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I draghi esistono

Leonardo ha 6 anni e come tutti bambini della sua età è in fissa per un cartone animato. In questa fase della sua vita, il mio leoncino Simba è ossessionato dalla serie Dragon Trainer: vive in un mondo incantato e sogna di volare e poter cavalcare anche lui un giorno il suo bel drago alato, come fa Hiccup con Sdentato. Penso che il cartone animato l'abbia visto qualche milione di volte.

La collezione di draghi di Leonardo della serie Dragon Trainer, capitanata da Sdentato (drago nero al centro)

Un giorno di maggio, torna da scuola piangendo. A scuola i compagnetti gli hanno detto che i draghi non esistono: forse è stato Tiziano, il bambino con cui si prende sempre a botte. E' disperato e grossi lacrimoni scendono sul suo viso. Non sapevo che fare e cosa dire per consolarlo. Verità o bugia?

«Leonardo i draghi esistono!» me ne esco improvvisamente... « Scommetti che te ne farò vedere uno vero dal vivo? Esistono ancora! Te lo giuro! Mi devi credere... oggi purtroppo però non sputano più fuoco e non possono più volare. Però sono veri draghi, enormi e molto cattivi. Vivono in un paese molto lontano chiamato Indonesia, solo in due isole sperdute e difficili da raggiungere... sono grandi fino a 3 metri, come la nostra cucina e riescono ad uccidere anche uomini e bufali! Guarda, ti faccio vedere anche la foto! Ti prometto che presto andremo a vederli!» Singhiozzando smise di piangere ed il suo volto improvvisamente s'illuminò. Era felicissimo ed emozionatissimo. Il viaggio nell'incanto dell'arcipelago di Komodo alla ricerca degli ultimi dinosauri viventi, cominciò da quella frase.

Detto, fatto! Dal pensiero alla pratica per me è un attimo e soltanto un mese dopo, finita la scuola, a giugno 2016 eravamo su un aereo della Qatar direzione Jakarta. Ah quante volte tornerò a Jakarta! Così brutta e puzzolente... eppure è la porta di accesso del paradiso subacqueo mondiale... un po' come un alpinista atterra sempre a Kathmandu, città egualmente orribile ma passaggio obbligato per accedere al paradiso dell'Himalaya.

Che incredibile viaggio quello dell'estate 2016! Gireremo in 3 settimane mezza Indonesia, passando dall'isola di Bangka nel Sulawesi ai templi indù di Bali, da Komodo a Makassar arrivando addirittura nella remotissima regione orientale della Papua per nuotare con gli squali balena della Cenderawasih Bay. Poi Gaby ed i bambini torneranno in Italia ed io proseguirò il mio viaggio in solitaria nel sud est asiatico, arrivando fino in Cambogia, dove però le zanzare della giungla di Angkor Wat mi lasceranno un bel ricordino che mi trascinerò dietro per molto tempo: la dengue.

Il parco nazionale dell'arcipelago di Komodo, fa parte delle vulcaniche Piccole Isole della Sonda; si trova nel mar di Flores nella parte centro-meridionale dell’Indonesia, tra le grandi isole di Flores e di Sumbawa: è un paradiso naturalistico e subacqueo assoluto con splendide spiagge coralline disabitate, centinaia di isolette incantate, natura incontaminata ed un mare assolutamente fantasmagorico. Komodo è fondamentalmente un imbuto tra l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico proprio al centro del famoso triangolo dei coralli: qui si creano fortissime correnti che apportano nutrienti e generano una enorme biodiversità. Che fondali ragazzi! Senza alcun dubbio, alcuni dei migliori diving spots del mondo sono qui. Le sorprese però non sono solo sott'acqua ma anche in superficie perché in una manciata di isole di tale arcipelago, vivono gli ultimi dinosauri viventi, i famosi varani di Komodo, chiamati comunemente draghi, come il dittatore neoliberista ex Goldman Sachs alla guida del nostro paese. Che territorio incredibile dunque! Draghi (come lo psicopatico neoliberista) preistorici in superficie e fondali strepitosi per le immersioni!

Il modo ideale per visitare questo mondo incantato è fare una crociera, eventualmente subacquea, in modo da alternare tuffi ed escursioni giornaliere. Noi ovviamente non faremo così, anche per via dei costi, in 4 piuttosto alti. Sceglieremo di alloggiare nel villaggio di Labuan Bajo e da lì cercheremo una crociera economica di due giorni esclusivamente dedicata alla visita delle isole di Rinca e Komodo, per poi goderci sole, mare e relax nella paradisiaca Kanawa, dedicandoci anche alle immersioni subacquee.

