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Gorano con luna piena

I misteri dello squalo balena

Il gigante buono. Il pesce più grande del mondo, potendo sfiorare i 20 metri di lunghezza e le 35 tonnellate di peso: lo squalo balena, nome scientifico Rhincodon typus. Nonostante l'apparenza che può indubbiamente incutere timore, è totalmente innocuo per l'uomo: nuota molto lentamente con movimenti dolci e sinuosi e si nutre esclusivamente di plancton e piccolissimi pesci, filtrando l'acqua: ne ingerisce grandi quantità, nuotando con l'enorme bocca aperta, dalla caratteristica forma schiacciata, trattenendo attraverso le branchie tutti i piccoli animali grazie a strutture simili a un setaccio. Si stima possano vivere fino a 100 anni, sono bianchi sul ventre mentre la pelle sul dorso, spessa fino a 14 centimetri, è di un colore blu-verdastro scuro con caratteristici pois bianchi, la cui geometria e distribuzione è caratteristica unica, diversa ed identificativa di ciascun animale. La pinna caudale ha la tipica forma a mezza luna, tanto più simmetricamente bilobata quanto più lo squalo si avvicina all'età adulta; nei giovani invece il lobo superiore tende ad esser più grande di quello inferiore. Vivono nei mari tropicali e subtropicali del mondo; tendenzialmente stazionano vicino alla superficie, dove c’è più cibo, ma possono scendere, probabilmente per sfruttare le grandi correnti oceaniche abissali, anche a grandi profondità, ben oltre i 2000 metri e si spostano moltissimo, migliaia di km ogni anno, da un capo all'altro del pianeta.

Gorano (squalo balena in lingua locale) a Nabire, nella Cenderawasih Bay della Papua indonesiana

È l'animale di grande taglia probabilmente più affascinante e misterioso del mondo, veramente difficile da seguire e studiare. Nonostante i tanti sforzi dei ricercatori e dei biologi marini di tutto il mondo, sappiamo ancora pochissimo di tale specie, praticamente nulla sulla loro riproduzione. Come e dove si accoppiano gli squali? Dove nascono i cuccioli? Come e dove trascorrono i primi anni della loro vita?

In alcuni luoghi al mondo come le isole Galapagos, incredibilmente non si avvistano maschi ma solo femmine, piuttosto cicciotte, forse gravide. I ricercatori pensano che le acque attorno all’arcipelago siano usate dalla specie per far nascere i propri piccoli, ma ogni tentativo di studio in tal senso è sempre miseramente fallito e nessuno ancora ha mai visto uno squaletto appena nato.

L’unica cosa che sappiamo per certo riguardo alla riproduzione degli squali balena è che sono ovovipari: le uova sono incubate e si schiudono nell'utero materno, senza che vi sia alcuna relazione nutritiva con la madre, gli avannotti crescono autonomamente e fuoriescono mangiando il proprio uovo, con una dimensione stimata di circa mezzo metro.

Studiare ed approfondire la conoscenza di tale specie è importante anche per riuscire a metter in atto le migliori strategie per la sua protezione: lo squalo balena purtroppo è infatti stato classificato nel 2016 dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, lo IUCN, come specie a rischio estinzione. In alcuni paesi viene pescato, volutamente o per errore, con metodi intensivi di pesca oceanica, per scopi alimentari, industriali per l'olio di fegato e anche per il commercio delle pinne, un ingrediente della medicina tradizionale cinese. Sempre loro, i cinesi. Non gli basta la passione per il corno di rinoceronte, vogliono pure la pinna dello squalo balena.

