani, poi le braccia, poi le caviglie, le gambe tutte, fino a farlo morire dissanguato solo col il busto. Vennero assassinate persino bambine di 10 anni scoperte a portare nelle carceri e nella boscaglia la comunione nascosta dentro fazzoletti o tozzi di pane. Oppure anziani, storpi, malati e ciechi che non rinnegavano Cristo Re.

Un orrore senza fine, inimmaginabile. Io credo che l'uomo, pur con la sua perfidia e cattiveria innata, non sia capace di commettere tali atrocità: deve necessariamente esserci la mano del demonio, che entra nei corpi e nelle menti dei carnefici.

Nella foto di cui sotto, si può notare che le mamme non sono devastate dal dolore come si potrebbe immaginare. Il loro sentimento di disperazione per aver assistito alla barbara uccisione dei loro amati è nettamente inferiore rispetto alla gioa di avere un figlio martire immediatamente in paradiso. I genitori dei martiri non si scambiavano condoglianze ma congratulazioni e continuavano ad offrire tutti i loro numerosi figli per la causa cristera.

I ragazzini seminaristi Manuel Hernandez e Francisquillo Saltillàn prima di esser fucilati, davanti al cadavere di Benedicto Romero già esecutato

La madre e la sorella dei sue seminaristi costrette ad assistere alla fucilazione

Nell'agosto del '26, il deputato Moreno entrò nella chiesa di un villaggio dove si stava celebrando la Santa Messa. Dinnanzi ai fedeli spaventati dalla presenza di un membro del governo, egli salì all'altare, prese l'ostia, ci sputò sopra e la mise sotto i piedi schiacciandola. Poi estrasse la pistola e sparò a bruciapelo in testa al sacerdote. Non fece però una bella fine, né in terra né tantomeno nell'aldilà: la folla presente prese coraggio e letteralmente esasperata lo linciò spedendolo all'inferno. Calles reagì immediatamente: 9 contadini a caso furono prelevati dai campi ed impiccati proprio di fronte alla chiesa.

I 9 contadini impiccati in rappresaglia da Calles a seguito dell'uccisione del deputato Moreno

Maglietta di un cristero fucilato con ben visibili i fori di proiettile

La fantasia sacrilega non aveva limiti: i soldati a messa in corso, salivano sui pulpiti per tener discorsi pieni di bestemmie, riempivano i calici liturgici con vino e champagne, mutilavano le statue sacre mitragliandole o prendendole a mazzate per poi bruciarle... davano fuoco ai confessionali ed ai tabernacoli... entravano nei conventi, fucilavano la madre superiora davanti alle altre e poi abusavano ripetutamente delle suore. Uccidevano fedeli e sacerdoti fuori alle messe per poi indossare i paramenti sacri, inscenando parodie sacrileghe di fronte ai cadaveri.

Fucilazione del sacerdote Francisco Vera

I federali indossano i paramenti sacri dopo l'uccisione di fedeli e sacerdoti

A volte accadevano eventi "strani", un credente direbbe miracolosi: alcuni martiri come ad esempio Emanuele Bonilla, dopo 1 mese avevano il corpo ancora flessibile, caldo ed incorrotto. Oppure anche insperate conversioni da parte dei governativi, come nel corso della fucilazione del giovane Gioacchino Silva, cattolicissimo e grande oratore: egli venne tradito dal generale federale Cepeda che si finse cristero mettendosi un crocefisso al collo. Fu condannato alla pena capitale insieme ad altri giovani. In punto di morte, nel suo discorso finale, riuscì con poche toccanti parole a convertire un soldato del plotone, il quale buttò il fucile per terra, rinnegò il governo e si unì al martirio al grido Viva Cristo Rey y Viva la Vergine di Guadalupe!

Incredibilmente, e questi sono fatti storici documentati, il giorno dopo il generale Cepeda morì schiacciato dal suo cavallo mentre l'ufficiale capo del plotone d'esecuzione passò a “peggior vita” (perché all'inferno) soffocato da un vomito di sangue. Direi che statisticamente è una cosa davvero ai limiti dell'impossibile.

Alcune pagine del libro di Ziliani dove vengono descritti omicidi e torture

Jalpa de Canovas

Uno dei paesini visitati da me e Gaby a caccia di documenti, foto ed informazioni sulla Cristiada è stato Jalpa de Canovas: si classifica come "pueblo magico", espressione con il quale in Messico vengono identificati in modo ufficiale borghi dotati di particolare fascino coloniale con un patrimonio storico-artistico-culturale unico, e per questo motivo vengono protetti a livello architettonico oltreché promossi a livello turistico.

Una delle testimonianze più incredibili, reali e genuine dell'impatto che la Cristiada ebbe sui contadini e le persone comuni, viene proprio da un contadino vissuto ad Jalpa, Cecilio Valtierra, il quale sopravvissuto alla Cristiada ed appena alfabetizzato, per non dimenticare quanto successo prese a scrivere "Mis Memorias y Actuación en Pro del Movimiento Libertador en Jalpa de Cánovas, Guanajuato", il cui pdf è facilmente reperibile nel web.

Era un semplice contadino che decise di aiutare il movimento cristero rischiando ogni giorno la vita ma senza prendere le armi. Le sue parole sono state oggi digitalizzate ma in modo integro, senza alcun intervento esterno come ad esempio correzione di errori grammaticali o modifica e miglior organizzazione del testo; offrono forse il miglior spaccato di vita cristera di quegli anni in quanto scritto da un contadino senza filtri, non da un intellettuale della Lega, non da un soldato accecato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta, o da una mamma di un figlio martire, che possono inevitabilmente aver visione di parte della realtà. Il libro di Valtierra ha dato un apporto insostituibile alla storiografia messicana. Egli assiste alle battaglie epiche di Jalpa, come quelle di "La Mesa de los Timbres", di "Palmitas e "La Cañadita", testimonia l'esecuzione di sacerdoti e compagni innocenti, descrive le messe clandestine fatte sia nei campi, sia nei giardini dell'hacienda, dice la sua opinione sugli "arreglos" che portano al falso armistizio.

Lui non solo deve affrontare la violenza della guerra cercando di metter in salvo la sua famiglia, ma deve anche risolvere problemi quasi insormontabili ad Jalpa quali la totale mancanza di sacerdoti, tutti o esiliati o uccisi: si corcia le maniche e si improvvisa lettore di vangeli e sacre scritture diventando quasi un "sacerdote laico" ed una sorta di “capo cristero non combattente”, il che gli consentì anche una certa ascesa sociale.

Jalpa de Canovas è proprio nel confine tra i due stati centrali Guanajuato ed Jalisco, molto vicina a Leòn, dunque arriviamo dopo solo mezzoretta d'auto attraversando distese infinite di agave azul per la produzione del tequila. Il paesino è addormentato, carinissimo e deserto, poche centinaia di abitanti, qualche negozietto aperto, qualche taqueria di strada e null'altro. La piazzetta pavimentata del centro è totalmente coperta dalle fronde degli alberi ed identificata come ogni città messicana dal chioschetto dello zocalo.

Di fronte al chiosco centrale c'è un piccolo santuario dedicato, manco a dirlo, alla Madonna di Guadalupe. All'esterno ci sono 3 croci a ricordare 3 ragazzi martirizzati, fucilati a pochissimi metri di distanza. Guardate i nomi: incredibile ma vero, in paradiso è finito anche... El Diablo! Altre croci di martiri si trovano lungo le vie acciottolate del borgo.

Il tempietto è chiuso, ma in un localino per la sacrosanta pausa birra e guacamole, incontriamo il custode con le chiavi. Ben disponibile, ci accompagna all'interno mostrandoci la parete crivellata di proiettili dove venivano fucilate le persone, le croci scolpite sulla roccia dai compaesani ad assassinio completato, ed i fori presenti nelle pareti interne del tempio, a testimonianza che delle sparatorie sono avvenute anche vicino all'altare.

Il muro pieno di fori dove avvenivano le fucilazioni, proprio dentro il tempietto della Vergine di Guadalupe nel centro di Jalpa de Canovas

Il custode del tempietto mentre mima a Gaby le fucilazioni dei cristeros

Le croci fatte sul muro dai cristeros dopo le fucilazioni

Ci porta a conoscere il parroco del paese che alle 7 di sera dice messa e proprio oggi festeggia 20 anni di sacerdozio. Lui sa tutto di quella chiesa: ci dice che i federali ad un certo punto conquistarono Jalpa e la trasformarono in una fortezza: i cecchini dall'alto del campanile sparavano e controllavano tutto il paese. Al campanile si accede mediante scala a chiocciola di ferro arrugginito, vertiginosa e cigolante... vale comunque la pena, per vedere alcune scritte che i soldati in attesa facevano sui muri. Molte sono state coperte dall'intonaco ed i testi sono quasi incomprensibili. In un disegno si vede un soldato con in mano il laccio della corda per impiccare un cristero.

