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La Santa Muerte

Girando per i barrios delle città messicane, è possibile imbattersi, soprattutto se il quartiere è popolare e malfamato, in delle statue di diverse dimensioni e colori con una figura strana, scarnificata, tanto misteriosa quanto lugubre ed inquietante: uno scheletro con il teschio in bella mostra, coperto da una lunga tunica con il velo, stile Madonna cattolica, con la falce in una mano e il globo terracqueo nell’altra. Negli ultimi anni è anche possibile vederla in occasione dei festeggiamenti dedicati al Dia de Los Muertos.

Io l'ho incontrata per la prima volta nel 2010 nella terrazza del Pipila di Guanajuato. La fantasmagorica vista della tavolozza colorata della cittadina coloniale più bella del mondo, veniva messa in secondo piano da una maschera inquietante che subito mi mise un po' di timore.

Gaby, super cattolica e devotissima alla Madonna di Guadalupe, era con me. Ricordo benissimo che mi disse, con smorfia di disgusto e schifo, di non fissarla, di non fotografarla nemmeno, di andar via ed allontanarci. Io non capivo perché... d'altronde era un semplice travestimento! La fotografai e persi un po' di tempo ad osservarne tutti i dettagli, a costo del cazziatone successivo di mia moglie, che nel frattempo aveva portato via da lì Leonardo e Maya.

È la Santa Muerte, chiamata anche dai suoi seguaci, più per timore reverenziale che per affetto, la Niña Blanca (bambina bianca), oppure anche “La Flaquita” (ovvero la scheletrica), o ancora la “Dama Poderosa” (la dama potente) o la “Huesuda” (la ossuta). Dai detrattori viene invece chiamata Narco-Santa, la Madonna dei Criminali, oppure la Satanica Muerte.

Santa Muerte al belvedere del Pipila di Guanajuato

Una persona profana potrebbe erroneamente scambiarla per la Catrina di Posada di cui ho parlato nel post del Dia de Los Muertos, magari un po' più tetra e cattiva; anzi, decisamente più tetra e cattiva. Nulla di più sbagliato perché la Santa Muerte non ha niente a che vedere con la creazione di Posada e Rivera. I due scheletri non hanno nulla, ma proprio nulla in comune e si collocano su piani assolutamente separati e distanti tra loro.

Basta d'altronde guardarle per sentire a pelle l'enorme differenza... La prima da sensazione di pace ed ironia, è simpatica e buona, è una morta per così dire “addomesticata” sia dallo stato che dalla Chiesa e può ben essere accolta all’interno della coloratissima e caratteristica festa dei morti, anzi ne costituisce la regina incontrastata.

La seconda invece è tetra ed inquietante, cattiva, rancorosa e vendicativa: la sua recente comparsa nel contesto dei festeggiamenti messicani del Giorno dei Morti risulta decisamente fuorviante perché questa figura scarnificata riveste un significato totalmente diverso.

La Santa Muerte è un idolo pagano assai controverso e dibattuto, per i fedeli cattolici decisamente demoniaco. Il suo culto mescola molte pratiche e tradizioni della cultura popolare, tanto cattoliche (poco) quanto pagane ed esoteriche (tanto), creando un mix incredibile di sincretismo religioso in costante ed imprevedibile evoluzione. La Flaquita è assolutamente non riconosciuta dalla Chiesa che ne condanna il culto: d'altronde è un controsenso teologico adorare la morte se Gesù Cristo la sconfisse resuscitando. E poi tra l'altro, essa è tutto tranne che una santa in quanto non è mai vissuta: è nata già morta e scheletrica il 31 ottobre del 2001 e segue così, sempre più morta, sempre più scheletrica, sempre più cattiva e vendicativa.

La Santa Muerte, in Messico ma non solo, è oggetto di una devozione popolare libera e spontanea, anarchica, informale e non regolamentata, senza una teologia ufficiale e senza gerarchie consolidate che sfugge totalmente ad ogni regola ed al controllo dei vertici ecclesiastici, facendo più di un occhiolino al mondo della criminalità organizzata. La Chiesa ed anche lo stato cercano di scoraggiarne il culto con esorcismi e conferenze stampa, azioni più o meno eclatanti come distruzione di altari mediante l'esercito, costruzione dirimpettaia di statue di santi (veri) ed idoli cattolici, stigmatizzazione ed equiparazione degli adepti con criminali, narcotrafficanti o satanisti. Il più delle volte invece, obtorto collo, sono costretti a conviverci, abbassando il proprio livello di intransigenza e scendendo a patti con il diavolo visto il grande ascendente che questa figura borderline esercita soprattutto sugli strati più umili della popolazione.

Altare della Santa Muerte incontrato vicino l'aeroporto Benito Juarez di Città del Messico

Invano però: più la osteggiano e ne ostacolano il culto, più la devozione cresce. Il fenomeno è oggettivamente inarrestabile: dopo la Madonna di Guadalupe, la massima figura religiosa messicana, e San Giuda Taddeo, il patrono delle cause perse e disperate, la Dama Poderosa è nientepopodimeno che la terza icona più venerata nel paese perché creduta addirittura la “più miracolosa delle sante”.

Altare della Santa Muerte con ofrendas incontrato in zona stadio Azteca di Città del Messico

Dipinto della Santa Muerte incontrato nel quartiere di Tepito

Oggi la Flaquita ha un esercito stimato di oltre 12 milioni di devoti, stima tra l'altro assolutamente per difetto. Pensare che solo a Città del Messico ci sono oltre 1500 altarini a lei dedicati! I negozi esoterici con statue e dipinti si moltiplicano in modo inversamente proporzionale all'affluenza dei cattolici nelle Chiese ed il suo culto si diffonde a macchia d'olio grazie soprattutto alla narco-cultura, cioè la cultura di morte, violenza estrema, orrore e terrore legata ai cartelli della droga, ormai radicata fortemente nel paese come lo era nella Colombia di Pablo Escobar.

La crescita costante ed inarrestabile degli adepti travalica oggi i confini nazionali grazie ad internet, ai giornali, al passaparola, per arrivare in Europa e negli angoli più remoti ed impensabili del pianeta. Sempre più frequentemente qui in Italia ad esempio mi capita di incontrare ragazzi tatuati con la Dama Blanca. In realtà, faccio qualche banale domanda strategica e capisco che sanno poco o nulla di essa: solo moda. Non sanno nemmeno di non aver tatuata la Flaquita ma un ibrido “Catrina-Santa Muerte”... Andassero a Tepito e vedrebbero dei veri suoi tatuaggi a tutta schiena!

Le origini della Santa Muerte ed i suoi fedeli

Le origini della Santa Muerte sono dibattute: alcuni studiosi pensano che abbia origini africane, altri la relazionano con alcune divinità della santeria cubana, altri fanno risalire il culto alle civiltà preispaniche, dove esistevano divinità dell’aldilà e dell'inframondo con maschere a forma di teschio.