Aeroporto di Labuan Bajo

Labuan Bajo, capoluogo della grande isola di Flores, nel 2016 era poco più che un tipico villaggio indonesiano, col porticciolo, il caratteristico mercato del pesce, una manciata di baracche con bambini scalzi festanti e sorridenti che giocano con barattoli e palloni, le galline che gironzolano tra le abitazioni belle felici ed ignare della fine che le aspetta, e la caratteristica via principale, l'unica praticamente asfaltata, dove si affacciano poche agenzie turistiche e diving centers e dalla quale si diramano tante viuzze che scendono al porto. L'aeroporto, piccolo e carinissimo, dominato da statue, murales e foto dei draghi, qualche hotel supereconomico, del tipo 5 euro a notte ed un paio di resort di alto livello fuori dal villaggio, comunque poco impattanti e nascosti nella vegetazione per i pochi turisti danarosi di tutto il mondo che sceglievano di venir fin qui. Nel porto, poche barche, qualche bel caicco di legno, i gabbiani ed il rumore del mare. Ci tornerò nel 2019, desideroso di reimmergermi ancora in quell'incredibile sito che prende il nome di Batu Bolong, come deviazione obbligatoria di un viaggio in solitaria che mi porterà in Cina e nelle Filippine: con amara sorpresa, Labuan Bajo era cambiata. In soli 3 anni. Una cosa era rimasta uguale: ad ore fissate del giorno e purtroppo della notte, partono sempre le immancabili litanie coraniche a megafono. Per il resto, molto più cemento, con un'orribile grande struttura in costruzione proprio in centro, la nuova marina, con gli immancabili negozi, e catene americane come McDonald's e Starbucks. Più turismo e molte più barche nel porto, più spazzatura, oggi la vera grande piaga dell'Indonesia, più macchine, motorini e strade asfaltate. Più rumore, perché in Indonesia l'uso del clacson lo hanno nel DNA. E meno magia, molta meno magia, per lo meno finché non ci si tuffa in acqua. La globalizzazione, purtroppo avanza inesorabile ed implacabile in tutto il mondo ed i No Global di un tempo, quelli del G8 di Genova, ora sono membri, sostenitori, assessori e politici del PD, il partito della mondializzazione, del neoliberismo, dell'europeismo e dell'atlantismo.

Le isole dei draghi sono piuttosto lontane, sono necessarie diverse ore di navigazione da Labuan Bajo, dunque è necessario metter in conto, per la loro visita, idealmente 3 giorni e due notti in barca, oppure come minimo due giorni pieni ed un solo pernottamento, con partenza molto presto il primo giorno e rientro molto tardi il giorno successivo. Sceglieremo la seconda opzione anche per contenere i costi. Troverò una piccola agenzia familiare indonesiana sulla via principale, una coppia di fratelli ed il padre marinaio. Simpatia, prezzo buono, decisamente inferiore a quello delle agenzie più grandi, spesso oltretutto straniere, e barca piccola 4 posti tutta per noi. Gaby è emozionatissima perché gli ho detto che faremo una meravigliosa crociera nell'arcipelago! Il giorno dopo però, quando ha visto la barca, non so perché, non mi ha parlato più per un po' di tempo.

Il panfilo extralusso di Jeff Bezos

Però forse, tutto sommato, Gaby ha ragione... io viaggio con lei ed i bambini esattamente come quando viaggio solo, da routard, zaino in spalla ed ostelli, totale improvvisazione e nulla di preorganizzato, imprevisti, avventure e contrattempi a palla. La barca che ci porterà nelle due isole più grandi dell'arcipelago dove vivono i draghi, Rinca e Komodo, è effettivamente una mezza carretta del mare, interamente di legno, con due panche ai lati per i passeggeri, un tavolino mezzo traballante per mangiare qualcosa, ovviamente riso e pesce mezzo bruciacchiato, ed un paio di cuccette costituite da due assi di legno con materassi di plastica appiccicosa. Era una vecchia barca da pesca, ora riconvertita a turismo. Va beh, per quanto mi riguarda l'importante è che arrivi nelle isole dei dinosauri, a Gaby passerà.

Si parte! Il motore della nostra carretta del mare sembra quello di un trattore e scoppietta che pare fermarsi da un momento all'altro; ma comunque va e spinge a fatica il panfilo extralusso di Jeff Bezos in una navigazione lentissima e soave attraverso le acque dell'arcipelago, a volte placide, a volte letteralmente impazzite. In lontananza le numerosissime isolette, spesso disabitate, in alcuni casi con minuscoli villaggi di pescatori e l'immancabile pontile per superare la barriera corallina.