Questi gentili giganti si possono trovare in una manciata di luoghi al mondo in limitati periodi dell'anno, poi spariscono negli abissi, nessuno sa dove e perché. Una cosa piuttosto sconcertante. E' possibile avvistarli al largo di Ningaloo Reef in Australia, nell'isoletta incantata di Holbox in Messico, in Belize, in Mozambico ed in Tanzania nell'isola di Mafia, in Mar Rosso ed alle Maldive, nelle Filippine... Sono stati identificati circa 20 hotspots, minuscoli semplici puntini nell'immensa vastità degli oceani del mondo, dove possono riunirsi anche centinaia di squali. Un nuovo recente interessantissimo studio dimostra che questi “punti caldi” corrispondono ad aree specifiche del mondo dove acque poco profonde affiancano ripidi pendii oceanici e mette inequivocabilmente in relazione questi punti d'aggregazione con la rapidità di variazione della batimetrica. Gli squali infatti a volte si immergono a grande profondità anche se non è ben chiaro il motivo, visto che il loro cibo preferito si concentra soprattutto in superficie; forse utilizzano le correnti oceaniche profonde per spostarsi da un punto all'altro del pianeta; i ripidi pendii apportano nutrienti in superficie dagli abissi attraverso i moti convettivi e ciò a sua volta aumenta l’abbondanza di plancton. In acque basse, oltre a nutrirsi di uova di corallo e piccolissimi pesci, gli squali poi possono termoregolarsi, riscaldandosi dopo le gelide immersioni di migliaia di chilometri.

Ipotizzo, ma questo è un pensiero assolutamente mio ed ammetto tra l'altro di avere scarse conoscenze di biologia marina, che questa ventina di “hotspots” mondiali dove è possibile in ben precisi periodi dell'anno avvistare gli squali balena, siano come una sorta di calde stazioni di servizio superficiali in prossimità delle gelide autostrade delle correnti oceaniche profonde, dove gli squali stazionano per riscaldarsi e rifocillarsi di plancton prima di intraprendere l'ennesimo lungo viaggio.

In tutti questi hotspots, in tutte queste “stazioni di servizio” delle profonde autostrade del mare, gli squali balena sono di passaggio e si possono incontrare solo in un limitato periodo dell'anno. Ad esempio gli avvistamenti nell'isola di Holbox in Messico sono probabili nei mesi di Luglio ed Agosto, nell'Isola di Mafia in Tanzania da fine dicembre a marzo, alle Maldive soprattutto nel mese di maggio... Sembra esserci un solo luogo al mondo dove gli squali balena sono stanziali e possono esser avvistati tutto l'anno. Nessuno ovviamente sa perché.

Il posto l'ho scoperto per caso, leggendo un articolo della rivista National Geographic, un articolo che ha messo un tarlo nel mio cervello. Così, giusto perché di “tarli geografici” nel mio cervello ne ho pochi... Il posto è veramente, ma veramente, ma veramente ancora, in culo al mondo, nella remota isola della Nuova Guinea, dove ancora vivono popolazioni indigene cannibali.

Sono andato fin lì. O meglio, siamo andati fin lì perché in questa follia ho trascinato anche moglie e figli. L'occasione si è presentata durante il primo viaggio in Indonesia fatto con la mia famiglia a giugno 2016, appena terminata la scuola dei bambini. Pochi giorni ad Ubud nell'isola di Bali, un po' nel Sulawesi, un po' nello splendido arcipelago di Komodo. Senza organizzare nulla, avevo messo in conto in quelle tre incredibili settimane di viaggio, la possibilità di arrivare fino alla lontanissima regione della Papua indonesiana.

Sapevo che non si trattava di un viaggio per tutti ed inizialmente pensavo di lasciar parcheggiata la famiglia a Bali oppure nell'incantata isoletta di Kanawa a Komodo e partire 4 giorni in solitaria. Ma i bambini viaggiano con me da quando avevano pochi giorni di vita, hanno capacità di adattamento pazzesche e negli anni li ho ben abituati ad esperienze intense e fuori dagli schemi, al vero spirito di globetrotter che rifiuta come la peste posti turistici, resort e comodità varie; con me hanno dormito nei posti più assurdi ed impensabili, dalle topaie ai freddi e sporchi pavimenti dei terminal aeroportuali. E Gaby, ormai dopo 10 anni di matrimonio è più che rassegnata, quasi non si oppone più alle mie follie. Partiamo tutti quanti insieme.

Nabire

L'indonesia è un paese enorme, un territorio davvero sconfinato estendendosi lungo l'equatore su una distanza paragonabile a quella tra Italia ed India! Dunque arrivare fino alla remota Papua, poco sopra l'Australia, nella parte più ad est dell'Indonesia partendo dalla regione centrale di Bali, significa fare qualcosa come 4.500 km in linea d'aria. Ma ovviamente non esiste un collegamento aereo diretto verso una regione così remota. Per spuntare un prezzo ragionevole nel volo, occorre fare almeno due scali, il primo ad Ambon nelle Molucche ed il secondo a Timika, nel regno dei temibili Asmat, oppure a Jayapura, capoluogo della provincia di Papua. I voli sono tutti notturni ed in orari assurdi e molto scomodi. Una vera odissea. Arriviamo al piccolo e sgarrupato aeroporto di Nabire letteralmente morti.