Quel che è certo è che gli indios 400 anni fa la veneravano e la fecero sopravvivere alle persecuzioni dell'Inquisizione. Essi pur vivendo sotto il dominio della Corona spagnola, mantennero più o meno segretamente la loro lingua nonché numerose tradizioni del passato: le statuette di legno con lo scheletro e la falce, durante l’epoca coloniale furono nascoste dalle famiglie indigene e tramandate di generazione in generazione fino ad arrivare ai nostri giorni.

Negli anni Novanta questa tendenza crebbe soprattutto nel torbido sottobosco dei barrios malfamati di Mexico City come Tepito: i pochissimi che ne parlavano a mezzo stampa lo facevano per lo più in termini dispregiativi associando banalmente il suo culto alla superstizione della delinquenza organizzata, sminuendo dunque una devozione estremamente più antica e complessa.

L'esplosione del culto della Santa Muerte è avvenuto a partire dal nuovo millennio. E c'è una data ben precisa: il 31 ottobre 2001. La Santa Muerte dopo esser vissuta, o meglio sopravvissuta per secoli nella clandestinità delle cerimonie private, riemerse prepotentemente e tornò per le strade, sui mezzi pubblici e nei cortili delle case popolari dei quartieri degradati con poster, murales, altarini, processioni e rosari.

La tragedia dell'11 settembre delle Twin Towers a New York, temporalmente molto vicina, la spietata guerra tra cartelli del narcotraffico e le terribili condizioni sociali, politiche ed economiche del Messico improntate alla disuguaglianza più estrema ed intollerabile, hanno infatti generato improvvisamente le condizioni ideali per lo sviluppo del culto alla luce del sole, senza più paura.

In quegli anni, i messicani hanno mangiato morte a tavola in tutte le salse, con atrocità forse mai viste nel corso della loro storia: i cartelli messicani del narcotraffico il cui esponente di punta è stato indubbiamente il famoso Joaquìn Guzman Loera detto “El Chapo”, sono stati responsabili di oltre 200.000 tra morti ammazzati e desaparecidos nel decennio 2007-2017. Pablo Escobar era in confronto un ladro di polli.

Il Messico era ed è tuttora pieno zeppo di persone che vivono “prossime alla morte”, ogni giorno sul filo del rasoio: sono proprio queste persone che si sono sentite attratte dalla Gran Falciatrice la quale diventa davvero l'ultimissimo appiglio per i disperati, per i criminali ed i morti che camminano, per gli sconfitti della globalizzazione, per gli scarti umani di una società turbocapitalista dove privatizzazioni neoliberiste, individualismo, materialismo, nichilismo e disuguaglianze crescenti sono in costante ed inarrestabile crescita da svariati decenni.

Non la Chiesa, non lo Stato corrotto, ma La Santa Muerte dà alle persone sole ed emarginate l’opportunità di ribaltare la propria esistenza, di riscattarla da quella fogna di povertà e disperazione, dando un senso di appartenenza ad una comunità con un ideale condiviso. Fa credere in un mondo migliore, dà l'illusione della speranza e della giustizia: nulla più che la morte d'altronde porta giustizia nel mondo perché essa non fa distinzioni sociali.

Inevitabilmente però si varca un confine proibito e pericoloso, si cammina in un territorio minato allontanandosi da Dio ed abbracciando la stregoneria, l'esoterismo e la magia. Forse, anzi probabilmente, anche il satanismo.

Ecco dunque che tra i suoi fedeli ci sono narcos, spacciatori di strada, rapitori, carcerati, tossici, puttane e puttani, poverissimi, disperati in generale o comunque chi vive ai margini della società. Praticamente oggi tutti i narcos sono devotissimi alla Santa Muerte e fanno a lei invocazioni particolari e cerimonie prima di ogni mattanza. Prima pregano la Flaquita e poi squartano, decapitano, sbudellano persone o le sciolgono nell'acido. Ecco perché la Santa Muerte è detta la “protettrice dei delinquenti” o “narco-santa”: lo è fin dagli anni '80, quando vennero rinvenute le sue statuette nei nascondigli delle terribili bande dei narco-satanici di Tamaulipas, spesso addirittura collocate a fianco della Madonna di Guadalupe.

Se è vero che la Santa Muerte è adorata praticamente da tutti i narcos e criminali messicani, è anche vero però che non è adorata solo da questi. Tra i suoi devoti ci sono indubbiamente delinquenti, di piccolo medio ed altissimo livello. Ma ci sono soprattutto poveri, emarginati, vulnerabili e disperati. Ed anche insospettabili. Il culto sta pian piano superando le differenze di classe e di razza coinvolgendo anche politici, artisti, impresari e molte persone di medio-alto rango sociale. Sempre più spesso tra gli adepti si vedono anche persone comuni, operai ed semplici impiegati con famiglia: la globalizzazione dei mercati genera infatti “glebalizzazione” della società e la classe media in tutto il mondo tende a scomparire. È la legge del capitalismo che temporalmente esponenzializza ed esaspera sempre più le differenze economiche e sociali.

E poi, in fondo il concetto di precarietà, disperazione ed abbandono è soggettivo. Anzi, probabilmente, senza una solida fede in Dio, non solo è soggettivo ma è anche universale, data la fragilità della condizione umana e la precarietà dell'esistenza.

I fedeli la adorano perché la temono e la temono perché l'adorano in un circolo vizioso e perverso, che si alimenta di apparizioni oniriche e presunti miracoli indimostrati ed indimostrabili: questi ultimi sono per lo più eventi banali ovviamente ben spiegabili senza alcuna necessità dell'intervento soprannaturale, ma enfatizzati all'inverosimile da fedeli e dai vari predicatori che convincono le masse e si autoconvincono di ciò che dicono.

C'è la credenza magico-esoterica che la Flaquita sia in grado di soddisfare qualunque richiesta, dalle più semplici alle più depravate: i credenti richiedono alla Santa Muerte ogni tipo di grazia o protezione, incluse fatture ad altri e liberazione dal malocchio. Favori di questo tipo nel gergo di Tepito sono detti paros (plurale di paro), dal verbo parar che significa fermare, arrestare... ma in spagnolo paro (cardiaco) significa anche arresto cardiaco, chissà, forse a sottolineare l'ambiguità di questa figura pagan cattolica satanica che può arrestare sia il malocchio e qualsiasi problema, che la vita stessa. Digressione doverosa: certo che oggi la Santa Muerte si sta divertendo da morire con tutti questi malori improvvisi da siero genico!

I fedeli ovviamente ne hanno paura e cercano pertanto di accattivarsela con quel che possono lasciando delle offerte nel suo altare. Niente candele o incenso. Figurati, quella è roba per santi cattolici! A lei invece qualche moneta, banconote messicane e dollari americani, frutta, birra, whisky e tequila, sigari, dolci, sigarette e spinelli di marijuana, addirittura piccole dosi di droga come metanfetamine. Le invocazioni cominciano sempre con «Santa Muerte del mio cuore, non mi negare la tua protezione». I più devoti presentano vistosi tatuaggi che ricoprono il loro corpo, i quali sono sempre ostentati con grande orgoglio.