Leonardo in navigazione nell'arcipelago di Komodo

Poco a poco lo stupore prende il sopravvento. Stiamo andando a vedere gli ultimi dinosauri viventi ed i bambini sono emozionatissimi! Nell'ultimo mese, fin dal momento in cui gli ho comunicato che saremmo andati a Komodo, non hanno fatto altro che guardare video su youtube sui varani giganti... Leonardo è contentissimo ed eccitato: finalmente vedrà i draghi veri e potrà riportare una foto ai suoi amichetti, a Tiziano in particolare, facendogli vedere che aveva torto.

Anche la mia dolce metà poco a poco si scioglie, mette in secondo piano le condizioni minimaliste del mezzo ed i dubbi sulla sicurezza del viaggio e si abbandona tra le mie braccia. Purtroppo le condizioni spartane delle cuccette, il rumore assordante del trattore e la privacy inesistente non consentiranno di proseguire con le effusioni amorose, giungendo a degna conclusione. Diciamo che non era la barca adatta.

Il drago di Komodo

Gli ultimi “dinosauri” viventi, i draghi di Komodo, nome scientifico Varanus Komodoensis, sono lucertoloni dal corpo massiccio con una coda lunga quanto il corpo, lingua biforcuta e grossi artigli; possono misurare oltre 3 metri di lunghezza e pesare più di un quintale. Oggi vivono nell'arcipelago indonesiano solamente nelle isole di Rinca, Komodo e nelle più piccole Gili Motang e Gili Dasami, quest'ultima chiamata dai locali anche Nusa Kode.

In base alle ultime stime e le ultime ricerche del biologo italiano Claudio Ciofi, che ho scoperto con piacere essere uno dei massimi esperti mondiali sul lucertolone, nel parco nazionale vivrebbero approssimativamente 2.500 esemplari, dei quali 1200 circa a Komodo, altrettanti a Rinca, ed il restante centinaio egualmente ripartiti a Gili Motang ed a Gili Dasami. Trappole dei ricercatori ed avvistamenti nei villaggi, fanno in ogni caso pensare che potrebbero vivere altri 1000 esemplari nelle remote ed isolate regioni occidentali e settentrionali di Flores, portando così a 3.500 il numero totale di draghi di Komodo viventi nel mondo.

Secondo le ricerche dello stesso Ciofi, la taglia del lucertolone è strettamente connessa alla densità delle prede di grosse dimensioni sulle isole. A Komodo e Rinca, dove c'è abbondanza di bufali, cervi e cinghiali, i draghi sono più grandi rispetto alle isole minori disabitate di Nusa Kode e Gili Motang, dove però, come mi confermano diversi locali, i lucertoloni sono ben più pericolosi ed aggressivi in quanto non sono abituati alla presenza dell'uomo.

Per salvaguardare tale bestione e tutelare nello stesso tempo la straordinaria ricchezza e biodiversità marina dell'area è stato così istituito nel 1980, il Komodo National Park, un’incredibile area protetta, marina e terrestre, di oltre 1.800 chilometri quadrati, che successivamente è stata inserita nella lista dei patrimoni mondiali dell’UNESCO e dichiarata nel 2011 una delle “nuove sette meraviglie del mondo naturali”.

Mappa della distrubuzione dei draghi di Komodo

Purtroppo, proprio nel momento in cui scrivo, settembre 2021, l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, lo IUCN, ha inserito il drago di Komodo nella sua "lista rossa" di specie in pericolo, ritoccando il precedente status di specie "vulnerabile". Il motivo è legato non tanto alla popolazione dei varani all'interno del parco nazionale, ora protetta e dunque stabile, ma ai cambiamenti climatici ed alle varie attività antropiche che si stima nei prossimi 50 anni ridurranno di un 30% l'habitat naturale del predatore ed hanno comunque già ridotto considerevolmente, di oltre il 40% negli ultimi 30 anni, il numero degli animali al di fuori delle aree del parco, ovvero le zone nord ed ovest dell'isola di Flores. L'aeroporto di Labuan Bajo è stato potenziato ed il flusso turistico sull'arcipelago dopo il 2017 è aumentato considerevolmente: la presenza, prima saltuaria ora sempre più invasiva di turisti, sta mettendo a serio rischio l'intero ecosistema. E poi i tentativi di bracconaggio e commercio illegale sono costanti: a marzo 2019 la polizia indonesiana ha intercettato nell'isola di Java a Surabaya, un'organizzazione criminale di contrabbandieri che stava facendo uscire dal paese via Singapore, 41 giovani esemplari di draghi di Komodo, venduti al mercato nero internazionale, essenzialmente privati e zoo, a circa 32.000 euro l'uno. Che criminali... il drago in natura può vivere oltre 60 anni mentre in cattività molti meno a causa di infezioni e disturbi parassitari!