Disegno di un soldato federale nel campanile della cattedrale di Jalpa de Canovas mentre impicca un cristero

E poi alla seconda pausa birra-guacamole, abbiamo la fortuna di incontrare l'attuale proprietario dell'hacienda, che Gaby già conosceva bene. E così riusciamo anche ad entrare nella struttura situata proprio nel centro affacciata allo zocalo, che era temporaneamente chiusa e non aperta al pubblico. Un tempo l'hacienda era una delle fattorie più grandi del paese, circa 200 chilometri quadrati di estensione, con il più evoluto sistema di irrigazione del tempo. Era chiamata El Granadero de Mexico, perché addirittura l'85% del grano nazionale proveniva da qui.

Oggi è stata adibita a museo ed hotel boutique con possibilità anche di ospitare qualche raro turista. Poche camere disponibili, piuttosto care ovviamente, tutte con mobili originali ed arredamento d'epoca, compreso lavandini e sanitari, tutti ancora perfettamente funzionanti. In una sala è presente un vecchissimo pianoforte del 1882: peccato oggi sia totalmente scordato ed impossibile tecnicamente ed economicamente da riparare.

Pazzesca la cucina, dove si possono ammirare i primi frigoriferi elettrici, un vecchio telefono, una cucina a legna, vasi, posate e piatti del tempo.

E poi le due star assolute: due libri antichi, miracolosamente sopravvissuti alla furia anticattolica che imponeva la distruzione di tutti i libri che avessero un qualche minimo contenuto religioso: un vecchio messale romano del vecchio rito antico soppresso dallo scellerato Concilio Vaticano II, ed addirittura la prima edizione tradotta in spagnolo della Divina Commedia di Dante Alighieri, datata 1872. Entrambi i libri furono accuratamente nascosti dal popolo e sono giunti intatti fino ai nostri giorni: sono liberamente consultabili in una camera dell'hacienda.

Josè Luiz Sanchez del Rio, detto Joselito

Tra le storie della Cristiada più commoventi che meritano di esser raccontate, indubbiamente c'è quella di un ragazzino al tempo appena 14enne, Josè Luiz Sanchez del Rio, grande protagonista del film La Cristiada. Apparteneva alla Gioventù Cattolica, e sconvolto dalla brutalità del regime decise di unirsi all'Armata dei Liberatori, nonostante la disperazione della madre che provò in ogni modo a farlo desistere visto che già aveva tutti gli altri figli arruolati. Famosissima fu la sua frase prima di partire: «Madre mia, mai come oggi è così facile conquistarsi il paradiso!».

Il generale (che non era Gorostieta come nel film ma Prudencio Mendoza) impressionato dall'insistenza, dalla convinzione e dalla passione del ragazzo, lo accettò tra le sue milizie, consentendogli di portare lo stendardo in guerra.

Durante una violenta battaglia nel gennaio del 1928, il cavallo di Mendoza fu abbattuto e José gli cedette tempestivamente il suo così da permettergli la fuga dicendogli che lui era ben più importante alla causa cristera rispetto ad un semplice ragazzino senza armi. Poi si nascose, ma fu catturato dai federali che lo portarono a Sahuayo nello stato di Michoacàn, sua città natale, rinchiudendolo nella chiesa del centro, ormai totalmente devastata, profanata ed adibita a pollaio e ricovero per cavalli. Oggi, in quel luogo di detenzione, è stata costruita una cappellina con una sua statua a grandezza reale, disteso e con i tagli sui piedi in bella mostra.

Per i federali Josè era la gallina dalle uova d'oro: il ragazzino aveva informazioni cruciali conoscendo esattamente la posizione dell'accampamento dei cristeros. Ma a nulla valsero minacce e torture: Josè non parlava né accettava proposte per uscire da quella scomoda situazione. La mamma, era a poche centinaia di metri da lui, distrutta dal dolore: conosceva suo figlio e sapeva che sarebbe andato fino in fondo, che non avrebbe mai ceduto, che non avrebbe mai tradito i suoi compagni e soprattutto il suo Dio. Aveva anche ricevuto da lui una struggente lettera proprio il giorno della cattura. I soldati rimasero sbalorditi nel vedere un quattordicenne con così tanto coraggio ed ancor più incrollabile fede. Così testardo, incorruttibile, così fedele alla causa cristera.

L'insegna di una tortilleria di Sahuayo

Luogo della chiesa di Sahuayo dove Joselito fu detenuto e torturato prima dell'esecuzione

Statua a grandezza reale di Josè Luiz Sanchez del Rio

Cappellina della chiesa dove sono conservate le reliquie di Joselito

Una notte ad Josè gli partì la brocca e fece un "pollicidio": tirò il collo a tutte le galline dentro la chiesa, non accettando più una tale profanazione del tempio di Dio. E le torture inevitabilmente aumentarono. Oggi c'è una targa vicino al tabernacolo a ricordare quell'evento. E dovunque, nelle sale a lui dedicate vengono posizionati dei galli finti. Anche nel cimitero nel punto esatto dove è stato ucciso.

Targa che ricorda il "pollicidio" di Joselito prima dell'esecuzione

Un altro giovane cristero di nome Lorenzo, appena poco più grande venne imprigionato con lui e condannato a morte: la sera prima dell'esecuzione il ragazzo piangeva. Aveva paura, voleva rivedere la sua mamma... Josè lo consolava dicendogli che presto sarebbe stato tra le braccia di Cristo e della sua mamma celeste, la vergine di Guadalupe e dall'alto avrebbe rivisto e protetto la sua mamma terrena.

Incredibile quello che successe dopo. I federali, per metter paura a Josè ed indurlo a rivedere le sue posizioni, lo fecero assistere all'impiccagione del giovane. Josè impassibile, assistette all'orrore pregando tutto il tempo sottovoce. Il corpo di Lorenzo, ritenuto morto, venne trascinato al vicino cimitero dove venne abbandonato. Tuttavia egli non era morto! Si riprese e riusci a scappare. A Lorenzo fu così dato il soprannome di Lazzaro: era morto impiccato e resuscitò, esattamente come nel Vangelo secondo Giovanni. Un caso? Chissà... forse proprio questo fu il primo miracolo in vita di Joselito.

Le due lettere scritte da Joselito alla mamma ed alla zia

Josè in ogni caso continuava a non parlare nonostante le torture di intensità sempre crescente. La data dell'esecuzione fu fissata il 10 febbraio 1928. La notte prima del martirio, egli scrisse una lettera strappalacrime alla zia, in cui fornisce anche istruzioni su come poter ricevere l'ultima volta la comunione. La mattina dell'esecuzione i soldati inflissero ad Joselito torture inimmaginabili ai piedi, ferendole con dei chiodi, tagliando le dita e strappando la pelle... e poi lo costrinsero a raggiungere scalzo il cimitero, camminando come Gesù Cristo sul Monte Calvario.

I piedi scorticati della statua coricata di Joselito

Il luogo dell'esecuzione nel cimitero di Sahuayo

Josè barcollando si mise vicino alla sua fossa, si inginocchiò e la baciò mettendosi in piedi sull'orlo perché testuali parole, non voleva che il suo corpo venisse toccato "dalle mani degli anticristi".

Fu pugnalato più volte, ma non mortalmente, per dargli fino all'ultimo la possibilità di salvarsi rinnegando la sua fede. Ad ogni colpo Joselitò rantolava ma con voce sempre più flebile diceva Viva Cristo Rey! E poi continuava: «Avanti signori, solo un altro po' e sarò tra le braccia di Gesù e della Vergine!» Che coraggio, che forza d'animo, che fede, che stoica resistenza!

La pugnalata decisiva, più forte e chirurgica, arrivò allo stomaco. Josè si accascia agonizzante e riesce a tracciare una croce per terra con il suo sangue. Il federale ormai totalmente posseduto dal demonio, schiumando di rabbia, per finirlo gli sparò in testa con la sua pistola il colpo di grazia.