A Città del Messico, per studiare il fenomeno della Santa Muerte

A fine anno del 2020, tutta l'Italia era dualisticamente e bipolarmente in pieno clima di terrore e isteria collettiva, ma contemporaneamente anche di eccitazione, speranza ed euforia generale: terrore a causa di un brutto raffreddore che soprattutto a causa di protocolli medici basati su tachipirina e vigile attesa uccideva qualche ultraottantenne con n tendente ad infinito patologie pregresse; speranza ed euforia per l'arrivo in pompa magna di sieri genici sperimentali da iniettare ripetutamente nei deltoidi per accelerare il più possibile i piani di depopolamento mondiale dei mostri del WEF avvelenando l'umanità intera.

Ma siccome né io, né Gaby, Leo e Maya vogliamo dare il consenso “informato” al programma di depopolamento ma vogliamo comunque mantenere sacrosante libertà e diritti, decidiamo di abbandonare temporaneamente un mondo che ideologicamente non ci appartiene più e voliamo in Messico.

Un paio di giorni trascorsi nella capitale divengono così l'occasione per cercare di capire meglio il culto della Santa Muerte, così segreto, inquietante, temuto e misterioso. Ed a tal fine, non posso che andar in due luoghi in particolare del “monstruo”: Tultitlàn nella periferia e Tepito nel centro. A Tultitlàn infatti esiste la statua della Santa Muerte più grande del mondo di proprietà di Enriqueta Vargas, defunta nel 2018, mentre a Tepito, all'interno del “triangolo d'oro della Santa Muerte” (un triangolo immaginario delimitato dalle 3 fermate metro Tepito, Morelos e La Merced) si trovano i 3 luoghi devozionali pubblici più importanti della Flaquita: il famosissimo altare di Enriqueta Romero, il primo nato ed in assoluto il più importante al mondo, l’oratorio di Santa (Muerte) Esperanza di Doña Blanca, in via Alarcón 38 all’angolo con Ferrocarril de Cintura, tuttora operativo anche se poco frequentato, molto meno rispetto al primo, ed infine il Santuario Nazionale della Santa Muerte della Iglesia Santa Católica Apostólica Tradicional México-USA abbreviata in ISCAT Mex-USA.

Quest'ultima associazione religiosa nacque dall'idea di un personaggio assai controverso, “padre” David Romo Guillén (padre tra virgolette in quanto il titolo di arcivescovo se lo diede lui stesso!) il quale viveva di provocazioni e sensazionalismi e cercò maldestramente di istituzionalizzare la fede della Santa Muerte, codificandone i rituali, ordinando e formando un proprio clero, trasformando così il culto in una vera e propria religione gerarchizzata sotto l'egemonia della sua Chiesa Tradizionale Tex-Mex. A tal fine ci furono anche contatti e tentativi di unione, sempre però falliti, tra lui e le due Enriquetas (la Romero e la Vargas).

Tuttavia, nonostante la fama e la presenza mediatica di David Romo crescessero a dismisura, il numero dei devoti che lo seguivano non faceva altrettanto, finché egli non fu arrestato nel 2011 e condannato a 66 anni di carcere (un numero un programma...) per estorsioni e sequestro di persona. Il suo santuario resta in ogni caso ancora aperto, mantenuto dai suoi eredi, anche se comunque è poco frequentato. Oggi praticamente, dei 3 santoni iniziali, solo Enriqueta Romero è ancora operativa.

Lascio moglie e figli al sicuro da amici e parenti nella capitale e mi avventuro nei bassifondi di Mexico City. Non nego che avevo un certo timore. Ma non per i bassifondi, figurati... Sono stato nei peggio posti di Guatemala, Honduras, El Salvador o dell'Africa nera... so come si va in questi luoghi. So trasformarmi benissimo e diventare come loro. Mi vesto come loro, straccione, bandana in testa, occhiali da sole, barba lunga, vestiti sporchi e maleodoranti, birra in mano. Mi denudo di tutto, anelli, orologi, collane. Niente zaino o marsupio dietro. Niente portafoglio in tasca, solo qualche decina di euro in valuta locale nel caso di assalto (tra l'altro finora mai accaduto), tanto meno macchina fotografica vistosa ma solo smartphone e neppure di fascia alta. Niente di niente. Giro rigorosamente di giorno, mai quando cala il buio. Ed improvvisazione totale, mostrando però sempre massima sicurezza negli spostamenti. A Tepito si dice che ti assaltano “si caminas pendejando”. Ho il vantaggio poi di parlar bene lo spagnolo cosicché la comunicazione con i locali è possibile.

No, il timore non era per le zone degradate che avrei visitato. Mi inquietava piuttosto la figura della Flaquita ed i personaggi che avrei potuto incontrare. Ero spaventato dal fatto di dovermi avvicinare pericolosamente all'esoterico. Non sapevo dove sarei andato a parare.

Ma io già stavo conoscendo San Michele Arcangelo, avendo già visitato 4 dei 7 santuari della sua linea sacra: così nei bassifondi sono andato con lui, con il suo santino del Gargano sempre in tasca. Lui mi avrebbe protetto dal male ed mi avrebbe tenuto ben a distanza dall'essere immondo.

La Santa Muerte di Tultitlàn

Prendo il treno leggero e dopo un'oretta di viaggio dal centro giungo alla stazione di Tultitlán nella periferia estrema della sterminata capitale. Un luogo di una bruttezza e di uno squallore davvero indescrivibili. La statua gigante della Santa Muerte, la più grande del mondo superando i 22 metri d'altezza, si trova lungo un'arteria molto trafficata, la Avenida López Portillo, all'interno di un'area recintata col filo spinato e rete elettrificata, circondata di capannoni artigianali e parcheggi auto improvvisati: è ben visibile da lontano, inquietante e brutta come non mai.

Un grosso cancello nero con croci e statuette della Flaquita in bella mostra dentro teche di vetro protette da sbarre ed “innaffiate” con bottigliette d'acqua riempite di tequila, impedisce l'accesso all'area sottostante la statua gigante. È chiuso con un catenaccio. Un passante mi dice che il tempio è temporaneamente chiuso causa Covid. Pure la Santa Muerte cazzo ha paura del raffreddore! Da non credere... Riesco comunque ad intravedere ciò che c'è dentro arrampicandomi in equilibrio precario sopra al cancello.

Lo spazio devozionale è costituito da un ampio cortile, che si trova dietro al negozio di esoterismo, la cui serranda nera è pitturata con la scritta “Santa Muerte Internacional”. All'ingresso si trova un coloratissimo mural che ricorda il legame e la continuità che esiste tra la Dama Blanca e le divinità dell'inframundo delle culture precolombiane. E poi i soliti altarini con le statue, degli spazi riparati da tettoie improvvisate per le cerimonie, tavoli e sedie etc...

Il fondatore del santuario si chiama Jonathan Legaria Vargas, meglio noto con il nome di battaglia di Comandante Pantera o Padrino Endoque. Se il nome Pantera era dovuto a un grosso tatuaggio sul braccio, "Endoque" indicava invece un grado della santeria a cui egli apparteneva, una forma di religione sincretica tipica dell'America Latina, dei Caraibi in particolare.