Così, giustamente, l'ente parco, il PHKA, ha preso una decisione impopolare, antidemocratica ma l'unica possibile. Per ridurre la pressione sull'arcipelago ma al contempo non privare la popolazione locale dell'unica fonte possibile di sostentamento e ricchezza, sono state aumentate, e di molto a partire dal 2017, le tariffe d'accesso al parco; esattamente come ha fatto la Tanzania con le pianure del Serengeti e l'Ecuador con le Galapagos.

Il motivo della presenza dei lucertoloni giganti a Komodo, è tutt’oggi avvolto nel mistero come rimane un mistero il fatto che il rapporto tra maschi e femmine sia costante e pari a 3,4. I bestioni furono scoperti circa un secolo fa, nel 1912 da una spedizione olandese, incuriosita da leggende popolari che parlavano di draghi e mostri che divoravano animali e persone. Secondo approfonditi studi, i draghi di Komodo dovrebbero essere i discendenti dei giganteschi varani Magalania prisca, grandi si pensa fino a 6-7 metri, esistiti 40.000 anni fa in Australia e a Giava ed ora estinti; abili nuotatori com'erano, sembra che abbiano migrato nelle remote e disabitate isole della Sonda perché queste avevano un ecosistema a loro confacente, costituito da vegetazione poco rigogliosa, sole e caldo, buona presenza di acqua ed animali selvatici di grossa taglia, fondamentali per la loro dieta carnivora. Probabilmente sono sopravvissuti e giunti fino ai nostri giorni a causa di una non comune e fortunosa combinazione di eventi favorevoli.

I draghi di Komodo sono cacciatori davvero temibili e letali, in grado di attaccare ed uccidere grosse prede come i bufali; sono agili e velocissimi nonostante la loro stazza. Normalmente sono solitari, si uniscono ad altri membri della stessa specie solo per riprodursi o divorare una preda.

Sembrano lenti e dormiglioni, spesso immobili e sornioni, ma non vanno assolutamente sottovalutati avvicinandosi troppo perché possono compiere, da fermi, scatti fulminei raggiungendo velocità di 20 km/h. Possono immergersi fino a 5 metri di profondità e quando sono giovani, sono anche in grado di salire sugli alberi grazie all'uso dei loro forti artigli; man mano che crescono però, l'aumento di peso e le maggiori dimensioni impediscono progressivamente l'arrampicata ed gli artigli divengono temibili armi, al pari dei loro denti. A Leonardo e Maya ho detto sempre, nel mese che precedeva il viaggio, che se un drago li avesse puntati ed inseguiti, avrebbero dovuto scalare un albero, anche se lì sopra avrebbero potuto trovare un draghetto più piccolo... i miei bambini mi credevano davvero e mi guardavano seri e stupiti, un po' impauriti per il viaggio che li aspettava. Fantastici davvero... lo dico sempre... se il mondo fosse popolato di soli bambini, il pianeta avrebbe risolto tutti i suoi problemi.

Un drago di Komodo visto nell'isola di Komodo

Il drago di Komodo è vegano, mangia frutta e verdura. Scherzo ovviamente: a Bali, nell'Isola degli Dei, patria del cibo vegan, un drago morirebbe di convulsioni. Il lucertolone è carnivoro ed al vertice della catena alimentare. Si nutre preferibilmente di carogne ma cattura anche animali vivi tendendo loro vere e proprie imboscate. La dieta del drago di Komodo è molto varia: i varani giovani si cibano di uccelli ed uova, piccoli mammiferi e serpenti, roditori e pipistrelli, mentre quelli adulti prediligono animali di taglia più grande come capre, cervi, cinghiali, cavalli ed addirittura bufali. Non solo, i draghi di Komodo mangiano anche... draghi di Komodo, ovvero esemplari più piccoli della propria specie. Sì, questi spietati predatori sono anche cannibali. Non riconoscono i propri figli e così sbranano i cuccioli, i quali per proteggersi, trascorrono il primo paio di anni di vita sugli alberi dove invece i varani adulti, dopo i 5 anni, non riescono più a salire. In casi molto rari, hanno divorato e divorano anche esseri umani, vivi ma anche già morti ed in decomposizione. La carogna è pur sempre carogna ed il drago non vede molta differenza tra i resti di un bufalo o i resti di un umano. E così dissotterrano i cadaveri nei cimiteri dei paesini dentro il parco, abitudine che ha costretto gli abitanti dei villaggi di Komodo e Rinca delle omonime isole, ad adottare tutta una serie di accorgimenti, come collocare sopra i corpi sepolti una pila molto alta di pietre per scoraggiare le bestie.