Joselito è stato dichiarato santo nel 2016 considerando miracolosa la guarigione, inspiegabile scientificamente, di una bambina che alla nascita aveva 3 giorni di vita. I genitori l'affidarono all'intercessione del beato Josè: la bambina aprì gli occhi, sorrise e tornò immediatamente alla completa normalità.

Tutto il paese di Sahuayo ogni anno ricorda i tristi eventi della Cristiada ed onora il suo santo martire nei due giorni consecutivi del 9 e del 10 febbraio con una sentitissima e partecipatissima festa popolare.

Nel primo, le donne del paese offrono cibo gratis nella Calzada de los Martires, una via dove il governo di Calles lo stesso giorno del 1928 impiccò ai rami degli alberi ben 27 persone lasciandole penzolanti per giorni. Oggi per ricordare quell'orrore si appendono agli alberi 27 manichini vestiti da cristeros con in mano rosari e croci, con le strade invase da persone che mangiano, cantano, ballano e pregano.

Il giorno seguente è invece l'anniversario del martirio di Joselito: i 3 km dell'avenida Tepeyac che porta dal centro del paese al santuario della Vergine di Guadalupe, tutti in forte salita, sono coperti di petali di fiori e candele: la gente cammina in pellegrinaggio, spesso scalza, per ricordare il dolorosissimo cammino di Joselito fino al cimitero con i piedi scorticati.

L'acqua bollente di Obregòn sulla formica Josè de Leòn Toral

Nel 1928 la fine concordata di Calles era vicina. E difatti, Obregòn a luglio ed in piena guerra cristera è rieletto presidente dopo la solita farsa elettorale in totale assenza di competitor, tutti spediti all'altro mondo. La successione è prevista per la fine di novembre del 1928, ma non ci sarà mai perché accade l'impensabile.

Solo 15 giorni dopo le contestatissime elezioni, Obregòn sta festeggiando nel ristorante La Bombilla di Città del Messico, con la solita massa ignava di viscidi ed opportunisti imprenditori, politici e funzionari che leccano il culo al potente di turno per averne un qualche minimo beneficio. Tutti ubriachi fradici, tra balli canti e fiumi di tequila. Era il 17 luglio 1928.

Obregòn si alza in piedi e tiene in discorso alla nazione, radiodiffuso in tutto il paese, affinché sia ben chiara a tutti la sua politica successiva: «Se una formica mi morde, non perdo tempo a cercare questa singola formichina, ma prendo un secchio di acque bollente e lo verso tutt’intero sul nido delle formiche per ucciderle tutte quante e così anche la colpevole del morso; così farò con i cattolici messicani. Giuro di uccidere tutti i cattolici come formiche, anche se questo implicasse la distruzione dell'intera razza messicana, ed innalzare la statua di Satana al posto del monumento del Cubilete dedicato a Cristo Rey.» Pazzesco ma è così. Tutto vero.

Un contadino infiltrato alla festa, Josè de Leòn Toral, ascolta impassibile e finge di applaudire. Si trova lì in mezzo al Gotha della politica e dell'imprenditoria messicana perché è molto bravo a disegnare e gira di tavolo in tavolo per far schizzi alle persone. Si avvicina al presidente totalmente ubriaco, ride e scherza con Alvaro mostrandogli la bella caricatura appena fatta. Poi improvvisamente estrae la pistola e gli fa esplodere la testa.

I “convitati”, tutti mezzi brilli, una volta compreso l'accaduto ma senza aver ancora capito l'autore dell'omicidio, iniziarono a sparare a casaccio a destra e a manca uccidendosi l’uno con l’altro. Nella confusione che ne seguì, Josè poteva benissimo fuggire ma scelse di rimanere tranquillamente in piedi al suo posto e farsi arrestare.

La caricatura di Avaro Obregòn fatta da Josè de Leòn Toral

Toral era un giovane pacifico dall'animo sensibile, profondamente cattolico e ben educato, lavoratore, timido e taciturno. Non era un cristero combattente e mai aveva sparato in vita sua tant'è vero che ben 3 colpi su 4 andarono fuori bersaglio da distanza ravvicinatissima. Era un seguace di Padre Pro, la cui esecuzione pubblica lo aveva sconvolto. Era esasperato dal clima di persecuzione religiosa del governo. Non aveva nessuno dietro, né i cristeros né la Lega, né tanto meno i vertici ecclesiastici. Nessun altro sapeva quello che aveva intenzione di fare.

E' travagliato, la notte non dorme più... non è andato in guerra, si sente un vigliacco... si sente chiamato da Dio ad un atto eroico, al martirio, ad un gesto che non gli appartiene ed è enormemente più grande di lui. Ha moglie, due figli ed un terzo che sta nascendo e sa che non conoscerà mai. E così, dopo un bacio a moglie e figli, prende il tram, carta e penna per disegnare, revolver sotto la cintura, e spara in testa a Satana. Spiacente caro Obregòn, niente acqua bollente sulle formiche: la formichina insignificante ti ha morso a morte.

Josè fu interrogato direttamente dal Presidente uscente, Plutarco Elia Calles in persona, e torturato ferocemente per farlo confessare di essere un sicario mandato dalla Chiesa messicana. In questo modo Calles avrebbe avuto il via libera dal congresso per la soluzione finale di stampo hitleriano a cattolici e sacerdoti. Ma José mai si mosse dalla sua posizione di totale indipendenza e nessun collegamento con il movimento cristero e l'episcopato messicano. Fu fucilato diversi mesi dopo nel febbraio del 1929 e dichiarato martire della Chiesa.

Josè de Leòn Toral ascolta impassibile la sua condanna a morte

Il suo funerale fu un'apoteosi, un qualcosa di simile, anzi persino superiore, per dimensioni e partecipazione popolare spontanea all'addio al Padre Pro, a testimonianza che il grilletto al ristorante La Bombilla non fu premuto solo da Josè, ma da milioni di messicani. Nonostante il divieto di manifestazione decretato dal governo, decine di migliaia di persone (alcuni stimano fino a 200 mila!) scesero in piazza: la gente appollaiata su tetti e sugli alberi lanciava fiori al feretro gridando al Signore e lanciando cori del tipo "Viva Josè, a morte anche Calles! Andiamo ai palazzi del governo a cacciare gli assassini!". Un via vai costante nella casa dei genitori e della moglie ad omaggiare l'eroe nazionale.

L'atmosfera si scaldò, partirono colpi d'arma da fuoco dalla polizia ed il popolo rispose con sassaiole. Ci furono numerosi morti e la capitale rimase sotto assedio diversi giorni. Il clima era decisamente cambiato: il governo per la prima volta comprese che poteva perdere la guerra perché aveva tutto il popolo contro.

Gli scellerati "arreglos" e la seconda guerra cristera

L'eroico gesto di Josè de Leòn Toral diede linfa vitale alle aspirazioni dei soldati di Dio. Il popolo era tutto con loro! La grandiosa vittoria nella battaglia finale di Tepatiplàn fece capire al governo che i cristeros, nascosti sulle montagne e protetti da tutta la popolazione, nella guerriglia erano imbattibili. La questione finiva male. Calles era sempre più solo nella sua politica anticlericale: anni di regime terroristico e liberticida lasciavano un bilancio statale in rosso ed una nazione sotto choc profondamente turbata da una guerra civile.

Come ribaltare una situazione drammatica? Con una trappola, sfruttando il desiderio di pace del popolo ed il buonismo della Chiesa, pronta a tutto pur di ripristinare il culto in Messico: avrebbero offerto frettolosamente una finta e falsa tregua, convincendo i vertici ecclesiastici a far deporre le armi agli insorti e poi uccidendoli tutti a tradimento. E così è stato.

Manco a dirlo, come l'inizio delle ostilità anche l'armistizio fu etero diretto. Se prima il grande potere massonico ebraico e protestante aveva appiccato il fuoco per distruggere la religione cattolica, ora promuoveva la pace per favorire la penetrazione delle banche ebraiche nel paese (JP Morgan e Goldman Sachs su tutte, quelle che oggi controllano il mondo intero) ed avere concessioni petrolifere illimitate. Prima distruzione e destabilizzazione, poi amichevoli aiuti. Esattamente come oggi: prima creano il problema e poi offrono la soluzione.