Stremati, arriviamo a Nabire nella Papua indonesiana

La cittadina indonesiana di Nabire nella Papua, è davvero brutta, sporca, difficile da raggiungere e mal collegata. Un paesotto di mare triste e puzzolente, tanta immondizia ovunque, il mare torbido con plastica dappertutto ed una giungla interminabile alle spalle: insomma quanto di più lontano dal concetto di posto turistico uno possa pensare. Qui davvero non hanno mai visto viaggiatori occidentali, i pochissimi che si spingono nella grande baia alla ricerca degli squali, lo fanno in barca o in crociera partendo da Manokwari o addirittura da Raja Ampat e mai mettendo piede a terra. A Nabire ci sono solo un paio di hotel e prima di trovarli, occorre girare parecchio.

Subito i miei bambini sono presi d'assalto, quasi fossero esseri alieni extraterrestri; tutti quanti vogliono foto con loro due, impazziti dai lineamenti di Leonardo e dai capelli ricci e voluminosi di Maya. Se qui raramente vedono occidentali bianchi, figurati bambini!

Leonardo e Maya gironzolando nelle stradine di Nabire

La comunicazione in ogni caso è impossibile perché nessuno parla una parola d'inglese. Si parla a gesti, con cenni del capo o addirittura con disegni. Appena scendi dall'aeroporto ti rendi subito conto di esser arrivato in altra regione dell'Indonesia. In culo al mondo. I lineamenti delle persone papuane sono molto marcati, sono i lineamenti degli aborigeni australiani, delle popolazioni indigene cannibali. Tutti gli uomini e le donne del posto hanno stranamente il contorno delle labbra, la bocca, i denti, tinti di un rosso brillante. Il motivo lo capisco subito: masticano la noce di Betel, che i locali chiamano "buai", un frutto che cresce nel climi tropicali del sud-est asiatico e che è molto popolare in alcune isole del Pacifico. Sembrano delle nespole e si possono trovare dovunque in strada: oltre che per le ragioni legate alla tradizione, gli abitanti del posto la masticano soprattutto perché ha un lieve effetto stimolante, riduce lo stress e la fame ed aumenta l'attenzione; praticamente il buai è per i papuani ciò che il mate di coca è per gli abitanti delle montagne e degli altopiani andini. E' dimostrato però che la noce di Betel masticata è un potente agente cancerogeno aumentando di decine di volte il rischio di cancro orale: non è un caso che il relativamente raro carcinoma cutaneo spinocellulare orale sia il tumore maligno più comune nella Nuova Guinea.

Tra solo due giorni abbiamo i voli di rientro a Jakarta via Jayapura ed Ambon, dunque l'unica possibilità per avvistare i giganti del mare è domani. C'è un solo piccolo problema. A parte il fatto che la comunicazione con i locali è impossibile, in città comunque nessuno sa niente, nessuno sa che al largo della baia possono esser avvistati squali balena. Nessuno significa nessuno. Neppure conoscono l'animale. Trovo un internet point, il Nabire Cyber, dove però la linea internet è solo un sogno che si avvera poche volte nel corso della giornata, e lì parcheggio moglie e figli. Ho bisogno di esser solo per girovagare e cercare meglio.

Vado al porticciolo ed al mercato, ma anche lì picche. Davvero non credo a quello che sta succedendo. Possibile che di fronte a questa brutta cittadina viva l'unica popolazione stanziale al mondo di squali balena e nessuno sa niente o fa qualcosa per attrarre viaggiatori e guadagnarci un po' di soldi? Possibile, eccome se è possibile. Girovagando per il paese vedo un hotel, il Nusantara, un miraggio in questo posto sporco e sperduto. Sarà il nostro alloggio. Qui dentro, proprio all'ingresso, vedo miracolosamente un cartello che rimanda allo squalo balena. Sono contento, cazzo forse qualcuno qui dentro sa qualcosa!

Riuscirò a trovare qualche informazione sugli squali balena solo nell'hotel Nusantara... nessuno nel paese sa nulla!