Un drago di Komodo nella stazione dei rangers di Loh Buaya di Rinca

Il lucertolone gigante resta immobile tra i tronchi secchi degli alberi mimetizzandosi perfettamente e quando un animale si avvicina, scatta, lanciandoglisi addosso con una furia ed una rapidità pazzesca che non lascia scampo alla preda. La afferra all'addome o alla gola, lacerando la carne, la fa cadere e poi gli salta al collo, cercando di ucciderla completamente. Ma il drago di Komodo sa anche pazientare. E' intelligente e non ha la pretesa di uccidere immediatamente un bestione come un bufalo, ben più grande di lui. Gli basta d'altronde un morso ben assestato per aver vinto, perché esso è altamente infetto: la sua saliva è infatti impregnata di sangue poiché i suoi denti sono quasi completamente ricoperti da gengiva che si lacera quando l'animale mangia ed attacca strappando la carne della preda e ciò crea un terreno ideale di coltura per i batteri patogeni che vivono nella sua bocca. Nella sua saliva sono stati contati quasi 60 ceppi batterici che in pochi giorni avvelenano la vittima, paralizzandola fino a ucciderla per setticemia. Una volta ferito per l’animale non c’è più scampo: può fuggire ma non andrà molto lontano. I varani con la loro lingua biforcuta annusano l’aria e il terreno, riuscendo a trovare la preda anche a 5 chilometri di distanza: lentamente, senza alcuna fretta, seguono il fuggitivo per chilometri, per giorni, finché i batteri non fanno il loro dovere. Giungono sulla preda, oramai a terra agonizzante e la sbranano.

Non basta. Il drago non si fa mancare nulla. Recentemente è stata dimostrata anche la presenza di ghiandole velenifere nella mascella inferiore, che secernono proteine tossiche che inducono paralisi muscolare, ipotermia, mancata coagulazione sanguigna, shock e perdita di coscienza.

Praticamente il morso del drago di Komodo è una vera e propria arma di distruzione di massa. Non solo i suoi denti aguzzi e seghettati, grossi ben 3 centimetri l'uno, lacerano e dilaniano la carne con azione meccanica, ma vengono anche inoculati nella preda un mix di veleni e batteri, con conseguente morte per combinazione di dissanguamento da ferita, setticemia ed avvelenamento.

L'avrete capito: meglio stare a debita distanza da questo mostro terrestre.

Uccisa la preda, il drago comincia a divorarla avidamente, facendola a pezzi, serrando le mascelle e dando forti strappi con la testa: della carcassa non rimarrà nulla, nemmeno ossa e zoccoli. Il varano può consumare in un solo pasto una quantità di carne pari all’80% del proprio peso, praticamente come se un uomo di 75 kg mangiasse a cena la bellezza di 60 kg di carne.

I draghi di Komodo mangiano le prede più piccole fino alle dimensioni di una capra, ingoiandole direttamente avendo mascelle molto articolate, crani flessibili e stomaci espandibili, mentre nel caso di bufali, cinghiali o cervi strappano grossi pezzi di carne e li inghiottono interi mentre tengono la carcassa giù ferma con le zampe anteriori. Poi si trascinano in un luogo soleggiato per accelerare la digestione; a causa del loro metabolismo lento, possono sopravvivere con un solo pasto al mese.

Gli escrementi del drago di Komodo sono piuttosto facili da riconoscere perché sono quasi sempre bianchi, visto che il loro stomaco non è in grado di digerire il calcio presente nelle ossa degli animali divorati, oltre a capelli e denti. Spesso avvisteremo nei nostri trekking nelle isole di Rinca e Komodo, delle masse biancastre coperte di peli. In un paio di occasioni gli escrementi si trovavano nel prato sotto al sole, e non erano secchi ma freschi. I draghi erano vicino vicino...

Tipici escrementi bianchi di draghi di Komodo

Come spesso accade in natura, una volta catturata una preda, gli animali più grandi mangiano per primi ed a seguire tutti gli altri, secondo una gerarchia ben precisa e semplicissima: dal più forte al meno. Draghi di taglia simile combattono spesso per il predominio, non solo per il cibo ma anche per le femmine. La maturità sessuale è raggiunta verso i 7 anni ma ci sono oltre 3 maschi per una femmina: la lotta per l'accoppiamento, che tipicamente avviene a luglio ed agosto, può esser dunque molto cruenta ed i perdenti a volte sono addirittura sbranati dai vincitori. Dopo l’accoppiamento, la futura mamma lucertolona, a settembre si ritira nel sottobosco dove scava profonde buche e vi depone dalle 15 alle 30 uova ricoprendole con la sabbia ed accudendole per circa 3 mesi. La schiusa avviene dopo nove mesi e i neonati, lunghi circa 30 centimetri, devono subito badare a se stessi. Iniziano prestissimo la lotta per la sopravvivenza, che è davvero feroce. Diventare un drago di Komodo adulto è mission impossible, per pochi eletti: vengono attaccati dai rapaci, dai serpenti e non bastasse, anche dagli stessi varani adulti.