Il 21 giugno 1929 nel castello di Chapultepec della capitale il nuovo presidente Emilio Portes Gil, con la mediazione dell'ambasciatore americano Dwight Morrow, nient'altro che un bieco rappresentante dell'alta finanza americana, firmò con la Chiesa e l'episcopato messicano i famosi "arreglos", che la solita stampa menzognera, rovesciando totalmente la realtà, presentò al paese quale risultato della vittoria del governo sull'esercito liberatore. Con essi venivano sospese le norme più controverse della legge Calles, decretato l'immediato cessate il fuoco ed il disarmo degli insorti, ed era fornita una vaga e poco chiara garanzia di immunità ai combattenti ed ai leader della rivolta.

La lega LNDLR e le truppe dei cristeros fedeli alla Santa Sede, pur in profondo disaccordo dovettero accettare e deporre le armi. Già immagino quello che disse Pio XI a Lega e soldati: "L'obbedienza agli arreglos è atto d'amoreee... ed obbligo moraleee!"

La Chiesa fece la cazzata più grande tra tutte le numerose cazzate fatte durante la Cristiada. I capi cristeros considerarono gli arreglos estremamente svantaggiosi ed un vero e proprio tradimento della Santa Sede. L'esercito di Dio stava vincendo e proprio in quel momento fu costretto a deporre le armi obbedendo a Pio XI. I negoziati puzzavano troppo di petrolio, troppi giri di parole, troppo cervellotiche ed oscure le righe di testo... erano chiaramente un contentino. La legge Calles non veniva abrogata per niente ma venivano sospesi temporaneamente soltanto alcuni suoi articoli (un po' come la cazzata del green pass in Italia che al momento è solo sospeso, pronto ad entrar in vigore nuovamente alla prossima emergenza). Si permetteva la messa una sola volta a settimana nelle chiese, l'insegnamento del catechismo solo a maggiorenni e solo nel recinto ecclesiastico... nulla cambiava per il resto. Poche concessioni, inutili ed ininfluenti. Il clero aveva sempre un cappio al collo e scarsa libertà di azione, sempre vigilato speciale del potere laico.

La Chiesa con gli “arreglos” accettò sostanzialmente quello che nel '26 era stato considerato inaccettabile ed aveva portato migliaia di cattolici a sacrificare tutto, famiglia, patrimonio e la vita stessa in nome della libertà di culto.

Documenti originali nel museo di Encarnaciòn de Dìaz che dimostrano la trappola degli arreglos

Precisazioni originali del presidente Emilio Portes Gil dopo gli arreglos del 21 giugno

Il buonismo vomitevole della Chiesa al solito ha creato il disastro. Non ci si può mai fidare del diavolo, non si può scendere a patti col principe nero. Bisogna schiacciargli la testa e basta. Quando Satana è in azione, che sia impersonificato in Calles, Obregòn oppure Draghi, Speranza, Bassetti etc... ha poca importanza, la Santa Sede se vuol avere credibilità, deve invitare il popolo al martirio per arrivare alla vittoria definitiva finale e deve dar l'esempio partecipando essa stessa al combattimento. La Chiesa messicana doveva imporre ai cristeros la vittoria finale ed il rovesciamento del governo massone, allo stesso modo in cui, sotto Covid, doveva invitare tutto il popolo alla disobbedienza civile, a non vaccinarsi ed affollare le Chiese senza museruole da rottweiler in viso.

Cristeros in Los Altos de Jalisco dopo gli arreglos

Cristeros in fila per consegnare le armi dopo gli arreglos

Cristeros fucilati a tradimento in Zacatecas il 6 luglio 1929 dopo gli arreglos e la consegna delle armi

Fatto sta, che una settimana dopo gli accordi, le campane risuonarono e le chiese del Messico riaprirono al culto. Ma era una trappola clamorosa. Appena deposte le armi, nei 3 mesi successivi vennero assassinati dal governo più di 500 leader cristeros ed oltre 5000 ribelli. Un massacro: morirono più leader della Cristiada in questi 3 mesi di teorica pace che nei 3 anni precedenti di guerra!

Nulla cambiò per il resto, anzi le cose peggiorarono ed il martiriologio si arricchì di nuove gloriose pagine. Il programma satanico del governo, totalmente controllato ed infiltrato dalla massoneria, proseguiva indisturbato verso la soluzione finale. I programmi di Gil furono d'altronde subito chiarissimi: egli in un discorso ad un banchetto della massoneria nel marzo del 1930 disse queste testuali parole: «Mentre sarò al potere, sarò vigilante perché il clero sia sottomesso ad un regime di rigore polizesco. E giuro, dinnanzi all'assemblea della massoneria che manterrò la mia parola ad ogni costo».

E così, ad esercito cristero ormai smantellato, disarmato e decapitato dei suoi leader principali, il governo invece di allentare la presa, strinse sempre di più il cappio al collo della Chiesa. Più di prima! Mentre si accettavano senza limitazione migliaia di ebrei da tutto il mondo e si finanziava la diffusione del culto protestante, il numero di sacerdoti ammessi dallo stato all'esercizio del culto venne limitato ancor di più, imponendo il limite di un solo sacerdote ogni 100.000 abitanti. Detto limite passò poi addirittura ad uno su mezzo milione (!!!), e con la condizione che il sacerdote fosse sposato ed ultrasessantenne, quando il papa osò scrivere una tiepida enciclica di protesta per gli accordi non rispettati. E che cazzo si aspettava Pio XI? Pensava di dialogare col diavolo e che questo mantenesse la parola data? Si arrivò dunque nel 1935 all'abolizione totale del clero in ben 17 stati del Messico. Nel 1932 si autorizzò l'apertura di un solo seminario cattolico in tutto il paese, con solo 10 alunni e sotto il rigido controllo statale. La Chiesa messicana era praticamente rasa al suolo. Era stata rasa al suolo proprio dagli arreglos.

Ed a quel punto il passo successivo era presto fatto: sfruttando l'esiguo numero dei sacerdoti, si fece una sorta di "spending review" messicana, in cui tutti gli edifici inutilizzati passavano automaticamente al governo che li trasformava in luoghi di divertimento e caserme.

Le atrocità proseguirono come prima se non peggio di prima, anche in stati poco coinvolti nella Cristiada precedente, come Tabasco. Qui c'era un governatore molto arrivista, il quale desideroso di scalare posizioni nella massoneria e di ingraziarsi i favori dei potenti, non ebbe limiti: ordinava di profanare cimiteri cattolici abbattendo tutte le croci, entrava nelle case private sequestrando oggetti religiosi e facendo falò nelle piazze, promuoveva la pornografia, faceva saltare in aria le chiese scrivendo poi sopra i ruderi "Dio evidentemente non esiste perché altrimenti si sarebbe difeso". Nelle cattedrali inscenava con animali parodie antireligiose e demoniache, addirittura battesimi satanici per i bambini. Per capire il personaggio, egli arrivò a registrare i propri figli maschi all'anagrafe con i nomi Lucifero e Satana. Nel 1930 arse vivi 80 contadini in funzione religiosa clandestina: sbarrò le porte della Chiesa e gli diede fuoco impedendo ogni via di fuga, un po' come fece ad Odessa nella Casa dei Sindacati il battaglione ucraino nazista Azof (quelli per intenderci che Repubblica descriveva come voraci lettori di Kant) con 42 manifestanti filorussi.

Il 12 dicembre 1931 ricorrevano i 400 anni dell'apparizione della Madonna di Guadalupe ed i fedeli accorsero alla basilica da ogni dove nonostante i divieti della polizia. Vennero licenziati tutti i funzionari pubblici che parteciparono in un modo o nell'altro alle celebrazioni.

Sembrava che il congresso non avesse altre preoccupazioni più urgenti al di fuori del cattolicesimo. Un'ossessione. Le Chiese divennero praticamente come i bordelli perché se ne proibì l'ingresso ai minori d'età; si cercò di trasformare la cattedrale dello zocalo di Città del Messico in un museo d'arte; si decretò nel congresso l'espulsione di tutti i vescovi e si dibatteva seriamente ogni giorno sulla fucilazione immediata di tutti, dico tutti i sacerdoti dello stato. Insomma, la soluzione finale di Obregòn-Calles. La proposta non passò per pochissimo e solo perché si temeva insurrezione popolare massiva ed il ritorno alla guerra.