Grande amante della vita mondana, auto di lusso, ristoranti e vestiti firmati, egli era devotissimo alla Flaquita e conduceva regolarmente cerimonie e “messe” (virgolette doverose) nel tempio da lui fondato, costruito sul terreno regalatogli da una sua seguace.

Venne ammazzato a soli 26 anni nel 2008, crivellato con oltre 150 colpi di kalashnikov, pochi mesi dopo aver costruito la statua della Falciatrice più grande del mondo. Non è dato sapere quale fosse il suo lavoro ufficiale, ma sicuramente non era un impiegato di banca...

La sua immagine con lo sfondo della Santa Muerte è proprio nella gigantografia all'ingresso, sopra al cartellone pubblicitario che sovrasta il negozio del tempietto di servizi e prodotti esoterici, calamitando inevitabilmente l'attenzione di tutte le auto in transito nella López Portillo: il Padrino Endoque è a braccia allargate, come l'orribile statua della santa scarnificata che si trova dietro di lui.

Sua madre, la signora Enriqueta Vargas, donna dalle spiccate doti imprenditoriali, gran predicatrice, tanto carismatica quanto affabulatrice, decise di onorare la memoria del figlio continuando a propagare il culto a cui El Pantera era tanto devoto, integrandolo però rispetto alle messe o ai rosari tipici celebrati a Tepito, con rituali originali ed eccentrici come benedizioni, consacrazioni, matrimoni, battesimi, cerimonie on line e presenza sui social media, inclusi anche riferimenti alle culture maya ed atzeca. Ha anche praticamente “santificato” suo figlio, sempre accostato in tutte le salse possibili alle statuette della Santa Muerte, addirittura in vendita nel negozietto di articoli esoterici all'ingresso sotto forma di mezzi busti e fotografie.

La Vargas è riuscita a calamitare l’attenzione dei mass media, forse ancor più di quanto aveva fatto il figlio, accentrando su di sé diversi ruoli, dall'organizzatrice di eventi alla predicatrice, dalla manager tuttofare e guardiana del tempio alla leader religiosa.

Il suo più grande progetto, ora stagnante dopo la sua dipartita, era di diffondere la conoscenza della Santa Muerte (e di suo figlio) in tutto il mondo mediante l'associazione “Santa Muerte Internacional” già avviata dal figlio, magari col tempo codificando e regolamentando anche il culto, un po' come pensava di fare Padre David Romo creando una “Chiesa” della Santa Muerte.

Considerazione mia: sembra che la Flaquita punisca amaramente, con la morte o con il carcere, chiunque osi tentare o solo pensare di istituzionalizzare il suo culto, che per costruzione è invece intrinsecamente anarchico ed in perenne evoluzione.

Tepito, il “barrio bravo”

L'inquietante fenomeno della Santa Muerte non poteva che nascere in Messico, paese in cui la morte è al centro dell'esistenza di tutti e le coloratissime e folkloristiche cerimonie del Dia de Los Muertos sono persino diventate patrimonio dell’umanità Unesco. E l'epicentro nevralgico mondiale di questo culto non poteva che essere la fogna di Tepito, il più pericoloso e malfamato quartiere della sterminata megalopoli messicana, chiamato comunemente il “barrio bravo”, o anche la “fabbrica dei delinquenti” in quanto regno incontrastato di sicari e criminali, rapinatori e delinquentelli di strada, prostitute e contrabbandieri di ogni tipo.

Uscita della fermata metro di Tepito

È un quartiere piuttosto centrale, a solo una manciata di fermate metro dallo zocalo, ma qui la polizia non entra proprio e nemmeno osano gli stessi “chilangos”: il disagio sociale è estremo e si fonde e confonde col business delle armi e del narcotraffico, gestito da bande spietate dedite anche al satanismo come la famigerata Uniòn di Tepito, in perenne guerra con l'Anti Uniòn per la riscossione del pizzo nei negozi ed il controllo del mercato degli stupefacenti. Le prime 6 strade con più omicidi della capitale, appartengono tutte al barrio bravo; i morti ammazzati spesso sono torturati e fatti a pezzi in un orrore senza fine e senza limite, senza distinzione di età e sesso: a volte, gli sfortunati sono addirittura solo bambini. Per vendetta ed a volte anche per dei sacrifici umani.

Appena scendo dalla fermata metro Tepito e supero l'enorme mercato all'aperto che si estende senza soluzione di continuità, capisco subito di esser entrato nel regno del culto della Santa Muerte: gli altari abbondano, sia pubblici che privati, sia fissi che mobili su ruote, cosiccome i negozietti esoterici improvvisati, i venditori ambulanti per strada con magliette e gadget della Niña Blanca.

Le statuette sono ovunque, di ogni colore e dimensione. Mille sono le varianti possibili, con le diverse sfumature cromatiche che hanno un significato che corrisponde a quello della tradizione occidentale: oro per i soldi, per l'economia ed il lavoro, rosso per l’amore e l’amicizia, bianche per la protezione totale ed eventuali guarigioni da malattie, nere per la forza e le pratiche occulte, bianco per la purezza e l'armonia, azzurro per l'equilibrio, il verde per la giustizia ed i problemi legali. Ne esiste anche una versione multicolor, quindi "tuttofare", con molti poteri. A volte è patriota e indossa la veste tricolore bianca rossa e verde, a volte è addirittura esageratamente blasfema perché presenta le sembianze della Madonna di Guadalupe. Quasi sempre ha la falce in mano ed il globo terrestre, ma si può vederla anche accompagnata da un gufo, oppure alata con una bilancia in mano (un po' come San Michele Arcangelo che pesa le anime nel giorno del giudizio universale...) oppure ancora con una clessidra ad indicare il tempo ricordando l'inesorabile count-down a cui siamo soggetti fin dal primo giorno della nostra esistenza; se ne conoscono anche versioni in motocicletta ed addirittura incinta. Chissà se oggi, dopo milioni di morti ammazzati nel mondo dal siero genico, esiste anche la versione della Santa Muerte con la museruola (alias la mascherina FFP2), la siringa assassina Pfizer al posto della falce ed una tachipirina al posto del globo. Burioni, Bassetti e compagnia bella farebbero carte false per averla!

A Tepito, credo davvero che avrei potuto scattare qualche milione di foto... Tra bambini che giocano scalzi con copertoni di auto e sniffano colla bruciandosi il cervello, adulti che rovistano nella spazzatura, barboni che dormono ubriachi sopra le panchine o per terra... persone tatuate con la Santa Muerte, ragazzine poco più che bambine che ti ammiccano e ti si offrono per quattro soldi... ma non volevo dare nell'occhio ed ho cacciato lo smartphone, manco di fascia alta, il meno possibile, solo quando necessario e sempre previo permesso delle persone.

Disperati che rovistano nella spazzatura a Tepito

Il degrado umano regna sovrano a Tepito...