L'isola di Rinca

Il panfilo extralusso di Jeff Bezos ha un motore che è una bomba e non si ferma mai. Verso l'ora di pranzo giungiamo alla prima isola, Rinca. Attracchiamo nel molo minuscolo di Loh Buaya dove ci sono rangers in attesa dei turisti di gruppi organizzati. Non noi, a noi non ci sta aspettando nessuno. Noi dobbiamo proseguire soli perché i due fratelli barcaioli rimarranno a bordo.

Porticciolo d'attracco di Loh Buaya a Rinca

Con una breve passeggiata raggiungiamo, percorrendo un sentiero leggermente sopraelevato, il bellissimo ingresso del parco, con due finti dragoni che si fronteggiano, in piedi sui due stipiti di un portale: sembra quasi di attraversare i cancelli di Jurassic Park. Un po' d'apprensione però c'è: siamo a Rinca, non accompagnati. E se i draghi ci attaccano in questo momento?

Ad una guardia nei paraggi, che ci scatterà una bella foto, chiediamo rassicurazioni sulla sicurezza di proseguire in solitaria. Affermativo, la stazione dei rangers è molto vicina. Male che che va, iniziamo a correre!

Ingresso al parco nazionale di komodo a Rinca

Il T-rex di Rinca è ora davvero vicino e siamo tutti elettrizzati. Percorriamo le poche centinaia di metri del sentiero, fortunatamente senza diventare poltiglia bianca maleodorante, ed arriviamo vivi, dopo pochi minuti, alla stazione dei rangers di Loh Buaya, una specie di campeggio, sede degli uffici amministrativi dell'ente parco, dove pagheremo gli ingressi e contratteremo una guida, che sarà con noi tutta la giornata. L'accompagnamento di un ranger ufficiale e riconosciuto, è ovviamente assolutamente obbligatorio, tanto per la salvaguardia del parco quanto soprattutto per motivi di sicurezza. Le guardie forestali hanno un robusto bastone biforcuto, con il quale tengono a bada la testa dell'animale in caso di attacco. Anche se questo è assai improbabile, occorre sempre prestare molta attenzione. I draghi sembrano apparentemente buoni, ma possono diventare improvvisamente aggressivi se si sentono minacciati, chiusi in un angolo o invasi nel loro territorio. Gli incidenti sono rari, ma sono accaduti ed accadono tuttora, anche se riguardano principalmente gli abitanti di villaggi locali che vivono dentro al parco nazionale ed in misura inferiore i rangers del PHKA. Alcuni hanno purtroppo avuto esito infausto: nel 2007 ad esempio nel villaggio di Komodo è stato sbranato un bambino di 8 anni allontanatosi dal villaggio. Penso subito a Maya. La devo tenere ben stretta vicino a me, perché questa, spericolata com'è, è capace che scappa e se se va da sola a gironzolare nell'isola...

Torno nuovamente a Rinca, stavolta solo, nel 2019

Sono possibili esclusivamente tre percorsi a Loh Buaya, corto, medio e lungo: per le regole del parco non è possibile in nessun modo fuoriuscire dai sentieri indicati. Partiamo per l'escursione lunga, circa un paio d'ore, che ci porta alla scoperta dell'isola attraverso foreste di mangrovie, spiagge, sottoboschi ombreggiati e colline bruciate dal sole, dove avvisteremo cervi, bufali, scimmiette e cinghiali. Siamo accompagnati da un solo ranger che cammina davanti a noi e Maya fa un'osservazione corretta: “E se un drago ci attacca da dietro?” Difatti, in tutti i gruppi organizzati, ci sono sempre due guardie che aprono e chiudono la fila. Per tranquillizzare la bambina, mi metterò io dietro a tutti, con Leonardo e Maya ben protetti al centro.

Durante il trekking, vedremo escrementi freschi, ma i draghi li avvisteremo, e tanti, solo in prossimità delle cucine dei rangers, dove stazionano permanentemente, attirati dagli odori. Nel 2019 tornerò nuovamente a Rinca, stavolta solo e con l'accompagnamento di un guardaparco compiacente, farò un giro pazzesco per tutta l'isola, fuoriuscendo anche dal sentiero ufficiale. Un'intera giornata, senza avvistare nemmeno un drago in libertà, se non in lontananza dalla cima di una collina. E come nel 2016, gli unici bestioni a Rinca li vedrò in prossimità delle cucine dei rangers. Ho capito che a Rinca, con la vegetazione più alta rispetto a Komodo ed il sottobosco più fitto, non è assolutamente facile avvistare lucertoloni in libertà, mentre si ha assoluta certezza di osservarli in prossimità delle cucine, nella stazione di Loh Buaya. Le guardie forestali dicono che è rigorosamente vietato somministrare cibo agli animali, che loro non lo fanno e non possono farlo, ma sinceramente non ci crede nessuno... Rinca è molto turistica essendo vicina a Labuan Bajo e raggiungibile con un giro in barca in giornata: se ci fossero poche possibilità di avvistamento, ovviamente il turismo crollerebbe...