Nell'emiciclo della camera dei deputati si parlava solo di anticlericalismo, null'altro. Non esisteva altra questione importante per il governo. Ed in tutto ciò un sedicenne ebbe il coraggio di entrare lì dentro gridando a squarciagola Viva Cristo Rey! proprio sotto l'occhio della provvidenza. Venne catturato ed immediatamente giustiziato. Insomma, i presidenti che seguirono, Emilio Portes Gil, Pascual Ortiz Rubio, Abelardo Luján Rodríguez e Lazaro Cardenas, quanto a devozione a Satana, non furono da meno rispetto alla coppia Calles-Obregòn.

Ed il popolo neanche stavolta stette a guardare. Ben compreso che della Santa Sede non ci si poteva più fidare, i cristeros ripresero le armi in mano: dal 1934 al 1938 ci fu una seconda rivolta, nota come "Secunda Cristiada", anche se fu di tono ed intensità decisamente minore rispetto alla prima. E ci credo bene... la popolazione era sfinita, i capi-popolo ed i leader storici erano stati uccisi, l'esercito era tutto nuovamente da rifondare, la stessa Lega si era sciolta... e poi psicologicamente è difficilissimo ricominciare da capo dopo tutti quegli immani sacrifici, quell'enorme mobilitazione popolare, e si era ad un solo passo dalla vittoria, negata all'ultimo dalle cazzate di Pio XI. Insomma, l'esercito invincibile di Gorostieta, Reyes Vega, El Catorce ritornò ad esser l'Armata Brancaleone.

La conclusione definitiva del processo di pacificazione nazionale iniziò col presidente Lazaro Cardenas, un diavolo come gli altri va specificato, il quale tuttavia fu praticamente obbligato da pressioni internazionali sempre più forti. Era scoppiata la seconda guerra mondiale e gli interessi geopolitici di massoni e protestanti erano confluiti in altri scenari e contesti. Nel 1936 Calles ed un'altra ventina di politici a lui legati furono condannati all’esilio. Dove? Ovviamente, manco a dirlo, negli Stati Uniti. Lazaro Cardenas si eclissò e nel 1940 venne eletto Manuel Avila Camacho, il quale si dichiarò immediatamente cattolico ed intenzionato a chiudere per sempre la persecuzione religiosa. Terminava così il ventennio orribile della Chiesa messicana, dal 1920 al 1940. Due guerre cristere combattute in nome di Dio e quasi 100.000 morti. Davvero incredibile che sia accaduto tutto questo nel paese più cattolico del mondo.

Il famigerato articolo 130 della costituzione, causa di tante sciagure, è stato modificato solo nel 1992: si è data personalità giuridica alla Chiesa e dato avvio ad un sereno dialogo tra le due istituzioni. Oggi, il fermento religioso in Messico è più vivo che mai, e come ieri (anzi, come dal 1531!), ha il suo fulcro nella devozione all'Imperatrice delle Americhe, la Vergine di Guadalupe, la Mamma celeste motrice di tutta l'attività patriottica e religiosa del paese.

Una questione mai davvero risolta...

La questione cristera però è ben lungi dall'esser stata mai davvero risolta: troppo sangue, troppa follia satanista, troppo accanimento anticlericale, troppo di tutto. Le ferite sono ancora apertissime e sanguinanti. Tutt'oggi, molto più di quanto non si creda. La massoneria è ancora lì, viva e vegeta, cosiccome le oscure forze ebraiche e protestanti: l'occhio della provvidenza nell'emiciclo osserva ancora attentamente ogni mossa dei politici.

La ferita è apertissima ed ancora estremamente dolente per un semplice motivo: della questione cristera dal '40 in poi, non se ne è mai più parlato. E' un capitolo della storia messicana classificato come tabù assoluto, ormai archiviato da politici, intellettuali, studiosi ed ecclesiastici.

Niente Cristiada in TV, nei libri di storia, nei mass media, nei musei, tant'è vero che la vicenda è totalmente sconosciuta all'estero, addirittura ignota a gran parte del popolo messicano: pensate che Gaby ha studiato in una scuola cattolica di Leòn, uno degli epicentri della guerra cristera, ed in 8 anni non ha mai sentito una sola parola su di essa. Pensate anche che nel periodo più turistico del Messico, ovvero sotto le vacanze natalizie, sono dovuto andare ben 3 volte al museo cristero di Encarnaciòn de Diaz perché era sempre chiuso! Nessuno lo frequenta e così il municipio non vi dedica una persona fissa... l'ultima volta ho dovuto cercare il custode (che lavora vicino al cimitero nell'altro museo delle mummie) in tutto il paese per farmelo aprire, scomodando pure il sindaco! Insomma, detto in modo molto oxfordiano, dell'argomento non gliene fotte un cazzo di niente a nessuno.

Ingresso del museo cristero di Encarnaciòn de Dìaz

E' così mancato totalmente il processo di elaborazione nazionale del lutto, di razionalizzazione e comprensione degli avvenimenti. E' mancata una Norimberga che potesse dare un minimo di parvenza di giustizia, per giungere all'archiviazione degli orrori della guerra ed infine al perdono.

La domanda ora è perché. Perché della Cristiada non se ne è più parlato? Ed anche qui, la risposta è semplice. Dal 1940 in poi, fino ai primi anni 2000, il Partito Rivoluzionario Istituzionale fondato proprio da Calles (il PRI), è sempre stato al governo: ha mantenuto un controllo monopolistico delle istituzioni riuscendo, esattamente come qualsiasi altro paese "democratico" del mondo, a manovrare oculatamente tutte le elezioni politiche, che sono sempre state una farsa.

Proprio il PRI, responsabile unico della mattanza, aveva tutto l'interesse ad insabbiare la vicenda per abbattere le proprie gravi responsabilità. Esattamente come la Chiesa cattolica d'altronde, che voleva nascondere le proprie mancanze ed i propri gravissimi errori, ed oltretutto è rimasta sempre con una paura folle di una nuova persecuzione religiosa, ancora traumatizzata e sotto choc di quanto successo.

Chiesa e Stato hanno mantenuto il silenzio fino ad un ventennio fa, in un tacito e perverso accordo non scritto, al fine di cancellare dalla memoria collettiva un evento vergognoso che li riguardava. E ci sono riusciti benissimo.

Morale della favola...

Lo studio approfondito dell'incredibile vicenda storica messicana della Cristiada non può che lasciare un'enormità di spunti di riflessione: ad esempio l'immenso potere della fede in Dio nell'uomo, l'istituzione Chiesa che storicamente è stata (quasi) sempre corrotta ed infiltrata da forze oscure, il rapporto corretto tra stato laico e Chiesa, la liceità di obbedienza civile a leggi statali palesemente ingiuste (il Covid vi dice qualcosa?), il comportamento delle persone sotto stress, la psicologia delle masse o del singolo eroe martire... ci sarebbe da scrivere ancora per mesi e mesi! Ma devo chiudere il post, già lunghissimo. E così per un degno finale, scelgo di discutere brevemente di questi soli 3 argomenti:

  • Rapporto tra socialismo/comunismo e fede.
  • Relazione di priorità tra salute e libertà.
  • Comportamento di Chiesa e fedeli nella Cristiada e nel Covid.

PUNTO 1. Io credo oggi che il socialismo deve estirpare l'ateismo dalla sua dottrina, altrimenti non ha alcuna possibilità di affermarsi per cercare di costruire un sistema economico alternativo al capitalismo neoliberista ed imperialista.

La Cristiada, più di qualsiasi altra storia, insegna ai politici di cosa è capace un popolo intero quando è toccato nella sua fede più profonda. Nessuna ideologia politica potrà mai portare una mamma ad invitare suo figlio, in quel momento barbaramente torturato a morte, ad accettare la sofferenza senza rinnegare la sua fede. Solo chi crede veramente in Dio può arrivare a tanto.

Oggi sono convinto che un sistema economico che vada contro la religione e non abbia, o comunque impedisca una visione trascendente dell'uomo, è un sistema destinato inevitabilmente al fallimento perché non troverà mai appoggio nelle masse ma scetticismo e profondo rifiuto ideologico: il popolo è spaventato da una tale visione così materialista della realtà.

Il socialismo ateo si taglia così le gambe da solo, allontanando le persone anziché avvicinarle. Il desiderio di Dio è invece insito nella natura umana perché l'uomo è una creatura divina, e non dipende assolutamente dalla condizione di indigenza e rassegnazione economica nel quale si trova, con conseguente desiderio di "oppiaceo". Tantissimi cattolici si avvicinerebbero, non dico all'ideologia comunista, ma quella socialista se questa non fosse dichiaratamente atea, ed invece non hanno alternative politiche se non la destra più o meno sociale o liberale.