Mural in Calle de Alfarerìa di Tepito

La fatiscente Calle Alfarerìa

L'altare della Santa Muerte a Tepito più frequentato, meta di continuo ed incessante pellegrinaggio, si trova al piano terra in Calle de Alfarerìa al civico 12, vicino ad una piazzetta invasa dai rifiuti che sembra un po' un girone dell'inferno, tanti sono i disperati e le persone senza futuro buttate per terra, sedotte e poi abbandonate al loro destino dal sistema capitalista.

Prima di imboccare la via, incontro dei ragazzi che non avendo racchette né tanto meno un campo, giocano un tennis improvvisato con le mani ed il muro di un edificio fatiscente. Mi invitano, ma dopo un po' ho un male atroce alla mano! Loro hanno i calli ed anni sicuramente di pratica. A tennis non farebbero manco un 15 con me, ma in quello pseudo sport con loro farò letteralmente una figura di merda.

Saluto i simpatici ragazzi e mi dirigo verso il vicino civico 12. Pochi passi e sono di fronte al luogo di culto della Santa Muerte più famoso del mondo. La statua scheletrica, protetta da una teca di vetro e ben visibile dalla strada, si trova nell'atrio di ingresso sempre aperto al pubblico che oggi funziona un po' anche come polo d’aggregazione sociale. Un brivido, non di emozione, ma di paura attraversa tutta la mia schiena.

La Santa Muerte di Doña Queta in Calle de Alfarerìa 12

Proprietaria e guardiana del luogo devozionale è la signora Enriqueta Romero, conosciuta ovunque come Doña Queta. È vedova, come d'altronde molte donne di Tepito: suo marito è morto ammazzato nel 2016 da sicari in motocicletta proprio all'ingresso dell'abitazione davanti l'altare. No, neanche lui come El Pantera credo lavorasse in banca da impiegato... In ogni caso, la morte violenta dei familiari più cari sembra davvero esser una costante nella vita di tutte le “sacerdotesse” del culto.

La sig. Enriqueta Romero pregando la Santa Muerte

Doña Queta dopo aver tenuto per anni le cerimonie in gran segreto riservandole a pochi eletti e tenendole ben lontano da occhi indiscreti, il 31 ottobre del 2001 mostrò per la prima volta al pubblico la statua della Santa Muerte facendola uscire da un lungo periodo di clandestinità.

Da quella data, il culto alla Flaquita è cresciuto esponenzialmente, addirittura incoraggiato da sacerdoti, poi ovviamente scomunicati dalla Chiesa. Centinaia di fedeli ogni giorno, sia del quartiere, sia della capitale, sia di fuori, si recano in pellegrinaggio all'altare di Enriqueta, soprattutto in occasione delle festività del Dia de Los Muertos, del 31 ottobre (il compleanno ufficiale della Santa Muerte) e del primo giorno di ogni mese quando si recita il “rosario” pubblico (virgolette doverose) proprio sull'atrio d'ingresso, con le strade circostanti invase da una fiumana di persone.

La fila per entrare nel principale luogo di culto di Tepito normalmente è lunga perché lo spazio antistante la statua è piccolo, e dentro non c'è posto per più di 3-4 persone in preghiera. Ma sono fortunato perché oggi c'è poca gente. Sarà per l'ora, visto che è tarda mattinata.

Chiunque entra si prostra dinnanzi alla Gran Falciatrice, prega, fa offerte, visita il negozietto esoterico a lato dell'altare dove si trovano statue, quadri e dipinti di ogni colore, prezzo e dimensione, e poi scambia due chiacchiere con Enriqueta. Lei ascolta paziente, consiglia, rincuora e rimprovera. A volte su richiesta impartisce una benedizione o recita una preghiera: la comunità di Tepito infatti oramai la considera la portavoce del verbo della Santa Muerte attribuendogli un ruolo quasi mistico d’intermediazione con il mondo dell'occulto e dell'ignoto.

Devoti della Santa Muerte inginocchiati in preghiera in Calle de Alfarerìa 12

Io sono fuori, ad un paio di metri di distanza dall'altare e faccio conoscenza con un ragazzo con la felpa rossa di marca Adidas che sta attendendo il suo turno. Non voglio dar l'impressione di cercare informazioni, dunque parliamo del più e del meno. Lui ha perso recentemente entrambi i genitori ed è da sempre devotissimo al culto della Flaquita. Ha tatuaggi dappertutto, addirittura nella testa; immancabile quello della Santa Muerte nel polpaccio. Avrei voluto fotografarlo ma non l'ho fatto per non rovinare l'atmosfera di complicità che si era creata.

Poco prima di entrare accende una canna di marijuana. Fa due tiri, me ne offre uno che non rifiuto per non infastidirlo. Supera l'atrio d'ingresso, un saluto ad Enriqueta ed inginocchiato dinnanzi alla teca di vetro, prende ad inalare ripetutamente e velocemente dal cannone in bocca sbuffando il fumo in uscita verso la Santa Muerte e saturando ben presto tutta l'aria di THC. Poi prostrato dinnanzi alla sua divinità pagana, quasi totalmente sdraiato a terra faccia in giù comincia a pregare. Prima di andar via, poggia alla base dell'altare lo spinello ancora acceso, a far da bella compagnia alle altre ofrendas, ovvero sigarette, un sigaro Cohiba, una mela, un tequila, dei cioccolatini, un Jack Daniels in lattina. Addirittura uno yougurt Yakult.

Prendo coraggio ed entro anche io. Doña Queta mi vede. Mi fissa. Sa bene che non sono un devoto. Non ho tatuaggi con teschi e falci, sono l'unico che non si inginocchia e non si prostra dinnanzi alla statua, che non tocca, non piange e non porta offerte, ma osserva solo. Mi sorride blandamente, come se mi desse disponibilità al dialogo. Ed appena ce ne è la possibilità scambiamo due chiacchiere. Mi autorizza a far (poche) foto, chiedendomi però di non fotografare lei. Mi dice che l'anno prossimo ci sarà una gran festa per il ventennale della prima esposizione. Con delicatezza estrema, gran voglia di capire ma nessuna di urtare la sua sensibilità, giro il discorso su Tultitlàn e su padre David Romo; sul suo volto però appare una smorfia e non insisto minimamente.

Capisco che c'è dell'astio. Credo che si scontrino visioni totalmente opposte del culto: la Santa Muerte International di Tultitlàn, esattamente come l'ISCAT MEX-USA, vuole globalizzare, gerarchizzare e regolamentare la devozione popolare della Flaquita, per definizione totalmente anarchica, informale, spontanea, libera da dogmi ed in perenne evoluzione sincretica, mentre Calle de Alfarerìa di Tepito vuole lasciar la devozione in mano al pueblo, senza intermediari, senza vertici, senza regole, senza obiettivi futuri; per questo motivo Doña Queta non ha mai accettato di “confluire” o comunque vincolarsi ad associazioni, organizzazioni o iniziative di qualsiasi tipo.