Dopo un po' arriva una signora, più larga che alta, molto stupita nel vedermi, come tutti d'altronde. A gesti mi dice di aspettare e col suo vecchio Nokia fa una telefonata. Un po' di frasi incomprensibili e mi passa il cellulare. Dall'altro lato un signore con un inglese stentatissimo, di nome Kris, mi da appuntamento al Nabire Cyber. Ci incontriamo pochi minuti dopo. Le sue parole però sono come schiaffi. Mi gelano il sangue. Un po' a gesti, un po' in inglese che d'inglese però ha ben poco, mi dice che lui può accompagnarci domani in barca, ma che l'avvistamento sarà estremamente improbabile. E sapete perché? Perché c'è la luna piena... e che cazzo vuol dire? Mi crolla il mondo addosso. Nessuno conosce il motivo ma con la luna piena gli squali balena spariscono. Valla a capire questa specie. Non si sa come si riproduce, nessuno ha visto mai un cucciolo appena nato, non si sa perché si immergono fino a migliaia di metri di profondità, non si sa perché si aggregano in pochi punti al mondo, nessuno sa dove spariscono per mesi prima di ricomparire dall'altra parte del globo... Ed ora pure questa: nessuno sa perché nell'unico posto al mondo dove sono stanziali, con la luna piena, essi si dileguano e scompaiono nel nulla!

Kris scuotendo la testa, mi dice che possiamo comunque fare un tentativo, ma non mi assicura nulla e ribadisce più volte che l'avvistamento sarà abbastanza improbabile. Non abbiamo scelta, siamo qui dopo un lungo ed estenuante viaggio e non possiamo che tentare.

Accendo un computer mezzo sfasciato dell'internet point ed il suo vecchio schermo a tubo catodico tutto impolverato; dopo una buona mezzora riesco ad avere un minimo di rete per controllare le fasi lunari... .porcaccia troia schifosa, l'ho beccata proprio in pieno la luna piena! Un viaggio allucinante per stare solo poche ore in questo posto dimenticato da Dio e becco pure il giorno sbagliato! Ma io, in viaggio, ho fiducia cieca, totale ed incondizionata nel mio angelo custode. Ancora non ho capito chi è, anche se nell'ultimo anno gli indizi si son fatti sempre più evidenti, ma so che svolge sempre un lavoro egregio, assistendomi, nei miei vagabondaggi, in fortuna e protezione.

Appuntamento domattina ore 6. Miki pensaci tu.

Gli squali balena della Cenderawasih Bay

La Cenderawasih Bay è una immensa baia riparata della Nuova Guinea, un enorme semicerchio del diametro di circa 450 km che si trova nella regione della Papua: appartiene pertanto politicamente allo stato transcontinentale dell'Indonesia e geograficamente all'Oceania. A quanto pare ci sarebbe anche un parco nazionale, il Teluk Cenderawasih National Park, ma qui nessuno sa niente, la sensibilità ambientale è diffusa quanto la Bibbia nei raduni dei tagliatori di gole dell'ISIS e neppure l'indirizzo web del parco che compare nei cartelli pubblicitari dell'aeroporto e dell'Hotel Nusantara è attivo.

Nelle calde acque tropicali della baia, si trovano relitti della seconda guerra mondiale, soprattutto nella zona di Biak e Manokwari, e splendide barriere coralline, purtroppo seriamente minacciate dai pescatori locali che fanno uso sconsiderato della criminale tecnica della pesca con le bombe per uccidere i pesci. Cenderawasih significa in lingua locale “baia dell'uccello del paradiso”, animale sacro simbolo della Papua e fornitore di piume per i copricapi delle tribù locali che vivono nelle foreste pluviali della terraferma, indisturbate da secoli e lontane da ogni forma di civiltà; ogni tanto, così, per puro passatempo o per variare il loro monotono regime alimentare, sgranocchiano qualche essere umano che capita per sbaglio nei paraggi.