Emiliano Zapata e Pancho Villa avevano il totale appoggio popolare perché univano le istanze del socialismo agrario e del cattolicesimo, entrambe delle quali rappresentavano la maggioranza della popolazione. Il grandissimo, immenso Ugo Chavez era così amato dal popolo perché era socialista ma anche molto cattolico: aveva Dio sempre in bocca, sempre una croce di Cristo al petto (non quella massonica di Bergoglio però). Persino Diego Armando Maradona, checché se ne dica, grande leader socialista anche lui, con tutti i suoi mille difetti e debolezze (chi non ha peccato scagli la prima pietra!), credeva in Dio, che lui chiamava amichevolmente "El Barba": si faceva sempre il segno di croce prima di entrare in campo, spesso anche quando segnava, pur avendo comunque grandi tatuaggi del Che e di Fidel Castro sul deltoide e sul polpaccio.

Tanti governi comunisti hanno sbattuto clamorosamente le corna contro il sacrosanto desiderio di fede e di libertà di culto del popolo. La stessa Unione Sovietica di Stalin è dovuta scendere a patti con la Chiesa ortodossa (la più vicina a quella cattolica) una volta compresa l'impossibilità di estirparla. Non solo, ci fu un clamoroso dietrofront che i comunisti non conoscono: invaso e quasi sconfitto dai nazisti, consigliato da un mistico libanese, Stalin allentò drasticamente la persecuzione contro la religione: permise ai soldati in guerra di cominciare la battaglia con il grido "Avanti con Dio!", e soprattutto ripristinò il culto dell'icona nazionale, la Madonna di Kazan, l'equivalente in Russia della Madonna di Guadalupe in Messico, portandola addirittura in processione a Leningrado e Mosca sotto il tiro delle mitragliatrici tedesche. In una Stalingrado assediata dai nazisti e sul punto di capitolare, Stalin nel 1941 fece alzare in volo un areo militare con la sacra icona nazionale per sorvolare tutta la città, invocando l'intercessione della Madre protettrice dell'Unione Sovietica e facendo capire a tutto il popolo stremato che la loro Mamma celeste era con loro e non li avrebbe abbandonati. Stalingrado non capitolò. L'Armata Rossa scrisse la pagina più eroica dell'intera Seconda Guerra Mondiale e per il nazismo fu l'inizio della fine.

Lo stesso Fidel Castro in punto di morte, disse ad un giornalista che il suo più grande errore fu sottostimare la potenza della religione nel popolo!

Il comunismo ateo deve capire insomma che nulla può contro la fede. La fede non è sempre l'oppio dei popoli... certo, può esserlo (penso ad esempio all'induismo ed al suo sistema casteista...), ma può anche esser la loro forza e ragione di vita. Deve imparare dai gravi errori del passato senza collocarsi su un piedistallo di superiorità morale ed intellettuale, rivedendo alcune sue posizioni intransigenti in tema religione. D'altronde, dall'altro lato ci sono stati timidi processi di avvicinamento con la “teologia della liberazione” di Gustavo Gutièrrez. Ecco, forse è proprio da qui che bisognerebbe ripartire.

Io credo che socialismo e religione possano e debbano convivere perché si collocano su piani totalmente diversi. La sacrosanta lotta terrena nell'aldiquà per una miglior vita, diritto sacrosanto di tutti gli uomini, può benissimo coniugarsi con il desiderio trascendente di comunione con Dio, salvezza dell'anima e conquista dell'eternità nell'aldilà.

PUNTO 2. Salute e libertà. E qui, spiacente ma mi incazzo ed alzo i toni un pochettino. Quante volte negli ultimi 3 anni ci hanno spaccato i coglioni con la frase "La salute prima della libertà"? Appena provavi a dire qualcosa contro green pass, zone fucsia, tamponi in gola, quarantene infinite e via dicendo, il cittadino medio piccolo borghese, oppure il dottorone one one con i titoloni oni oni, oppure ancora il muratore albanese con l'italiano stentato, si alzava in piedi, ti guardava schifato dall'alto verso il basso, inseriva il disco rotto e ripeteva questa cantilena sgretola testicoli. A cui seguiva poi la seconda minchiata aspira residui di testicoli sgretolati: «Scusa, per caso tu sei un dottore?»

Inutile ricordare loro che i nostri padri costituenti hanno redatto i loro articoli in ordine di importanza crescente, e se la libertà è al numero 13, la salute è soltanto al 32. E soprattutto è un diritto, non un dovere. Ci sono principi sui quali non si deve mai indietreggiare, a costo della vita, perché una volta che si perdono, è per sempre.

Sotto Covid sono state abbattute nell'indifferenza generale, anzi mi correggo, con il sostegno generale, tutte le libertà fondamentali dell'individuo: libertà di espressione e di pensiero, perché chiunque non era allineato veniva deriso e messo al rogo come Giordano Bruno, libertà di manifestazione, perché i manganelli, gas lacrimogeni ed idranti nelle piazze volavano a tutto spiano anche diretti a donne ed anziani, libertà di circolazione e movimento con l'Italia divisa in zone dai mille colori dello spettro visibile dal rosso al violetto, orribili lockdown e confinamenti per quarantene durati anche mesi.

Un pezzo di cazzo viene prima la salute! E tra l'altro la salute mentale dove la collochiamo in tutto ciò? Depressioni, attacchi di panico, suicidi, disturbi alimentari nei giovani (ne so qualcosa con mia figlia Maya quasi in fin di vita), psicosi, separazioni coniugali (ci sono andato vicino) e tanto altro, sono esplosi in quei mesi di chiusura e soprattutto dopo. Moltissimi, soprattutto giovani, non sono più stati in grado di tornare alla normalità.

Davvero prima la salute? Se è così, perché i nostri antenati hanno sacrificato la loro vita per la libertà? Per caso i cristeros ragionavano in questo modo mentre stavano per esser fucilati? Se questi eroi messicani avessero ritenuto la salute più importante della libertà, come ci hanno fatto credere i pennivendoli e politicanti nostrani, in Messico ancora si fucilerebbero i sacerdoti. I cristeros, tra i quali ce ne erano anche alcuni atei, hanno sacrificato tutto in nome della libertà di culto: famiglia, patrimonio e persino la loro stessa vita.

Ed ancora... i partigiani hanno ragionato così? Hanno messo la salute prima della libertà? Gli eroici soldati dell'Armata Rossa a Stalingrado? Senza il loro sacrificio, in Italia ancora staremmo sotto al nazismo.

I barbudos del Granma hanno pensato alla salute prima di salpare dal porto messicano di Tuxpan per dar avvio alla gloriosa rivoluzione cubana? Ancora ci sarebbe Fulgencio Batista, e Cuba anziché la patria dell'antimperialismo nel mondo, oggi sarebbe l'ennesima colonia americana. Come l'Italia.

La verità è che la retorica stucchevole del "prima la salute" ha permesso che diritti fondamentali costituzionalmente garantiti diventassero gentili concessioni governative condizionate dal possesso di un QR Code, ed ha spianato la strada ad orribili ed inutili restrizioni, a vaccinazioni killer, allo strapotere delle multinazionali, a disordini sociali, alla divisione di famiglie e comunità, con l'istituzione di quello scempio del green pass che ci porteremo dietro per sempre.

Oltretutto i 3-4 anni di Covid non hanno minimamente portato alla salute fisica (tant'è vero che l'eccesso di mortalità è aumentato in modo direttamente proporzionale al tasso di vaccinazione), hanno danneggiato spesso irreparabilmente quella mentale, e sono stati la giustificazione perfetta per togliere una libertà dopo l'altra e spianare la strada al Great Reset del 2030.

La salute è il corpo, la libertà è lo spirito. Dunque sostenere la tesi che la salute viene prima della libertà, vuol dire sostenere che il corpo viene prima dello spirito: questo può accadere soltanto in una società al contrario di pecorelle belanti ben addomesticate e plagiate dalla propaganda, in una società post cristiana, edonista, nichilista ed ipocondriaca, dove viene divinizzato l'Io a scapito di Dio e favoriti interessi di pochissimi eletti a scapito di quelli comunitari e sociali.

No cari miei. Prima di tutto e tutti viene solo Dio e la fede in Lui (per chi ce l'ha ovviamente). E poi i diritti fondamentali della persona. Anche la salute, sì, certo. In 32° posizione. E considerando però oltre alla costituzione, anche il principio cardine dell'etica ippocratica "Primum non nocere" ed i 10 articoli del Codice di Norimberga (totalmente ignorati negli anni della pandemenza).