Una cosa è evidentissima camminando per le strade di Tepito: la contrapposizione tra divino ecclesiastico ed occulto esoterico. È in corso qui una vera e propria guerra religiosa tra i devoti della Santa Muerte ed i cattolici che reputano la prima devozione come satanica. Dovunque c'è un immagine o un altare dedicato alla Santa Muerte, nelle immediate vicinanze o addirittura proprio davanti ad esso compare la statua della Madonna di Guadalupe, oppure anche di San Giuda Taddeo o San Michele Arcangelo, il Principe spadaccino delle Milizie Celesti contro il demonio, quale tentativo di contrastare l’avanzata inesorabile di idolatrie pagane.

In particolare, la contrapposizione più forte è tra le due “Madonne” nazionali, le quali sono oggettivamente l'antitesi l'una dell'altra: Maria “La Lupita” è buona e misericordiosa, umile, pura ed obbediente, ma nonostante questo spietata col serpente a cui un giorno schiaccerà la testa secondo quanto scritto nel libro della Genesi; è bellissima e di carne, dalle fattezze umane e per questo infonde pace ed armonia. La Santa Muerte di contro è “cabrona”, cioè stronza e vendicativa, scarnificata e scheletrica. Brutta come la fame. Incute paura e timore reverenziale. Strizza l'occhio al serpente anziché calpestarlo.

Cappella "La Villita" dedicata alla Madonna di Guadalupe vicino all'altare della Santa Muerte di Enriqueta Romero

Intorno al tempietto di Enriqueta Romero è tutto un proliferare di statue della massima icona religiosa messicana, quasi a circondare ed annullare la potenza satanica del principale luogo di culto mondiale della Santa Muerte. Ad una cinquantina di soli metri dal tempietto di Enriqueta Romero, sorge la “Capilla La Villita” in onore alla veneratissima Vergine di Guadalupe. Se Tepito è il cuore della venerazione alla Flaquita, non tutta Tepito infatti probabilmente ne è devota, anzi, cerca di opporsi alla sua avanzata inesorabile.

Santa Muerte e Jesus Malverde

Quasi sempre accostato alla Santa Muerte, Jesus Malverde è un altro santo popolare non ufficiale veneratissimo in Messico: è un personaggio assai controverso ed intrigante a cavallo tra realtà e leggenda vissuto nello stato di Sinaloa tra la fine del 1800 ed i primi anni del 1900. Secondo il mito, era un fuorilegge romantico, un Robin Hood che operava nella alture della città di Culiacàn rubando ai ricchi latifondisti per redistribuire ai poveri.

Jesus Malverde con la pistola a fianco della Santa Muerte in un altare di Città del Messico

Ben presto, attorno alla figura di Jesus Malverde si è sviluppato un culto sincretico, soprattutto da parte della classe più povera, che dallo stato di Sinaloa poco a poco si è propagato in tutto il paese, andando il più delle volte a braccetto con la devozione alla Flaquita: il bandito era in effetti un modello di coraggio e generosità, un uomo di parola, un uomo d'onore.

Anche se a tutt'oggi è impossibile sapere quali aspetti siano reali e quali frutto dell'immaginazione, e molti mettono addirittura in discussione la stessa reale esistenza del personaggio, i racconti sulla sua vita avventurosa ed altruista sono i più vari e disparati, cosiccome sulla sua morte, manco a dirlo violenta. Alcuni dicono che sia stato catturato, venduto da un compare per riscuotere la taglia, consegnato alle autorità, condannato all'impiccagione senza sepoltura e lasciato penzoloni a marcire finché non cadde a terra. Le persone, impossibilitate dalle guardie ad avvicinarsi, presero a tirar pietre sul luogo dove giacevano i suoi resti in decomposizione, e poco alla volta queste formarono un tumulo che diedero degna sepoltura al corpo.

Altri invece credono che sia stato colpito da un proiettile, ed una volta capito che per lui non c'era più nulla da fare, decise di farsi consegnare al nemico da un suo compagno per riscuotere la taglia e devolvere tutto ai poveri: questo sarebbe stato l'ultimo furto alla Robin Hood della sua incredibile vita, nonché il più sostanzioso perché la taglia sulla sua testa era molto alta.

Statua di Jesus Malverde di Doña Alicia Pulido

Jesús Malverde è conosciuto come "Il Santo dei Narcos", principalmente perché è stato accertato in seguito a perquisizioni ed arresti, che alcuni dei narcotrafficanti più famosi del paese, come ad esempio il famigerato e spietato “El Lunares” leader del cartello Uniòn di Tepito, erano dediti al suo culto. El Lunares addirittura fu responsabile di orribili rituali satanici: sacrificava le proprie vittime in onore del serpente biblico, conservandone ossa e teschi in casa sua.

Ma anche qui con Jesus Malverde, come con la Santa Muerte, la stampa ci ha sguazzato alla grande: se è vero che molti narcos, molti fuorilegge ed in genere le persone che in Messico non svolgono affari onesti e legali sono devoti al bandito ed alla Falciatrice, è anche vero che il maggior numero di fedeli si incontra soprattutto nella classe medio-bassa della popolazione, non necessariamente dedita alla delinquenza.

Il tempio di Malverde più importante si trova ovviamente a Culiacàn, capitale dello stato di Sinaloa, ma anche a Città del Messico esiste un famoso santuario a lui dedicato: lo ha fondato nel 2007 nella Colonia Doctores Doña Alicia Pulido, per ringraziare il santo dei narcos che secondo lei le aveva salvato il figlio da un pauroso incidente stradale. Praticamente Alicia riveste per la comunità dei “malverdiani” un ruolo di guida spirituale simile a quello di Doña Queta a Tepito ed a quello che era di El Pantera o di sua madre a Tultitlàn: stesso carisma, stessa capacità catalizzatrice ed accentratrice.

Dentro al suo immancabile negozio di esoterismo ci sono altari mobili su ruote, statuette e gadget vari. A colpire l'attenzione del visitante però è soprattutto un grande altare che svetta su tutto il locale: è fisso e sopraelevato rispetto al pavimento, con la Huesuda vestita di rosa che ha ai suoi piedi candele accese, un bicchiere di vino rosso ed una bottiglia di tequila.

Gli altari della Santa Muerte di Doña Alicia Pulido

Di fronte al negozio, ad un paio di metri di distanza sul ciglio della strada, è stata costruita una vetrina di cristallo con dentro la statua di Jesus Malverde, molto elegante e ben vestito in completo bianco, affiancato alla figura tetra e perturbante della onnipresente Santa Muerte.

Come con la Dama Blanca, ma con molto meno timore reverenziale (in quanto il “bandito generoso” non è vendicativo come lei), il popolo devoto si rivolge a Jesus Malverde con le solite preghiere ed ofrendas per i “paros”, ovvero per fermare un presunto malocchio, per guadagnar soldi il più delle volte con traffici illeciti, risolvere i problemi quotidiani, e via dicendo.

Altare di Jesus Malverde e della Santa Muerte di fronte al negozio di Doña Alicia Pulido nella colonia Doctores di Città del Messico

La Santa Muerte: le colpe della Chiesa cattolica e dello stato

«Dio non gioca a dadi con l'universo», disse il grande Albert Einstein. Nemmeno io ho mai creduto al caso in questo pianeta. Non credo sia un caso che la religione cattolica perda sempre più terreno, in Messico ma non solo, a favore di culti non ufficiali, a volte esoterici e borderline come quello di Jesus Malverde e della Santa Muerte.