Gli squali balena della Cenderawasih Bay, che i locali chiamano “gorano”, si possono trovare sotto le “bagan”, grandi piattaforme di legno galleggianti utilizzate dai pescatori locali. Ce ne sono circa una ventina, concentrate soprattutto nella zona centrale della baia, in una piccola penisola di fronte al villaggio indigeno di Kwatisore, ad una cinquantina di chilometri di distanza da Nabire verso ovest ed a poca distanza dalla terraferma. I pescatori con acqua e benzina a sufficienza, rimangono su tali piattaforme diversi giorni, settimane, a volte mesi, trovando riparo dal sole e dalle intemperie dentro una piccola capanna situata al centro.

Si dedicano principalmente alla pesca dei piccoli ikan puri, una specie di acciughe lunghe non più di 4-5 cm, che poi vengono essiccate al sole, e quindi raccolte da una barca nel giro giornaliero da Nabire. Grazie alle reti appese sotto la piattaforma, pescano soprattutto di notte, attirando i pesciolini con le luci delle lampade. Gli squali balena, adorano gli ikan puri e così si concentrano sotto le bagan: si mettono verticali cercando di succhiare il prelibato pesciolino estraendolo dalle reti, le quali presentano inevitabilmente diversi buchi.

Si è creata nel tempo una specie di simbiosi tra i bestioni ed i pescatori locali i quali credono che “gorano” porti fortuna; lo considerano una sorta di divinità che protegge la loro pesca dunque non lo scacciano né impediscono in nessun modo che succhi le loro reti; anzi, spesso sono loro stessi a dargli una piccola parte del loro pescato giornaliero, rovesciando in acqua secchi pieni di ikan puri.

Le bagan, piattaforme di pescatori di legno tipiche della Cenderawasih Bay

Esiste una strada sterrata carrabile che costeggia la costa, e consente di raggiungere la zona delle bagan da Nabire, ma questa è davvero malmessa ed in ogni caso assolutamente non praticabile durante la stagione delle piogge. L'unico modo per arrivare alle piattaforme a giugno è il motoscafo.

Quella traversata di due ore la ricorderò a vita. Della mia pellaccia me ne importa ben poco ma quella volta ho davvero messo in pericolo la vita di moglie e figli.

Alle 6 del mattino del 23 giugno 2016, ci svegliamo sotto un temporale tropicale. Si decide di partire comunque, sperando in un miglioramento del tempo. Il mare è nero, torbido e mosso e la barca è un'autentica bagnarola. Ci accompagna un ragazzo locale che non parla ovviamente una parola d'inglese e non farà altro che fumare durante tutto il tragitto e masticare noci di betel. La distanza più breve tra due punti di una semicirconferenza è ovviamente il segmento che unisce i due punti e non l'arco sotteso; pertanto dobbiamo tagliare e presto ci troviamo in alto mare con la costa molto lontana. Onde alte, mare inquietante, con acqua nera e tempo di merda. Il motore si ferma in continuazione, ha dei problemi, c'è puzza di benzina dappertutto con il barcaiolo che però imperterrito continua a fumare. La barca sembra rovesciarsi da un momento all'altro, totalmente inadeguata ad affrontare quelle onde enormi. Ci sono anche tronchi giganteschi in acqua con cui spesso andiamo a sbattere. Ogni urto, un autentico infarto. Gaby ed i bambini sono pietrificati dalla paura e noto molto nervosismo anche nel barcaiolo. Sappiamo tutti nuotare molto bene, l'acqua non è fredda e la costa non è lontanissima, ma il mare è davvero inquietante, ci sono correnti oltre al fatto che in caso di naufragio, toccare terra significa magari fare la fine di Michael Rockefeller: il rampollo della famosa famiglia turbocapitalista americana di banchieri, filantropi e petrolieri, appassionato di antropologia ed etnologia, naufragò nelle coste della Nuova Guinea nel 1961e con tutta probabilità fu squartato e mangiato dalla popolazione cannibale degli Asmat.

Partiamo alla ricerca degli squali... ma la barca, il mare, il meteo e la luna piena non promettono nulla di buono...

Capisco che la situazione è delicata, anche il barcaiolo è sempre più cupo in volto e sembra quasi disorientato. Gaby non parla ormai da tanto. Segno brutto quando non parla. Effettivamente la situazione in cui ho messo tutti non è bella, anzi. Cazzo, quante incognite. Tempo di merda, acqua nera, mare alto e noi in una specie di zattera motorizzata totalmente inadatta a stare in questo mare, con acqua che entra da tutte le parti e con un barcaiolo con cui non riusciamo a comunicare nemmeno a gesti. Sperduti in culo al mondo in mezzo a tribù indigene forse ancora cannibali e pure con una cazzo di luna piena di merda che non si sa per quale cazzo di motivo di merda, tiene lontani gli squali balena. Considerando la legge di Murphy, direi che abbiamo chances pari a zero di vedere i bestioni. Direi che le priorità a questo punto cambiano. Primo obiettivo sopravvivenza, secondo tornare sulla terraferma. Terzo ed ultimo, ripartire da Nabire.