PUNTO 3. E' inevitabile, per lo meno per quanto mi riguarda, vedere una fortissima similitudine tra il comportamento della Chiesa cattolica (intesa sia come Santa Sede sia come popolo di Dio) durante la Cristiada e durante il Covid.

Nella guerra cristera, come abbiamo visto, la Santa Sede si è limitata a poche encicliche di protesta contro le varie leggi anticlericali, invitando i fedeli a non prendere le armi e non appoggiare il movimento cristero perché le uniche strategie ammesse rimanevano le vie legali, il boicot, la preghiera e la non violenza. Il Vaticano arrivò all'inimmaginabile proclamando il famoso interdetto, ovvero la sospensione totale del culto in tutto il paese. La posizione che mantenne in tutta la Cristiada dunque si confaceva molto poco ad un attacco spietato delle forze maligne: fu tiepida, confusionaria e molto poco decisa.

Bene, sotto Covid, manco quello, visto che la Chiesa si è schierata apertamente a favore del demonio. Quel satanista di Albert Bourla, ricevuto in pompa magna e con tutti gli onori del caso in Vaticano, ha dettato la linea da seguire al capo della Chiesa, e così un siero genico sperimentale, inutile, tossico ed anche mortale, oltretutto fabbricato a partire da linee cellulari di feti abortiti, diventa magicamente "un atto d'amore ed un obbligo morale". A mammeta un atto d'amore! A soreta un obbligo morale! Questa frase assassina sposta l'ago della bilancia decisionale di miliardi di persone nel mondo, che corrono a far la fila negli hub vaccinali e vengono condannate alla malattia perenne, o peggio in moltissimi casi alla morte improvvisa. Gli ultimi studi in corso di peer review, parlano di 20 milioni di morti da siero genico nel mondo. Porcaccia puttana, 20 milioni! Una città come San Paolo o Pechino.

Andiamo avanti. Esattamente come Pio XI impose l'interdetto al culto, così il pampero di comune accordo con i vari governi fantoccio chiuderà le chiese proibendo le funzioni pubbliche, impedirà la partecipazione ai funerali, imporrà accessi contingentati in Chiesa e pre-registrazioni per le messe che ora diventano a numero chiuso se non addirittura online, con posti segnati nei banchi per garantire l'opportuno distanziamento sociale, disinfezione obbligatoria delle mani e scagnozzi all'ingresso per controllare il rispetto delle regole, mandando magari a casa tutte le persone in soprannumero. Toglierà l'acqua benedetta nelle acquasantiere all'ingresso (usanza in molti casi mai più ripristinata), imporrà la comunione in piedi nelle mani inzuppate di amuchina... una bestemmia quest'ultima cosa per chiunque creda che quello che sta per ricevere è davvero il corpo di Cristo (e chi la sta prendendo ci crede... giusto?), oltreché causa di tanti sacrilegi con facilissimi furti di ostie per le messe nere. No, la comunione non si può prendere così: ci si inginocchia in segno di rispetto e sottomissione, e la si prende sulla lingua esclusivamente da un sacerdote perché solo mani consacrate possono toccare l'ostia. Come si è fatto per centinaia di anni.

La Chiesa poi non dirà una sola parola sui morti ammazzati negli ospedali per negazione di cure valide (Remuzzi e Suter hanno dimostrato che avrebbero salvato il 90% delle persone) ed imposizione di folli protocolli a base di tachipirina e vigile attesa; non dirà una sola parola contro la privazione di libertà nei cittadini, la sospensione dal lavoro, l'imposizione di green pass divisivi e pseudo vaccini costruiti con linee cellulari di feti abortiti, contro la mancata sepoltura cristiana dei corpi, subito cremati senza autopsia, nulla dei vecchi lasciati morire intubati, soli come cani senza il conforto dei sacramenti e delle persone care... Hanno impedito ai sacerdoti di dare l'estrema unzione ai moribondi di ospedali ed RSA. Non ho sentito un solo cazzo di vescovo alzare la voce. Vi rendete conto? Ma che cazzo è 'sta roba? Ma chi cazzo siede nel trono di Pietro? Ma chi cazzo guida il popolo di Dio se quando si è sotto attacco di Satana si obbedisce al nemico invece di invitare “el pueblo” alla rivolta ed alla disobbedienza?

Ai sacerdoti della Cristiada veniva impedito di dire messa esattamente come a quelli contemporanei sotto pandemenza. Né più né meno. Nel Messico di 100 anni fa il clero per esercitare doveva avere il permesso governativo ed esser registrato negli elenchi, mentre nel biennio 2021-2022 dovevano esibire il green pass. Quelli messicani negli anni '20 e '30 venivano fucilati. Quelli di oggi, venivano sospesi dall'esercizio ed esposti al pubblico ludibrio. Lo Stato del Vaticano si rivelerà esser uno degli stati più rigidi del mondo nell'applicazione del Green Pass, perché decreterà il divieto assoluto di ingresso nelle mura se sprovvisti del magico QR code.

Insomma, un Vaticano vergognoso, schifoso e vomitevole: vaccinista, chiusurista, ipocondriaco, pro grenn pass, filogovernativo e pro sistema. Pro “salute”, pro Io e non pro Dio. Pro Great Reset ed Agenda 2030. Pro Satana.

Se gli alti vertici ecclesiastici hanno avuto comportamento simile (in negativo) nella Cristiada e nel Covid, non la stessa cosa si può dire del clero e dei fedeli.

La maggior parte dei sacerdoti nel Messico degli anni '20 e '30, pur non arruolandosi nell'esercito, si sono schierati apertamente contro il governo massone, e finché hanno potuto, se non esiliati o peggio uccisi, hanno esercitato clandestinamente disobbedendo anche alla Santa Sede; non hanno mai rinnegato la loro fede ed hanno sempre sostenuto in ogni modo i cristeros. Molti sono morti ammazzati, col rosario in mano e braccia aperte gridando Viva Cristo Rey! Certo, qualcuno si è imboscato, è scappato o ha abbandonato la tunica cambiando mestiere... oppure anche se non d'accordo con le misure liberticide, si è adeguato per quieto vivere e si è eclissato scomparendo e nascondendosi in qualche angolo del paese... ma sono stati pochissimi, decisamente la minoranza.

Non si dica dei fedeli ed i cittadini, che hanno boicottato il governo in ogni modo, raccolto milioni di firme, si sono arruolati in massa perdendo tutto in nome della libertà di culto.

E pochi anni fa invece, che cazzo è successo col Covid? Come si sono comportati i sacerdoti? Stendiamo un velo pietoso. La maggior parte dei preti in tempi di pandemenza hanno non solo obbedito ed abbassato il capo, ma addirittura ritenuto corrette ed anche eccessivamente "permissive" la maggior parte delle misure prese, giudicando i movimenti no vax in lotta per la libertà come gruppi di eversivi, ignoranti, fanatici, antiscientifici, fascisti, terrapiattisti e bla bla bla... d'altronde essi oggi sono ormai fedeli al dio pampero argentino ed alla Dea “Scienzah” molto più che a Cristo ed alla Madonna, e non credono più nemmeno all'esistenza del Diavolo e dell'inferno (vuoto secondo il dio pampero). Dai pulpiti molti di loro hanno fomentato soltanto ipocondria, odio e divisione sociale, come se non bastasse già quella dei massmedia a reti unificate h24. Non hanno capito un cazzo di quegli anni di isteria collettiva, continuano ancora oggi a non capire un cazzo e mai capiranno un cazzo di quanto successo. Accendono la TV, comprano Repubblica e pensano di saper tutto. Abboccano a tutte e dico tutte, le minchiate clamorose della propaganda occidentale modernista (cattolica bergogliana inclusa). E non mollano. Più sale il livello delle puttanate, più abboccano, ripongono il loro cervello sul comodino e dai pulpiti di Chiese sempre più deserte e disinfettate, si fanno portavoce della propaganda in un ambiente “cattolico” sempre più conformista e pro sistema. Non sanno che un demone di nome Cominraty con tanta Luciferasi è entrato dentro il loro sangue ed infettato ogni assone neuronale, impedendo il collegamento tra cellule nervose ed abbattendo dunque ogni ragionamento logico e spirito critico.