La Chiesa giustamente critica il fenomeno, ma non è esente da colpe. Anzi, gran parte della colpa è proprio la sua. Si è allontanata dalla tradizione pre Concilio, abbracciando un modernismo inclusivo delle minoranze (tutte tranne due: no vax e tradizionalisti) ma esclusivo della maggioranza. Un po' come ha fatto negli anni la sinistra mondiale, ossessionata dai diritti civili di gay e migranti, che ha perso di vista i diritti sociali delle masse abdicando totalmente negli anni all'idea marxiana della lotta di classe.

Il popolo vuole giustizia, non solo divina ma anche terrena, e vede la sua Chiesa moderna e modernista, sempre schierata a favore dei più forti, sempre con il padronato, sempre sommersa da scandali sessuali e finanziari. Lontanissima dalla povera gente, sempre ideologicamente contro il socialismo, sempre dalla parte dell'imperialismo a stelle e strisce.

In Messico la Chiesa se ne fotte altamente dei poveri. È una Chiesa dei ricchi per i ricchi, la cui congregazione di punta e più potente è rappresentata dai Legionari di Cristo, una piovra con interessi tentacolari ovunque ed uomini chiave nelle posizioni più strategiche. Essi hanno costruito nel tempo un'impalcatura ecclesiastica estremamente elitaria e finanziarizzata, rivolta praticamente solo alla borghesia messicana ricca sfondata. Se sei con loro, a livello economico hai tutte le porte del paradiso aperte. Sono talmente venerati ed idolatrati che ogni famiglia bene del Messico ha praticamente un rampollo nei Legionari: ogni ragazzino cresce con il loro mito. Non il calciatore, ma il Legionario di Cristo. Perché è potentissimo. E tutti sono ai sui piedi.

Ma la loro credibilità è pari a zero, anzi meno infinito, visto che il loro fondatore Padre Marcial Maciel Degollado, adoratissimo a suo tempo in Messico manco fosse il papa, si è rivelato negli anni un criminale dedito ad estorsioni e traffici illeciti, un pedofilo, uno stupratore seriale e cocainomane. Padre di sei figli. Relazioni multiple tanto con uomini quanto con donne, di qualsiasi età, anche se preferiva decisamente i bambini. Un diavolo perfido ed intelligentissimo che ha ingannato un paese intero per 60 anni blindandosi per statuto, in quanto le due regole chiave del movimento erano il culto della sua persona ed il divieto assoluto di critica del superiore.

Che cazzo di credibilità può avere nel popolo messicano una Chiesa totalmente monopolizzata da una congregazione che aveva come fondatore ed idolo indiscusso Padre Marcial Maciel, ed ancora oggi ha nei vertici quelle stesse persone che sapevano tutto ed hanno coperto con omertà e menzogne 60 anni di abusi e scandali? Quella Chiesa lì, dei poveri non gliene fotte un cazzo di niente, anche se loro (rigorosamente tutti bergogliani vaccinisti) in tono stupito e meravigliato, con la solita dialettica contorta e perbenista, vi convinceranno del contrario millantando elemosine elargite qua e là e qualche operazione eclatante utile al mantenimento dell'immagine... tutte cazzate di facciata che non cambiano mai lo status quo. I poveri restano poveri e sempre più lontani dal soddisfacimento dei bisogni primari, i ricchi divengono sempre più ricchi e bulimici del superfluo. Ed i Legionari stanno sempre nelle case dei ricchissimi a vender fumo e succhiar denaro come sanguisughe.

Lo stato poi non si dica, corrotto all'inverosimile, servo e succube del diavolo che gli confina a nord nonché colluso fino al midollo con il narcotraffico. Finge di combattere le Santa Muerte, sostenendo nelle conferenze stampa che il suo culto è direttamente proporzionale alla penetrazione della narco-cultura nel paese, ma poi è pappa e ciccia con gli aspiranti nuovi Pablo Escobar.

È uno stato a cui mancano le nozioni basilari di logica matematica. Ci arriva d'altronde pure una scimmia: A implica B, con A = aumentano narcotraffico e disuguaglianze sociali, B = aumenta il culto della Santa Muerte. Cosa fa lo stato? Non combatte A da cui deriva B, ma distrugge B pensando di influire su A.

DEA americana, Zio Sam, cartelli narcos e governo messicano siedono tutti allo stesso tavolo a banchettare ed ingrassare. Ed il popolo sprofonda nell'abisso, schiacciato dal capitalismo più estremo con sanità ed istruzione private, inaccessibili alla maggioranza, ed un modello economico improntato al neoliberismo più radicale che genera differenze socio economiche inimmaginabili.

Stato e Chiesa sono dunque totalmente assenti. Ed il popolo si rivolge così al mondo parallelo, ovvero al narcotraffico ed alla Santa Muerte.

Giusto? Sbagliato? Indubbiamente sbagliato. Ma è sempre facile criticare seduti su una poltrona del proprio attico newyorkese sorseggiando champagne in vestaglia leopardata, schifando il proletariato brutto, rozzo e cattivo impegnato nella lotta quotidiana per l'esistenza. Meno, molto meno se si è cresciuti nel barrio malfamato di Tepito, e si è mangiato pane e violenza ogni giorno della propria difficile vita.

In un mondo turbocapitalista dove regna la disuguaglianza più intollerabile, non deve stupire davvero che la povera gente adori un romantico Robin Hood probabilmente mai esistito, ed un inquietante scheletro con la falce simboleggiante quella morte liberatrice che non farà sconti a nessuno. Manco a Bill Gates, Elon Musk e Jeff Bezos.

La Santa Muerte o la satanica Muerte?

Cattolicesimo e Santa Muerte possono convivere? La maggior parte dei devoti alla Dama Poderosa si dichiarano realmente credenti in Dio. D'altronde, nella preghiera pagana alla Santa Muerte si devono comunque sempre recitare 3 padre nostri!

Ma la blasfemia religiosa si nutre come il pane dei malintesi, della confusione e dell'ambiguità, del dico e non dico, dell'incerto e del poco chiaro. Doña Queta ad esempio in un paio di interviste ha detto di credere in Dio e nella “Lupita” (la Madonna di Guadalupe) ma anche nel diavolo (El patron come lei lo chiama), nella santeria e nella stregoneria. Come se queste cose potessero tra loro convivere...

In alcuni altari le due madonne nazionali si fondono e confondono, condividendo persino gli spazi, oppure in casi estremi la Santa Muerte può assumere addirittura le sembianze angelicate della Madonna di Guadalupe: una bestemmia inaccettabile per i cattolici messicani. Agli occhi dei fedeli della Huesuda invece non c’è alcuna incoerenza o contraddizione nel far coesistere nella stessa sfera spirituale le principali icone cattoliche con la Santa Muerte. Un Santo però non è mai menzionato dai cultori della Falciatrice, manco per scherzo: San Michele Arcangelo. Chissà perché.