Mio angelo custode dove sei? Batti un colpo! Di solito in viaggio non mi abbandoni mai! Ed un altro tronco sbatte sulla barca facendoci prendere l'ennesimo infarto. O forse no. Forse era il mio angelo custode che batteva il colpo... Perché il cielo poco a poco si apre ed il mare si calma diventando di un blu intenso. Un raggio di sole filtra da un piccolo squarcio apertosi nelle nubi scure ed illumina l'oceano. Il vento si attenua e l'acquazzone che da ore cadeva senza interruzione, si trasforma in una debole pioggerellina. Un arcobaleno. La speranza. Anche i volti si distendono. Gaby mi riparla. Ma sempre incazzata sta. Giustamente. Ci riavviciniamo alla costa e le onde si riducono in altezza lasciando il posto ad un mare blu intenso e quasi calmo e piatto. Sta a vedere che accade il miracolo?

Vediamo la prima bagan e ci avviciniamo per chiedere ai pescatori: « Gorano? » , indicando l'acqua e le reti per farci capire. Ma tutti scuotono la testa in segno negativo. Nella prima, nella seconda, nella terza, come nella decima bagan. Mi sa tanto che Kris ieri sera aveva ragione. Dopo due ore di orribile viaggio in motoscafo, perdiamo un'altra ora buona andando di bagan in bagan. Le visitiamo quasi tutte. Ma niente. Sono abbastanza sconsolato, un viaggio assurdo per arrivare fin qui, nel nulla e dobbiamo rinunciare... Nei bambini vedo delusione profonda. Mi metto la coscienza in pace. Per lo meno siamo ancora vivi. Devo accontentarmi.

Ed invece no perché quel tronco che sbatteva sulla barca era proprio il colpo del mio angelo custode. Facciamo un ultimo tentativo prima di tornare indietro ed nell'ultima bagan che visitiamo, accade il miracolo. Il pescatore sopra la piattaforma, alla nostra ennesima domanda fa cenno affermativo col capo. Emozione a mille. Cazzo ci sta! Sta qui sotto! Un solo gorano che nuota tranquillo intorno alle reti. Uno solo, ma sarà con noi diverse ore, dalle 10 di mattina fino alle 4 di pomeriggio, prima di scomparire negli abissi. La felicità è alle stelle, subito in acqua rigorosamente senza crema solare per incontrare il gigante degli oceani. Comincia il divertimento.

Gaby ed i bambini sopra l'ultima bagan. E' quella buona: uno squalo balena è sotto!

Da non credere, ma l'acqua è calda e cristallina, senza meduse. Stamattina in barca era nera e torbida. Lo squalo balena si muove molto lentamente, è sempre con noi sotto la piattaforma. Ogni tanto scompare ma subito riappare, non toccarlo è impossibile. E' lui che ti viene addosso. Te lo ritrovi sopra, sotto, di lato ed i bambini, emozionatissimi, presto si lasciano andare e cominciano ad accarezzarlo, a dargli da mangiare gli ikan puri che trovano in acqua, a cavalcarlo mettendosi a cavalcioni sulla sua pinna dorsale... Gorano spalanca, a 20 centimetri di distanza dai nostri volti letteralmente sotto choc, l'enorme bocca, larga anche fino a due metri e ci fa sentire il forte risucchio della massa d'acqua che inghiotte e poi filtra.

Sì... l'esperienza di nuotare a pochi centimetri da questi incredibili bestioni tanto grandi e stracolmi di potenza quanto pacifici è talmente forte ed intensa che è davvero difficile da descrivere a parole. L'emozione è incontenibile, ti senti scoppiare il cuore nel petto di adrenalina e gioia. Qualcosa di pazzesco ed assolutamente sbalorditivo per un adulto, figurarsi per bambini di 6-7 anni come Maya e Leonardo che probabilmente vedono tutto con occhi diversi e dimensioni più che raddoppiate.