Hanno fatto di fronte a Dio ed al popolo di Dio un'immensa figura di merda. Era la loro guerra cristera e non l'hanno capito, totalmente immersi nella loro papalatria. Conte e Draghi erano la reincarnazione demoniaca di Obregòn e Calles e loro erano chiamati al martirio.

Ma poi, siamo sinceri... che cazzo era il martirio sotto il Covid... l'allontanamento e la sospensione dell'esercizio per pochi mesi, mica la tortura e le sevizie che ha dovuto subire un ragazzino quattordicenne come Josè Luiz Sanchez del Rio! E non ne sono stati capaci!

Pochissimi, gli eroi con la E maiuscola che si sono opposti in ogni modo alla narrazione dominante ed hanno rifiutato la malefica iniezione. Nomino i due che conosco, Don Dino di Colonnella e Don Stefano di Villa Lempa. A loro tutta la mia stima ed il mio rispetto. Mai visto una fede così grande in due uomini, una passione ed una capacità unica di mettersi alla guida della nave in tempesta. Loro sì che ai tempi della Cristiada, sarebbero stati come padre Padre Miguel Agustìn Pro e Padre Julio Alvarez Mendoza! Loro sì che sarebbero morti fucilati al grido di Viva Cristo Rey! A braccia aperte e rosario in mano pur di non rinnegare la loro fede... Perché loro credono davvero e non hanno paura di morire, ben consapevoli che la vita terrena è solo una minuscola parentesi di quella celeste dell'aldilà. Non hanno mai avuto paura del Covid ritenendo sempre la celebrazione della messa e l'incontro comunitario non distanziato più importante del minimo rischio di contagio.

Ed i civili? La comunità cattolica messicana di un secolo fa come abbiamo visto si è spaccata in due fronti, un po' come accadde alla società italiana ai tempi del coronavirus: c'era chi lottava mettendoci la faccia, rischiando tutto in nome di un ideale, e chi se ne fregava per salvare la pellaccia, nascondendo la testa sotto la sabbia, scomparendo nel nulla ed evitando di esporsi. La maggior parte in ogni caso, più o meno intensamente, appoggiò il movimento cristero.

E sotto pandemenza invece? Stendiamo un altro velo pietoso: a lottare strenuamente contro la dittatura sanitaria governativa ed ecclesiastica è stata soltanto una strettissima minoranza di persone. I più, totalmente plagiati dalla propaganda, hanno abbassato la testa, preparato accuratamente il deltoide senza il minimo dubbio, messo 3 museruole e vissuto come se nulla fosse. C'è stato un gruppo di cattolici in particolare che ha capito tutto fin da subito e non ha mai smesso di riunirsi, celebrare messa, incontrarsi e comportarsi come se nulla fosse: sono i tradizionalisti, i cristeros combattenti dei nostri giorni, con un'arma micidiale in mano: il rosario. Tutti No vax, mai una museruola in chiesa, un distanziamento, figurarsi la comunione in mano. Loro sono andati nelle catacombe ed hanno vissuto la clandestinità quando tutti gli ipocondriaci del mondo stavano rintanati nelle loro case ad infettarsi e vaccinarsi ripetutamente. Quando le chiese chiudevano loro celebravano nei loro templi (nel caso della Fraternità San Pio X) o si riunivano per il rosario.

Li ho conosciuti la prima volta proprio in Messico: io ero scioccato da misure così drastiche del governo, che arrivò a sbarrare le porte delle chiese e proteggerle con esercito, in pieno stile Calles, anche se poi gli antros (ovvero le discoteche), i bar ed i luoghi di ritrovo notturni erano tutti aperti. Erano chiuse solo scuole e chiese. Mi sembra giusto: istruzione e religione... Popolo senza memoria! Se c'era un paese dove le persone dovevano opporsi alla chiusura dei luoghi di culto, questo era proprio il Messico per i terribili ricordi della Cristiada!

Il fratello di Gaby mi portò con lui in una chiesetta sconosciuta ed erano tutti lì, numerosissimi, vicini, senza mascherina in viso, senza alcool. Senza la minima paura. Uno spettacolo visivo per i miei occhi unico. E lì ho detto tra me e me: «Questi qui hanno capito tutto! Io non ho la loro fede, ma li ammiro!»

Sì.... hanno capito tutto. Hanno capito l'importanza della tradizione, l'estrema bellezza e sacralità del rito antico in latino, un vero tesoro che cercano di preservare per il futuro denso di nubi. Hanno capito ciò che sta accadendo nella Chiesa, complice più o meno consapevole di un progetto satanico che porterà ad un governo unico mondiale ed una religione unica mondiale: una goccia di veleno alla volta, un po' di modernismo qua e là, qualche emergenza creata a tavolino, la propaganda massmediatica martellante ed il disastro presto sarà servito.

Proprio perché sono gli unici cattolici ad aver capito, sono sotto attacco. A metà 2021, in pieno delirium tremens pandemico, il pampero con il motu proprio “Traditionis custodes”, contraddice la liberalizzazione voluta da Ratzinger (che tolse anche la scomunica al tradizionalista Monsignor Lefebvre), ed impone fortissime restrizioni alla celebrazione del rito antico. Come se in quella situazione emergenziale, ed in una Chiesa afflitta da scandali ed in drammatica crisi vocazionale, fosse una priorità pazzesca calare la mannaia sui tradizionalisti. Bergoglio come Calles insomma. Inclusione per tutte le minoranze ma non per la loro. Mussulmani e protestanti sì, cattolici tradizionalisti no.

La storia insegna però, che la verità non si può nascondere a lungo e prima o poi, tutti i nodi vengono al pettine. Oggi le menzogne criminali nella gestione del Covid sono evidenti a tutti. Le stesse persone che ci insultavano ed invocavano chiusure per tutti e camere a gas per noi, oggi hanno il culo stretto di paura per gli effetti avversi da vaccino e vedono i loro figli in hikikomori con lo sguardo perso nel vuoto di un display, attacchi di panico e disturbi alimentari.

Ben presto il disegno dei potenti del mondo, inclusi quelli con camice bianco e la mitra in testa, si paleserà in tutta la sua satanica evidenza. Le masse teleguidate ed eterodirette con n museruole ed m buchi deltoidei da siero genico (n ed m tendenti entrambi ad infinito) si troveranno totalmente impreparate a gestire un tale cambiamento e saranno travolte. Capire ciò che sta accadendo nel mondo è il primo indispensabile passo per potersi salvare dallo tsunami che verrà.

Bene bene bene... ok ragazzi. Ho finito. Sono esausto dopo ben 3 settimane di studio e scrittura in pieno “stato di flow”, tutti i giorni, la sera fino all'una di notte... termino finalmente il post. Lunghissimo me ne rendo conto, ma Cristo Re meritava l'articolo più lungo del blog.

Ho anche concluso la lettura del libro Messico martire di Patrizio. Lo chiudo e lo reinserisco nella custodia di carta bollata che lui mi ha dato. Tranquillo Pat, l'ho trattato davvero con i guanti! Spengo il computer. Chiudo gli occhi e sospiro. Accarezzo Rio al mio fianco che già ronfa.

La Cristiada... che cacchio di storia ragazzi... quanto mi ha appassionato! Che viaggio incredibile che ho fatto insieme a Gaby alla ricerca di storie, foto e documenti persi nel tempo... dentro la mia anima più profonda, attraverso i meandri della fede in un territorio fino a poco fa a me del tutto sconosciuto... che travaglio interiore nel capire ciò che non avevo mai capito e rifiutavo a priori...

Oggi, dopo decenni di ateismo, io credo in Dio. Credo che se fossi vissuto in Messico 100 anni fa sarei stato un soldato cristero e magari sarei morto fucilato al grido Viva Cristo Rey, esattamente come sotto pandemenza ero solo contro tutti, famiglia compresa, pronto a tutto pur di non farmi iniettare a me ed ai miei figli quella spazzatura genica, pronto al divorzio, pronto alla fuga, pronto alla forca ed all'esilio. Mi guardo allo specchio e posso dire di esser fiero di come mi sono comportato e dell'intransigenza mantenuta quando tutto sembrava crollare.

In una società post cristiana così nichilista, consumista e materialista come quella di oggi, è bellissimo sapere di esser pronti a morire per un'ideale, per un principio giusto, per un'idea. Ancor di più, se l'idea è l'Idea per eccellenza, ovvero il nostro Dio, della cui esistenza oggi io sono certo.

Joselito proteggici dall'alto. Viva Cristo Re e la Vergine di Guadalupe!

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