Io comunque, in questi due giorni intensi a Città del Messico passati a gironzolare per quartieri malfamati a caccia di guai, un'idea abbastanza chiara sulla Santa Muerte me la son fatta. Anche se gli adepti al culto pagano della Dama Poderosa si definiscono cattolici, io credo che questo culto non abbia davvero nulla che fare con la fede cattolica. Cerca di scopiazzarne alcuni aspetti esteriori, come il rosario, la croce, il Padre Nostro, probabilmente per ingannare i devoti ed introdurli alla superstizione pagana.

Molti disperati, non vedendo soluzione ai loro problemi terreni, aprono una porta che era chiusa a chiave e superano per sempre una soglia pericolosa, credendo erroneamente di non aver nulla da perdere. Cominciano per curiosità ad abbracciare il culto della Santa Muerte, visto inizialmente come innocente e folkloristico, ma poco a poco vengono trascinati nel mondo dell'occulto, della stregoneria, dell'esoterismo e della santeria, avvicinandosi pericolosamente al diavolo. Il quale non aspetta altro e comincia a tormentarli con disturbi, psicosi, ossessioni che fanno peggiorare drasticamente la loro situazione.

Le persone cadute nella trappola della superstizione, vale a dire favori e paros dalla Dama Poderosa in cambio della loro devozione, spesso capiscono che il culto non viene da Dio; vorrebbero rinunciarci e fare marcia indietro ma hanno paura di fare questo passo perché sanno che la loro dea pagana è un po' permalosetta e potrebbe vendicarsi impietosamente. E la vendetta significa la morte. Propria, oppure peggio ancora, di una persona cara.

Si instaura presto un circolo vizioso: prego e faccio offerte per avere favori in cambio, ma non succede nulla. Allora significa che prego troppo poco, offro troppo poco. Viceversa, se accade qualcosa di positivo allora sono sulla strada giusta: preghiera ed offerte hanno dato i loro frutti! Ogni avvenimento normale della vita viene visto come segnale soprannaturale della falce. Bisogna dunque alzar l'asticella per migliorare le cose: aumenta la devozione, aumenta la paranoia, aumentano il timore e la paura verso la Dama Blanca con profezie che magari si autoavverano pure.

Insomma, culto pagano, popolare e folkloristico, oppure satanismo a tutti gli effetti? Per me entrambe. Ma il primo è una pericolosa porta d'ingresso per il secondo. Il passaggio magari non è obbligato, ma è possibile, quasi certo se si frequentano ambienti particolari. È un culto che in ogni caso invita alla trasgressione e strizza l'occhiolino più o meno palesemente agli ambienti messicani più torbidi, ovvero quelli legati al mondo del narcotraffico, alla pedofilia, alla prostituzione minorile, al satanismo, ai sacrifici umani ed al traffico di organi.

Sacrifici umani? Sì, proprio così. Anche sacrifici umani. Soprattutto in Messico, dove la vita di un bimbo del rancho, magari nemmeno registrato all'anagrafe, vale meno di zero.

Nel 2015 in tutto il paese si parlava solo dell'orribile morte del piccolo Christopher Marquez nello stato di Chihuahua, uno dei luoghi del Messico con il maggior numero di infanticidi e sparizioni di minori per traffico di organi e pedofilia. Il piccolo e sfortunato bambino fu rapito, torturato, legato con una corda e lapidato. Soffocato con una busta di plastica e finito con numerosi colpi di pugnale nella schiena. È stato poi seppellito a faccia in giù insieme ad un animale morto. Dio lo abbia in cielo povera stella, e gli possa donare per l'eternità tutta la pace possibile!

Il brutale omicidio è stato un rituale satanico a tutti gli effetti, perché ne presenta tutte le caratteristiche: la simbologia, l'estrema cattiveria e sadismo, il sacrificio umano ed animale, la sepoltura a testa in giù...

Molti rapimenti e delitti di donne e bambini in America Latina sono riconducibili al satanismo, al narcotraffico, alla pedopornografia ed al traffico di organi, ma questo caso ha fatto enormemente più scalpore di qualsiasi altro. Perché? Perché gli assassini non erano adulti, ma 5 ragazzini di età compresa tra i 12 ed i 15 anni, i quali hanno confessato di aver commesso il delitto come sacrificio in onore alla Santa Muerte. Ovviamente essi emulavano l'esempio degli adulti che frequentavano, i quali probabilmente appartenevano a bande criminali, probabilmente sette sataniche e narcosataniche, e da essi venivano indottrinati al culto della Gran Falciatrice.

Questo è ovviamente un caso estremo, ma deve far riflettere. Il culto della Santa Muerte è totalmente antitetico alla fede cattolica e le due cose non possono coesistere come vorrebbero a tutti i costi i suoi fedeli. D'altronde le statuette della Flaquita non si acquistano in Chiesa ma in negozi di esoterismo, dove la stregoneria ed satanismo sono di casa. Ed a guardarle non danno un senso di pace, armonia e tranquillità, ma di paura ed inquietudine. Basta questo forse per capire che non vengono da Dio ma da Satana.

I cartelli affissi su case e negozi di Tepito allora forse ci mostrano solo un'apparente ed ingannevole verità. «Oggi sei tra le braccia della vita, domani sarai nelle mie. Vivi la tua vita, ti aspetto. Saluti, La Morte». Vivi la tua vita. Già, ma come? E tra quali braccia sarai dopo la morte? Nelle braccia di Dio o del diavolo? E se la morte fosse davvero solo un passaggio verso l'aldilà e l'eternità?

Forse stiamo sopravvalutando troppo la nostra vita terrena, temporalmente limitatissima, preoccupandoci molto poco di ciò che invece succederà dopo... Se esistessero davvero l'inferno, il purgatorio ed il paradiso? Beh, se fosse così, per tutti i cultori della Santa Muerte, sarebbero davvero “volatili per diabetici”... Cazzi amari, per chi non conoscesse l'espressione.

Nonostante i mille dubbi religiosi ed una fede sempre altalenante e super ballerina, oggi io sono certo dell'esistenza di Dio ed ho scelto di schierarmi con Lui, sempre con Lui e contro l'angelo nero degli inferi, che vedo in questo pianeta in ogni dove, nella cattiveria dell'uomo, nei vaccini ad mRna, nella Chiesa modernista bergogliana, nella stampa menzognera e bufalaia asservita al potere, nel modello predatorio capitalista, neoliberista ed imperialista che semina nel mondo guerra ed disastri ambientali, ingiustizia e disuguaglianze sociali sempre crescenti.

Ecco perché concludo questo post con la statua del mio amico spadaccino, il Principe delle Milizie Celesti, fotografata sul Gargano vicino Monte Sant'Angelo. Voglio infatti fare in questo articolo esattamente quello che ho visto nelle strade malfamate del barrio bravo di Tepito, dove ogni altare della Santa Muerte è fronteggiato da un corrispondente cattolico soprattutto della Madonna di Guadalupe. Si metta l'anima in pace la Dama Poderosa: la sua falce, per quanto micidiale e tagliente possa essere, nulla può contro la spada sacra dell'Arcangelo San Michele.