L'isola di Komodo

L'isola di Komodo, piuttosto brulla e desertica, è più lontana rispetto a Rinca da Labuan Bajo e pertanto assai meno turistica e frequentata. Pernotteremo in barca in prossimità del porticciolo d'attracco, così ci troveremo all'ingresso del parco la mattina prestissimo, quando si hanno le maggiori chances di avvistamento. Il campeggio di Loh Liang dell'isola di Komodo è abbastanza simile a quello di Rinca, con gli uffici amministrativi del PHKA posti in un paio di baracche, i rangers fuori che aspettano i visitatori da accompagnare in sicurezza con visite guidate attraverso i soliti 3 percorsi a difficoltà, lunghezza, durata e dislivello crescente. Qui però, non ci sono draghi che stazionano in prossimità degli uffici e delle cucine del parco e la densità degli animali è minore. Gli avvistamenti pertanto sono più difficili, assolutamente non garantiti come a Rinca, dunque ben più emozionanti, anche perché qui i lucertoloni sono davvero enormi, i più grandi di tutto l'arcipelago.

Leonardo e Maya nelle colline dell'isola di Komodo

Noi siamo stati davvero fortunati perché vedremo addirittura tre “bellissimi” esemplari maschi molto grandi. Il primo lo incontreremo, con enorme stupore e meraviglia, ad una mezzoretta di cammino dalla stazione di Loh Liang, immerso in una pozza d'acqua nel bel mezzo della selva, dove si stava abbeverando. Resteremo una ventina di minuti buoni in totale silenzio e solitudine ad ammirarlo. Il “dinosauro” ogni tanto girava la testa per guardarci, cacciava la lingua biforcuta verso di noi, e tornava alle sue faccende. Riuscirò ad immortalare un momento così magico per l'eternità con una bellissima foto.

Incredibile foto scattata dal nostro ranger nell'entroterra dell'isola di Komodo

In una radura coperta di foglie secche, già sulla via del ritorno, incontreremo un secondo esemplare, più marroncino che grigio, il quale però si dileguerà velocemente nella foresta facendo perdere le sue tracce.

Nel frattempo, Leonardo e Maya hanno perso ogni forma di paura nei confronti dei draghi e vagano da soli per le colline brulle dell'isola, allontanandosi ed iniziando a giocare spensierati, ridendo e parlottando come sempre, come se fossero in un parco divertimenti e non nel regno di uno dei più temibili, terribili e spietati predatori sulla faccia della terra.

Leonardo e Maya credono di stare in un parco giochi...

Terminato il trekking, ormai quasi a fine mattinata, ad un paio di cento metri dagli uffici del parco, vedremo infine un gruppo di persone immobili: un dragone stava passeggiando in prossimità del sentiero beatamente con la sua tipica andatura dinoccolata, circondato di macchine fotografiche come nemmeno una star di Hollywood.

L'ultimo drago di Komodo visto nell'arcipelago: dormiva beatamente nella spiaggia di Loh Liang dell'isola di Komodo

Camminando in spiaggia poco prima di partire, vedremo l'ultimo lucertolone: sembrava quasi morto, spaparanzato a gambe aperte. Dormiva come un bebè. Mi avvicino incredibilmente, con il guardaparco vicino pronto ad intervenire e riesco a fotografarlo. Credo di non essergli stato a più di due metri, quando la distanza minima raccomandata dai varani è 10-15 metri.

Ok, direi a questo punto che Leonardo ha materiale in abbondanza per convincere i suoi amichetti che i draghi esistono veramente anche oggi. Fortunatamente esistono ancora oggi, in remote isolette indonesiane di un arcipelago incantato. Sfortunatamente purtroppo, esistono anche in Italia. Oggi, ottobre 2021, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e chissà un domani, forse alla Presidenza della Repubblica. Dio ce ne liberi.

Kanawa

Ripartiamo dall'isola di Komodo nel tardo pomeriggio, ma non torneremo a Labuan Bajo; ci facciamo lasciare dai barcaioli a Kanawa, un'isoletta paradisiaca nel parco nazionale, una collinetta brulla in mezzo al mare cristallino circondata da una spiaggia di finissima sabbia bianca ed una barriera corallina che la circonda tutta a pochi metri dalla riva.