Estratto del tema di Maya della prima elementare: "... era solo un cucciolo di 10 metri... "

Ripenso spesso a quel giorno, 23 Giugno 2016. La giornata era iniziata malissimo con probabilità quasi nulle di avvistamento degli squali, un mare ed un tempo orribile ed una situazione oggettivamente pericolosa per tutti. Nel giro di una mezzora siamo passati dall'inferno al paradiso. Forse grazie al mio angelo custode, chi lo sa... acqua cristallina e grande visibilità, uno squalo in acqua tutto e solo per noi per diverse ore, che staziona sempre in un punto e non ti costringe a nuotate furiose e stancanti per inseguirlo come invece accade nella maggior parte degli hotspot mondiali... Nessun altro turista a Nabire, solo noi quattro, lo squalo balena ed i pescatori papuani. Ci stancheremo a nuotare con gorano e spesso risaliremo nella piattaforma per riposarci un po' ed parlare a gesti con i pescatori. E poi però ci rituffiamo ancora ed ancora... ed ancora... perché un'emozione così non ti basta mai.

Una piccola cosa però è andata storta. Ma dopo il miracolo accaduto, non posso davvero lamentarmi! La fotocamera subacquea di merda che avevo, decide di abbandonarmi proprio nel giorno subacqueo, a quel momento, più bello ed emozionante della mia vita, lasciandomi un po' di amarezza perché avrei voluto filmare e fotografare quelle fantasmagoriche ore di amplesso con lo squalo balena.

Ma io ho ben capito l'eccezionalità e l'unicità del posto in cui siamo stati e so bene che un giorno, non lontano, tornerò. Facendo però stavolta ben attenzione a due cose: fasi lunari e fotocamera subacquea. Gorano, arrivederci! Un giorno ci reincontreremo! Ne sono certo.

Quel giorno arriverà prima di quanto potessi mai immaginare.

Se avete visto il video e pensate che Maya sia pazza, vi sbagliate. Mia figlia sta parlando di un componente collegato alla respirazione degli squali, lo spiracolo, un piccolo foro posto dietro l’occhio degli animali, la cui apertura e chiusura è collegata all’azione di un muscolo involontario. Lo spiracolo viene utilizzato dallo squalo come una pompa, per aspirare l’acqua ossigenata e spingerla poi verso le branchie, integrando l’azione della bocca. Nelle specie pelagiche che devono sempre nuotare è poco sviluppato, mentre lo è maggiormente nelle specie bentoniche che vivono spesso nel fondale, come ad esempio gli squali tappeto di Raja Ampat. In tal caso infatti, l’utilizzo dello spiracolo risulta particolarmente utile perché l'animale ha la bocca a stretto contatto con il fondale e può evitare in questo modo l’entrata di sedimenti e detriti.

Maya queste cose le sa perché Davide Poli, un biologo ricercatore al Coral-eye nell'isola di Bangka nel Sulawesi indonesiano, dove eravamo stati un paio di settimane prima, tutte le sere ci faceva una lezione di biologia marina alla quale i bambini partecipavano sempre con gioia ed entusiasmo.

Ed è proprio la stessa Maya che ci indica lo spiracolo dello squalo balena in questa incredibile foto!

Maya indica lo spiracolo dello squalo balena

E' stato davvero un mezzo miracolo esser riusciti ad incontrare gorano con luna piena... non solo vederlo ma anche sopravvivere al viaggio in barca...

In quell'incredibile posto, in gran parte ancora inesplorato, dove ancora oggi, su per le montagne, probabilmente vivono popolazioni indigene cannibali, torneremo soltanto pochi mesi dopo per reincontrare gorano con luna nuova.

Nuova però sarà anche la fotocamera subacquea e riuscirò stavolta ad avere foto pazzesche. Ed un video che fa piangere di emozione, in cui grido a squarciagola il mio immenso amore per madre natura. Un video che ancora oggi a distanza di anni, mi mette i brividi e scatena ricordi assurdi. Pura magia e poesia, con l'accompagnamento di un bellissimo e romanticissimo brano di pianoforte, da me stesso suonato. Uno dei miei pezzi preferiti: “Oltremare” di Ludovico Einaudi.

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