Qui, in questo paradiso assoluto, rimarremo 5 giorni; Kanawa sarà l'ultima tappa del nostro fantasmagorico giro nell'arcipelago di Komodo, prima di affrontare le fatiche papuane passando dai giganti di terra, i draghi di Komodo, a quelli del mare, gli squali balena della Cenderawasih Bay.

Un viaggio questo, proprio a caccia di giganti. Anche a kanawa ce ne saranno: nella nostra stanza ci farà spesso visita un geko enorme, credo fosse lungo non meno di 35-40 centimetri. Mai visto uno così grande! Dai draghi di Komodo ai geki di Komodo...

Nel pontile dell'isola di Kanawa

Kanawa è una delle due uniche isole internamente al parco dove si può pernottare. Ci sarebbe in alternativa, il Komodo resort a Sebayour, ma è decisamente inavvicinabile a livello di prezzi, destinato ad un turismo eco-chic super esclusivo. Qui la struttura presente è invece molto spartana, simile ad un camping, con pochi bungalow piuttosto vecchi e malandati ed un unico ristorantino comune dove poter mangiare qualcosa. La gestione del posto è a dir poco pessima, nel senso che è totalmente assente, con manutenzione inesistente e generale senso di abbandono: tutto casca a pezzi, corroso dalla salsedine e dal vento. Mi dicono anche che la proprietà stessa spesso cambia passando però di male in peggio. Incredibile tra l'altro che in un posto del genere, manchi un centro diving!

Ciononostante l'isola è un gioiellino assoluto, davvero incantevole, uno di quei posti dove starei un anno intero... corse a perdifiato sul bagnasciuga, nuotate infinite nell'acqua calda e cristallina, ascensioni sulla collina al tramonto ad ammirare lo strepitoso panorama dall'alto, snorkeling ed immersioni su fondali incredibili... I migliori punti subacquei del mondo, sono a pochi minuti di barca, ma basta buttarsi dal lungo pontile mezzo marcio di legno per vedere il mondo e quell'altro.

Kanawa è magica e sì... lo confesso. Ho pensato anche ad informarmi sulla proprietà del posto, a cui evidentemente l'isola interessa ben poco, per valutare un eventuale subentro. Mollando tutto e cominciando una nuova vita. Poi però il lavoro e la scuola dei figli ti riportano alla realtà.

Bambino indonesiano di Kanawa

Per le immersioni nel parco, io e Gaby contatteremo un centro diving a Labuan Bajo che verrà a prenderci la mattina presto. Impensabile portare i bambini con noi, dovrebbero rimanere in barca tutto il tempo senza potersi tuffare perché le correnti nell'arcipelago sono fortissime. Non c'è problema: Leonardo e Maya hanno 7 e 6 anni, sono “grandi” ormai e sanno nuotare alla perfezione... sull'isola non ci sono pericoli ed hanno conosciuto anche tutti gli isolani. Si sono fatti anche due amichetti, Mano e Julian, due bambini di una coppia francese che sta girando il mondo ormai da 3 mesi, essendosi presi entrambi un anno sabbatico al lavoro. La mamma tutti i giorni, di mattina faceva un paio d'ore di scuola ai propri figli in inglese. Per un paio di giorni avrà due scolaretti in più. Un po' di studio e poi mattinata libera a base di tuffi dal pontile e giochi a 4 in spiaggia. Perfetto per noi: baby sitting a Kanawa, scuola, divertimento e pure lezioni d'inglese. Di meglio non potevamo chiedere.

E così, bambini sistemati, io e Gaby possiamo finalmente dedicarci alle strepitose immersioni subacquee nell'arcipelago di Komodo, un santuario marino assolutamente eccezionale con un'incredibile biodiversità, che esiste qui ed in poche altre parti del pianeta.

Io e Gaby in immersione nei fondali dell'arcipelago di Komodo

Crystal Rock e Castle Rock, Tengah Kecil, Tatawa Kecil e Tatawa Besar, Sebayour Kecil, Siaba Besar, Manta Point e Mawan, Batu Tiga e The Cauldron, sono solo alcuni dei diving spots più famosi dell'arcipelago, dunque dell'intera Indonesia, dunque del mondo.

E poi c'è lei. L'unica, grandiosa, immensa, ineguagliabile, leggendaria, Batu Bolong. E Batu Bolong, merita decisamente un post a parte. Perché, senza alcuna paura di sbilanciarmi, non è solo il miglior punto d'immersione del mondo. No. Batu Bolong è un'esperienza spirituale extraterrena, irreale, psichedelica. Batu Bolong è un trip di LSD.